CIDI - Brindisi



2° Convegno provinciale (9-10 dicembre 2002 - Auditorium Scuola Media "G. Cesare"
Relazione d'apertura
Un anno di impegno

Fernando Cocciolo


E' trascorso un anno e mezzo, all'incirca, dal convegno che segnò - dopo un lungo periodo di interruzione operativa - la ripresa delle attività del CIDI in provincia di Brindisi.
Quella ripresa, e quel convegno, erano stati la conseguenza, quasi necessaria, di diverse e pressanti sollecitazioni; erano stati dettati da bisogni professionali forti, esplicitamente dichiarati o, comunque, intimamente avvertiti, di fronte all'evolversi di un processo di cambiamento vasto e profondo, orientato alla costruzione di un sistema nuovo ed organico dell'istruzione e della formazione nel nostro paese.

L'autonomia delle scuole, le nuove responsabilità dei Collegi dei docenti, la diversa connotazione professionale del Dirigente scolastico, l'integrazione con il territorio, la centralità dell'alunno, riaffermata con forza, e quindi la focalizzazione sull'apprendere e sui modi dell'apprendere, sulla centralità della didattica e sulla organizzazione della didattica, sulla costruzione di contesti di apprendimento e di comunicazione educativa significativi per ciascun alunno, capaci cioè di rispondere in maniera differenziata alle diversità.
E ancora: le funzioni obiettivo, la finalmente riconosciuta importanza dell'educazione degli adulti e della formazione lungo tutto l'arco della vita, l'innalzamento dell'obbligo scolastico e l'introduzione dell'obbligo formativo, la diversa attenzione alla valutazione degli apprendimenti e alla valutazione interna del sistema, all'autoanalisi di istituto, e via enumerando. Tante novità, alcune reali altre presunte; ma certamente l'avvio di fondamentali processi innovativi.

Quel convegno cercò di fare il punto su alcuni aspetti forti del processo di cambiamento in atto. Ma fece anche un'altra cosa, che rivendichiamo come molto importante: contribuì a dare vitalità e spessore al dibattito, per così dire, "politico" sulla professionalità docente nella scuola dell'autonomia, determinando nel contempo una diffusa ripresa della riflessione sul versante per così dire "tecnico", specificamente didattico, del nostro lavoro.

Con quel convegno il CIDI si propose di accompagnare e sostenere questa riflessione, tornando ad assumere un ruolo decisamente attivo nel panorama culturale - specificamente dell'istruzione e della formazione - nella nostra provincia. E lo fece in primo luogo riflettendo e studiando al proprio interno, individualmente ed insieme, sulla praticabilità dell'idea, ed in seguito offrendosi con grande umiltà, ma esplicitamente, come servizio di supporto al mestiere di insegnare.

Vedete, noi partivamo da un preciso convincimento: che in questa provincia operano tanti buoni insegnanti; che in questa provincia lavorano, con passione e competenza, tanti buoni insegnanti.
Ma eravamo, e siamo, pure consapevoli della necessità che gli insegnanti abbiano a disposizione occasioni molteplici di confronto e di scambio; che possano disporre, oltre le pareti del proprio istituto, di "luoghi" di apprendimento professionale "insieme", che vivano cioè, INSIEME, l'esperienza di costruire, sperimentare, valutare e diffondere buone pratiche didattiche. Eravamo e siamo convinti della necessità di andare al di là dell'idea comune di aggiornamento e di poter disporre di strumentazioni, tecnologie, archivi didattici, ricerche aggiornate, per interazioni reali e per interazioni telematiche, sorrette però le une e le altre - come dicemmo nel nostro primo convegno - da un impianto culturale e progettuale di profilo alto: perche' solo a questa condizione possiamo costruire noi stessi ambienti di apprendimento professionale.

