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Contributi, approfondimenti, strumenti per la formazione delle funzioni obiettivo/strumentali e dei docenti |
Cidi - Documento
per discutere
1. Formazione iniziale e
profilo culturale/professionale degli insegnanti Per orientarsi
nell'individuare i percorsi di studio su cui costruire la formazione iniziale
degli insegnanti è corretto valutarne la congruenza con il profilo
culturale/professionale che si può individuare per il "mestiere
dell'insegnare"; ci pare che centrale rimanga la capacità di utilizzare
il sapere disciplinare per la formazione culturale ai diversi livelli di scolarizzazione. È una competenza che
comprende, in modo fortemente integrato: q
Cultura disciplinare e cultura della valenza
formativa delle discipline q
Capacità di operare sulla definizione e sulla attuazione del curricolo (progettazione, ricerca e
sperimentazione), collocando l'intervento didattico sia a livello di coerenza
verticale (àprogressività)
che a livello di coerenza orizzontale (àunitarietà) q
Capacità di gestire le relazioni interpersonali
che caratterizzano i processi di insegnamento/apprendimento
in situazione collettiva q
Capacità di costruire il proprio percorso di
lavoro all'interno di team (dipartimenti e organi di programmazione) Questo ci pare sia il criterio fondamentale da utilizzare per
ragionare attorno alla formazione iniziale (e in servizio); altri criteri
rischiano di collocare le argomentazioni all'interno di logiche marginali
rispetto al miglioramento della qualità dell'istruzione
che deve rimanere l'obiettivo da perseguire con la riforma della formazione
iniziale. 2. Attraverso quale percorso
si realizza la formazione iniziale all'insegnamento (tenendo
presente l'art.5 della legge delega del Governo, le
precedenti proposte della commissione Bertagna e
gli emendamenti alla legge proposti dall'"Ulivo") a. La prospettiva della laurea
specialistica per tutti (3+2) è forse da preferire alla scuola di
specializzazione, sia quando questa venga pensata come successiva ad una
laurea specialistica (disciplinare) sia come sostitutiva della laurea
specialistica. La propensione verso la laurea specialistica (specificamente
finalizzata all'insegnamento) corrisponde alla necessità di garantire agli
insegnanti un percorso di studi universitario compiuto. Rimangono da
approfondire il problema di come verranno strutturati i due anni di laurea
specialistica, di come una laurea possa abilitare ad una professione e quello
del meccanismo di reclutamento. Si tratta di capire il reale significato di
una laurea abilitante con successivo tirocinio in contratto di
formazione-lavoro. Non marginale è la scelta di
dove collocare la sede della laurea specialistica. La sede potrebbe essere
individuata non all'interno delle diverse facoltà (per evitare il rischio di
un impoverimento "disciplinare" della formazione riferita all'insegnamento della
scuola dell'Infanzia ed Elementare e a forzature
contenutistiche nei percorsi per la scuola secondaria), bensì in strutture
interfacoltà, interdisciplinari e comprensive di tutte le necessarie
competenze. Quale rapporto tra la laurea
specialistica per l'insegnamento e le altre lauree specialistiche (rivolte ad
esempio alla ricerca)? Ci pare che la
soluzione che prevede un reciproco riconoscimento di crediti sia accettabile. b. Si ritorna al possibile
significato di una "laurea specialistica specificamente finalizzata
all'insegnamento". Si possono individuare alcuni livelli del problema:
3. Attorno al rapporto tra
Università e Scuola nella formazione iniziale all'insegnamento e in servizio Nell'attuale situazione la
scuola non possiede sedi di riferimento per sviluppare l'autonomia di ricerca prevista dall'art 6 del DPR 275/99. In tali condizioni il
rapporto Scuola-Università si riduce al rapporto tra singoli insegnanti e
l'Università e il ritorno per la scuola è contenuto
nel potenziamento delle competenze del singolo insegnante e dalle eventuali e casuali disseminazioni
di tali competenze. La richiesta che la scuola
costruisca una propria identità di ricerca, un ambito proprio di ricerca pone
il problema di capire quale possa essere il percorso
affinché la scuola possa sostenere l'autonomia di ricerca (quali spazi e
tempi, quali competenze) per evitare che si finisca per costruire ambienti
marginali e votati all'improvvisazione.
D'altra parte un reale intreccio tra Scuola e Università può
costruirsi solo se ciascuno dei due soggetti risulta
portatore di una propria e distinta identità con compiti e funzioni
specifiche. Problemi che rimangono ovviamente aperti: in cosa consiste la
ricerca nella scuola? Come si colloca/relaziona con
la ricerca in Università sul terreno delle didattiche disciplinari? Quali
sono le sedi di ricerca nella scuola?
L'esperienza dei corsi di
laurea per gli insegnanti primari e delle scuole di specializzazione per gli
insegnanti secondari ha certo sperimentato un livello alto del rapporto tra
l'Università e singoli insegnanti (ai quali viene riconosciuto un ruolo
"istituzionale") ma la scuola non è ancora raggiunta come un soggetto
autonomo riconosciuto come sede di ricerca. Possibili prospettive:
La prima prospettiva è quella
contenuta nell'art.5 della legge delega e
corrisponde a molte pratiche in cui la scuola si mette a disposizione della
ricerca universitaria sui temi dell'insegnamento/apprendimento (sia sul
versante più pedagogico che su quello delle didattiche disciplinari). Nella seconda prospettiva, se
non si nascondono le difficoltà della situazione di partenza, è contenuta la
dimensione della reale collaborazione tra Scuola e Università, proprio perché
si individuano le responsabilità da sviluppare. Si potrebbe dire
schematicamente che l'Università, responsabile della formazione iniziale, ha
bisogno della scuola e quindi ne cerca la collaborazione (laboratori,
supervisori, tutor.); nel contempo la scuola, che
deve pensarsi e realizzarsi pienamente come sede di ricerca didattica, ha
bisogno dell'Università e quindi ne cerca la collaborazione. La riflessione sulle
esperienze e sui modelli messi in atto nei corsi di laurea per gli insegnanti
primari e nelle scuole di specializzazione per gli
insegnanti secondari, rappresenta un elemento fondamentale per definire possibili
percorsi di lavoro. (luglio 2002) |
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