Ministero della Pubblica
Istruzione
CULTURA
SCUOLA
PERSONA
verso le indicazioni nazionali
per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione
Roma 2007
Tra gli impegni qualificanti assunti all’inizio del mio mandato vi era quello
di mettere le istituzioni scolastiche nelle condizioni di sviluppare la loro autonomia
educativa e didattica, senza che ciò significasse passare dal centralismo
burocratico allo spontaneismo improduttivo.
Tale impegno si è tradotto in questi mesi in una significativa attività mirata
a giungere in tempi ragionevoli alla revisione delle attuali “Indicazioni Nazionali”
per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione. Gli esiti di questo primo
tempo di analisi e di ricerca si sono tradotti in questo “Documento di base“,
elaborato da una Commissione di studiosi e di esperti presieduta dal professore
Mauro Ceruti.
Si avvia così un percorso di dialogo e di confronto che richiede il
protagonismo non solo del mondo della scuola “militante” - peraltro già da tempo
coinvolto in una operazione di “ascolto” - ma anche l’apporto costruttivo
dell’associazionismo professionale e disciplinare dei docenti, nonché delle
articolate realtà della società politica e civile del Paese: dal Parlamento agli Enti
locali, dal mondo dell’Università e della Ricerca alle Organizzazioni sindacali, dalle
Associazioni delle famiglie e degli studenti all’universo dei media. Sono queste le
componenti che - a vario titolo coinvolte nel sistema formativo - sono direttamente
interessate a un suo organico e armonioso sviluppo.
Le riforme non si fanno senza confronto e collaborazione; richiedono
persino una forte passione; pretendono comunque non solo il contributo impegnato
di tutti e di ciascuno, ma pure uno sforzo comune di condivisione il più possibile
ampio e convinto.
Il mio augurio è che l’itinerario che abbiamo intrapreso raggiunga i risultati
che il Paese e la sua scuola giustamente si attendono.
Giuseppe Fioroni
Ministro della Pubblica Istruzione
LA SCUOLA NEL NUOVO SCENARIO
In un tempo molto breve abbiamo vissuto il passaggio
da una società relativamente stabile a una società caratterizzata da
molteplici cambiamenti e discontinuità. Questo nuovo scenario è
ambivalente: per ogni persona, per ogni comunità, per ogni società
si moltiplicano sia i rischi che le opportunità.
Gli ambienti in cui la scuola è immersa sono più ricchi di
stimoli culturali, ma anche più contraddittori. Oggi l’apprendimento
scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i
bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze
specifiche spesso non vi è bisogno dei contesti scolastici. Ma
proprio per questo la scuola non può e non deve abdicare al
compito di scoprire la capacità degli studenti di dare senso alla
varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il
carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei
bambini e degli adolescenti.
L’orizzonte territoriale della scuola si allarga. Ogni
specifico territorio possiede legami con le varie aree del mondo e
con ciò stesso costituisce un microcosmo che su scala locale
riproduce opportunità, interazioni, tensioni, convivenze globali.
Anche ogni singola persona, nella sua esperienza quotidiana, deve
tener conto di informazioni sempre più numerose ed eterogenee e
si deve confrontare con la pluralità delle culture. Nel suo itinerario
formativo ed esistenziale lo studente si trova a interagire con culture
diverse, senza tuttavia avere strumenti adatti per comprenderle e
metterle in relazione con la propria. Alla scuola spetta il compito di
fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità
consapevole e aperta.
Non dobbiamo però dimenticare che in questa
situazione di potenziale ricchezza formativa permangono vecchie
forme di analfabetismo e di emarginazione culturale. Queste si
intrecciano con analfabetismi di ritorno, che rischiano di impedire a
molti l’esercizio di una piena cittadinanza. Inoltre, la diffusione delle
tecnologie di informazione e di comunicazione, insieme a grandi
opportunità, rischia di introdurre anche serie penalizzazioni nelle
possibilità di espressione di chi non ha ancora accesso a tali
tecnologie. Questa situazione nella scuola è ancora più evidente.
