Il filo conduttore: la rappresentazione della conoscenza |
Cerca nel web, nel sito, nei siti amici Ricerca personalizzata
|
Il filo conduttore: la rappresentazione della conoscenzaLa maggior parte degli addetti ai lavori definisce l'intelligenza artificiale in termini di prestazioni confrontabili con quelle dell'intelligenza umana; questo presuppone però che si sappia che cos'è e come funziona l'intelligenza umana, cosa che non soltanto non si verifica, ma che è a sua volta oggetto di indagine da parte di chi si occupa di intelligenza artificiale. Inoltre il confine tra l'intelligenza artificiale e le altre discipline informatiche si è andato spostando in modo tale che oggi viene negata l'etichetta "intelligente" ad applicazioni che agli albori erano considerate tali a buon diritto, come ad esempio alcuni programmi che giocano a scacchi. Comunque un aspetto strutturale contribuisce a caratterizzare i sistemi per l'intelligenza artificiale: all'elaboratore vengono forniti due tipi di conoscenze - la rappresentazione della conoscenza del dominio, cioè una descrizione della realtà in cui operare, indipendente dai problemi e dalle soluzioni - una serie di strumenti - anche euristici - per interpretare tale conoscenza. La netta separazione della conoscenza descrittiva del dominio da quella, procedurale, necessaria a risolvere il problema è un elemento costante dei sistemi "intelligenti" e consente l'utilizzo della conoscenza del dominio a fini diversi. Un programma è "intelligente" se è in grado di utilizzare la sua base di conoscenza con modalità e scopi molteplici e non necessariamente precostituiti dal programmatore: non solo risolvere il problema, ma anche saper rendere conto del metodo. Un solutore capace di spiegare che metodo ha usato, e perché ha scelto quel metodo, dimostra un rapporto in un certo senso di distacco dalla conoscenza in questione: è in grado di discuterne, la "vede" dall'alto. Il trasferimento in ambito linguistico di questi concetti implica la possibilità di svincolare la rappresentazione del dato linguistico dalle sue modalità di utilizzo: la stessa "grammatica" può essere utilizzata per comprendere una frase, o per generare una frase, o per enunciare conoscenze linguistiche. Il linguaggio è ovviamente uno strumento di rappresentazione della conoscenza, forse il principale. Ma è esso stesso oggetto di conoscenza, che i linguisti si sono sforzati di descrivere mediante opportuni meta‑linguaggi. Per questa sua natura bifronte il linguaggio è uno dei nodi chiave della ricerca sull'intelligenza artificiale. La simbiosi tra AI e linguistica si basa sull'ipotesi che alcuni aspetti della conoscenza, tradizionalmente comunicata tra esseri umani in linguaggio naturale[1], siano rappresentabili in una macchina per un utilizzo "intelligente". Come abbiamo visto, questo implica disporre per il linguaggio di un sistema descrittivo formale e di adeguati strumenti interpretativi. Buona parte di questo intervento è dedicata all'esame degli strumenti concettuali e tecnici di rappresentazione della conoscenza linguistica, con particolare attenzione al loro potenziale uso in campo pedagogico. [1] Usiamo il termine linguaggio naturale per distinguere il linguaggio usato dagli uomini per comunicare con altri uomini dai linguaggi artificiali usati per comunicare in maniera formale con macchine. Esiste anche un approccio che distingue l'umano dal naturale, intendendo con quest'ultimo un sottoinsieme del linguaggio umano utilizzabile da una macchina [Marcus 1986].
|