Organizzazione


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Organizzazione

Ente, azienda, società, organismo, impresa, o parte di essi, a capitale azionario o meno, pubblico o privato, avente funzioni ed amministrazione proprie. 

*L’organizzazione formativa è un servizio in un organismo, un consulente, un’associazione, una scuola etc. con strutture e funzioni proprie, destinati a soddisfare esigenze espresse o implicite di clienti (o committenti), interni o esterni all’organizzazione stessa. 

 - L’organizzazione formativa si caratterizza come servizio e il suo tratto distintivo è costituito dal fatto che le condizioni per realizzarlo sono consapevolmente create (dal fornitore e dal cliente), finalizzate e controllate per il conseguimento di obiettivi, raggiunti attraverso sistemi, processi, metodologie, tecniche e strumenti professionalmente definiti. 

 - Si possono considerare varie tipologie di organizzazione, secondo che se ne evidenzi, ad esempio: 
 a) la dimensione (personale, finanziaria, strutturale etc.), che può essere micro, piccola, media, grande; 
b) la specificità dell’output (formazione manageriale, professionale, specialistica etc.); 
c) l’assetto giuridico (società professionale, ente pubblico, istituzione, società, scuola etc.); 
d) la clientela o il committente di riferimento (formazione per le imprese, scuole per giovani, università per la terza età, etc.). 

 - L’organizzazione formativa per sua natura è un’organizzazione di servizio per il pubblico (è quindi un pubblico servizio) sia essa governativa o imprenditoriale. 
 


ORGANIZZAZIONE



di Piero Romei


La scuola è un'organizzazione? certo che lo è. Condivide con tutte le realtà fenomenologiche definite come organizzazioni la stessa struttura logico-operativa: un aggregato di persone, che interagiscono fra di loro secondo modi in qualche misura preordinati, contribuendo - problematicamente - alla realizzazione di un compito in sè unitario, utilizzando una tecnologia che si presume appropriata alla natura del compito. Struttura di fondo che rende pertinente l'attribuzione all'organizzazione della definizione di sistema. Ma una volta riconosciuta la riconducibilità della scuola a questa categoria generale, occorre riflettere sulle sue peculiarità; sul suo modo di essere organizzazione.

Innanzitutto, la scuola è un sistema complesso; e complessità vuol dire, ad esempio, che può essere considerata a diversi livelli di analisi. Di sistema complessivo, comprendente l'intero apparato centrale e periferico di indirizzo, coordinamento, controllo, insieme alle unità di erogazione del servizio; di singolo istituto, o circolo, nella duplice veste di sottosistema legato da vincoli sostanziali al sistema complessivo, e di sistema a sua volta, dotato di identità propria e di spazi di autonomia operativa di fatto insopprimibili. E' proprio la constatazione che ogni unità scolastica, pur vincolata, è un soggetto comunque capace, ed obbligato, a muoversi anche autonomamente, che giustifica l'attenzione dedicata ad esso e alla sua dimensione organizzativa.


Nell'individuare gli elementi costitutivi fondamentali dei un'organizzazione si sono aggiunte espressioni ("in qualche misura", "problematicamente", "che si presume") che attenuano la nitidezza di quello schema generale, introducendo note di incertezza, di ambiguità; di non del tutto chiara visibilità dei nessi causali tra eventi, azioni e risultati. In effetti, non tutto ciò che accade all'interno dell'organizzazione risponde a criteri di razionalità certa, e soprattutto univoca, tali da rendere i vari fenomeni descrivibili, e gestibili, in modo altrettanto certo e lineare. In particolare i comportamenti umani tendono a seguire modelli diversi di razionalità individuale, che portano ciascuno ad interpretare in modo diverso gli scopi organizzativi, ad interagire con gli altri sulla base di dinamiche psicosociali, ad usare l'organizzazione per fini propri nello stesso tempo in cui contribuiscono al suo funzionamento.

Tutto ciò significa riconoscere nelle organizzazioni l'esistenza, accanto a fatti e fenomeni strettamente e chiaramente interconnessi, di legami e connessioni deboli, o meglio allentati; tali da rendere insostenibile la pretesa di conoscere completamente, e di predeterminare con certezza, comportamenti, azioni e risultati conseguenti.

Nella scuola, la particolare natura dei processi operativi - caratterizzati dall'"hic et nunc", che rende ineliminabile e assolutamente necessaria al tempo stesso la discrezionalità degli insegnanti - fa sì che i legami allentati, le interconnessioni deboli siano nettamente prevalenti. E questo rende problematica la gestione degli apparati scolastici: è difficile coordinare gli insegnanti con strumenti tradizionali come la gerarchia, è problematico definire obiettivi comuni, incontra innumerevoli ostacoli di ogni tipo qualunque tentativo di costruire ed applicare strumenti di controllo e di valutazione.

D'altra parte, questa caratteristica non è un difetto delle organizzazioni scolastiche, ma una loro proprietà, che ha vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi, la flessibilità, la tolleranza delle differenze, l'adattabilità distinta delle singole componenti alle sollecitazioni esterne. Gli svantaggi sono collegati sostanzialmente all'eccesso di rilassatezza dei legami; quando cioè si supera il punto oltre il quale le singole componenti non rispondono a nessun tentativo di coordinamento e di gestione, rendendo la struttura di fatto non più governabile.

Il problema diventa allora l'individuazione dei legami da rafforzare, per recuperare margini di governabilità - cioè di possibilità di ottenere risposte (più) congruenti agli interventi gestionali.

Rafforzare alcuni legami importanti ai fini della gestione dell'organizzazione significa ridurre gli spazi di libertà individuale, introducendo vincoli e regole di comportamento capaci di riportare ad un minimo - significativo - di unitarietà le diverse azioni individuali. Ma d'altra parte, proprio questa è la logica dell'agire organizzato: i singoli contributi possono integrarsi in vista della realizzazione del compito comune solo se rispettano alcune regole essenziali che li rendono complementari e sinergici. Ed è proprio il rispetto delle regole che conferisce all'organizzazione la capacità di superare i limiti individuali di fronte a compiti troppo grandi per uno solo. Regole che non devono toccare tutti gli aspetti dell'azione individuale, ma solo quelli identificati come cruciali, determinanti, imprescindibili. Lasciando alla discrezionalità professionale e personale ampi spazi per esprimersi liberamente. 

Queste considerazioni consentono di dare un contenuto preciso e specifico a quello che è diventato, in ordine di tempo, l'ultimo slogan lanciato nella scuola ad indicare la linea di soluzione dei suoi problemi: la "cultura organizzativa". Cultura organizzativa è dunque cultura delle regole: consapevolezza della capacità delle regole di aprire spazi inattingibili alle forze individuali, interesse a collaborare alla definizione di regole adeguate e pertinenti, disponibilità a rispettarle.

 

 

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