Abbiamo scommesso su questo: e non ci nascondevamo nemmeno una delle difficoltà cui saremmo andati incontro. Ma avevamo anche fiducia nella volontà di sviluppo professionale di molti insegnanti nelle scuole; avevamo fiducia che gli insegnanti avrebbero colto quale grande fattore di innovazione possano rappresentare singole scuole - a cominciare dalla scuola stessa in cui ciascuno di noi opera - disponibili ad assumere esse stesse, esse per prime, fisionomia di laboratori per lo sviluppo professionale.

Certo, esistono situazioni, contesti anche molto diversi tra loro: più o meno motivanti, più o meno motivati. Ma nonostante le difficoltà, i problemi, la mancanza di tempo -anche soltanto per fermarsi un attimo a pensare - che ormai caratterizzano il nostro lavoro, abbiamo deciso insieme, subito dopo l'inizio di quest'anno scolastico, di provare ad organizzarci in gruppi di studio, che affrontassero - stanno affrontando - alcuni dei temi caldi del nostro quotidiano "agire" dentro le classi: i curricoli, la didattica, l'organizzazione della didattica.
Intendiamo in questo modo favorire il confronto e l'integrazione di esperienze, di competenze e di professionalità diverse per la costruzione e la socializzazione di percorsi formativi e didattici utilizzabili nei contesti reali di insegnamento/apprendimento e che, una volta sperimentati e formalizzati, possano essere proposti come esempi/modelli per i colleghi interessati. Come vedete, si tratta sostanzialmente di modalità di ricerca-azione, che trovano una loro prima "visibilità" nel sito funzioniobiettivo.it ovvero, che è lo stesso, cidibrindisi.it, organizzato con instancabile cura da Cosimo De Nitto: un sito che è una vera e propria miniera per gli insegnanti, che possono trovarvi, come ormai credo tutti sappiano, materiali e strumenti utili al loro lavoro ma anche occasioni e possibilità diverse per discutere e interagire. Oltre al sito, contiamo naturalmente di servirci di appositi seminari per la presentazione e la discussione dei segmenti didattici elaborati dai gruppi.

Questo, dei gruppi di ricerca-azione, è un settore di attività che intendiamo portare avanti. E lo vogliamo fare nonostante la precarietà, l'incertezza, la confusione che caratterizzano l'attuale momento della scuola italiana, di volta in volta scombussolata dalla incredibile mutevolezza e contraddittorietà degli indirizzi ministeriali. Anzi, proprio in ragione di questo. Per fortuna, come personalmente ho sempre creduto e come qualche commentatore sulla via dell'illuminazione comincia a capire, la scuola vive, continua a vivere, soprattutto delle personali iniziative dei suoi insegnanti.
Ci sarà spazio in queste due giornate per considerazioni in proposito.

Ora invece vorrei segnalare gli ambiti tematici che sono attualmente oggetto di riflessione da parte di gruppi di colleghi soci, i quali organizzano autonomamente tempi e modi del loro lavoro.

Per l'anno scolastico 2002/2003, gli ambiti di interesse individuati attengono:

" all'ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROFESSIONALE, sul tema specifico dell'obbligo scolastico e dell'obbligo formativo;
" alla DIDATTICA DELL'ITALIANO, sul tema specifico delle competenze linguistiche nelle classi ponte;
" alla DIDATTICA MODULARE, con riflessione particolare sui concetti di modularità e di modulo;
" alle NUOVE TECNOLOGIE NELLA DIDATTICA, sul tema specifico di ipertesti, ipermedia, siti internet: apprendimento, comunicazione, formazione;
" alla DIDATTICA DELLA MATEMATICA, con specifico riferimento alla elaborazione di una ipotesi di curricolo verticale (o di curricoli verticali), dall' Elementare alla secondaria;
" alla PEDAGOGIA DELLA MEMORIA, che ha, tra l'altro, particolare importanza nella educazione degli adulti ed implicazioni estremamente varie e ricche; tra queste, il tema di specifico interesse su cui cominceremo a lavorare è quello della scrittura autobiografica.

