LA VALUTAZIONE

 

Francesco Serio

   L'apprendimento diventa formativo quando viene proposto con intenti educativi espliciti e viene realizzato attraverso obiettivi precisi, dichiarati, verificabili.

   Conseguentemente esiste l'obbligo dei docenti di descrivere e valutare il modo operativo, i processi di apprendimento e non limitarsi a rilevare i risultati finali.

   I vigenti programmi ministeriali, sin dalla premessa pongono il problema della valutazione del profitto scolastico e suggeriscono di vagliare i ‘'punti di partenza'' e di predisporre con ragionevoli previsioni quelli di ‘'arrivo'', i ‘'processi'', le ‘'difficoltà''' che si prevede riscontrare.

   Risulta evidente che la  valutazione sommativa deve essere preceduta, all'inizio dell' anno scolastico, da un accertamento diagnostico e predittivo (valutazione iniziale) per verificare analiticamente le competenze disciplinari dei singoli allievi e da un numero considerevole di prove di valutazione in itinere durante l'anno scolastico (valutazione formativa) con il compito di raccogliere le informazioni cognitive utili a decifrare la ‘'curva'' degli apprendimenti dei singoli allievi e quindi, la qualità e l' efficacia delle scelte didattiche compiute dai docenti.

   La valutazione sommativa, redatta sulla base di prove (orali, scritte, iconiche, ecc.) chiaramente e univocamente definite, evitando interrogazioni o compiti vaghi, dovrebbe certificare le conoscenze essenziali (gli alfabeti di base), le competenze metodologiche (gli alfabeti metacognitivi) e le padronanze operative (i contenuti). E' indispensabile  che i docenti della classe, impegnati negli ambiti disciplinari, dedichino momenti di incontro al vasto problema della valutazione. Opportunamente la normativa vigente richiede un incontro mensile e, quindi, sistematico e continuativo, come ‘'sistematica  e continuativa'' e' la registrazione dei risultati, anzi, degli atteggiamenti degli scolari.

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   Si tratta di un incontro utile per vagliare e interpretare quanto emerge dalle prove oggettive e, specialmente, da quelle non formalizzate, ma predisposte dalla professionalità docente. Mi riferisco in  primo luogo all' osservazione degli scolari nelle attività meno formali, quando, ‘'liberi'' da vincoli, si esprimono e rivelano. Quando, cioè misurano, registrano, interpretano … sul campo, quando applicano i frutti del processo di formazione dei vari aspetti del pensiero. E' naturale pero' che, prima di procedere al lavoro di valutazione, gli insegnanti devono avere raccolto lo ripeto in modo sistematico e sintetico, sufficienti informazioni relative ai processi di sviluppo e di apprendimento dell'allievo attraverso le verifiche. Esse permettono, oltre di raccogliere i prodotti scolastici degli allievi, di introdurre  per tempo modifiche e integrazioni che risulteranno opportune. La documentazione ha, del resto, una grande valenza educativa per gli stessi allievi che l' hanno prodotta in quanto offrono l' opportunità di rendersi conto delle proprie conquiste, del percorso e del livello di difficoltà superato, dei risultati che possono e devono conseguire. Raccolte sufficienti informazioni sul processo di apprendimento dei singoli alunni, si potrà procedere al lavoro di valutazione.

   La legge dice che ‘'la valutazione in itinere dei risultati dell'insegnamento nelle singole classi e del rendimento degli alunni impegna collegialmente gli insegnanti corresponsabili nell' attivita' didattica''.

   Gli strumenti per la valutazione sono:

a)     l'agenda della programmazione e organizzazione didattica che, frutto di elaborazione collegiale, documenta l'attività' delle classi sul piano educativo, didattico e organizzativo;

b)     il giornale dell'insegnante che documenta l' attività programmatoria, didattica e valutativa di ciascun docente;

c)      il registro di classe;

d)     il documento di valutazione.

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   Il nuovo strumento di valutazione dell'alunno ‘'concerne il processo formativo dei singoli alunni'' ed ha la funzione regolativa, comunicativa, certificativa. Si compone di tre quadri riguardanti: il primo, la conoscenza dell'alunno; il secondo, la rilevazione degli apprendimenti; il terzo, la valutazione complessiva dei processi formativi.

