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L'Eurispes sulla dispersione

Chi punta sul valore non solo pratico dello studio crolla dal 67 al 38%

A scuola solo per un vantaggio immediato, per trovare più presto e più facilmente lavoro. Una ricerca dell'Eurispes sulla dispersione scolastica sottolinea il progressivo tramonto della "vecchia" concezione formativa della scuola.
Le risposte degli 800 alunni di scuole medie e del biennio superiore al questionario parlano chiaro: la percentuale di chi sostiene che la scuola è un luogo dove maturare e istruirsi passa dal 67,9 della prima media al 38,5 della seconda superiore. Mentre sale dal 21,8 al 38,5 la percentuale degli alunni che, nel passaggio tra la prima media e la seconda superiore, considerano la scuola un semplice "investimento per il futuro". Un campanello d'allarme, quello lanciato dalla ricerca, che dimostra come i giovani siano alla ricerca di una scuola che punti sempre di più sull'aspetto pratico. Una visione economico-razionale dell'istituzione scolastica, come la definisce l'Eurispes, da cui i giovani sembrano sempre più catturati: una fetta consistente non rifiuta, anzi, guarderebbe con favore la commistione tra la scuola, il mondo del lavoro e le richieste del mercato; il 29% degli studenti interpellati, per esempio, vorrebbe effettuare esperienze lavorative già durante gli studi.

Una sensibile differenza si registra però tra i due sessi: il 60,3% delle studentesse, infatti, assegna all'istruzione un valore sociale e civile, contro il 40,5% degli studenti maschi. Quasi altrettanti ragazzi, il 37,3%, apprezza, al contrario, soprattutto i vantaggi futuri aperti dal percorso scolastico.

Il 33,8% degli alunni considera "liberi" i compagni che hanno abbandonato gli studi. La fase più critica è quella relativa al passaggio dalla scuola media alla prima superiore. Secondo l'80,5% degli studenti di prima media, infatti, chi non studia fa del male a se stesso, mentre in prima superiore la percentuale scende al 68,4%. Nel passaggio dalla prima alla seconda superiore, invece, aumenta la percentuale di chi giudica autodistruttivo il comportamento di chi rinuncia agli studi (+7 punti) e crolla dal 16,9% al 6,2% la percentuale di chi considera l'abbandono scolastico come una forma di emancipazione. Potendo scegliere, il 13,1% degli studenti preferirebbe comunque smettere di studiare e cominciare a lavorare.

Interessante indagare il criterio di scelta delle superiori: il 38,9% dei ragazzi sceglie seguendo le proprie inclinazioni e passioni, il 25,9% lo fa in base alle prospettive occupazionali e il 16,4% pensa ai futuri studi universitari. I più condizionati dai familiari sono gli studenti, "colpiti" nel 24,5% dei casi, mentre tra le ragazze solo il 17,1% indica un condizionamento familiare.

Ovviamente sono gli studenti provenienti da famiglie di status medio e alto a essere più propensi a seguire le proprie inclinazioni e passioni personali (rispettivamente nel 44,6% e nel 38,3% dei casi). I figli di famiglie di status basso, invece, sono costretti a privilegiare considerazioni di tipo occupazionale (nel 34,7% dei casi).

 

 

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