Altri ambiti tematici sono stati proposti, per i quali verificheremo presto la possibilità di costituire gruppi di lavoro.

Questa volontà, quest'impegno ostinato a crescere, a crescere professionalmente, che ci caratterizza, si manifesta, come prima accennavo, in una situazione di evidente precarietà; precarietà dovuta anche, tra altre assai serie ragioni, a quella che sembra una ricerca spasmodica, da parte dei nostri governanti, di una nuova categoria dello spirito: possiamo identificarla come categoria della sottrazione.
Il fatto è, purtroppo, che questa ricerca sta per concludersi positivamente, anzi con un successo strepitoso, ma ahimè con effetti piuttosto pesanti sul pianeta scuola e sui suoi miseri abitanti. Per non parlare di altri pianeti e di altri abitanti, messi anche peggio di noi e ai quali va tutta la nostra solidarietà.

Non più di dieci giorni fa, alla presentazione del Libro Bianco sulla scuola - presente uno degli autori, l'on. Alba Sasso, membro della Commissione Istruzione della Camera e storico presidente nazionale del CIDI - venne fuori un elenco consistente di esempi di sottrazione: meno istruzione, meno cultura, meno obbligo scolastico, meno partecipazione, meno autonomia, meno collegialità. Mi permisi di aggiungere: meno possibilità di scelta, meno capacità di scelta; riferendomi al fatto che il sistema duale
e la canalizzazione precoce, re-introdotti dalla riforma Moratti, comportano di fatto la sottrazione della opportunità reale, da parte di un tredicenne (di un tredicenne!), di scegliere o anche solo di immaginare - consapevolmente, cioè liberamente - un proprio progetto di vita e di lavoro. Perché con meno istruzione, meno cultura, meno obbligo scolastico, meno partecipazione, meno autonomia la conseguenza veramente grave è che non si è in grado di scegliere proprio niente: non a tredici anni, né a quindici, né a diciotto. Altro che progetto di vita! Altro che auto-orientamento consapevole! Altro che libertà di scelta, soprattutto!

[Informo che chi avesse interesse per il libro bianco, può trovarlo interamente pubblicato sul nostro sito, insieme agli interventi svolti da Mario Carolla e da chi vi parla, in occasione della sua presentazione a Brindisi]

Ma torniamo al punto.

Questo stato di precarietà e di sottrazione, che mina l'idea stessa di scuola come servizio pubblico di qualità, produce anche un altro effetto, pericoloso oltre che spiacevole: quello di contribuire ad alzare decisamente la soglia della crisi depressiva degli insegnanti; … e non solo degli insegnanti, come possono confermare, credo, i miei colleghi dirigenti presenti in sala.

Non bastassero, dicevo appunto qualche giorno fa, i tagli di 34.000 posti, a fronte, per altro, di un aumento di 30.000 unità del numero degli alunni, l'anno scorso; non bastasse che, essendo troppi rispetto al numero degli alunni in situazione di handicap, gli insegnanti di sostegno vengano tagliati pure loro; non bastassero le 18 (o 24) ore in cattedra per tutti (cosa che, nel rimarcare una assoluta ovvietà, in realtà dimostra la miopia culturale con la quale si continua a guardare alla professione docente, considerata, evidentemente, tutta chiusa, recintata, all'interno dell'aula/classe); non bastasse il licenziamento previsto per gli insegnanti utilizzati in altri compiti per motivi di salute: tutto questo, e altro ancora, a fronte di che cosa? Lo sapete benissimo:
- a fronte di stipendi non bassi ma bassissimi, credo agli ultimi gradini in Europa;
- di uno status sociale e di un riconoscimento professionale che con un eufemismo potremmo definire "modesti";
- a fronte soprattutto di responsabilità, funzioni e compiti professionali nettamente aumentati, ma - badate bene - con esplicita richiesta di massima qualificazione. Massima qualificazione sull'educativo (qual è il ruolo, la parte che svolgo nel processo di formazione dei miei alunni, di ciascuno dei miei alunni?); e massima qualificazione sul piano tecnico-professionale (di quale sviluppo delle competenze tecnico-professionali, cioè metodologiche, didattiche, comunicativo-relazionali, epistemologiche, organizzative, ecc., ho bisogno per promuovere, sostenere e valutare efficacemente il processo di apprendimento dei miei alunni?).

