Raffaele Spada
pittore

 

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Sergio Vuskovic Rojo

LA GREMBART DI RAFFAELE SPADA


Con la sua pittura, Raffaele Spada apre la porta a nuovi stupori. Antonio L. Verri aveva visto bene quando ci indicò quale fosse la novità della sua arte: «forse la nascita dell'universo». Di un kosmos nuovo e migliore che, senza allontanarsi dalla strada maestra della cultura e della civiltà umana, possa salvaguardare il carattere e l'indole della vita sulla Terra, dell'unica Terra che abbiamo. Anche Maurizio Nocera aveva visto un qualcosa di interessante nell'opera di Raffaele Spada: «sconcertanti stranezze premonitorie», dando un ruolo importante all'annuncio delle cose dell'aldilà: dei sussurri che ci giungono dall'alata regione del mistero, che poi in fondo si basa sulla stessa risposta del pittore: «incontrai cinque draghi nel mio viaggio verso l'ignoto».
C'è un dipinto, Venere Ecologica, che emblematicamente sembra dirci: «Vi annuncio qualcosa di nuovo». Si tratta di un qualcosa che vuole indicarci di essere in presenza di
una nuova stagione creativa di Raffaele Spada. Il ritmo della sua pittura organizza ora un senso evocatore ed enigmatico e s'incarna nell'alto valore della sua opera che incanta l'animo dell'uomo, dell'essere umano; effettivamente, quando davanti a te, per magia, si spalanca la porta del dono non vedi più bianchi sentieri, ma le frontiere di una nuova conoscenza.
Questo nuovo modo di dipingere - che ha fondamento nella storia dell'arte e contemporaneamente nell'angoscia moderna - non è rintracciabile in nessuno dei nomi illustri della storia della pittura. Forse lo possiamo rintracciare solo in una manifestazione ed in una presentazione concreta del senso primitivo che, negli antichi
classici greci ebbe come parola la poiesis, che semplicemente e concretamente significava creazione di tutte le attività umane; passare cioè dal non-essere all'essere, che è poi la delicata funzione dell'amore, che riempie tutta la pittura di Raffaele Spada,
come forza originaria che produce armonia, ontologicamente fondante e assunta come esperienza premonitrice. Per questo le sue opere hanno l'energia del fulmine e la capacità di superare il luogo della mente.
Il suo nuovo modo di presentarsi parla di strutture sub-acquatiche, di abissi marini, di cieli affrescati. Significativa è l'opera intitolata Metropoli sottomarina, una proposta diretta ai responsabili del flagello ambientale atmosferico ed una denuncia del degrado di identità, che vede l'umanità persa, quasi senza futuro, al di fuori di coloro che ai fini della loro sopravvivenza potrebbero vedersi obbligati a transitare in altre dimensioni, tornando forse al vivificante seno materno della Terra, quella nostra madre che sentiamo di dover rispettare così come ci prendiamo cura della madre che ci ha dato la vita.
Raffaele Spada attribuisce un valore ed un rigore scientifici ad una riflessione particolare sui colori e la loro relazione, nel significato psicologico, con il soggetto attivo o passivo che dipinge o guarda, benché ci sia anche un osservatore attento che è attivo. Egli sente che, psicologicamente parlando, la luce dei colori possiede una velocità diversa di reazione, la velocità psicologica dei colori è distinta dalla velocità fisica della luce, che è costante. Diversamente, la percezione soggettiva della velocità psicologica dei colori è una variabile e corrisponde ad una legge culturale, storica, poiché, essendoci tanti colori, questi agiscono in forma diversa in relazione al soggetto, per lo loro intensità luminosa tanto sottile, che si compenetrino tra loro, senza produrre confusione.
La luce scaturente dal pennello di Raffaele Spada – sia che si tratti di dipinti ecologici, oppure di dipinti sui cieli – si presenta come un'aura sostanziale, come una sorta di architettura viva e non una mera scenografia, non un semplice gioco di geometria e di colore, bensì si tratta di un'elaborazione di una nuova qualità della materia e dello stesso uomo.
Quale per Spada la differenza fra colore e luce? Il colore è il risultato di un fatto culturale, storicizzato, un canone del vedere. La luce è qualcosa che si fa vedere, come
dire che uno non vede perché la possiede come codificazione acquisita, oppure intesa
come un messaggio che sembra arrivare da fuori; però, sostanzialmente, si tratta della capacità del soggetto a guardare oltre la codificazione. La luce viva dei dipinti di Raffaele Spada mette in discussione, in ogni persona che li osserva, la sua relazione col vedere, con una realtà visiva e per questo, nel soggetto inesperto e ad un primo impatto, può creare una situazione di disturbo; successivamente interiorizzata, però, comprende che tale percezione sgradevole o fastidio sono gli stessi che suscitano le cose nuove quando ci avviciniamo o quando tocchiamo qualcosa di stranamente vivo.
Quando l'artista dipinge, lo fa con tutta la storia della pittura, per cui lo scontro con l'uso delle diverse tecniche, il gioco dei personaggi, dei differenti piani, i chiaro-scuri, la contaminazione della luce creata, il contributo delle diverse scuole estetiche, eccetera. L'opera di Spada non è solo il prodotto di tutta la storia della pittura, bensì anche un'esperienza di pittura e di vita. Avendo superato, nel significato hegeliano, il suo punto di partenza primario: il barocco salentino espresso nella cartapesta e nella pietra leccese, la dialettica della ritualità fra il pagano e il trascendentale e la manifestazione diretta della natura del Salento, ora Raffaele Spada pone le premesse di una nuova esplosione artistica. Dico superare nel significato hegeliano, perché nelle sue opere rimane l'attitudine salentina in rapporto alla vita e alla fede, con i suoi «giudizi universali», pieni di modernità. L'assolutamente nuovo è che questi contenuti e forme si esprimono in una «universalità concreta», che si scorge nello stupore, ad esempio della Venere Ecologica, nel suo sbigottimento di fronte a quest'Umanità d'oggi che, per se stessa, sembra andare verso il suicidio e non solo per il pericolo nucleare ma anche per l'accumularsi di detriti della civiltà post-industriale, fondata sul massimo profitto, senza pietà per la terra e per gli esseri umani.
