|
COMPETENZE TRASVERSALI
"L'abilità
è dunque mettere in atto strategie efficienti per collegare capacità
e richieste». Mentre le capacità concernono un sapere, un conoscere
il che cosa (il contenuto) l'abilità riguarda il come (skill-cope with
the task). Essa è un knowing how, un saper scegliere un metodo, un saper
integrare diverse capacità. In quanto tali le abilità devono essere
considerate come flessibili, riferite all'ambiente, modificabili. Esse
appaiono come strategie generali da cui derivare quelle di uso quotidiano
predisposte ad hoc per determinate situazioni. Quando si parla di un
soggetto skilled ci si riferisce a una persona abile nella prestazione
di un compito: si tratta cioè di un soggetto che svolge una sequenza
ottimale di azioni specifiche; che completano il compito in modo adeguato,
veloce, con pochi errori. Non serve molto alla nostra comprensione parlare,
in generale, di persona capace: sono in gioco infatti le specifiche
richieste del compito e il livello di capacità posseduta dal soggetto
per quel compito. Ora se è vero che i compiti potrebbero essere raggruppati
in base alla natura e al livello delle capacità richieste al soggetto,
come pure potrebbe essere fatta una classificazione delle capacità del
soggetto, appare altrettanto plausibile ritenere insufficiente tale
quadro informativo per comprendere in cosa consistono le skill di cui
stiamo parlando. Infatti, a pari livello di capacità dell'operatore
ci potrebbe essere una sequenza finale di risposte più o meno valida.
Ciò appunto dipende dalle strategie usate, cioè dal come il soggetto
adopera le capacità possedute per affrontare il problema che ha di fronte
a sé. In questo senso una prestazione skilled è definita in realtà dalle
strategie di esecuzione adottate; sono queste probabilmente ad avere
la proprietà di essere trasferibili su compiti diversi (che richiedono
cioè capacità differenti), in grado assai elevato. Il soggetto «cerca
di comprendere la nuova situazione adeguando le proprie risorse cognitive
attuali (strategie, conoscenze su di sé e i propri limiti, sulle proprie
risorse, ecc.) alle esigenze del compito, riflettendo sulla propria
attività e mettendosi nella condizione migliore per accedere a conoscenze
più generali ed efficaci rispetto al nuovo campo conoscitivo. Questa
«capacità di trasferimento» è acquisibile e migliorabile con l'addestramento
e la formazione in ambiti formali e non; essa può essere facilitata
da specifici programmi di intervento (Boscolo; Gagné). Tali considerazioni
ci spingono a completare il nostro schema generale sulle abilità facendo
riferimento a una serie di risorse psicosociali del soggetto che hanno
un significato funzionale per l'attivazione del repertorio di base da
noi tratteggiato in precedenza. Del resto, negli elenchi di abilità
trasferibili sopra mostrati erano inseriti anche agli atteggiamenti
verso il lavoro come generico patterns di abilità fondamentali per la
prestazione lavorativa. Si tratta per noi di una conferma dell'utilità
di attribuire un certo peso ai work habits (cognizioni, conoscenze,
stili, etc.) nella modulazione del rapporto soggetto-lavoro sviluppato
progressivamente sulla base del repertorio di abilità posseduto dall'individuo
stesso. Con il termine un po' generico di «risorse» si intende comunemente
tutto ciò che rende la persona capace di regolare attivamente le differenti
forze che configurano il suo attuale spazio di vita e di progettare
soluzioni più vicine agli scopi che vuole e deve conseguire in uno specifico
contesto come quello lavorativo. Parliamo, dunque, di risorse di differente
natura che sono concettualmente distinte, ma empiricamente intrecciate
e collegate da relazioni di influenza reciproca con il repertorio di
abilità strategiche di cui abbiamo sin qui ragionato. Alcune risorse
indicate sono di tipo sociologico e riguardano in senso lato la collocazione
del soggetto nella scala di stratificazione sociale (e soprattutto gli
effetti differenziali di questa sul piano delle conoscenze possedute,
dei sistemi di rappresentazione della realtà, dei valori e dell'identità
sociale) e, in modo più diretto, I'appartenenza a un network di relazioni