Questioni - come vedete - di natura non soltanto sindacale. O, se volete, questione di "alto" sindacato; ma soprattutto questioni che chiamano in causa le associazioni professionali e disciplinari degli insegnanti: per cercare di contrastare ed attenuare la confusione o l'indifferenza o il sonno o la resa incondizionata della categoria; per non lasciarsi andare a questa sorta di cedevolezza strisciante e un po' acritica, nella quale molti di noi confessano di vivere la quotidianità del loro lavoro.

Per questo stiamo lavorando: perchè la qualità della scuola, la qualità degli apprendimenti, della formazione complessiva dei nostri alunni dipende in misura rilevante dalla qualità del nostro lavoro e dalla nostra capacità di sviluppo professionale. Per questo cerchiamo di offrire, servendoci della rete telematica, materiali, argomenti, documentazione, aggiornamenti teorici, supporti didattici, strumenti metodologici, possibilità di dibattito. Per questo, ogni volta che è possibile, i nostri gruppi si incontrano.

E poiché sappiamo che anche altre associazioni professionali dei docenti, presenti qui nella nostra provincia, sono attente a simili temi, proponiamo loro di coordinare il nostro lavoro: ciascuna portando il contributo della propria specificità, delle proprie idee, della propria ricerca, della propria esperienza, ma con l'obiettivo e la volontà comune di discutere, di riflettere, di operare concretamente per lo sviluppo della professione docente: per una professionalità critica, impegnata, competente, capace di salvaguardare la dignità della scuola pubblica in questa provincia e di elevarne il livello qualitativo. Per quanto ci sarà possibile.

Ed è veramente straordinario che in questa sala, pur nella situazione di precarietà e di incompiutezza in cui vive la scuola italiana e nel clima - diciamolo esplicitamente, anche se con rammarico - di stanchezza e di disinteresse diffusi che ciascuno di noi pure avverte intorno a sé, talvolta, è straordinario, dico, che in questa sala siano presenti tanti insegnanti!

La ragione, forse, è che noi, col nostro mestiere, educhiamo, contribuiamo a costruire personalità, a formare persone: siamo specialisti delle discipline, tecnici qualificati, esperti di programmazione e di processi di apprendimento; ma siamo, anche e prima di tutto, professionisti dell'educazione. E credo - assumendo un'ottica appunto "educativa" - che sia per questa ragione che, quando noi facciamo italiano o storia o scienze, oppure parliamo di salute o di ambiente o di legalità o di qualità della vita o di interculturalità o di integrazione (per citare alcuni ambiti di particolare rilievo formativo, solitamente oggetto di attenzione nelle nostre classi), noi non pensiamo, semplicemente, ad una generica "apertura" o ad una indefinita "accoglienza" di questi temi dentro la scuola, ma alla costruzione di un pensiero flessibile, aperto, non dogmatico, alla formazione di una "cultura" di livello alto, nella quale e per la quale, di volta in volta, si sia in grado di agire intenzionalmente perché sia salvaguardato l'ambiente e tutelata la salute, perché si combattano gli stereotipi e i pregiudizi, perché si riconoscano e si valorizzino le differenze, si con-viva con le differenze: anche, e soprattutto, fuori dalla scuola.

