Accoglienza |
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AccoglienzaPrassi pedagogica volta a rendere possibile l’implicazione personale nel gruppo e finalizzata a definire un “contratto pedagogico” consapevole e partecipato all’interno dell’azione formativa. Essa si propone i seguenti obiettivi: conoscenza della persona, valorizzazione del suo “portato” culturale e sociale, integrazione del gruppo-classe, conoscenza del contesto formativo, dei suoi attori e del progetto formativo, delineazione del “contratto pedagogico”. (Dal sito http://piemonte.engim.it/glossario/index.htm) L’accoglienzaLa fase dell’accoglienza, da svolgere subito a inizio anno scolastico, prima dell’attivazione del progetto organizzato per lo stesso anno, è un’attività estremamente delicata, che richiede la realizzazione di una serie di compiti ben strutturati. L’accoglienza riguarda tutte le classi, ma in modo preminente quelle iniziali di ciascun ciclo scolastico. Le fasi che la contraddistinguono e che vanno sviluppate sono: — una valutazione diagnostico-iniziale dei nuovi alunni; — una forte individualizzazione delle attività di lavoro che seguono la valutazione iniziale e che vanno progettate in modo da adattarle a ogni singolo allievo; — la realizzazione di una effettiva continuità educativa fra la scuola nella quale i ragazzi sono arrivati e quella da cui provengono. La valutazione diagnostica serve a rilevare sia le conoscenze possedute dal singolo e dal gruppo nel suo insieme, sia i prerequisiti affettivo-motivazionali di ogni alunno. Per la rilevazione possono risultare utili: la scheda o la pagella, test generici di conoscenza, prove strutturate, prove semistrutturate, quali saggi brevi, relazioni, colloquio strutturato e riassunti di attività svolte, la registrazione dei comportamenti durante questo tipo di attività e prove di comprensione della lettura. Queste ultime vengono raramente eseguite, ma sono estremamente utili, perché, a volte, i ragazzi hanno un impatto negativo con nuove materie solo perché non sono in grado di ben interpretare quello che leggono. Le attività da programmare, dopo aver valutato i test iniziali, devono, nel loro insieme, mirare a: — consolidare i prerequisiti; — facilitare l’apertura verso le nuove conoscenze; — favorire la connessione fra le conoscenze possedute e quelle da apprendere; — infondere negli alunni qualcuna di quelle incertezze cognitive che insinui un bisogno e stimoli la curiosità intellettuale; — facilitare l’orientamento, anche fisico, nella nuova struttura scolastica; — promuovere condizioni di lavoro collettivo. Non bisogna mai dimenticare che proprio dalla qualità delle prime attività che compie l’insegnante deriva il grado di disponibilità degli alunni verso gli apprendimenti futuri e, come conseguenza, la possibilità di far affiorare in essi interessi e far sviluppare attitudini che li portino verso un vero e proprio auto-orientamento. Il tempo impiegato nell’attività di accoglienza, anche se dovesse prolungarsi per due o tre mesi, non è tempo sprecato, ma risulta essere un vero e proprio "investimento formativo". Una volta che gli alunni sono stati motivati, hanno raggiunto i prerequisiti loro richiesti e sono pervasi della voglia di soddisfare i loro bisogni cognitivi, inizieranno facilmente a imparare le nuove nozioni che vengono loro proposte: il lavoro proseguirà più celermente e si recupererà il tempo che inizialmente sembrava improduttivo. Alcune riflessioni sono necessarie relativamente alle notizie che un insegnante riceve sulla storia formativa degli alunni. Per individualizzare gli insegnamenti, i docenti devono poter disporre di un grande numero di informazioni che siano affidabili e che siano possibilmente strutturate in un profilo dinamico dell’allievo. D’altra parte gli allievi devono raggiungere un alto livello di consapevolezza della propria storia formativa, che permetta loro di disporre di quelle informazioni atte a individuare i propri interessi reali e le proprie specifiche attitudini rilevate dai docenti. Per soddisfare questa duplice richiesta, sarebbe utile disporre di "flussi informativi affidabili" relativi alle caratteristiche dei singoli alunni, che aiuterebbero i nuovi docenti a progettare un percorso formativo continuo, docenti e famiglie a facilitare un processo di orientamento e gli stessi alunni ad auto-orientarsi. Evidentemente, il semplice giudizio valutativo di fine anno non serve allo scopo e anche i verbali delle riunioni dei Consigli di classe, relativi alle sedute nelle quali è stata decisa la promozione, sono documenti scarsamente informativi sul profilo scolastico dell’allievo. La soluzione potrebbe essere quella di rendere snello ed efficace quel "fascicolo personale dell’allievo", introdotto con il D.M. 16-11-1992 nelle scuole elementari. Nel modo in cui esso è visto oggi, si riduce a un grande raccoglitore di una mole elevata di informazioni che lo rende poco, se non del tutto, utilizzabile. In un flusso informativo quello che conta è la qualità, non la quantità, delle notizie trasmesse. ------------------------------------------------------------- dal sito "Simone per la scuola"
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