Comunicare a scuola
di Charlie
John Fantechi
Negli ultimi anni, i temi della comunicazione sono diventati un argomento
centrale in ogni discussione sulla didattica e sui processi educativi
in generale. Oggi le competenze comunicative e relazionali dell'insegnante
sono giudicate importanti almeno quanto quelle disciplinari. Per questo
motivo è aumentata anche la richiesta di percorsi formativi sulla
comunicazione che aiutino il docente a sviluppare uno stile personale
più efficace.
Intanto,
sarà utile definire meglio il concetto di comunicazione che non
è così scontato come si potrebbe pensare. La comunicazione
è un elemento fondamentale del lavoro dell'insegnante, indispensabile
per promuovere il passaggio di conoscenze e competenze ma anche per creare
un clima cooperativo che renda l'apprendimento più piacevole ed
efficace.
La
comunicazione è parte fondamentale del processo di socializzazione
ed un fattore immancabile nella costruzione delle relazioni interpersonali.
Nella
comunità scolastica, la comunicazione può essere definita
come un processo di condivisione delle informazioni attraverso l'utilizzazione
di un insieme di regole comunemente accettate. Queste regole possono variare
a seconda delle circostanze: per esempio, il flusso di informazioni può
essere interrotto da pressioni situazionali, le divergenze nelle prospettive
di docenti diversi possono interferire con la natura dei significati condivisi
e le regole stesse possono essere cambiate da risposte inappropriate.
L'instaurarsi
di una buona comunicazione tra le diverse figure coinvolte nel contesto
scolastico può:
- accrescere
la consapevolezza su problemi e soluzioni didattiche;
- potenziare
comportamenti supportivi individuali o di gruppo;
- mettere
in luce le abilità di ciascuno;
- implementare
la cooperazione;
- rinforzare
i comportamenti e gli atteggiamenti positivi.
Nel
contesto scolastico la comunicazione non è solo un 'fare pratica
insieme', ma soprattutto un'interazione creativa per il raggiungimento
di un fine comune: la crescita dell'allievo e dell'insegnante.
La
comunicazione umana si riferisce all'interazione tra persone che usano
un linguaggio simbolico. Per esempio, può essere rappresentata
dal rapporto tra produzione e valutazione tra insegnante e alunno, ma
anche da tutta una serie di messaggi verbali e non verbali volti a stabilire
un legame emotivo-relazionale che va oltre i semplici fini didattici.
I tipi di comunicazione
Come per la comunicazione in generale, nel contesto scolastico possiamo
trovarne di diversi tipi come quella:
- intrapersonale;
- interpersonale;
- dei
piccoli gruppi;
- delle
organizzazioni;
- pubblica;
- di
massa
La
comunicazione intrapersonale si riferisce ai pensieri, i valori
ed i sentimenti che popolano il mondo interiore del soggetto e che si
mantengono attraverso un continuo dialogo interno che dirige i comportamenti
dell'insegnante nel suo stile espositivo ma anche in quello relazionale.
La
comunicazione interpersonale è quella che avviene direttamente
tra due persone e nel contesto scolastico può riguardare confronti
insegnante-insegnante, insegnante-alunno, insegnante-dirigenza, insegnante-genitore
ed altre dinamiche di minore rilevanza.
La
comunicazione nei piccoli gruppi avviene sia in classe che con
i colleghi nelle diverse occasioni di riunione è può influenzare
sensibilmente i comportamenti dell'insegnante riguardo gli atteggiamenti
da tenere con le diverse figure in gioco.
La
comunicazione delle organizzazioni avviene quando siano in gioco
tutti gli appartenenti ad una scuola o ad un istituto comprensivo. Fanno
parte di questo tipo di comunicazione anche messaggi scritti come circolari
ed altro, che siano volti al mantenimento di una rete ampia ma attiva.
La
comunicazione pubblica si riferisce a tutte le occasioni nelle
quali un docente è chiamato a dover parlare in pubblico in un contesto
allargato come convegni, conferenze, o altri eventi di questo genere.
Infine,
la comunicazione di massa si attua nei libri di testo,
nelle direttive ministeriali e in tutto ciò che possa essere considerato
di pubblico dominio.
Ad
ogni livello sopra riportato sono necessarie delle specifiche abilità
comunicative che possono essere in gran parte apprese.