Ci sono altre due dimensioni della nostra attività cui vorrei far cenno, pure queste legate all'idea del CIDI come struttura di servizio per gli insegnanti.
La prima riguarda la collaborazione con le istituzioni scolastiche per iniziative di formazione e aggiornamento in servizio. Noi siamo particolarmente orgogliosi del fatto che alcune scuole della provincia ci hanno invitato a collaborare con loro nella elaborazione e nella realizzazione di percorsi di aggiornamento per i docenti. E siamo particolarmente grati a quei dirigenti e a quei Collegi con i quali abbiamo collaborato e continuiamo a collaborare. Siamo loro grati non tanto - o non solo - perché si sono fidati della sigla o delle persone che la rappresentano; ma soprattutto perché hanno dato valore a un'idea, hanno attribuito senso al nostro impegno: l'impegno, antico e rinnovato, di lavorare per la qualità della scuola pubblica e per la dignità del mestiere di insegnare.

Allora mi perdonerete se prendo un minuto per ringraziare, in occasione di questo Convegno, le scuole che al CIDI hanno voluto dare fiducia.
Nel corso del passato anno scolastico, abbiamo collaborato al progetto di rete sul "curricolo verticale", cui partecipavano - partecipano tuttora, anzi - l'Industriale GIORGI, lo scientifico MONTICELLI, la media KENNEDY, e il VI circolo didattico, tutti di Brindisi;
abbiamo tenuto un corso di formazione su "le nuove tecnologie nella didattica" presso il 1° circolo di Mesagne e, sempre nello stesso circolo, un corso su "Didattica disciplinare: educazione linguistica e logico matematica", strutturato appunto su un modulo relativo alla matematica e uno all'italiano, per il quale è già prevista una fase di richiamo e di approfondimento;
due corsi anche presso la media MORO di Mesagne, uno su "Insegnare con il computer, oggi" e l'altro su "Progettare e costruire il sito internet della scuola";
con la media MATERDONA di Mesagne abbiamo strutturato e realizzato un corso su "La didattica modulare";
con il 2° circolo di Ostuni una iniziativa di formazione su "L'orientamento nella scuola elementare e dell'infanzia";
infine, sempre l'anno scorso, due moduli presso l'ITC MARCONI sulla composizione di testi e ipertesti e sull'uso del foglio elettronico excell.

In quest'anno scolastico, abbiamo realizzato corsi di formazione, sempre in convenzione, ancora con la Media MORO di Mesagne su "Lavorare con la rete, lavorare in rete;
con il Liceo Artistico SIMONE su "Costruire il sito internet della scuola";
abbiamo collaborato con la Media MORELLI CAVALLO di Carovigno su "Flessibilità organizzativa e didattica: confronto, analisi e costruzione di modelli di organizzazione flessibile del tempo-scuola";
abbiamo concordato e realizzato con il 1° circolo didattico di Carovigno un corso su "Autonomia, flessibilità, modularità";
con il Magistrale PALUMBO un modulo introduttivo su "L'organizzazione modulare e flessibile della didattica";
ancora sulla "Didattica modulare" sta per partire un corso che ci è stato affidato dalla Media SALVEMINI-VIRGILIO;
in convenzione con l'Istituto Nautico, infine, è in atto un corso su "Organizzazione modulare della didattica, valutazione, autoanalisi di istituto".
Ci sono poi da strutturare altre iniziative di formazione con il VII circolo di Brindisi, con il 1° circolo di Mesagne, e con qualche altro istituto dal quale siamo stati contattati.

Queste attività, collaborazioni e corsi di formazione/aggiornamento si svolgono sulla base di convenzioni, che vengono stipulate tra istituzioni scolastiche e CIDI: i contenuti e la struttura dei moduli sono il frutto di una elaborazione comune della scuola e dell'associazione. Voglio dire che non vi sono pacchetti precostituiti ma la struttura, la metodologia, i tempi e l'organizzazione dei percorsi di formazione vengono concordati in relazione al tema, agli scopi, ai diversi bisogni formativi e ai contesti specifici di riferimento. In base a questi stessi elementi, e ad altre considerazioni di opportunità, il CIDI Brindisi verifica se ci sono al proprio interno le competenze tecnico-professionali necessarie per la proficua realizzazione delle attività di formazione; in caso contrario, individua all'esterno - compatibilmente con le risorse a disposizione della scuola - gli esperti più idonei.


