Adolescente cosa?
Federica Ruozi
Mi piacerebbe mettere un sottofondo musicale a queste parole scritte, per renderle più intense ed espressive. Probabilmente sceglierei un bell'Hendrix ( Little Wing ?), o una dolce Joplin, perché nessuno può imitare il suo stile e perché la sua voce riesce a trasportarti su un altro pianeta. Musica, certo, l'unico mezzo capace di esprimere certe cose, altrimenti indicibili. Perché l'adolescenza è un pozzo immenso di sentimenti, emozioni, passioni. È anche ingenuità e freschezza, rispetto al mondo che ci circonda, e pienezza di speranze, di sogni. È l'età in cui nascono curiosità e amori che spesso coltiveremo per tutta la vita. Chi è che da ragazzo non ha mai sognato, non so, di diventare scrittore, medico, attore, star del rock, insomma di fare qualcosa di grande e unico? E non è bellissimo potersi alzare la mattina pensando che oggi è il giorno buono, che l'occasione giusta sta per arrivare, che i sogni non sono solo materiale astratto?
Le persone sono proiettate verso il futuro fin dalla nascita. Guardiamo un bambino, ogni volta che impara qualcosa è per andare oltre quello che lui è in quel momento, così va avanti e cresce diventando in ogni istante qualcosa in più dell'attimo precedente. Sono proprio gli anni dell'adolescenza che servono a costruire la nostra personalità attraverso questo sviluppo interiore. E cos'è che più influisce su di noi a questo proposito se non quello spazio-tempo che è la scuola?
A scuola
Iniziamo a sei anni e ci passiamo la maggior parte delle nostre giornate fino a quando non ne abbiamo diciotto. Soprattutto al liceo, tra attività extra-curricolari e rientri pomeridiani, trascorriamo più tempo lì che in famiglia. La vera avventura adolescenziale credo che inizi con la fine della scuola media. All'improvviso ti dicono di scegliere una scuola superiore. Come scegliere? I 'fanciulli', non ancora autonomi, spesso si lasciano guidare un po' troppo e un po' troppo frettolosamente da parenti e amici. Magari si tende di più a seguire l'amichetto, a scapito delle personali attitudini e desideri, per la paura di andare soli verso una specie di terrorizzante salto nel buio. Per fortuna che se ci si accorge in tempo si può sempre cambiare rotta!
Una volta arrivati nella scuola dei 'grandi', ti colpisce tutta quella gente strana e sconosciuta che corre tranquillamente in giro per un grande edificio ignoto. Riuscirò a farmi accettare dagli altri? Ci si sente sperduti, tutti e tutto sembrano così enormi e tanto distanti, e il pericolo maggiore è quello di sentirsi esclusi, messi da parte. Ma dopo i primi giorni passa tutto. E i professori? Sembrano tanto brutti e cattivi, diversi da quelli avuti finora, ma si impara presto a sopportarli, e capisci che lì in mezzo c'è anche qualche persona quasi normale.
Poi un bel giorno arrivi in quinto e la paura degli esami non è niente a confronto del terrore, del panico più totale al solo pensiero che, ehi , è finita, che si esce, che ci si ritrova fuori allo sbaraglio. Le lezioni sono sempre più pesanti, non c'è ora che passi senza che qualche simpatico prof si dimentichi di ricordarti gentilmente che ci sono gli esami, che non si fa niente senza un diploma, che devi tenere presente che te lo sei voluto tu se gli orali non saranno tutte rose e fiori… La cosa peggiore è poi che nessuno vuole mai capire che tu sei un comune mortale, che non puoi avere dieci e lode in tutte le materie, che ognuno ha i suoi interessi, predisposizioni, limiti. Ma a parte qualche piccolo dissapore, in ogni caso è un'esperienza senza eguali. I rapporti che si vengono a creare sono unici, sicuramente non paragonabili all'esperienza dell'università, che sarà tutto un altro mondo, dove ti daranno del lei e non sarai nemmeno un nome, ma solo un numero.
Sono le piccole cose, quasi la routine a rendere speciale la scuola. Cose come lo squillo della campanella della ricreazione (e vai! cinque minuti d'aria!), o la notizia di una gita (pardon: 'viaggio d'istruzione'), l'arrivo dell'ora della tua materia preferita e, perché no, qualche bella manifestazione finita in una memorabile occupazione. Sì, anche l'occupazione, tanto odiata da chi non la vive, credo proprio sia un'esperienza irripetibile e fondamentale.
E basta di considerare i giovani d'oggi sbandati drogatelli depressi alcolizzati sgallettati menefreghisti senza più ideali. Provate per curiosità a inserire la parola 'adolescenza' in un qualsiasi motore di ricerca. I titoli più ricorrenti sono: adolescenza e tossicodipendenza, adolescenza e depressione, adolescenza tra alcol, depressione e droghe… Ma davvero ci vedono così? Diventare adolescente non significa entrare "per una selva oscura ché la dritta via era smarrita"! Ho letto da qualche parte questo passo di Paul Nizan: "Avevo 20 anni, non consentirò a nessuno di dire che è la più bella età della vita": mi sia concesso di dissentire profondamente!
Dal sito: http://www.treccani.it/site/Scuola/nellascuola/area_scienze_umane/archivio/adolescenza/ruozi.htm |