interpersonali più o meno soddisfacenti. Altre sono più strettamente
legate alla storia formativa dell'individuo e al possesso di pre-requisiti
conoscitivi sviluppati e organizzati con gradi di significatività diversa
come reti proposizionali, regole di conoscenza procedurale, schemi o
immagini mentali. Altre, infine, hanno una connotazione psicosociale
più forte e concernono, ad esempio, tutta la serie di orientamenti cognitivi
e affettivi che il soggetto ha elaborato, nella sua biografia sociale
e formativa, rispetto al lavoro. Alcuni tipi di risorse costituiscono
elementi di un'ampia costellazione motivazionale relativa al concetto
di sé. Esso funziona normalmente come una sorta di «schema cognitivo»
che permette all'individuo di collocarsi nell'ambiente e di intrattenere
con esso relazioni valide. La consapevolezza di sé, la fiducia nelle
proprie capacità, il vedersi collocato lungo un certo arco temporale,
il definire gli scopi prioritari da perseguire nelle tappe della vita
futura, il sentirsi membro a pieno titolo di un gruppo sociale valorizzato
rappresentano i mattoni necessari per costruire un certo assetto psicologico
adatto ad affrontare con energia i compiti che la situazione lavorativa
presenta al soggetto in modo pressante e, a volte, coinvolgente. E noto,
ad esempio che esperienze che producono instabilità emotiva, bassa stima
di sé, impediscono una valida presa di posizione attiva di fronte ai
problemi, che risultano percepiti solo come ostacoli o, peggio, come
barriere insormontabili (distorsione diagnostica); portano all'assunzione
di comportamenti adattivi di tipo passivo (distorsione relazionale);
determinano risposte difensive o di fuga (distorsione di fronteggiamento).
In altri termini, la scarsa disponibilità di risorse psicologiche relative
al self può influenzare negativamente l'utilizzo del repertorio di abilità
necessarie alla realizzazione di una buona prestazione lavorativa. Analogamente,
se il soggetto non si percepisce capace di padroneggiare efficacemente
le forze in gioco nella propria esperienza (spesso neppure le sa denominare,
non avendole identificate) tenderà a sotto-utilizzare il suo repertorio
di abilità, a ridurre il coinvolgimento personale nella situazione,
a impegnarsi di meno per la soluzione dei problemi, nel gestire il proprio
ruolo professionale, nell'eseguire con accuratezza, diligenza, creatività
i compiti assegnati. Chiunque abbia un po' di conoscenza diretta degli
utenti della formazione professionale di base, degli apprendisti, dei
giovani lavoratori entrati al lavoro con livelli di qualificazione modesta,
degli interventi formativi in favore dei drop-out potrebbe corredare
queste riflessioni generali con numerosi esempi concreti del rapporto
tra risorse possedute/uso di abilità. L'attenzione alle risorse del
soggetto non significa solo una presa d'atto della differenziale dotazione
culturale, cognitiva e affettiva delle persone. Dal nostro punto di
vista diventa importante sottolineare che abilità e risorse sono implementabili.
Possono cioè essere acquisite o potenziate in vari contesti dalla famiglia,
alle sedi formative all'ambiente di lavoro anche se ciò non sempre corrisponde
alla realtà di fatto. Sino ad ora la preparazione dei giovani per il
lavoro si è concentrata, salvo rare eccezioni, sulle conoscenze generali
disciplinari e su un ristretto numero di abilità specialistiche, spendibili
sul mercato del lavoro in quanto orientate su precise mansioni. Scarso
rilievo invece è stato posto, dal sistema formativo, su un repertorio
di base delle abilità analogo a quello enucleato e ancor meno sulla
possibilità di accrescere e potenziare il bagaglio di risorse individuali,
ritenuto, probabilmente, come poco modificabile o troppo distante dalle
normali finalità dell'intervento formativo».
Numerose
altre sono le sollecitazioni che la ricerca offre alla nostra attuale
riflessione: per esse appare opportuno rinviare direttamente al rapporto
pubblicato e in particolare al capitolo «Un primo tentativo di classificazione
delle abilità di base (U.M.)
Torna a Competenza
Torna alla C Torna
all'alfabeto
|
|