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Istruzione, l'Italia cenerentola d'Europa
In Italia solo il 71% dei giovani compresi tra i 15 e i 19 anni è iscritto a scuola, contro una media europea dell' 81%. Solo il 42% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha un diploma. di Alessandro Guarasci ROMA - La scuola italiana rimane ancora una cenerentola in Europa. Questo in fatto di numero di persone che hanno conseguito un diploma e di qualità del servizio offerto. In più costa troppo. E' quanto emerge da una ricerca dell'associazione TreeLLL, presieduta da Umberto Agnelli, e presentata oggi a Roma. Secondo l'indagine, inoltre, nel nostro Paese è indispensabile un sistema di valutazione nazionale per controllare i risultati del servizio scolastico. In Italia solo il 71% dei giovani compresi tra i 15 e i 19 anni è iscritto a scuola, contro una media europea dell' 81%. Maglia nera anche in fatto di diplomati. Solo il 42% di chi ha tra i 25 e i 64 anni ha un titolo di studio superiore, mentre in Europa questa percentuale si attesta attorno al 60. E va ancora peggio per quanto riguarda i laureati. In Italia le persone che hanno meno di 34 con una laurea sono il 10%, mentre nel resto dell'Unione Europea questa quota raggiunge il 26%. Va aggiunto che per quanto riguarda le competenze di lettura degli studenti 15enni, l'Italia si colloca al 20° posto su 30 Paesi presi in considerazione. E' poi basso il numero di studenti per insegnante (11 contro 16 della media Ue), ma l'età media dei docenti è abbastanza alta. Infatti il 45% di loro ha più di 50 anni, mentre nel resto d'Europa questa percentuale scende al 30. E' comunque vero che i nostri docenti sono pagati poco: 31 dollari Usa, contro i 36 dei loro colleghi europei. Questo non toglie che la scuola italiana continui a costare troppo. Nel 1999 la spesa per questa voce per ogni studente fino a 15 anni era di 60.800 dollari, molto al di sopra della media Ocse, che si attesta attorno ai 43.500 dollari. Dunque è chiaro che serve una riforma, anche per mettere fine all'evasione scolastica. Si pensi che ogni anno nel nostro Paese 240.000 ragazzi tra i 15 e i 18 anni lasciano i banchi di scuola, e non fanno più nulla, non frequentano né un corso di formazione né cercano un lavoro. Dunque per l'associazione TreeLLLe, che vede tra i suoi collaboratori il giurista Sabino Cassese, bisogna attivare un sistema di valutazione. Questo perché con l'autonomia scolastica è necessario che siano messi sul piatto della bilancia i risultati del corpo docente, di dirigenti e degli studenti, così come avviene negli altri Paesi europei, vedi Francia, Gran Bretagna e Svezia, prese in considerazione dall'indagine. In Francia, ad esempio, la valutazione del sistema scolastico è affidata ad un rapporto annuale che raccoglie trenta indicatori chiave. In Gran Bretagna invece l'analisi dei risultati delle singole scuole è demandata ad un'agenzia che deve rispondere al Parlamento. Poi però bisogna verificare i risultati sia degli studenti sia degli insegnanti. Questo, attraverso test, per fornire a chi governa i dati per definire gli obiettivi nazionali e poi verificarne il raggiungimento. Un processo che va avviato con gradualità e che potrebbe partire da un rilancio dell'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione, già esistente ma finora sottovalutato. |
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