AUTISMO


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AUTISMO

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L'autismo, quale disordine pervasivo dello sviluppo (PDD - pervasive development disorder), è stato studiato ed affrontato clinicamente nella prima metà del ‘900. E' menzionato tra i disturbi psico-fisici nel DSM-4 e prende il nome dalla tendenza del soggetto ad essere “autonomo” in maniera estrema (cioè senza rivolgere sufficiente interesse a quello che avviene al di fuori della propria persona).

La presenza di alterazioni funzionali dei neuromediatori, di alterazioni strutturali intracraniche del sistema nervoso centrale e di un quadro psicologico che presenta ritardi di varia natura, causano una vistosa difficoltà nell'integrazione familiare e sociale.

Il PDD, quale disturbo autistico, pervasivo, disintegrativo dello sviluppo non altrimenti specificato, include il disturbo di Asperger, il disturbo di Rett e la sindrome di Tourette. 

La definizione di sindrome AS (disturbo di Asperger) rappresenta un autismo più lieve con minore ritardo nello sviluppo del linguaggio  (PDD-NOS atipico o non specificato), mentre la sindrome di Rett, rappresenta un autismo con disturbo generalizzato dello sviluppo psico-fisico; la sindrome di Tourette  già notata e diversamente menzionata nell'antichità, viene definita più di cento anni fa', nei particolari, appunto dal neurologo Georges Gilles de la Tourette che ne evidenzia i disordini neurologici accompagnati da tic motori, instabilità emotiva, ma nello stesso tempo egli ammette che tutto ciò non impedisce studi musicali o prestazioni atletiche: in effetti la sindrome di Tourette non comporta gli impedimenti propri dell'autismo grave.

Le cause sono varie e non tutte ancora scoperte; sono principalmente prenatali e si ipotizza che possano essere di natura genetica o risalenti a problemi immunitari, virali, neurochimici, intolleranze alimentari genitoriali.

Premesso che le cure mediche sono ancora molto imprecise, si punta anche sulla psicologia clinica e sulla pedagogia speciale dell'età evolutiva. Negli ultimi tempi l'evidenziazione di casi di autismo è fortemente aumentata, in quanto la scuola si è dotata di maggiori risorse umane preparate nella diagnosi funzionale degli allievi; tale circostanza ha un benefico impatto sulla tutela della salute dei ragazzi e dà nuovo impulso alla ricerca scientifica ed alla predisposizione istituzionale di mezzi, strutture e risorse sociomediche.

Mentre i pediatri, i neuropsichiatri, gli epidemiologi, i virologi, i farmacologi, i genetisti, i medici radiodiagnosti, i medici nucleari, sperimentano tutte le risorse a disposizione, gli studiosi di psicologia negli ultimi venti anni hanno applicato, provato e sperimentato tutte le varie terapie psicologiche fino ad oggi conosciute, ottenendo notevoli risultati nella crescita mentale e nell'integrazione sociale. Però oggi sia gli studiosi, che le famiglie hanno preso coscienza delle enormi difficoltà da affrontare per ottenere piccoli risultati, pertanto tutti i problemi rimangono aperti e c'è la necessità di un maggiore coinvolgimento degli nazioni per mettere in campo nuove risorse.

Oggi”, nel 2010 occorre fare il  punto sulla ricerca e sulla ricognizione delle terapie sull' “autismo”, anche alla luce delle nuove osservazioni basate sulla risonanza magnetica con gli scanner di ultima generazione.

Dal punto di vista psicologico, per il recupero funzionale o la riduzione del “pervasive development disorder”, si guarda al diritto alla vita, alla dignità della persona quale centro dell'”obiettivo salute”, da difendere.

In vista di tutto ciò  occorre:

1) aggiornare la visione medico-neurologica del soggetto per individuare eventualmente nuovi “ricettori sensibili corporei” da interfacciare con il mondo esterno; c'è infatti la necessità di aumentare e di incanalare  la stimolazione esterna dei meccanismi cognitivi alla base delle espressioni comportamentali;

2) rivedere anche la metodologia educativa e rieducativa, apportando modifiche correttive ai sussidi didattici, (pedagogia differenziale, speciale ed integrativa);

3) dare uno sguardo alla situazione scolastica e sociale per verificare oggi le possibilità di un aggiornamento della legislazione intesa a favorire il recupero e la piena integrazione funzionale;

4) individuare le pratiche sportive più idonee;

5) approfondire altri sistemi di integrazione attraverso nuove esperienze e trattamenti (tra cui il sistema delle “gite di esplorazione” e dei “contatti con la natura, con l'arte e con le macro tecnologie”);

6) mettere in rapporto l'ambito sanitario con quello educativo, sul terreno comune dell'aiuto alla crescita, evidenziando il ruolo del corpo e nel processo di allargamento delle relazioni; attivare quindi le strategie di intervento multidisciplinari in  modo da contribuire al processo di integrazione dell'ambito sanitario con quello educativo;

7) chiamare tutti, con ogni mezzo, ad interessarsi della questione;

8) aumentare le risorse umane (specialisti) e risorse strumentali (strumenti scientifici e risorse economiche;

9) dedicarsi alla ricerca scientifica – di settore - perché essa con i suoi benefici effetti e ci dona in premio la speranza e la serenità che auspichiamo;

10)  puntare  (nel campo psicologico) alla messa a punto di indicazioni operative per il recupero funzionale (riduzione del pervasive development disorder);

11)  studiare i meccanismi psicofisici collegati ai comportamenti imitativi;

12)  Applicare le terapia psicologica fondata sulla recitazione teatrale dilettantistica (drammatizzazione ed espressività).

Gli aspetti comportamentali negativi del PDD da affrontare sono:  rifiuto della socializzazione con coetanei, compagni di scuola vicini di casa, ostilità al contatto fisico,  isolamento, linguaggio poco sviluppato, abitudini caparbie, stereotipie motorie, mancanza di espressione mimica corporea e facciale, parziale assenza di imitazione, scarsi interessi verso le persone e l'ambiente, uso non appropriato degli oggetti, rituali comportamentali, linguaggio scorretto, ecolalia, intonazione fonica alterata, uso invertito dei pronomi tu-io, ignoranza di termini astratti, indifferenza ai suoni o ai richiami, sorriso assente, difficoltà nell'alimentazione (deglutizione senza masticazione), apatia alternata ad iperattività rispetto agli stimoli sensoriali, turbe del sonno.

Gli aspetti comportamentali positivi del PDD da valorizzare sono: la buona capacità mnemonica, il legame con i genitori, il legame con alcuni oggetti.

Gli interventi psico-pedagogici sono orientati all' “abilitatazione”,  dopo un'attenta ricognizione delle informazioni necessarie sullo stato motorio, cognitivo, operativo- manipolativo, esplorativo, linguistico e socio-relazionale di ciascun ragazzo, per poter procedere alla definizione di obiettivi terapeutici individualizzati, che accelerino lo sviluppo delle conoscenze e l'autonomia. Le terapie psicologiche più recenti sono fondate sull'ascolto, la gratificazione, il rinforzo, la recitazione teatrale dilettantistica, l'imitazione (è la più efficace, soprattutto se guidata), l'espressività musicale, la drammatizzazione e l'esplorazione ambientale.

Gennaro Iasevoli

doc di Psicologia giuridica – Facoltà di Giurisprudenza, Università di Napoli, Parthenope

 

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