Allo stato attuale delle cose, infatti, le relazioni con gli strumenti
informatici sono assai diseguali fra gli studenti come fra gli
insegnanti.
Anche le relazioni fra il sistema formativo e il mondo del
lavoro stanno rapidamente cambiando. Ogni persona si trova
ricorrentemente nella necessità di riorganizzare e reinventare i
propri saperi, le proprie competenze e persino il proprio stesso
lavoro. Le tecniche e le competenze diventano obsolete nel volgere
di pochi anni. Per questo l’obiettivo della scuola non può essere
soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e
competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona
sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare
positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e
professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e
normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti
pensati per individui medi, non sono più adeguate. Al contrario, la
scuola può e deve realizzare percorsi formativi sempre più
rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella
prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di
ognuno.
In tale scenario, alla scuola spettano alcune finalità
specifiche. La scuola deve offrire agli studenti occasioni di
apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; deve far
sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari
per apprendere a selezionare le informazioni; deve promuovere
negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano
in grado di fare da bussola negli itinerari personali; deve favorire
l’autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica
alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi.
La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica
impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di
tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle
varie forme di diversità o di svantaggio. Questo comporta saper
accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe,
dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e
valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza;
inoltre nel Paese, affinché le penalizzazioni sociali, economiche,
culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi
di qualità che è doveroso garantire.
CENTRALITÀ DELLA PERSONA
Le finalità della scuola devono essere definite a partire
dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso
individuale e con l’unicità della rete di relazioni che la legano alla
famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle
strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della
singolarità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue
capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di
formazione.
Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in
tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici,
etici, spirituali. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e
realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui
astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise
domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di
significato.
Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i docenti
definiscano le loro proposte in una relazione costante con i bisogni
fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti. È
altrettanto importante valorizzare simbolicamente i momenti di
passaggio che segnano le tappe principali di apprendimento e di
crescita di ogni studente.
Particolare cura deve essere contemporaneamente
posta alla formazione della classe come gruppo, alla promozione
dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla gestione degli
inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione. La scuola si deve
costruire come luogo accogliente, coinvolgendo in questo compito
gli studenti stessi. Si deve esplicitare l’importanza delle condizioni
che favoriscono lo star bene a scuola, al fine di ottenere la
partecipazione più ampia dei bambini e degli adolescenti a un
progetto educativo condiviso. La formazione di importanti legami di
gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro
dell’azione educativa, ma è al contrario condizione indispensabile
per lo sviluppo della personalità di ognuno.
La scuola deve porre le basi del percorso formativo dei
bambini e degli adolescenti sapendo che esso proseguirà in tutte le
fasi successive della vita. In tal modo deve fornire le chiavi per
apprendere ad apprendere, per costruire e per trasformare le
mappe dei saperi rendendole continuamente coerenti con la rapida
e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro
oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di conoscenza necessari
per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici
nei quali gli studenti si troveranno a vivere e ad operare.
PER UNA NUOVA CITTADINANZA
La scuola persegue una doppia linea formativa: verticale e
orizzontale. La linea verticale esprime l’esigenza di impostare una
formazione che possa poi continuare lungo l’intero arco della vita;
quella orizzontale indica la necessità di un’attenta collaborazione fra
la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a vario titolo
educative: la famiglia in primo luogo.
Insegnare le regole del vivere e del convivere è per la
scuola un compito oggi ancora più ineludibile rispetto al passato,
perché sono molti i casi nei quali le famiglie incontrano difficoltà più
o meno grandi nello svolgere il loro ruolo educativo.
