In una lettera pubblicata il 27 agosto dal quotidiano "La Repubblica", una studentessa neo laureata è intervenuta per denunciare la chiusura della SSIS ( scuola di formazione per i futuri insegnanti) e ha "ringraziato" il Ministro Gelmini per averla "salvata" decidendo, nel silenzio dell'estate, del futuro di tanti giovani laureati senza nemmeno interpellarli.
Come insegnante e come formatore mi sento in dovere di ringraziare Francesca Cappella per aver messo a fuoco lo scenario futuro che forse ancora non è chiaro ai tanti laureati come lei e al Paese stesso.
Vediamo con ordine che cosa è successo e che cosa succederà ora.
Alla fine di luglio il Ministro decide di sospendere con un emendamento l'attivazione del X ciclo della scuola già appovato con un Decreto legge ( D. L 112) dal precedente governo.
La SISS nata nel 1990 per volere del Ministro Berlinguer, in attuazione agli accordi europei di Lisbona sul tema dell'istruzione, in questi quasi dieci anni di attività ha svolto un ruolo fondamentale nel cercare di formare una classe docente consapevole del proprio ruolo e competente non
solo sul piano disciplinare ma pedagogico e didattico.
Sbaglia infatti il Ministro quando ribadisce che si tratta di una scuola teorica dove si studiano le stesse cose già studiate all' Università mentre l'insegnamento è soprattutto esperienza, perchè nel secondo anno di frequenza della SSIS sono previste molte ore di tirocinio nelle scuole, assistiti da insegnanti tutor e interventi diretti in classe.
Sono migliaia le scuole, i tutores, i Presidi coinvolti in questi anni in attività di formazione con le SSIS e una collaborazione così estesa tra scuola e Università non era mai accaduta nella scuola italiana. Precisiamo inoltre che chi si è prestato a questo compito nobile di formare dei giovani insegnanti lo ha fatto senza alcuna remunerazione economica o avanzamento di carriera.
Certo si può discutere se aumentare le ore di esperienza in classe e diminuire lo studio della didattica delle discipline, se si può completare la formazione in un solo anno e tanto altro ancora, ma nonostante si sia chiesto da più parti di monitorare e valutare un'esperienza così lunga per correggerne i punti deboli e altresì ricavarne gli elementi positivi si è preferito cestinare anni di lavoro senza far tesoro di nulla ( il più grande male italiano?).
Ma torniamo ai fatti. Il Ministro dichiara che dopo la finanziaria 2007 (che chiude l'accesso alle nuove graduatorie fino a esaurimento di quelle vecchie) ha il dovere morale di non creare altro precariato e per questo blocca le SSIS. L'interruzione brusca di questa pluriennale esperienza avviene senza prevedere nessun altro sistema di formazione degli insegnanti: come dire distruggo la casa nella quale vivo senza un progetto per il dopo e senza avvisare gli inquilini.
Ora è davvero difficile capire che cosa potrà fare in attesa che il ministro e i suoi collaboratori pensino e attivino nuove soluzioni un giovane laureato di Lettere, Filosofia, Matematica o altre facoltà storicamente vocate all'insegnamento. Dobbiamo pensare che improvvisamente si aprano contratti con musei, testate giornalistiche, case editrici, aziende?
Spero di sì, ma temo che sia molto più credibile l'ipotesi che questi giovani laureati facciano i precari della scuola ma in questo caso meno qualificati dei colleghi che li hanno preceduti e senza abilitazione, come diceva nella sua lettera Francesca, e non abbiamo altre strade che sperare in un concorso chissà quando.
In ogni caso l'idea di sospendere la formazione non è certo un modo di impedire il formarsi di nuovo precariato, occorre una riforma del sistema di reclutamento ma questo avviene in tutti i paesi europei senza per questo cancellare il diritto a una formazione qualificata.
Formazione e reclutamento sono problemi da distinguere e da affrontare con strumenti diversi e con molta urgenza se vogliamo garantire la crescita culturale e professionale del nostro paese. D'altra parte ha ragione Ernesto Galli della Loggia quando sulle pagine del Corriere della Sera chiede una scuola per l' Italia. E' emblematico infatti che da anni
non si riesca a decidere cosa fare della formazione degli insegnanti e la SSIS come una navicella in un mare in tempesta sia andata avanti nonostante tutto. E' il sintomo forse più evidente di un paese che ha smarrito l'idea del proprio futuro, che non riesce a progettare nulla se non nell' immediato, ma l'educazione, ben lo sanno i maestri, dà i suoi frutti nel tempo, con pazienza e passione.
Prof.ssa Cinzia Ruozzi, Reggio Emilia
|