I fondamenti della comunicazione umana
Uno degli assunti fondamentali della comunicazione umana è che
essa si presenta come un processo transazionale e multidimensionale. Intanto
è utile sottolineare come la comunicazione sia un processo continuo,
dinamico, ininterrotto e mai un qualcosa di statico e prevedibile. Questo
significa che la comunicazione tra una persona A e una persona B è
una continua interazione tra un grande numero di variabili, le quali cambiano
continuamente durante l'evento comunicativo. In particolare durante il
processo comunicativo lo stato fisico, sociale ed emotivo della persona
A o della persona B può improvvisamente cambiare determinando conseguenti
mutamenti nella loro interazione.
L'assunto
che afferma che la comunicazione umana è un processo è molto
importante perché ci costringe a riconoscerne la complessità
e le molteplici relazioni che essa coinvolge. Nel contesto scolastico
il suddetto processo dirige la nostra attenzione alle comunicazioni in
corso tra docente-alunno o alunno-alunno piuttosto che su una serie di
eventi comunicativi a senso unico. L'assunto del processo
non solo modifica il nostro approccio alle problematiche dell'alunno,
ma ci permette di analizzare anche gli altri soggetti coinvolti nella
comunicazione come i docenti, i genitori, la direzione e ci spinge ad
esaminare come lo scambio tra tutte queste persone può variare
a seconda della natura della situazione.
L'assunto
riguardante la natura transazionale della comunicazione
si riferisce al fatto che entrambi i soggetti coinvolti in una comunicazione
si influenzano reciprocamente. Per esempio, una persona A costruisce un
messaggio per la persona B e nel farlo riceve delle informazioni di ritorno
dalla persona B che influenzano il modo in cui A formula il messaggio.
Il punto di vista transazionale ci costringe a vedere l'interazione simultanea
tra mittente e ricevente del messaggio in un processo di feedback continuo
ed ininterrotto.
L'aspetto
multidimensionale della comunicazione umana è rilevabile
a due livelli: a livello di contenuto ed a livello di relazione. Il livello
di contenuto si riferisce a linguaggio, parole ed informazioni contenute
in un messaggio. Il livello di relazione definisce quale sia la natura
del rapporto tra le persone coinvolte nella comunicazione. Per esempio,
consideriamo la seguente affermazione fatta da un insegnante agli alunni:
' Studiate da pagina 123 a pagina 148'. A livello di contenuto la frase
esprime l'ordine di studiare le pagine di un libro comprese in un certo
intervallo. A livello di relazione il messaggio ci parla della natura
della relazione tra insegnante ed alunno: l'insegnante ha il potere di
impartire ordini, l'alunno è chiamato ad eseguirli. Sia il livello
di contenuto che quello di relazione influenzano lo sviluppo del significato
all'interno dell'interazione umana.
I modelli sulla comunicazione
I ricercatori hanno proposto vari modelli per spiegare meglio la struttura
del processo comunicativo. Questi modelli ci possono aiutare a capire
la struttura sottostante ad ogni processo di comunicazione e possono illustrare
come questi aspetti siano interconnessi. Tra questi modelli ne possiamo
ricordare quattro, che sono anche tra quelli maggiormente conosciuti:
- lo
Shannon-Weaver model;
- l'SMCR
model di Berlo;
- lo
Speech Communication Model di Miller;
- il
Leary model.
Lo
Shannon-Weaver model è stato uno dei primi modelli
sulla comunicazione. Si tratta di un modello lineare nel quale la comunicazione
è rappresentata come un sistema nel quale una fonte seleziona un'informazione
che viene trasformata in un messaggio. Questo messaggio viene trasmesso
da un segnale attraverso un canale ad un ricevente. Il ricevente interpreta
il messaggio e lo manda al suo destinatario. Il 'rumore' indica quei fattori
che disturbano o che influenzano i messaggio mentre viene trasmesso (Shannon
& Weaver, 1949). La forza di questo modello è la maniera univoca
nella quale cerca di spiegare il percorso di una comunicazione dalla fonte
al destinatario. Un limite di questo modello è proprio il fatto
che non riesce a dimostrare la natura transazionale della relazione tra
la fonte ed il ricevente. Un modello sulla comunicazione lineare, infatti,
prevede che la comunicazione avvenga a senso unico e non contempla la
presenza, invece incontestabile, di un processo di feedback continuo e
di aggiustamento tra fonte e destinatario che chiaramente regola il flusso
delle informazioni. L'uso di questo modello nel contesto scolastico potrebbe
solo spiegare il percorso comunicativo dal docente all'alunno o dall'alunno
al genitore tralasciando la componente interattiva che invece risulta
essere un elemento centrale.
