L'ANDIS esprime un giudizio positivo sul documento "Cultura, Scuola, Persona", presentato il 3 aprile scorso dal Ministro Fioroni, come cornice culturale che segna l'avvio ufficiale del processo che porterà alla definizione delle nuove Indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione.
E' un gradito evento potersi misurare su orizzonti di senso dal forte impatto culturale, scoprendo che la Commissione preposta, nominata quasi nel segreto e lavorando in silenzio, ha prodotto un testo laico che già dal titolo reca le giuste suggestioni sulle connessioni che devono instaurarsi tra il sapere, la sua costruzione e la persona cui è destinato il processo.
Non possiamo che concordare sull'idea della centralità del bambino che apprende, soggetto intelligente che agisce in una dimensione ecologica, in un contesto locale inserito nel mondo globalizzato, in continuo movimento, incerto; liquido, come direbbe Zigmunt Bauman. E, secondo l'ANDIS, la scuola nella quale il bambino apprende non può che essere un luogo che concorra allo sviluppo della cittadinanza sociale, della democrazia, della cooperazione, dello sviluppo di tutti per tutti, della consapevolezza che la globalizzazione è un rischio e, insieme, un'opportunità. Basta cogliere la strada giusta.
Il contenuto del documento sviluppa coerentemente questo assunto e segna felicemente il tramonto di una visione astratta ed egocentrica dell'infanzia, riconducendola ad una dimensione osmotica con il proprio ecosistema e sollecitando la scuola a recuperare il senso della sua missione.
L'ANDIS ritiene cruciale questo aspetto, ritenendo che alla scuola di base competa mettere ordine nella tempesta alfabetica arrecata al bambino dall' affastellarsi delle informazioni, conoscenze, messaggi di valori (e dis-valori!) che gli arrivano dalla società, interpretando e selezionando gli assi portanti dei saperi essenziali per favorirne la continua espansione e qualificazione. E lo deve fare dotandosi degli adeguati strumenti, per non perdere la sfida con i luoghi della pseudocultura, fatti di appeal e di richiami alla moda. Lo deve fare recuperando la serietà: la scuola è studio, lo studio deve creare l'emozione di sapere, ma è anche fatica e impegno.
L'educazione, è scritto nel codice etico di cui l'ANDIS si è dotata nel 2003, va orientata soprattutto al futuro per quanto riguarda l'uso della cittadinanza attiva, la salute del pianeta, la visione di un mondo migliore per tutti, le pari opportunità.
Le Indicazioni possono e devono essere un potente strumento per raggiungere questi obiettivi e per dare organicità all'intero itinerario scolastico, a condizione che si traduca il documento proposto dalla commissione in un testo che definisca in modo asciutto, con precisione e chiarezza le indicazioni - appunto! - da seguire per offrire al bambino un bagaglio quantomeno essenziale di abilità e competenze per
? coniugare la comprensione di sé col rispetto dell'altro e agire la cittadinanza attiva
? trovare la propria dimensione per far fronte alle sfide poste dal continuo cambiamento e dalla rapidità delle innovazioni
? orientarsi nella società complessa con un personale progetto di vita
? sapersi attrezzare per governare i processi di modernizzazione, dominando la tecnica senza farsene soggiogare
? esprimere pensiero critico e creatività per padroneggiare e utilizzare i saperi acquisiti nel corso della vita.
La struttura delle nuove indicazioni deve riconsiderare la gerarchia dei saperi tradizionalmente intesi e oggi praticati nella scuola, assicurando la piena parità e la trasversalità degli apporti disciplinari, per consentire il rispetto delle attitudini e delle identità, e incoraggiare le nuove generazioni ad esplorare in modo più rigoroso il rapporto globale/locale e il concetto chiave di interdipendenza. Una rivisitazione del concetto di spazio, quindi, che si accompagni a quella del tempo, coniugando la conoscenza del passato, con l'attenzione sul presente e la riflessione critica sulle conseguenze delle azioni correnti che si riverberano sul futuro.
