Bambini che non crescono |
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Bambini che non crescono“Ed ora che ho confessato, posso andare?” Pare che così abbia chiesto all'inquirente uno dei tre ragazzi che hanno ucciso Lorena. E' evidente che lui, come i suoi compagni, non sa che cosa ha fatto, o meglio non si rende conto di ciò che fa, giorno dopo giorno. In effetti, tra fare l'amore e sgozzare non c'è differenza, sono azioni che non insorgono da scelte razionali, neppure da stati emozionali, ma da impulsi, non controllati, non governati. E non si tirino in ballo analogie con il mondo animale perché qui le regole ci sono, finalizzate alla sopravvivenza delle singole specie, non assimilabili a quelle che dovrebbero essere le nostre, ma pur sempre regole che gli etologi conoscono bene. Il mondo animale non si autodistrugge, il mondo umano sì, almeno sembra! Le ragioni dell'omicidio di Niscemi, o di tanti altri fatti di sangue di questo genere sono affannosamente ricercate da giornalisti, opinionisti, specialisti del settore, ma… A mio avviso, il cuore del problema non è stato colto! In genere prevale l'idea che si tratta di ragazzi cresciuti troppo in fretta, che si comportano da adulti pur non essendolo, che non hanno ancora interiorizzato quel mondo e quella gerarchia di valori che dovrebbero caratterizzare, appunto, l'età adulta. Nasce una prima perplessità: ma il mondo adulto, quello che conosciamo oggi, con cui ci confrontiamo quotidianamente, dimostra di avere acquisito ed interiorizzato quella gerarchia di valori che, appunto, dovrebbe costituire l'insieme delle regole con cui conviviamo e che permettono a tutti ed a ciascuno di fruire di quel bene comune che è la sostanza della convivenza sociale? La risposta non è affatto positiva! E non occorre neanche scomodare Travaglio o gli autori della Casta per constatare come anche e soprattutto nel mondo adulto lo sgretolamento delle “regole” sia un fenomeno non solo costante ma, purtroppo, in ascesa. Per non dire di quelle notti brave che ormai animano le nostre piazze, dal mercato del sesso alle sbronze collettive e via dicendo; o di quella crisi che attanaglia la famiglia e dei rocamboleschi tentativi di dar vita a famiglie allargate o alternative che siano. Non possiamo assolutamente dire che il mondo adulto sia immune da disagi e difficoltà. Allora nutrirei seri dubbi che gli assassini di Lorena, una volta diventati adulti, non sarebbero più tali! Non abbiamo davvero garanzie di sorta al proposito! Anzi… menomale che non sono diventati adulti! La questione è un'altra, a mio avviso: i tre ragazzi di Niscemi – come altre migliaia in tutto il Paese del resto – non sono ragazzi, o meglio non sono né adolescenti né preadolescenti! Di fatto sono ancora bambini! Sto chiamando in causa le consueti categorie psicologiche dello sviluppo/crescita. Le caratteristiche di un bambino che sta attraversando la sua fase di sviluppo emotivo/affettivo consistono sostanzialmente nel fatto che devono ancora essere acquisite ed interiorizzate certe categorie “adulte” del vero/falso, del bene/male, del bello/brutto, del giusto/ingiusto ecc. In effetti, si tratta di categorie che non hanno di per sé un valore assoluto, ma che sostanziano le regole di un determinato assetto sociale (la moglie grassa è garanzia di fertilità in un certo assetto, l'ordalia è garanzia di giustizia in un altro, lo schiavo è uno strumento di lavoro nella civiltà classica, e così via). Che cosa succede allora in questi nostri ragazzi? Succede semplicemente che ragazzi non sono affatto, ma sono ancora bambini, e bambini in grande sofferenza perché di fatto non dovrebbero esserlo più! Ma non sono neanche adolescenti! Ne consegue che trasferiscono in questa fase di non costruita adolescenza tutti i comportamenti infantili di un tempo i quali, però, non solo non hanno più alcuna giustificazione, ma diventano anche pericolosi! Succede così che quel bambino che nella scuola dell'infanzia tirava i capelli alla compagna per esprimerle una sua pulsione affettiva, che non era amore ma un semplice sentire attrazione, una volta cresciuto, o meglio… non cresciuto, diventa il “bambino” del biennio delle superiori che indifferentemente può fare sesso (ma com'è brutta questa espressione… purtroppo ormai così diffusa!) con la “compagna di banco” o strangolarla. Proprio come accade con il bambino che gioca con l'automobilina che gli hanno appena regalata e poi… la getta via… perché il gioco è finito e il giocattolo non serve più! A quell'età non c'è un criterio per misurare le azioni che si compiono, perché non si è ancora maturato nessun criterio. Le azioni si compiono e basta…per soddisfare quei primi bisogni che qualcuno chiama anche primari. Per dirla con Galimberti, la pulsione non è ancora diventata emozione. Il cervello/mente ancora non ha elaborato ciò che il corpo avverte sul piano delle percezioni/sensazioni. Non è stato capace di farlo e forse, nei mille casi di Niscemi, non ne sarà capace neanche in futuro! Così le percezioni/sensazioni rimangono tali e il nostro bambino cresce fisicamente, ma non cresce sul piano della consapevolezza del Sé, della costruzione di quella identità personale che in primo luogo è fatta – com'è noto – di autonomia e di responsabilità: che sono concetti forti, ma solo se si è capaci di dare un senso alle cose e alle azioni! Purtroppo la nostra società è fatta di migliaia di bambini non cresciuti che scorrazzano nelle nostre strade, bevono, si drogano, si ammazzano! Magari avessimo a che fare solo con il bullismo! La categoria del bullo non ci aiuta a comprendere la complessa fenomenologia dei ragazzi/bambini di oggi né ad affrontarla coerentemente e con successo. La società ed il mondo adulto si trovano di fronte ad un compito immane. Ce la faremo ad invertire la rotta? Il nostro sistema di istruzione- ed anche di educazione e formazione, non dimentichiamolo – si trova di fronte ad un'emergenza mai conosciuta solo fino a qualche anno fa! Ce la farà ad affrontarla? Ed a vincerla? Non so! Ma non so quanto lo sappia la nostra classe dirigente… a meno che non sia solamente una irriformabile Casta! Roma, 18 maggio 2008 Maurizio Tiriticco |
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