L'SMCR
model (SOURCE, MESSAGE, CHANNEL, RECEIVER) di Berlo presenta
la comunicazione come processo che avviene quando una fonte abbozza dei
messaggi basati sulle proprie abilità comunicative, gli atteggiamenti,
le conoscenze ed il sistema socioculturale di appartenenza. Questi messaggi
vengono trasmessi lungo dei canali che possono includere vista, udito,
tatto olfatto e gusto. Il ricevente interpreta i messaggi basandosi sulle
sue abilità comunicative, gli atteggiamenti, le conoscenze ed il
sistema socioculturale di appartenenza (Berlo, 1960). La forza di questo
modello risiede nel modo in cui rappresenta la complessità della
comunicazione trattandola come un processo. Le limitazioni invece sono
rappresentate dal fatto che non vengano presi in considerazione i fenomeni
legati al feedback ed all'autoregolazione ed anche dalla mancanza di una
spiegazione della funzione di questo processo comunicativo. L'utilizzazione
di questo modello nel contesto scolastico potrebbe aiutare gli insegnanti
a riconoscere i numerosi fattori che influenzano la comunicazione. Anche
qui però, i fenomeni di feedback ed autoregolazione non sono adeguatamente
presi in considerazione. Questo modello spiega come l'esperienza e la
formazione possano influenzare l'efficacia della comunicazione dei docenti,
senza però rappresentare adeguatamente i processi di feedback delle
comunicazioni in corso all'interno della scuola che contribuiscono al
buono sviluppo del percorso educativo ed alla narrazione dell'ambiente
scolastico.
Lo
Speech Communication model di Miller presenta la comunicazione
discorsiva ed include i fenomeni di feedback che invece non sono presi
in considerazione nei modelli precedenti. Questo modello prende in considerazione
tre elementi fondamentali: il parlante, il ricevente ed il feedback. Il
parlante interpreta e codifica i messaggi in base ai propri atteggiamenti
individuali; i messaggi vengono tradotti e decodificati da un ricevente
sulla base dei propri atteggiamenti. A questo punto, il ricevente darà
il suo feedback positivo o negativo al parlante che quindi sarà
in grado di codificare e modificare i propri messaggi successivi (Miller,
1966). Questo modello descrive la tipica sequenza di eventi nella comunicazione
discorsiva. Ad ogni modo, proprio per la sua semplicità questo
modello non riesce a descrivere a pieno la complessità del processo
comunicativo. Per esempio, nel contesto educativo la genericità
di questo modello può impedire la piena comprensione dei singoli
eventi comunicativi. Questo può accadere in particolar modo ove
fattori come il contesto o il setting, che possono influenzare pesantemente
il processo di comunicazione, non vengano tenuti in debita considerazione.
Per contro, questo modello rende più facile la comprensione delle
importanti componenti transazionali e di feedback che esistono nel processo
comunicativo tra le figure in gioco.
Il
modello di Leary è diverso da quelli precedentemente
presentati. E' un modello transazionale e multidimensionale che pone l'accento
sulle relazioni e gli aspetti interattivi della comunicazione interpersonale.
Leary sottolinea che la comunicazione tra gli umani è un processo
tra due persone nel quale i soggetti si influenzano reciprocamente. Il
comportamento gioca un ruolo importante in questo modello. Le persone
adattano il proprio ruolo in base a come vogliono essere percepiti dagli
altri. Per esempio, se voglio essere sottomesso, porterò l'altro
ad essere dominante con me; al contrario se voglio essere dominante cercherò
di portare l'altra persona a sottomettersi. Secondo questo modello ogni
comunicazione può essere posizionata lungo due dimensioni: dominanza-sottomissione,
odio-amore. Entrambe queste dimensioni possono essere presenti in un'unica
interazione. Quando gli individui interagiscono ogni messaggio può
essere valutato lungo ciascuna delle due dimensioni (Leary, 1950). Le
risposte ai messaggi si basano sul messaggio individualmente percepito.
Leary sostiene che nella comunicazione umana ci sono due regole che governano
la funzione di queste due dimensioni.
Prima
regola: comportamenti dominanti o di sottomissione stimolano
negli altri il comportamento opposto. Più esplicitamente, i soggetti
che si comportano in modo dominante stimolano gli altri a mostrarsi sottomessi
e viceversa.
Seconda
regola: Comportamenti di odio o di amore solitamente stimolano
lo stesso tipo di comportamento negli altri. Quindi, i soggetti che si
comportano in modo gentile con gli altri, di solito stimolano negli altri
lo stesso tipo di gentilezza e la stessa cosa succede con l'odio.
Queste
risposte sono immediate ed involontarie nelle situazioni di contatto interpersonale.
