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AUTONOMIA
di Piero Romei
Quella sull'autonomia scolastica è una discussione che va avanti da molto
tempo, e che ha avuto recentemente l'ennesima accelerazione, fino a diventare
realtà operativa concreta. Sembra dunque che stavolta sia davvero la volta
buona; vale la pena in ogni caso di fare qualche riflessione non superficiale,
anche se rapida, su alcuni aspetti rilevanti di essa.
Autonomia è un termine impegnativo, che tende ad assumere una connotazione
di valore sulla quale ingaggiare battaglie anche aspre tra visioni ideologiche
contrapposte. Ma a pensarci bene, essa è in realtà uno strumento per fare,
per agire nella concreta realizzazione ed erogazione del servizio scolastico.
E come tutti gli strumenti, è utile e necessaria se si sa che cosa fare,
e si è realmente intenzionati a farlo; se si ha, cioè, un progetto da
realizzare. Se non si hanno idee, o non si ha voglia di fare, non serve.
L'autonomia è lo strumento essenziale della scuola che assume una dimensione
di impresa (nel senso chiarito in una nota precedente). La battaglia ideale
non si conclude nella scuola con la conquista di leve e spazi in cui moversi
autonomamente, ma continua con lo sviluppo di una cultura organizzativa
di tipo "imprenditoriale".
L'autonomia genera spazi in cui le singole scuole possono agire discrezionalmente.
O meglio li formalizza, poichè la natura anche di sistema che caratterizza
ciascuna di esse le costringe comunque, per fronteggiare le specifiche
istanze locali, a muoversi nelle zone lasciate scoperte dalla regolazione
centrale, che per quanto dettagliata non può che essere incompleta, ed
avere elementi di imprecisione ed ambiguità. In cui hanno sempre trovato
margini di manovra significativi i dirigenti scolastici e gli insegnanti
con idee e con voglia di fare. Per questi, gli spazi di autonomia formalizzata
costituiranno un riconoscimento, ed uno stimolo a continuare. Per gli
altri, non è improbabile che provino la sensazione di essere spinti nel
vuoto, privi della protezione normativa così apprezzabile (al di là delle
lamentele esternate sul peso di vincoli e legami formali) su cui possono
contare i ruoli costruiti ed agiti come meramente esecutivi di ordini
e direttive. Per tutti, si aprirà la prospettiva di occupare quegli spazi,
facendo le scelte necessarie: di programmi, di strutture, di strumenti.
L'autonomia, in una logica di servizio pubblico unitario, non potrà mai
essere assoluta. Ogni scuola è al tempo stesso stesso un sistema con identità
propria, ed un sottosistema del più ampio sistema dell'istruzione pubblica.
Tutta la partita dell'autonomia scolastica si gioca in un delicato equilibrio
dinamico tra esigenze contrapposte e compresenti di conformità a criteri
e regole generali, e di tentativo di risposta ad istanze specifiche locali.
Si tratta di un'autonomia - e di un'imprenditorialità - regolata, coniugata
con i vincoli dell'appartenenza al sistema complessivo. L'autonomia comporta
responsabilità. Comporta discrezionalità, decisioni, scelte senza la copertura
di livelli superiori, delle quali si deve essere pronti a rispondere nel
bene e nel male. Ma la disponibilità all'assunzione di responsabilità
va incentivata. Di fronte all'impegno di un'azione da intraprendere, è
difficile pensare che ci sia qualcuno disposto ad assumersi i rischi connessi
con l'esercizio della discrezionalità se il sistema riconosce solo la
responsabilità - negativa - dell'eventuale colpa, e non riconosce il merito
dei risultati positivi.
L'introduzione dell'autonomia nella scuola acquista un senso compiuto
se completata da meccanismi di riconoscimento del merito che - tutti i
livelli -stimolino ad esercitarla positivamente.
L'autonomia è un'occasione e una possibilità di crescita. Si tratta di
domandarsi quali sono le condizioni per mettere il sistema scolastico
- l'apparato ministeriale centrale e periferico, le singole scuole - in
grado di gestire implicazioni come quelle qui poste in evidenza; e quali
interventi di sostegno può essere opportuno prospettare sul piano culturale,
per indurre un cambiamento reale, non di facciata.
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