Un'altra iniziativa, più particolare, vorrei segnalare - avviandomi a concludere -, perché mi introduce alla seconda dimensione della nostra attività, come avevo anticipato.
Mi riferisco a un Protocollo d'intesa, che il CIDI Brindisi ha sottoscritto con la Scuola Media Moro di Mesagne, l'Istituto Tecnico Marconi di Brindisi e il Comune di Mesagne, per corsi di formazione finalizzati al conseguimento della Patente Europea del computer (ECDL): corsi riservati appunto ai cittadini di Mesagne e al personale del Comune di Mesagne, che se ne assume pertanto l'onere finanziario, mentre gli aspetti organizzativi e didattici ed il supporto tecnologico e professionale sono affidati agli altri firmatari dell'intesa.
Si tratta di un piccolo esempio, sicuramente circoscritto, di interazione tra risorse professionali e strumentali di un territorio per il soddisfacimento di un preciso bisogno: una cosa come tante altre. Solo che a questa intesa partecipa il CIDI Brindisi: e si è trovato a parteciparvi, anzi a co-promuovere l'iniziativa, perché questa è nata all'interno di un disegno ben più ampio ed ambizioso che stiamo cercando di portare avanti: quello di convincere le amministrazioni comunali a guardare con occhio più attento agli insegnanti e ad investire concretamente sul loro sviluppo professionale. Tanto per cominciare, per esempio, attraverso l'istituzione e la realizzazione di centri territoriali di servizio e di supporto alla professione docente, gestiti in convenzione con i soggetti interessati (le associazioni professionali e le scuole, in primo luogo), forniti di strutture e spazi dedicati, di attrezzature e strumentazioni idonee alla documentazione, alla ricerca, all'incontro e all'interazione di insegnanti e tra insegnanti ed altri operatori della formazione attivi sul territorio, alla elaborazione di pratiche didattiche di qualità, alla organizzazione di archivi didattici, alla realizzazione di reti telematiche.


Direte che, considerati i rapporti generalmente non proprio idilliaci tra mondo della scuola ed enti locali, stiamo perdendo tempo. Può darsi: ma devo osservare che finora le due o tre amministrazioni a cui abbiamo prospettato l'ipotesi si sono mostrate molto interessate, e disponibili a verificarne concretamente la possibilità di attuazione. Con una di queste, anzi, la verifica comune di praticabilità ha avuto qualche incoraggiante sviluppo. Speriamo bene. D'altronde, come Luciano Corradini può testimoniare, centri di questo genere, a struttura interistituzionale, sono abbastanza diffusi nell'Italia settentrionale, e anche nell'Italia centrale. Forse è il momento che cominciamo a pensarci anche noi, al sud, prima che la devoluzione bossiana ci costringa ad occuparci di ben altre esigenze.

Questo, più o meno, è ciò che siamo riusciti a fare, in un anno di impegno. E' tanto? E' niente? E' abbastanza?
Non lo so. Sicuramente è POCO: è poco rispetto alla problematicità della situazione attuale e alla incertezza degli scenari che si prospettano; è poco, se consideriamo il numero degli insegnanti attivamente coinvolti, rispetto ai tanti che non lo sono; è poco, perché ogni confronto e ogni riflessione riescono tanto più proficui quanto più ampio e diffuso è l'apporto di chi vi partecipa..

Noi siamo convinti di questo: è il senso stesso della nostra sigla, che significa, come sapete, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti.
Ed è appunto alle associazioni e agli insegnanti autenticamente democratici, attenti alla dignità del nostro lavoro ed impegnati quotidianamente per la sua qualificazione, che chiediamo il prezioso contributo delle loro idee e della loro opera: per crescere, come dicevo, professionalmente insieme.


(Fernando Cocciolo)