Questo modello può facilmente essere applicato al contesto scolastico
stimolando delle interessanti riflessioni sui giochi di potere presenti.La
forza di questo modello è il modo transazionale nel quale sono
descritti i temi del potere e dell'affiliazione nell'interazione umana.
Se si vuole capire a fondo la natura della comunicazione con gli altri,
le qualità che ciascuno dei partecipanti portano nell'interazione
dovrà essere chiaramente riconosciuta. Due aspetti deboli di questo
modello possono essere ritrovati nel fatto che esso non è adatto
a rilevare le microdinamiche in corso in una conversazione e che probabilmente
non si dà la giusta importanza ai fattori ambientali e contestuali
nell'analisi del processo comunicativo.
La comunicazione tra i generi
Può essere interessante rilevare come i ricercatori abbiano scoperto
che esistono delle differenze tra uomini e donne nella comunicazione sia
dal punto di vista conversazionale che a livello di interazione professionale.
Dalle recenti ricerche in materia si apprende che esistono notevoli differenze
tra i sessi nella comunicazione verbale e non verbale ( Ivy & Backlund,
1994). Gli uomini sembrano produrre un maggior numero di unità
linguistiche, parlano più velocemente, si interrompono più
di frequente (anche se le donne sembrano essere più propense ad
interrompere gli altri con delle domande), tendono ad avere minori difficoltà
a rompere il silenzio, fanno un maggior numero di errori di pronuncia
e tendono a riempire le pause con dei suoni prolungati come 'eee' o 'aaa'.
Alcuni
hanno interpretato queste differenze di genere come un riflesso della
tendenza maschile di dominare le conversazioni. Altri sostengono che gli
uomini siano linguisticamente meno portati e che quindi molti di questi
comportamenti siano compensatori (Poynton, 1989). Da alcune osservazioni
risulta che anche nel contesto educativo le bambine e le ragazze tendano
a fornire maggiori informazioni su loro stesse rispetto ai maschi. La
stessa cosa sembra accadere anche per i docenti. Le femmine sembrano ricevere
anche più tempo ed attenzione da parte dei docenti, maggiori spiegazioni
e meno risposte puramente descrittive rispetto ai maschi. Questo potrebbe
anche essere solo la diretta conseguenza del fatto che le femmine richiedono
maggiori informazioni rispetto ai maschi. Parlando della comunicazione
non-verbale, le femmine sembrano avere maggiori capacità nel decodificare
i segnali non-verbali, nel valutarne l'accuratezza, nel riconoscimento
dei volti e nell'esprimere le emozioni attraverso il linguaggio del corpo.
Le femmine sorridono e guardano più dei maschi e tendono ad usare
il sorriso come meccanismo per gestire le tensioni sociali.
Le
femmine sono generalmente più portate a stimolare comportamenti
informativi negli altri. A causa della loro maggiore abilità nell'interpretazione
dei segnali non-verbali, la loro maggiore espressività facciale
e i modelli di eloquio che tendono a favorire la posizione del parlante,
le femmine potranno ottenere maggiori informazioni dall'insegnate sia
interpretando più accuratamente i messaggi non-verbali, che rinforzando
l'eloquio dell'insegnante attraverso messaggi corporei di feedback e sintonizzando
inconsapevolmente il proprio respiro con quello del parlante. In riferimento
alla comunicazione tra i sessi, si possono notare delle differenze anche
tra le conversazioni tra appartenenti allo stesso genere e appartenenti
a generi diversi. Nelle conversazioni con membri dello stesso genere,
sia maschi che femmine tendono entrambi a mettere in atto modelli di interruzione
del discorso in modo eguale, mentre nelle conversazioni tra generi diversi
è il maschio che tende ad interrompere maggiormente la femmina.
Il sorriso è più frequente nelle interazioni fra appartenenti
allo stesso sesso rispetto a quelle tra soggetti di sesso opposto, anche
se nelle coppie adulte di sesso opposto le donne sorridono più
degli uomini. Rispetto al contatto oculare, troviamo una maggiore tendenza
a guardarsi negli occhi tra soggetti dello stesso sesso rispetto a quelli
di sesso opposto, anche se in questo caso conta molto di più il
livello di confidenza dei parlanti rispetto alle differenze di genere.
Infine,
le comunicazioni tra soggetti di sesso opposto sono state valutate come
più rumorose e sgradevoli rispetto a quelle tra soggetti dello
stesso sesso. Nel rapporto maschio-maschio, il volume, la dominanza, la
sgradevolezza, l'inespressività e l'ansia sono state giudicate
maggiori rispetto alle comunicazioni femmina-femmina o tra soggetti di
sesso opposto.
