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Contributi, approfondimenti, strumenti per la formazione delle funzioni obiettivo/strumentali e dei docenti |
Ci stiamo avviando verso la definizione di un modello nazionale? Ma quanto spazio effettivo per interazione e collaborazione? di Alessandro Rabbone Sull'ultima, recente, iniziativa dell'INDIRE per la formazione online dei 62.000 insegnanti neoassunti, cui già avevo accennato in un precente articolo su Altrascuola ci sarebbe molto da dire e da riflettere. Premesso che la messa in evidenza di limiti e difetti non vuole assolutamente costituire una critica distruttiva, ma al contrario, un modesto contributo per migliorare un modello di formazione che sembra ormai imporsi come generalizzato per i prossimi anni, mi limito a sottolineare un paio di aspetti dell'iniziativa che riguardano struttura ed organizzazione, tralasciando le scontate e troppo facili critiche sulle comprensibili difficoltà tecniche di accesso che un'operazione di così vasta portata non poteva non comportare. Una prima perplessità nasce dal considerare la forma organizzativa di partecipazione dei corsisti (i neoassunti appunto) alle attività previste dal sito PuntoEdu. Costoro sono raggruppati in "classi virtuali" che di virtuale, mi sembra, hanno ben poco... Mi spiego meglio. Gli stessi 20 - 25 docenti che si trovano per le 15 ore previste in presenza si ritrovano anche online in un ambiente chiamato appunto "classe virtuale", non "aula virtuale", per scambiarsi documenti e relazioni sui contenuti dei corsi. Ma c'era davvero bisogno di far incontrare anche "virtualmente" chi si incontra già di persona e che in molti casi si conosce già? E al di là della confusione terminologica (classe vs aula oppure virtuale vs reale) non è forse stata un po' sprecata un'opportunità tipica della rete che è appunto quella di far incontrare ed interagire persone che risiedono in zone geograficamente lontane? Non è stato forse sottovalutato il valore dell'apprendimento cooperativo e della collaborazione tra persone provenienti da realtà locali (provinciali o regionali) diverse? Mi si risponderà che la strutturazione di gruppi locali di apprendimento era fortemente determinata da necessità di ordine amministrativo (raccolta finale di relazioni e portfoli da consegnare poi alle commissioni di valutazione...) Risposta convincente fino ad un certo punto. Non credo infatti che le esigenze di formazione debbano essere subordinate a necessità di ordine amministrativo e certificativo, come purtroppo accade spesso anche nei confronti degli studenti. Mi si dirà poi che forme di partecipazione a livello nazionale sono comunque previste con i numerosi forum disciplinari attivati all'interno dell'ambiente PuntoEdu. E questo è un fatto incontrovertibile. Ma occorre anche osservare quanto poco sia considerato il "peso" della partecipazione ai forum (e quindi quanto poco sia incentivata) rispetto alle altre attività previste. Per la partecipazione ai forum online, il sistema prevede infatti l'attribuzione di soli 5 crediti sui 40 totali. Inoltre, e questo fatto costituisce per me un'ulteriore motivo di perplessità, non si può fare a meno di notare nell'ambiente l'assenza di strumenti di comunicazione sincrona (sostanzialmente di una chat). Eppure una chat riservata ai corsisti era prevista nelle precedenti iniziative BDP - INDIRE rivolte ai docenti incaricati di Funzioni Obiettivo. Quale il motivo di un'esclusione di questo tipo che finisce per penalizzare ulteriormente l'aspetto interattivo e di comunicazione tra i partecipanti? E' chiaro in ogni caso che l'iniziativa, per la gran quantità e l'elevata qualità dei contenuti proposti e per il gran numero di destinatari previsti, merita nel complesso un giudizio senz'altro positivo. Bisogna, d'altra parte anche ricordare che "PuntoEdu" dell'INDIRE non è assolutamente la prima iniziativa nazionale di Formazione A Distanza (FAD), come è stato talvola erroneamente segnalato (vedasi ad es. la newsletter n. 49 di Tuttoscuola). A questo proposito va, per inciso, ricordato come FAD e FOL (Formazione On Line) non siano affatto espressioni coincidenti e la generale confusione che regna sovrana in questo ambito la dice lunga... Eviterei poi di complicare ulteriormente le cose abusando del termine "e-learning" che, come molte espressioni mutuate dal mondo anglosassone, introduce indebite sovrapposizioni tra aspetti tecnologici (l'"e" di "electronic") ed aspetti cognitivi (il "learning", cioè l'apprendimento). La prima, grande iniziativa
nazionale di FAD per insegnanti, fu organizzata da Mediamente e RAI-Sat
nel 2000 su commissione e con la partecipazione del MPI. Il corso a distanza
sui temi delle tecnologie didattiche utilizzava, ovviamente, un canale
televisivo satellitare come canale principale. Dieci puntate fondate essenzialmente
su presentazioni di esperienze didattiche e presentate dal bravo Carlo
Massarini di Mediamente, con l'aiuto di Gino Roncaglia, ricercatore in
filosofia presso l'Università dela Tuscia, quale esperto di tecnologie
didattiche, costituivano il corpo centrale del corso. Il corso era comunque
corredato di numerosi strumenti in rete e non. Innanzitutto il CD Rom
distribuito alle scuole in migliaia di copie (facilmente riproducibili)
contenente tutti i materiali software utilizzati ed altri free, per sistemi
operativi diversi, oltre ovviamente i testi delle lezioni. Inoltre il
sito relativo http://www.educational.rai.it/corsiformazione/multimediascuola/home/index.htm
offriva (ed offre tuttora) l'opportunità di scaricare, oltre i
materiali del CD, anche la riproduzione video in formato Real Player delle
lezioni... Infine il forum online, suddiviso in parecchie sezioni tematiche
era aperto ad interventi critici e domande da parte dei corsisti. Un modello di formazione,
quello di Multimedi@scuola, che varrebbe la pena di riprendere e ripensare,
magari affiancandolo a quello di PuntoEdu, soprattutto per quanto riguarda
l'utilizzo, rivelatosi a mio avviso decisivo, del "canale in più",
cioé della televisione... Si è forse ancora
troppo lontani dall'immaginare un uso di Internet che consenta davvero
una partecipazione attiva e collaborativa degli insegnanti che devono
essere formati? E' ancora troppo difficile, con le tecnologie di cui si
dispone, superare definitivamente l'idea di una formazione che espone
e presenta contenuti per avviarsi verso un'idea di insegnante che costruisce
attivamente (interagendo con altri) la propria professionalità? Articolo apparso su www.altrascuola.com |
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