DIDATTICA METACOGNITIVA E MAPPE CONCETTUALI

 

Una società come quella attuale, sempre più esposta a processi di cambiamento complessi, dove si evolvono continuamente i modi di produrre e di lavorare, dove mutano i profili professionali e gli stessi comportamenti umani, pone alla scuola richieste sempre più ampie ed esige risposte sempre più qualificate. E' ormai anacronistica una scuola intesa come istituzione deputata esclusivamente alla trasmissione della cultura e alla riproduzione di ruoli sociali prestabiliti.

Diventa sempre più pressante, invece, l'affermarsi di una scuola nuova intesa come sistema formativo integrato che accompagni e favorisca scelte sempre più adeguate alla complessità del mondo in cui viviamo, che metta in grado i suoi allievi di sapersi orientare nella realtà che ci circonda perché sappiano svolgervi un ruolo da protagonisti e perché non rischino di rimanere ai margini della vita sociale e democratica e dei processi produttivi. Una scuola che sappia interagire in maniera proficua con le altre agenzie educative, con gli enti locali, con il territorio e sappia fornire agli alunni adeguati strumenti di lettura di quella realtà operando un opportuno intervento di mediazione culturale.

Del resto, è illusorio pensare che la formazione culturale dell'individuo possa esaurirsi in un'aula, o in un arco di tempo più o meno lungo. In realtà la persona continua ad imparare anche fuori, in altri contesti e anche dopo aver finito un corso di studi. Tuttavia, proprio a causa della realtà complessa, contraddittoria, in continua evoluzione in cui ci troviamo, questo continuo imparare non può essere abbandonato a se stesso: il rischio è una forte disuguaglianza tra chi riesce a interagire in maniera adeguata con i nuovi sistemi produttivi, i mezzi di comunicazione, le tecnologie e chi no, tra chi sa, per così dire, riprogettarsi e riqualificarsi per riadattarsi a nuove situazioni e chi non ha gli strumenti adeguati per farlo mantenendo la propria autonomia e libertà.

Da questo punto di vista diventa urgente per la scuola attrezzare i propri alunni per renderli capaci di continuare ad imparare in modo autonomo e critico, nell'ottica di una educazione permanente.

Per far ciò è necessario, innanzi tutto, che l'alunno non acquisisca solo conoscenze ma soprattutto abilità e competenze, e tra queste quella di “ imparare ad imparare ”, cioè la padronanza di una serie di consapevoli strategie che gli permettano di continuare ad imparare nel modo per lui più giusto. Ma come è possibile fare ciò? Cosa può fare l'insegnante per sostenere e sviluppare questa competenza? Una risposta ci viene dagli studi sui processi di apprendimento e in particolare sulla metacognizione.

Gli studiosi sono concordi nel sostenere che la nostra conoscenza si costruisce secondo percorsi di tipo reticolare: per ogni singola unità informativa noi cerchiamo un posto nella nostra mappa mentale, in modo tale che essa si colleghi ad altri nodi della nostra rete conoscitiva, se tali agganci vengono trovati, la nuova informazione rimane ben salda nel nostro cervello e disponibile per qualunque necessità e per ulteriori agganci e collegamenti; se, viceversa, non sappiamo, per così dire, dove collocarla, quella nuova informazione si perderà o non troverà un giusto utilizzo.

La metacognizione è lo strumento che ognuno di noi può avere a disposizione per sapere come trattiamo le informazioni e controllare che fine stanno facendo mentre le acquisiamo. E' la competenza che ci permette di conoscere le strategie che usiamo per imparare e di controllare se la nuova unità di apprendimento sta collocandosi felicemente nei nostri schemi mentali.

Ad esempio stiamo usando la metacognizione se, mentre leggiamo un brano sappiamo quali sono gli elementi fondamentali da andare a cercare e siamo in grado di verificare se li stiamo individuando; oppure, quando ci accingiamo a scrivere una relazione sappiamo quali sono le parti principali che non devono mancare e, mentre scriviamo, controlliamo la correttezza morfosintattica e lessicale; o, ancora, se stiamo eseguendo una procedura ne conosciamo i momenti principali; o, infine, conosciamo una serie di tecniche per memorizzare o sintetizzare alcune informazioni e siamo in grado di metterle in atto.