C'è tristezza nello sguardo malinconico e desolato della Venere di Raffaele Spada e, per questo, non a caso egli l'ha intitolata Venere Ecologica. Tuttavia, la sua denuncia non è affatto pessimista, né è passiva nella sua protesta. Il dito accusatore della Venere
indica e segna i responsabili. Allo stesso modo che i cubi trasparenti e rigidi non sono soli, ma accompagnati dalla vita che freme, i bambini, e anche dagli aquiloni che cercano l'aria pura delle altitudini e trascinano verso un nuovo progresso umano, senza contaminazioni pestifere. Sarà migliore la vita che verrà, è da lì che questa Venere di Spada ci annuncia nuove meraviglie, come, ad esempio, le sue Mele azzurre, che forse noi non vedremo, ma i nostri figli sì.
Annunciare il futuro è compito dell'intellettuale creatore, e Raffaele Spada assolve così il suo impegno con tutta la sua vita e con tutta la storia della pittura. Per questo pensiamo che il suo nuovo modo di fare arte ci apre la porta a nuovi stupori.
Forse è giunto il momento di annunciare una nuova corrente artistica, da chiamare magari con questo nome chiaro ed evocativo, Grembart, la cui ossatura geometrica non
appartiene ad una sola figura, bensì al passaggio da una figura all'altra. La Grembart di Raffaele Spada si presenta come un'architettura viva, labile, che respira. Non si tratta di una mera semplice scenografia, perché in essa, in assoluto, sono preminenti le linee curve, intese come creazione della vita animale e vegetale; c'è poi un abbandono, anche esso assoluto, di linee rette, intese come manifestazione tardiva della civiltà tecnologica, che vediamo affondare nel dipinto Suono che avvolge, entro cui vediamo muoversi cerchi concentrici, naviganti. Geometria curva, quindi, illuminata dalla luce, aura sostanziale che si presenta come una qualità insita nella materia e non solo mero colore. Luce che va oltre la dimostrazione dei colori intesi come risultato di un fatto culturale, storico ed acquisito, in accordo con i canoni del vedere. Luce che ci attrae al di qua di ciò che uno vede, o vuol vedere o è abituato a vedere. Insomma, colori che diventano luce e luce che dà la vita. Come direbbe, sicuramente, uno dei miei maestri: «Una luce, una luce nuova non da vedere, bensì da vivere».
Ecco dunque perché la nuova stagione del creare di Raffaele Spada intravede un percorso di pittura che nasce dalla necessità di sviluppo e maturazione di un nuovo viaggio pittorico entro cui il discorso si allarga sempre più. Partendo dalla Venere Ecologica, dopo avere attraversato i mondi acquatici e le Metropoli sottomarine, arriviamo ai nuovi dipinti dei cieli. Si tratta di un nuovo viaggio pittorico di Raffaele Spada, che ci vuole portare alla scoperta di un universo altro, dove noi possiamo leggere una visione sperata, dolorosa e, a volte, anche non desiderata.
Il suo Affrescare i cieli è un invito all'aggregazione di un nuovo orientamento ad intendere la pittura, portato avanti come un'esplorazione della molteplicità di messaggi dell'intera sua opera, a partire dall'inizio per giungere poi tra queste nubi multicolori. Si può partire dalla pittura, suggerita dalla ricca tradizione pittorica occidentale, e arrivare poi alla Grembart, superando i vecchi steccati e i muri che separano la discussione tra l'arte figurativa e quella non figurativa.
Con ciò Raffaele Spada scopre una potente rivoluzione pittorica che non appartiene a
nessuna scuola artistica ma, senza dubbio, parte coraggiosamente con studi che gli hanno permesso di avere chiare fondamenta, fino ad arrivare a queste nuove scoperte
estetiche sulle nubi dell'ampio cielo. Dopo averci mostrato i pericoli della civilizzazione industriale, facendoci immergere nelle profondità del mare, alla ricerca della luce, Raffaele Spada, oggi, alza gli occhi al cielo, dove ci sono le nubi, limpide nubi di un cielo innocente; La terra del sogno e Il ricamo di Aracne.
Ma egli cosa vuole trovare nel cielo? Sicuramente, nell'opera infinita Affrescare il cielo,
vediamo apparire la proposta di una nuova missione del pittore, rivolta a rivoluzionare il modo di fare arte, intesa questa come elemento in grado di elevare l'anima dell'uomo per farla incontrare con il sentimento interiore di serenità, fino a farla levitare nel cielo, dandole la possibilità di un'altra visione che, nella ricerca dell'artista, potrebbe essere quella divina. Ricerca che va al di là d'ogni misura nella persistenza e nell'impegno dell'intellettuale. Nello stesso tempo, tale ricerca porta il pittore ad avvicinarsi quanto più possibile alla radice dell'umanità. Si tratta insomma di un'operazione che vuole dimostrare come la bellezza artistica può essere uno degli elementi fondamentali atti a tentare il salvataggio di questo nostro mondo di oggi, abbastanza sconquassato. Ecco, dunque, perché, annunciare il futuro è compito anche dell'intellettuale creatore, e Raffaele Spada assolve così il suo impegno con tutta la sua vita e con tutta la storia della pittura.