Le
differenze nel comportamento non-verbale tra i due generi sono più
evidenti quando il soggetto è in presenza di persone dello stesso
sesso. Con i membri del sesso opposto, infatti, i soggetti cercano di
controllare il proprio comportamento avvicinandosi alle norme comunicative
dell'altro sesso. Per esempio, gli uomini fissano più a lungo le
donne rispetto a quanto fanno con gli altri uomini, mentre le donne fissano
meno gli uomini rispetto alle altre donne. Quindi, soggetti dello stesso
sesso tendono più facilmente a deviare dalle norme del proprio
genere quando entrano in contatto con soggetti del sesso opposto; i soggetti
si comportano in modo più stereotipato quando comunicano con i
soggetti dello stesso genere.
La
conoscenze di queste tendenze comportamentali può aiutare l'insegnante
a raggiungere una maggiore consapevolezza rispetto a certe dinamiche che
spontaneamente si creano in classe in base ad una semplice distinzione
tra i sessi.
I triangoli comunicativi
L'istituzione dei 'curricoli' verticali' richiede agli insegnanti nuove
e più efficienti abilità comunicative. L'insegnante vive
ed opera nella comunicazione e parte del suo lavoro è proprio quello
di essere il centro di ogni azione comunicativa. Nello svolgimento del
proprio ruolo l'insegnante si costituisce contemporaneamente come vertice
di almeno tre triangoli comunicativi e relazionali che possono risultare
difficili da gestire.
Infatti,
la domanda che più frequentemente mi viene posta riguarda una specifica
formazione volta al potenziamento delle capacità comunicative a
diversi livelli: con gli alunni, i colleghi, i genitori. Negli ultimi
anni, i rapporti tra queste figure sono cambiati di pari passo con i cambiamenti
sociali a cui abbiamo assistito. Usando le parole degli insegnanti, sia
alunni che genitori sono divenuti molto più 'impegnativi' ma anche
in grado, per certi aspetti, di dare maggiori soddisfazioni, mettendo
alla prova le capacità relazionali dell'insegnante e quindi la
sua intelligenza interpersonale (Gardner, 1991).Infatti, oltre alle differenze
tra i livelli di competenza disciplinare degli insegnanti, si crea una
visibile distinzione tra chi è in grado di ben destreggiarsi nel
'pantano' delle richieste del contesto scolastico e chi invece, purtroppo,
nel tentativo di uscire dai tranelli comunicativi che incontra, ad ogni
movimento tende a sprofondare sempre più in un caos ingestibile.
Tornando
alle figure in gioco ed ai loro cambiamenti troviamo nelle descrizioni
fatte dall'insegnante degli spunti interessanti su ogni categoria.
BRAINSTORMING
ALUNNI |
GENITORI |
COLLEGHI |
superficiali
viziati
maleducati
|
supponenti
suscettibili
disinteressati |
chiusi
rigidi
competenti |
I
tre aggettivi più frequenti nella descrizione dei membri di una
categoria emersi da un brainstorming con gli insegnanti.
L'alunno. I tre aggettivi più frequentemente usati
dagli insegnanti per definire gli alunni sono: superficiali, viziati,
maleducati. L'alunno è agli occhi degli insegnanti un ragazzo tendenzialmente
svogliato, disinteressato e demotivato in grado in alcuni casi di impedire
lo svolgimento della lezione. Troviamo spesso ragazzi che usano la contrapposizione
con l'insegnante per autodefinirsi e per darsi dei confini visibili. A
seconda delle età, ci sono diverse strategie adottate da questi
alunni per rendere complicato lo svolgersi della lezione.
I
genitori. In genere, da un 'brainstorming' con gli insegnanti
i tre aggettivi che ricorrono più frequentemente nella descrizione
dei genitori degli alunni sono: supponenti, suscettibili, disinteressati.
I tempi in cui l'insegnante incuteva timore nelle famiglie degli alunni,
o almeno aveva il loro rispetto, sono molto lontani. I genitori si sentono
spesso allo stesso livello dell'insegnante e, soprattutto se appartenenti
ad una classe socioeconomica elevata, non riconoscono l'importanza del
suo ruolo. Conseguenza diretta di questo atteggiamento è che i
genitori non sono molto propensi ad accettare consigli sui comportamenti
da tenere con i propri figli. Le cose non vanno allo stesso modo in tutti
gli ordini di scuola. Il fenomeno interessante è proprio questa
diversità di atteggiamento dei genitori a seconda dell'ordine di
scuola e quindi dell'età del figlio.