La competenza metacognitiva ha una forte valenza sia didattica che pedagogica: permette al discente l'autocontrollo cognitivo e la partecipazione attiva e personale all'acquisizione delle proprie conoscenze, in quanto gli permette di scegliere le strategie per lui più opportune, sollecitando e sostenendo la riflessione sulle proprie modalità di lavoro e sui propri stili cognitivi.

La didattica metacognitiva, dunque, mira a rendere consapevole l'allievo dei suoi processi conoscitivi e a metterlo in grado di controllarli, sceglierli e migliorarli.

Per fare ciò possono essere utili attività didattiche che pongano al centro situazioni problematiche, che favoriscano la discussione e il confronto dei punti di vista e delle possibili soluzioni, che stimolino la riflessione sulle procedure che si possono adottare, che pongano in evidenza le modalità che ciascuno mette in atto per affrontare un determinato compito.

Si possono usare schemi, tabelle di controllo, ma anche le nuove tecnologie. L'uso del computer, infatti, di un elaboratore testi per scrivere o di un prodotto multimediale o di un software per realizzare simulazioni, grazie all'interazione con la macchina, alla necessità di seguire determinate procedure, alla possibilità di provare diverse soluzioni, rende maggiormente evidenti e necessari allo stesso tempo processi metacognitivi e di controllo.

La didattica metacognitiva, dunque, può concretizzarsi in varie forme e utilizzare vari strumenti, ma uno sembra particolarmente funzionale al fine di cogliere la complessità e la flessibilità del nostro pensare. Si tratta delle mappe concettuali che potremmo descrivere, in maniera molto semplice, come grafici che mettono a fuoco un'idea chiave e cercano di evidenziare i vari collegamenti tra essa e una serie di concetti correlati. Esse così permettono di visualizzare la natura dei concetti ed esplicitare le relazioni tra essi. Vi possono essere mappe di vario tipo: per orientarsi nella comprensione o nella produzione di un testo, per sintetizzare e riorganizzare, per progettare attività.

Anche l'insegnante può trarre vantaggio da questo strumento: potrebbe usarlo per evidenziare i nodi fondamentali e le strutture principali della propria disciplina o per visualizzare i concetti chiave di un certo argomento, o per organizzare una lezione, una unità didattica o un modulo, per rappresentare le relazioni all'interno del gruppo classe, e così via.

E' importante che le mappe non siano utilizzate solo per “mostrare”, certo esse possono essere molto utili per visualizzare e quindi rendere più facilmente comprensibili una serie di concetti, ma affinché esse possano esplicare tutto il loro potenziale metacognitivo è necessario che siano gli stessi alunni a cimentarsi nella costruzione delle mappe. Così facendo essi devono riflettere sui significati propri dei materiali da apprendere, ma anche sul senso che essi vogliono dare loro, sulle connessioni cioè che possono creare tra l'oggetto di apprendimento e le loro strutture mentali, tra le nuove informazioni e le loro conoscenze pregresse: può realizzarsi realmente una ricostruzione del sapere operata dal soggetto stesso.

I vantaggi di tale possibilità sono particolarmente importanti: innanzi tutto l'apprendimento diventa significativo per l'alunno, in secondo luogo, nella costruzione della mappa egli ha l'occasione di riflettere sulle procedure di acquisizione, sulla struttura concettuale dei contenuti e sulle modalità che egli adotta per dare senso a ciò che impara. Infine rendendolo artefice del proprio sapere la didattica metacognitiva e l'uso delle mappe in particolare assumono una forte valenza gratificante e pedagogica in quanto possono far cogliere all'individuo la sua capacità di interpretare e rielaborare la realtà.

Ed è proprio in questa direzione, come è noto, che bisogna muoversi in quanto lo scopo ultimo della scuola e dei docenti è proprio quello di aiutare la persona a diventare artefice del proprio sviluppo al massimo livello possibile per essere in grado di svolgere un ruolo attivo, da protagonista, nel rapporto con il mondo.

Cosima Lacava

Novembre 2001

MAPPA

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