Intelligenza artificiale - Educazione linguistica


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Intelligenza artificiale: quale contributo all'educazione linguistica?
Francesco Caviglia
Institut for Romansk Filologi - Aarhus Universitet - Danimarca


Conclusione problematica: lo statuto scientifico delle discipline interessate

Ricordate la macchina descritta da Swift, con cui "la persona più ignorante, con poca spesa e uno sforzo muscolare minimo, avrebbe potuto scrivere libri di filosofia, poesia, ... matematica e teologia, senza bisogno alcuno di genio e di studio"?  Era una macchina che rimescolava tavolette recanti ciascuna una parola della lingua di Laputa: a ogni rimescolamento si generava una nuova frase, e appositi scrivani trascrivevano le frasi che apparivano sensate.  Potremmo vedere il calcolatore come permutatore guidato da un corpo di regole: non capisce, o almeno non dimostra di capire, ma sa mettere insieme frasi.  Saremmo certi che una macchina capisce se fosse in grado di tradurre in un'altra lingua o di risolvere un problema leggendone la descrizione in italiano.  Abbiamo visto che oggi un permutatore guidato è facilmente accessibile.  Però esiste una grossa distanza tra livelli bassi e livelli alti del linguaggio: questa sproporzione è solo quantitativa, o saranno necessari paradigmi più potenti?

...avremo la macchina capace di sostituire il poeta e lo scrittore?

...E in questo momento non penso a una macchina capace solo di una produzione letteraria diciamo così di serie, già meccanica di per se stessa; penso a una macchina scrivente che metta in gioco sulla pagina tutti quegli elementi che siamo soliti considerare i più gelosi attributi dell'intimità psicologica, dell'esperienza vissuta, dell'imprevedibilità degli scatti d'umore, i sussulti e gli strazi e le illuminazioni interiori.  Che cosa sono questi se non altrettanti campi linguistici, di cui possiamo benissimo arrivare a stabilire lessico grammatica sintassi e proprietà permutative?

Non tutti sono convinti che l'applicazione di metodologie scientifiche, forti, a discipline tradizionalmente approcciate da pensiero debole sia fruttifera [Ginzburg 1979].  E certamente i livelli alti del linguaggio possiedono una complessità tale da rendere consistente il rischio che un approccio forte conduca a risultati magari fondati, ma di scarsa rilevanza.  D'altra parte ci sono stati tempi in cui il calcolo numerico era considerato un'attività destinata a menti superiori, e pensare di affidarlo a una macchina sarebbe sembrata una bestemmia.  Non sappiamo se veramente ci saranno programmi in grado di scrivere romanzi o cose del genere.  Ci sarebbe quasi da aver paura, se la paura servisse a qualcosa.  Ma ...

...Smontato il processo della composizione letteraria, il momento decisivo della vita letteraria sarà la lettura.  In questo senso, anche affidata alla macchina, la letteratura continuerà a essere un luogo privilegiato della coscienza umana, un'esplicitazione delle potenzialità contenute nel sistema di segni d'ogni società e d'ogni epoca: l'opera continuerà a nascere, a essere giudicata, a essere distrutta o continuamente rinnovata al contatto dell'occhio che legge ...

Scompaia dunque l'autore - questo enfant gaté dell'inconsapevolezza - per lasciare il suo posto a un uomo più cosciente, che saprà che l'autore è una macchina e saprà come questa macchina funziona.

da I. Calvino, Cibernetica e fantasmi

 

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