Le
insegnanti di scuola materna, infatti, descrivono i genitori dei propri
alunni come generalmente sensibili e coinvolti nelle attività scolastiche
dei figli. Anche gli insegnanti di scuola media parlano di genitori tendenzialmente
rispettosi, anche se spesso poco presenti. Le dinamiche più intense
si ritrovano nella scuola elementare dove i genitori diventano man mano
meno coinvolti nel percorso formativo dei figli e possono vivere l'insegnante
come un intruso. Quali possono essere di questa diversità di comportamento
da parte delle stesse persone prese in periodi diversi della loro vita
familiare? Andando oltre i singoli casi problematici, i fattori comuni
che si possono rilevare sono sufficienti a dare una prima spiegazione
del fenomeno. La prima infanzia rappresenta un periodo nel quale il bambino
è al centro delle dinamiche familiari e delle attenzioni di tutta
la famiglia. I familiari si organizzano intorno al bambino e programmano
le attività della giornata in funzione della sua presenza. Per
questo non stupisce il fatto che la famiglia, e in particolare la madre,
sia molto disponibile al dialogo con l'insegnante di scuola materna che
ha quindi l'opportunità di farsi conoscere e creare un rapporto
di reciproca fiducia.
Non
deve però essere sottovalutato il carattere soprattutto ludico
dell'ambiente in cui opera questo tipo di insegnante. Un ambiente nel
quale non vengono richieste al bambino specifiche competenze se non quelle
utili alla socializzazione, e dove, quindi, il bambino non viene giudicato
per le sue prestazioni. Con l'ingresso del bambino nella scuola elementare
il discorso cambia. Sebbene questo passaggio avvenga in modo abbastanza
graduale, abbiamo l'introduzione di un elemento nuovo e per certi versi
sconvolgente: la valutazione. Ciò crea un clima di blanda competizione
che nelle ultime classi può invece diventare molto accesa. Dal
canto loro le famiglie, per la prima volta, dovranno accettare un giudizio
esterno sul proprio figlio, cosa semplice quando questo sia positivo,
meno piacevole quando ci siano delle difficoltà. Alcune famiglie,
infatti attribuiscono alla valutazione fornita dagli insegnanti un valore
che va ben oltre l'ambito scolastico. E' come se il 'votaccio' mettesse
in discussione anche il loro ruolo di buoni genitori e a questo le famiglie
possono reagire in modo diverso: a volte schierandosi a fianco degli insegnanti
per il recupero del figlio, altre opponendosi ai giudizi e contrastando
qualsiasi tentativo di ingerenza nelle questioni familiari da parte degli
insegnanti.
Quando
i ragazzi entrano nella scuola media la situazione cambia ancora: sparisce
l'aspetto ludico, e la valutazione diventa l'aspetto principale del contesto
classe. In questo ordine di scuola si inizia anche ad escludere il corpo
dal processo di apprendimento abbandonando le attività motorie
spesso considerate, ingiustamente, solo un momento di svago per i ragazzi.
A
questo punto della sua evoluzione, il ragazzo sta iniziando a decentrarsi
dal contesto familiare: inizia ad avere i propri segreti ed a crearsi
uno spazio privato nel quale iniziare a strutturare i confini della propria
personalità futura. Compito dei genitori sarà dunque quello
di farsi misuratamente da parte e proprio l'insegnante può costituire
una delle figure di supporto per il genitore nel processo di accettazione
del decentramento del figlio.
In
questo periodo, molti genitori avvertono il crescere delle zone d'ombra
nei comportamenti dei figli e chiedono informazioni agli insegnanti per
esercitare un tipo di controllo attento ma meno diretto. Nasce quindi
un rapporto di complicità tra genitori ed insegnanti che beneficiano
di un maggiore rispetto anche per il non trascurabile fatto di essere
chiamati 'professori' e non più'maestri'.
Con
l'ingresso nella scuola media superiore il ragazzo, ormai adolescente,
ha sempre maggiore libertà e risulta sempre più decentrato
dal contesto familiare che costituisce adesso solo uno dei gruppi di appartenenza,
anche se riveste ancora una notevole importanza. In questa fase, ancora
di più, i genitori cercano conforto negli insegnanti per capire
se la realtà che il figlio propone in famiglia rispecchi la realtà
dai fatti. In questo ordine di scuola, molti genitori acconsentono alle
richieste del figlio di non occuparsi della sua vita scolastica lasciandogli
piena libertà di gestione.
I
colleghi. La necessità di una programmazione comune
tra insegnanti di ordini di scuola diversi, che prende forma nell'istituzione
dei curricoli verticali, ha come risultato immediato quello di mettere
in contatto insegnanti che in precedenza si sarebbero incontrati solo
casualmente o in un contesto eccessivamente formalizzato. Questo fornisce
ampie possibilità di socializzazione e condivisione delle esperienze.