La scuola non può interpretare questo compito come
semplice risposta a un’emergenza. Non deve trasformare le
sollecitazioni che le provengono da vari ambiti della società in un
moltiplicarsi di microprogetti che investano gli aspetti più disparati
della vita degli studenti, con l’intento di definire norme di
comportamento specifiche per ogni situazione. L’obiettivo non è di
accompagnare passo dopo passo lo studente nella quotidianità di
tutte le sue esperienze, bensì di proporre un’educazione che lo
spinga a fare scelte autonome e feconde, quale risultato di un
confronto continuo della sua progettualità con i valori che orientano
la società in cui vive.
La scuola perseguirà costantemente l’obiettivo di
costruire un’alleanza educativa con i genitori. Non si tratta di
rapporti da stringere solo in momenti critici, ma di relazioni costanti
che riconoscano i reciproci ruoli e che si supportino
vicendevolmente nelle comuni finalità educative.
La scuola si apre alle famiglie e al territorio circostante,
facendo perno sugli strumenti forniti dall’autonomia scolastica, che
prima di essere un insieme di norme è un modo di concepire il
rapporto delle scuole con le comunità di appartenenza, locali e
nazionali. L’acquisizione dell’autonomia rappresenta un momento
decisivo per le istituzioni scolastiche. Grazie ad essa si è già avviato
un processo di sempre maggiore responsabilizzazione condiviso dai
docenti e dai dirigenti, che favorisce altresì la stretta connessione di
ogni scuola con il suo territorio.
In quanto comunità educante, la scuola deve generare una
diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed
emotivi, ed essere anche in grado di promuovere la condivisione di
quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di
una comunità vera e propria. La scuola può affiancare al compito
dell’«insegnare ad apprendere» anche quello dell’«insegnare a
essere».
L’obiettivo è quello di valorizzare l’unicità e la singolarità
dell’identità culturale di ogni studente. La presenza di bambini e
adolescenti con radici culturali diverse è un fenomeno ormai
strutturale e non può più essere considerato episodico: deve
trasformarsi in un’opportunità per tutti. Non basta riconoscere e
conservare le diversità preesistenti, nella loro pura e semplice
autonomia. Si deve, invece, sostenere attivamente la loro
interazione e la loro integrazione attraverso la conoscenza della
nostra e delle altre culture, in un confronto che non eluda questioni
quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari, le differenze di genere.
La promozione e lo sviluppo di ogni persona deve stimolare in
maniera vicendevole la promozione e lo sviluppo delle altre
persone: ognuno impara meglio nella relazione con gli altri. Non
basta convivere nella società, ma questa stessa società bisogna
crearla continuamente insieme.
Il sistema educativo deve formare cittadini in grado di
partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più
ampie e composite, siano esse quella nazionale, quella europea,
quella mondiale. Non dobbiamo dimenticare che fino a tempi assai
recenti la scuola ha avuto il compito di formare cittadini nazionali
attraverso una cultura omogenea. Oggi, invece, può porsi il compito
più ampio di educare alla convivenza proprio attraverso la
valorizzazione delle diverse identità e radici culturali di ogni
studente. La finalità è una cittadinanza che certo permane coesa e
vincolata ai valori fondanti della tradizione nazionale, ma che può
essere alimentata da una varietà di espressioni ed esperienze
personali molto più ricca che in passato.
Per educare a questa cittadinanza unitaria e plurale ad
un tempo, una via privilegiata è proprio la conoscenza e la
trasmissione delle nostre tradizioni e memorie nazionali: non si
possono realizzare appieno le possibilità del presente senza una
profonda memoria e condivisione delle radici storiche. A tal fine
sarà indispensabile una piena valorizzazione dei beni culturali
presenti sul territorio nazionale, proprio per arricchire l’esperienza
quotidiana dello studente con culture materiali, espressioni
artistiche, idee, valori che sono il lascito vitale di altri tempi e di altri
luoghi.