Altro punto considerato irrinunciabile dall'ANDIS è quello di valutare attentamente quanto di positivo già c'è nella scuola per valorizzarlo: vanno pertanto portate a regime le esperienze di eccellenza legate alla pratica dell'accoglienza e della didattica attiva che privilegia l'ermeneutica e rispetta gli alunni, ne stimola la creatività, ne favorisce la maturazione, segnando un terreno fertile per la rimozione degli ostacoli che i condizionamenti sociali, economici e ambientali pongono alla crescita armoniosa e alla coesione sociale. Crediamo invece che non vada bene né preconizzare né anticipare forzatamente l'alfabetizzazione, perché l'acquisizione efficace dei saperi avviene se progredisce in maniera graduale, rispettando tempi e stili di apprendimento di tutti e di ciascuno.
L'ANDIS ribadisce il convinto sostegno alla strategia di ascolto promossa dal Ministro e il recupero del metodo del dialogo con tutti i soggetti che hanno responsabilità nel definire gli aspetti di qualità del sistema scolastico: è opportuno, però, che ognuno di noi compia uno sforzo non per omologare il pensiero ed evitare i rilievi anche critici verso quanto si sta decidendo, ma per affermare il principio di responsabilità che ci deve condurre ad esplicitare pareri, riflessioni, appunti, perplessità e quant'altro possa servire non per marcare differenziazioni pregiudiziali ma per offrire severe considerazioni e contributi propositivi volti a creare, magari anche nelle contrapposizioni, valore aggiunto al dibattito in corso.
Apprezziamo ancora l'esito dei lavori della commissione tecnico-scientifica che nel 1997 ha individuato le conoscenze fondamentali su cui basare l'apprendimento dei giovani della scuola italiano nei successivi decenni, perché mantiene ancora caratteri di attualità: nel metodo adottato, per l'ampio apporto di posizioni che è riuscita a mobilitare, per la convinta partecipazione della scuola all'ampia consultazione allora sollecitata, per l'attenzione che la società ha dedicato con spirito di critica costruttiva, ben diversa da quello che oggi accade quando si pone l'accento sulle marginali patologie con spirito quasi voyeristico. I principi enunciati dalla commissione dei cosiddetti Saggi sono ancora condivisibili: ridefinire il ventaglio di saperi della scuola, esplicitare i loro nessi e le loro relazioni, rendere essenziali i contenuti dell'insegnamento asciugando la sovrabbondanza dei contenuti presenti nei programmi del 1979 della scuola media e del 1985 della scuola elementare, dare spazio alla pluralità di linguaggi, considerare l'apporto delle nuove tecnologie. Purtroppo il documento successivo prodotto dalla commissione Maragliano-De Mauro non ha rispettato le promesse, producendo programmi ipertrofici. Non vorremmo si dovesse ripetere lo stesso errore.
Poi è seguita una nuova stagione politica, caratterizzata dallo slogan sbagliato e ingeneroso del "punto e a capo", che l'ANDIS ha rigettato con fermezza, come ha rigettato il metodo della costruzione di riforme, indicazioni, raccomandazioni fatta al buio, senza dibattiti, senza creare sintonie sull'idea di scuola e sui valori che i decisori politici volevano veicolare, perché siamo convinti che le basi della cultura nazionale vadano definite collettivamente, come garanzia di esercizio maturo del diritto/dovere di cittadinanza. La scuola italiana, che è patrimonio di tutti ha vissuto con lacerazione una fase troppo lunga caratterizzata da sterili contrapposizioni e da conflitti permanenti attivi, ora occorre ritrovare serenità e pacatezza nei toni per recuperare il gusto del fare e sperimentare cultura, per esercitare finalmente l'autonomia didattica e culturale che la legge riconosce ma che i lacci e i laccioli della burocrazia ancora imperante e dei contratti dall'antica formulazione rendono ancora problematica.