Ogni insegnante può così capire il percorso completo dell'allievo
in un ottica più coerente e continua. Paradossalmente però,
proprio le maggiori possibilità di comunicazione mostrano agli
insegnanti quanto sia difficile comunicare in modo efficace.
L'attuale
necessità di creare dei percorsi a spirale coerenti e ben articolati
sull'amplificazione di competenze trasversali e trasferibili richiede
un più attento monitoraggio delle attività svolte in classe.
Metaforicamente, si richiede agli insegnanti di aprire la porta della
propria aula ai colleghi mostrando agli altri come si lavora. Ci si deve
mettere in discussione e questo a molti non piace, anche se è indispensabile
per un miglioramento personale da un punto di vista didattico e relazionale.
In
generale i colleghi sono vissuti come chiusi, rigidi anche se spesso molto
competenti nella loro disciplina. L'insegnante ha un buon rapporto solo
con alcuni di loro tendendo a formare un gruppetto di 'eletti' con i quali
condividere le proprie esperienze.
Non
mancano forme di snobismo tra colleghi di ordini di scuola diversi, come
se gli ordini fossero delle categorie di un campionato di calcio. E' fin
troppo scontato dire che ad ogni età gli alunni hanno bisogno di
docenti con competenze diverse che non sono più o meno complesse
ma solo più o meno appropriate.
Nelle
interazioni con ciascuna di queste figure, il potenziamento delle abilità
comunicative può semplificare notevolmente il lavoro dell'insegnante.
Tecniche comunicative di base
La comprensione degli elementi basilari della comunicazione ci può
aiutare a sviluppare uno stile comunicativo più efficace e produttivo.
Ci sono sette elementi chiave che contribuiscono al successo o al fallimento
della comunicazione individuale. Questi elementi sono rappresentati da
medium, messaggio, parlante, ascoltatore, feedback, interferenza e contesto.
Il
medium è associato con il mezzo che 'trasporta' il messaggio
che può essere trasmesso, per esempio, attraverso un'interazione
faccia a faccia, al telefono o via lettera.
Il messaggio nella comunicazione interpersonale può
essere influenzato dalla cultura e dall'immediatezza. Di solito la comunicazione
per essere efficace deve essere diretta.
Il parlante deve essere chiaro, efficace, e culturalmente
sensibile ai bisogni individuali. Un vocabolario adeguato ed una modalità
espressiva chiara sono indispensabili al successo.
L'ascoltatore
deve prestare una piena attenzione al parlante. E' necessario dare un
feedback al parlante per rinforzarlo nella sua esposizione
e partecipare con domande di chiarificazione degli argomenti.
L'interferenza può avere luogo quando un l'ascoltatore
non riesca a cogliere il messaggio a causa di un rumore esterno o di un
disturbo interiore come un pensiero o un'idea intrusiva.
Il contesto è legato al tempo, il luogo e la situazione
nella quale la conversazione avviene. L'efficacia della comunicazione
è in gran parte legata alla capacità recettiva e alla mancanza
di interferenze. Tra le tecniche che possono essere usate per rendere
la propria comunicazione più efficace abbiamo:
- eloquio
efficace;
- ascolto
efficace;
- feedback;
- attenzione
ai segnali non-verbali;
- impatto
emotivo;
- assertività;
- gestione
dei conflitti.
Per
avere un eloquio efficace è indispensabile che
il parlante abbia qualcosa da offrire alla conversazione. Chi parla dovrebbe
conoscere un certo numero di argomenti e essere attento agli interessi
dell'ascoltatore. Se conoscete molto bene la vostra materia ma non sapete
molto di altri argomenti ci saranno poche persone che vi troveranno interessanti.
Se vi succede spesso di essere fraintesi, implementate la precisione della
vostra comunicazione ampliando il vostro vocabolario. Per essere sicuri
della chiarezza della vostra esposizione, formulate i vostri pensieri
prima di parlare e siate consapevoli del feedback verbale e non-verbale
che i vostri ascoltatori vi inviano.
Un
ascoltatore efficace è attivamente coinvolto nella
conversazione almeno quanto il parlante, ma il suo ruolo richiede un maggiore
sforzo ed una maggiore concentrazione rispetto a quello di chi parla.
Dato che la comunicazione non-verbale del parlante rivela più di
quanto non facciano le parole, l'ascoltatore dovrà essere attento
alla postura, alla gestualità, all'espressione facciale, al movimento
degli occhi, al tono ed all'inflessione della voce del parlante. Se l'ascoltatore
fraintende ciò che è stato detto, una segnalazione immediata
al parlante può evitare il prolungarsi del fraintendimento.