La nostra scuola, inoltre, deve formare cittadini italiani che
siano nello stesso tempo cittadini dell’Europa e del mondo. I
problemi più importanti che oggi toccano il nostro continente e
l’umanità tutta intera non possono essere affrontati e risolti
all’interno dei confini nazionali tradizionali, ma solo attraverso la
comprensione di far parte di grandi tradizioni comuni, di un’unica
comunità di destino europea così come di un’unica comunità di
destino planetaria. Perché gli studenti acquisiscano una tale
comprensione, è necessario che la scuola li aiuti a mettere in
relazione le molteplici esperienze culturali emerse nei diversi spazi
e nei diversi tempi della storia europea e della storia dell’umanità.
La scuola è luogo in cui il presente è elaborato nell’intreccio tra
passato e futuro, tra memoria e progetto.
PER UN NUOVO UMANESIMO
Le relazioni fra il microcosmo personale e il macrocosmo
dell’umanità e del pianeta oggi devono essere intese in un duplice
senso. Da un lato tutto ciò che accade nel mondo influenza la vita di
ogni persona; dall’altro, ogni persona tiene nelle sue stesse mani
una responsabilità unica e singolare nei confronti del futuro
dell’umanità.
La scuola può e deve educare a questa consapevolezza e a
questa responsabilità i bambini e gli adolescenti, in tutte le fasi della
loro formazione. A questo scopo si deve comprendere che il
bisogno di conoscenze degli studenti non si soddisfa con il semplice
accumulo di tante informazioni in vari campi, ma solo con il pieno
dominio dei singoli ambiti disciplinari e, contemporaneamente, con
l’elaborazione delle loro molteplici connessioni. E’ quindi decisiva
una nuova alleanza fra scienza, storia, discipline umanistiche, arti e
tecnologia, in grado di delineare la prospettiva di un nuovo
umanesimo.
In tale prospettiva, la scuola potrà perseguire alcuni obiettivi,
oggi prioritari.
Dovrà insegnare a ricomporre i grandi oggetti della
conoscenza - l’universo, il pianeta, la natura, la vita, l’umanità, la
società, il corpo, la mente, la storia - in una prospettiva complessa,
volta cioè a superare la frammentazione delle discipline e a
integrarle in nuovi quadri d’insieme.
Dovrà promuovere i saperi propri di un nuovo umanesimo: la
capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi; la capacità di
comprendere le implicazioni, per la condizione umana, degli inediti
sviluppi delle scienze e delle tecnologie; la capacità di valutare i
limiti e le possibilità delle conoscenze; la capacità di vivere e di
agire in un mondo in continuo cambiamento.
Dovrà diffondere la consapevolezza che i grandi problemi
dell’attuale condizione umana – il degrado ambientale, il caos
climatico, le crisi energetiche, la distribuzione ineguale delle risorse,
la salute e la malattia, l’incontro e il confronto di culture e di religioni,
i dilemmi bioetici, la ricerca di una nuova qualità della vita –
possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta
collaborazione non solo fra le nazioni, ma anche fra le discipline e
fra le culture.
Tutti questi obiettivi possono essere realizzati sin dalle prime
fasi della formazione. L’esperimento, la manipolazione, il gioco, la
narrazione, le espressioni artistiche e musicali sono infatti
altrettante occasioni privilegiate per apprendere per via pratica
quello che successivamente dovrà essere fatto oggetto di più
elaborate conoscenze teoriche e sperimentali. Nel contempo, lo
studio dei contesti storici, sociali, culturali nei quali si sono
sviluppate le conoscenze è condizione di una loro piena
comprensione. Inoltre, le esperienze personali che i bambini e gli
adolescenti hanno degli aspetti a loro prossimi della natura, della
cultura, della società e della storia sono una via di accesso
importante per la sensibilizzazione ai problemi più generali e per la
conoscenza di orizzonti più estesi nello spazio e nel tempo. Ma
condizione indispensabile per raggiungere questo obiettivo è
ricostruire insieme agli studenti le coordinate spaziali e temporali
necessarie per comprendere la loro collocazione rispetto agli spazi
e ai tempi assai ampi della geografia e della storia umane, così
come rispetto agli spazi e ai tempi ancora più ampi della natura e
del cosmo.