Auspichiamo che, al termine del percorso, siano definite Indicazioni leggibili, con sobrietà di linguaggio, coerenti con i principi contenuti nel documento "Cultura, Scuola, Persona", essenziali nella proposta dei contenuti e degli obiettivi e argomenti di apprendimento, chiari nella definizione dei riferimenti prescrittivi, dei profili di conoscenze e competenze che devono essere uguali per tutti, lasciando alle scuole autonome, meglio se costruite sul modello organizzativo dell'istituto comprensivo, perché il più efficace per garantire progressività, continuità, utilizzo ottimale delle risorse umane il compito di sviluppare i piani dell'offerta formativa adeguati ai propri alunni e al contesto. L'ANDIS, in questo percorso, assicura il proprio contributo di idee, avvalendosi delle buone esperienza maturate sul campo.
Il nuovo umanesimo
E' però chiaro, e l'ANDIS lo va dichiarando da tempo, che per riformare veramente il pensiero e l'organizzazione delle conoscenze al fine di educare le nuove generazioni, occorre prima di tutto riformare i docenti, come ha esposto anche Edgar Morin nella lucida prolusione al seminario di presentazione del documento, per educarli alla transdisciplinarietà e al pensiero dell'incertezza. La centralità dell'alunno che apprende e che matura una conoscenza adeguata ad assolvere al compito fondamentale di costruire un nuovo umanesimo si realizza solo con il concorso della disponibilità e della competenza dei docenti ad impartire un insegnamento "nuovo". C'è bisogno di elaborare e costruire un'identità professionale che lo porti a prendersi cura dell'alunno, veicolando i principi dell'autovalutazione e dell'autoregolamentazione, in funzione del miglioramento del progetto formativo e della sua realizzazione autentica, che lo induca a ripensare strumenti e metodologie per uscire dalla iperspecializzazione disciplinare in funzione della riunione dei saperi, del superamento della divisione tra mente e natura, tra intelligenza cognitiva ed emotiva.
C'è bisogno di ripensare allo stato giuridico dei docenti, funzionale ad assolvere alle nuove sfide professionali che la scuola del terzo millennio e la cambiata normativa impone, è necessario rimodulare l'organizzazione del lavoro e rivedere le cattedre d'insegnamento.
Il dirigente scolastico non può chiamarsi fuori da questi processi, anzi non può che esserne uno dei protagonisti a pieno titolo, come primo garante di diritti costituzionalmente protetti, quali il diritto del cittadino studente al rispetto della sua persona e al successo formativo insieme alla tutela della libertà d'insegnamento sia nella dimensione individuale che collettiva. Solo partendo dal senso della coevoluzione e dalla responsabilità di trasmettere, attraverso comportamenti esemplari, i principi riferiti all'etica pubblica come il perseguimento del bene comune, essenziale per costruire il senso di cittadinanza, si può dare un significativo contributo per realizzare l'impegnativo ma esaltante compito di riformare davvero un sistema scolastico non più al passo con il nostro tempo.
Questioni aperte:
- i cicli dell'istruzione. La scuola primaria si conclude con la quinta classe? La scuola secondaria di I Grado come si raccorda col biennio? E' ipotizzabile un unico percorso, spostando l'esame finale al termine del biennio?
- le INDICAZIONI NAZIONALI devono chiaramente definire gli obiettivi generali del processo formativo, gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni, le discipline e il monte ore annuo.
- la valutazione degli apprendimenti è sicuramente delle scuole, quella terminale di periodi scolastici (scuola primaria, scuola secondaria I Grado, biennio) dovrebbe essere predisposta a livello centrale, per assicurare omogeneità degli accertamenti, valorizzando il Sistema educativo nazionale.
- Sarebbe utile un glossario per dare a ciascun termine univoco significato.
- Occorre un piano straordinario di formazione dei docenti, superando l'attuale facoltatività della formazione. Il contratto nazionale dovrebbe garantire per tutto il personale una soglia minima di formazione obbligatoria.
- E' importante valorizzare il ruolo del dirigente scolastico nei processi di riforma, che possono rappresentare un momento di crescita culturale e collettiva di tutti gli operatori scolastici
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