   Il primo quadro consente di registrare collegialmente le caratteristiche del comportamento apprenditivo, partecipativo e relazionale dell'alunno. E' indispensabile che i docenti sappiano rilevare e comprendere le esperienze da lui compiute nei diversi contesti di vita (famiglia, scolarità precedente, extrascuola…), le modalità di partecipazione all'acquisizione e all'elaborazione delle conoscenze (interesse, motivazione, spirito critico), gli atteggiamenti e i comportamenti in classe con coetanei e adulti (impegno, reciprocità, rispetto, collaborazione …).  Si tratta di uno spazio dedicato alla posizione iniziale di ogni scolaro. E', quasi, un monito a verificare se l'età' cronologica e quella mentale coincidono; e' un richiamo a iniziare dal concreto senza mai dare nulla per scontato. E' il punto di partenza, quindi, ma non statico, infatti, può e deve essere aggiornato, dalle manifestazioni dell' allievo.

   Il secondo quadro riguarda la rilevazione degli apprendimenti che ciascun allievo consegue lungo il percorso formativo, per cui gli insegnanti si devono avvalere delle informazioni raccolte con l'osservazione sistematica e continuativa degli alunni nel contesto dell'attività' didattica, documentata negli appositi strumenti di programmazione-valutazione. Queste ‘'informazioni'' devono essere interpretate da tutti i documenti perche' contitolari. E' importante che ogni scolaro sia ‘'globalmente'' valutato dall'insieme dei docenti. Ognuno di questi ha il compito, il dovere, di vagliare tutte le manifestazioni di ciascun allievo anche se in

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apparenza non pertinente, perché ritenute riservate ad aree affidate ad altro. Il documento succitato , nel secondo quadro, e' suddiviso per materie e ciascuna suddivisa in cinque gradi. Questi non devono indicare quanto il fanciullo ha fatto, ma il processo per raggiungere ‘'la competenza'' più o meno piena. Accanto ai risultati conseguiti nei vari campi disciplinari, i docenti valutano, quindi, anche le modalità di lavoro, i livelli di interesse, partecipazione, tensione conoscitiva.

   Il terzo quadro denominato ‘'valutazione dei processi formativi'' e' la naturale traduzione dei primi due. La normativa richiede di valutare ‘'i processi'' cioe' di evidenziare lo sforzo per cogliere capacita', dubbi, emozioni, difficoltà. Nel  compilare   questa   parte   gli insegnanti    devono   considerare   particolarmente

- l'alfabetizzazione culturale come capacita' di agire direttamente sulle conoscenze, padronanza dei linguaggi, capacita' logiche, rappresentative e competenze comunicative ed espressive; - l' autonomia personale come maturazione dell'identità' personale e culturale, fiducia nelle proprie possibilità, autostima, autocontrollo emotivo, capacita' di pensiero critico; - partecipazione alla convivenza democratica come livello delle relazioni sociali, capacita' di iniziativa, di assumere scelte consapevoli, di manifestare impegno e motivazione verso le attività e la vita della scuola.

   Cosi' vogliono i programmi, in perfetta sintonia con le indicazioni delle scienze dell'educazione.

   Ritengo che questo quadro debba rilevare come ogni scolaro percorre l'itinerario, quali mete raggiunge e quali potra' pervenire. Il terzo quadro deve essere completato dai docenti, collegialmente, al termine delle varie scansioni deliberate dai docenti.

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   Personalmente non ritengo opportuno dover aspettare la consegna del Documento di Valutazione per informare i genitore dei risultati scolastici dei propri figli. E' necessario, invece, che genitori ed insegnanti si trovino insieme spesso per analizzare i processi di crescita dell'alunno e per favorire il superamento di difficolta' che si presentano in itinere, in un quadro di positiva disponibilita' allo impegno, all'aiuto reciproco, alla collaborazione. Un profondo e fattivo dialogo dove, poi, accompagnare la consegna dell ‘insieme scheda. All'uopo i programmi parlano di ‘'comunicazione''.

   La terminologia degli iniziati ai lavori deve essere chiarita, tradotta in termini a tutti comprensibili.

   I docenti indicando quanto e' stato fatto o non fatto (con i relativi ‘'perché'') devono dire anche quanto sarà fatto, naturalmente con ragionevole previsione. Questo perché il carattere della scuola, come la psiche dell'allievo, e' dinamico, sempre in divenire. Risulta evidente che la scuola valutando gli allievi valuta se stessa, il suo operato. Questo non per fini fiscali, ma operativi, rinnovativi. Valutazione, quindi, base, substrato e anima di tutta l' attività scolastica.

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