Definire un tale quadro d’insieme è compito sia della
formazione scientifica (chi sono e dove sono io nell’universo, sulla
terra, nell’evoluzione?) sia della formazione umanistica (chi sono e
dove sono io nelle culture umane, nelle società, nella storia?). Negli
ultimi decenni, infatti, discipline una volta distanti hanno collaborato
nel ricostruire un albero genealogico delle popolazioni umane e nel
tracciare i tempi e i percorsi delle grandi migrazioni con cui il
pianeta è stato popolato. La genetica, la linguistica, l’archeologia,
l’antropologia, la climatologia, la storia comparata dei miti e delle
religioni hanno cominciato a delineare una storia globale
dell’umanità. Da parte loro, la filosofia, le arti, l’economia, la storia
delle idee, delle società, delle scienze e delle tecnologie stanno
mettendo in evidenza come le popolazioni umane abbiano sempre
comunicato fra loro e come le innovazioni materiali e culturali siano
sempre state prodotte da una lunga storia di scambi, interazioni,
traduzioni. A loro volta, le scienze del vivente oggi allargano ancora
di più questo quadro: le collaborazioni fra genetica, paleontologia,
embriologia, ecologia, etologia, geologia, biochimica, biofisica, ci
danno per la prima volta un quadro delle grandi tappe della storia
della vita sulla terra e mostrano la stretta interdipendenza fra tutte le
forme viventi.
L’elaborazione dei saperi necessari per comprendere l’attuale
condizione dell’uomo planetario, definita dalle molteplici
interdipendenze fra locale e globale, è dunque la premessa
indispensabile per l’esercizio consapevole di una cittadinanza
nazionale, europea e planetaria. Oggi la scuola italiana può proporsi
concretamente un tale obiettivo, contribuendo con ciò a creare le
condizioni propizie per rivitalizzare gli aspetti più alti e fecondi della
nostra tradizione. Questa ,infatti, è stata ricorrentemente
caratterizzata da momenti di intensa creatività - come la civiltà
classica greca e latina, la Cristianità, il Rinascimento e, più in
generale, l’apporto degli artisti, dei musicisti, degli scienziati, degli
esploratori e degli artigiani in tutto il mondo e per tutta l’età moderna
- nei quali l’incontro fra culture diverse ha saputo generare l’idea di
un essere umano integrale, capace di concentrare nella singolarità
del microcosmo personale i molteplici aspetti del macrocosmo
umano.
LA COMMISSIONE
La Commissione, presieduta dal prof. Mauro Ceruti, ordinario
di filosofia della scienza presso l’Università degli studi di Bergamo e
coordinata dal prof. Italo Fiorin docente presso l’Università LUMSA
di Roma, è composta da:
Prof.ssa Anna Maria Ajello - Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Prof. Andrea Canevaro - Università degli Studi di Bologna
Prof. Gustavo Charmet Pietropolli - Università degli Studi di Milano
Prof. Gaetano Domenici - Università degli Studi “Roma Tre”
Prof. Franco Frabboni - Università degli Studi di Bologna
Prof. Lucio Guasti - Università “Cattolica del Sacro Cuore” di Milano
Prof.ssa Silvana Loiero - Dirigente scolastico - S.Lazzaro di Savena (Bologna)
Prof.ssa Caterina Manco - Dirigente Scolastico – Monterotondo (Roma)
Prof.ssa Susanna Mantovani - Università degli Studi di Milano - “Bicocca”
Prof.ssa Luigina Mortari - Università degli Studi di Verona
Prof. Carlo Petracca - Dirigente Tecnico MPI
Prof. Mario Riboldi - Dirigente Scolastico - Milano
Prof. Marco Rossi Doria - Docente di scuola primaria - Napoli
Prof.ssa Elena Ugolini - Dirigente Scolastico - Bologna <<<<<indietro>>>>> |