Depressione psichica
Alcuni giovani ed adulti, presentano i disturbi psichici che indicano uno stato di “depressione” che si manifesta attraverso stanchezza mentale, sensazione generale di sconforto, ansia e tensione, ma anche disinformazione e decadenza culturale per effetto dell’auto-esclusione sociale, sensi di colpa e diminuzione dell’autostima; perdita di concentrazione, forme di chiusura, indecisione, incapacità di reagire; disturbi dell'umore (assenza di umorismo), melanconia, trascuratezza personale, perdita del piacere di vivere (anedonia), consistente nella mancanza di motivazioni e di entusiasmo; tendenza ad opporsi alle buone pratiche consigliate. A questi sintomi, per effetto della somatizzazione, si accompagnano anche i disturbi fisici secondari: sonnolenza, mancanza di sonno, astenia, affaticamento, diminuzione del tono muscolare, rallentamento dei ritmi motori, dolori cronici, cefalea, dolori muscolo-scheletrici, disturbi gastrointestinali, disturbi dell’alimentazione, amaro in bocca, bulimia, anoressia, dimagrimento.
La depressione colpisce molte persone generalmente durante o dopo la socializzazione avanzata, pertanto il suo studio da parte degli psicologi sembra non suscitare una particolare urgenza, avendo un ruolo che sembra appunto secondario, rispetto ai problemi impellenti che sono presenti alla nascita, infatti oggi le ricerche sul funzionamento mentale che appassionano maggiormente i ricercatori sono quelle riguardanti le psicopatologie di origine genetica, che sono diagnosticate già nei primi anni dell’età evolutiva dei ragazzi.
Ma proprio nel proseguire gli studi di psicologia evolutiva, gli studiosi si imbattono nell’osservazione di uno dei mali del secolo da debellare, scoprendo che le cause sono generalmente remote, perché quasi sempre risalgono al contesto scolastico-formativo.
Per capire e decriptare questo cumulo di sintomi poco piacevoli, io stesso ho sperimentato l’utilità dell’annotazione nell’ordine cronologico della loro comparsa nella storia delle persone, servendomi anche della loro stessa collaborazione, anche nell’intento di orientarli nel raggiungimento di un miglioramento. Ho osservato molti casi in varie sedi ed in varie occasioni, ma ho notato una concomitanza da approfondire, relativa al fatto che quasi tutti i soggetti depressi avevano avuto in tempi remoti, od hanno ancora al presente, un deludente rapporto relazionale nel contesto scolastico-formativo, spesso conseguente alla percezione negativa del carattere dei propri insegnanti, del comportamento dei propri compagni di scuola, delle discipline studiate o della spendibilità del titolo di studio.
A seguito di tale frequente manifestazione di ricordi concernenti le gravi insoddisfazioni dell’età scolastica che hanno avuto tali soggetti, si viene a circoscrivere una causa psicologica latente della depressione, onde consegue l’intervento orientativo dello psicologo che ha buone speranze di ottenere risultati, impegnandosi moltissimo nell’esemplificare ad essi l’importanza dell’attivazione successiva di uno studio supplementare, basato sulla ricerca di un’erudizione personale in un’area disciplinare piacevole, che sia decisamente personalizzata e quindi di proprio gradimento. al fine di colmare il vuoto formatosi durante l’età scolare.
Semplice, ma vero: l’orientamento psicologico può funzionare benissimo ed i sintomi sopra descritti possono quindi svanire, o ridursi significativamente, fino a consentire una vita attiva ed integrata. La mente impegnata su ciò che piace, non si affatica e non si stanca: la salvezza alla fine dello stretto sentiero della depressione
Sarebbero quindi gli studi gratificanti, le letture e la ricerca teorica personale, gradite al soggetto depresso, la “medicina psicologica” utile ad attivare le pulsioni motivazionali del muoversi, dell’agire, della scoperta, della decisione e del lavoro, in un contesto di riduzione della tendenza alla depressione.
D’altra parte i filosofi, già nel passato, sapevano migliorare la psiche umana, infatti selezionavano con grande cura e passione i loro strumenti operativi, affidandosi, con ottimi risultati, allo studio dell’arte, della religione e della filosofia.
Da questa breve riflessione che spero sia di aiuto, si evince che la ricerca non è ferma e gli studiosi sono impegnati a risolvere in sintonia, con migliori strumenti sperimentali, le questioni scientifiche ancora sospese sulla depressione, riesaminando maggiormente l’incidenza psicologica dell’esperienza scolastica vissuta dal soggetto in termini di eziologia della depressione. Resta ancora da affinare il metodo psicologico per orientare la passione allo studio dilettevole ed alla ricerca personale nelle aree di gradimento, anche quando trattasi di persone già abbastanza od eccezionalmente colte, affinché reintegrino più agevolmente le funzioni psichiche compromesse dalla depressione.
Prof. Gennaro Iasevoli, psicologo, - sito universitario:
http://www.giurisprudenza.uniparthenope.it/siti_docenti/SitoDocentiStandard/default.asp?sito=giasevoli
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