Non
si può parlare di feedback senza prendere in considerazione
il processo attraverso il quale una risposta prende forma. Ogni comunicazione
che giunge all'individuo stimola una reazione inizialmente interna che
si crea in base alle emozioni, la conoscenza e le passate esperienze del
soggetto. Alcuni stili di risposta comuni sono il ritiro, il giudizio,
l'interpretazione, la domanda, la rassicurazione e la parafrasi. Il ritiro
può manifestarsi quando l'argomento della discussione crea delle
sensazioni sgradevoli e viene solitamente interpretato come una mancanza
di riguardo o addirittura come una dimostrazione di insensibilità.
Un giudizio troppo affrettato invece può annullare la possibilità
di comunicare apertamente. Risposte giudicanti possono danneggiare le
relazioni, specialmente quando qualcuno viene giudicato negativamente.
La persona giudicata, infatti, dovrà inevitabilmente difendere
la propria opinione, credenza o comportamento, mettendosi in una posizione
di rifiuto o di resistenza nei confronti della persona giudicante. L'interpretazione
prematura di un argomento può avere lo stesso effetto di un giudizio
troppo affrettato. L'interpretazione spiega alla persona il perché
del suo comportamento il che può portare la persona stessa a mettersi
sulla difensiva non comunicando più i propri pensieri ed i propri
sentimenti.
Il
fare domande alla persona può avere sia l'effetto di promuovere
come quello di inibire la comunicazione. Le domande efficaci sono quelle
che spingono l'interlocutore ad un'introspezione e ad una presa di coscienza
di aspetti che non aveva considerato. La rassicurazione comunica accettazione
e quando viene fornita in modo appropriato include suggerimenti su come
vedere positivamente situazioni difficili, stando attenti però
a non esprimere un giudizio. Infine, nella parafrasi l'ascoltatore ripropone
ciò che gli viene raccontato in altri termini consentendo all'interlocutore
di riflettere su alcuni punti oscuri. Questo stile comunicativo rende
manifesta l'attenzione dell'ascoltatore al racconto del parlante.
L'attenzione
ai messaggi non-verbali è un elemento fondamentale per
una comunicazione efficace. I messaggi non verbali potranno essere ricavati
da molti elementi: la postura, la gestualità, l'espressione facciale,
il tono e l'inflessione delle parole pronunciate, l'abbigliamento e il
modo di occupare lo spazio. Ognuno di questi elementi riflette la personalità
dell'interlocutore e la sua estrazione socioculturale, oltre che rivelare
degli stati emotivi transitori e contingenti. Segnali facili da rilevare
sono mediati dai movimenti del corpo. Di importanza centrale sono le incongruenze:
per esempio, qualcuno che vi dica di essere completamente d'accordo con
voi incrociando le braccia ed arretrando non trasmette un messaggio coerente.
Altro elemento interessante sono le espressioni del volto: chi mantiene
troppo la stessa espressione probabilmente non trasmette un'informazione
attendibile. D'altra parte, anche la direzione dello sguardo è
importante per poter dare credibilità ad un messaggio verbale:
come ogni madre sa, un bambino che dice di essere innocente abbassando
lo sguardo ammette la sua colpa.
L'impatto
emotivo che il parlante suscita è un elemento essenziale
in una comunicazione che voglia essere efficace. Le emozioni includono
i sentimenti, i cambiamenti fisiologici e i modelli espressivi aperti.
Anche le persone che hanno una difficoltà di espressione verbale
delle loro emozioni possono esprimerle attraverso le espressioni facciali
ed il linguaggio del corpo. Per qualcuno la condivisione delle emozioni
è la parte più difficile di una comunicazione. Prima di
poter esprimere le proprie emozioni è indispensabile comprendere
i propri sentimenti. Altra cosa importante è riuscire a parlare
in prima persona, ciò stabilisce un buon contatto emotivo con l'altro
e incoraggia la comunicazione approfondendola.
L'uso
dell'assertività si esprime in una comunicazione onesta
e diretta che difende la posizione del parlante senza ricorrere alla critica.
Le persone assertive esprimono il loro punto di vista rispettando i diritti
dell'altro. A livello verbale un soggetto assertivo parla il modo chiaro,
calmo e diretto. A livello non verbale la persona assertiva mantiene un
contatto oculare diretto ed una postura eretta che indica autocontrollo
e confidenza. La capacità di gestire i conflitti
è una dote importante nel promuovere una buona comunicazione. I
conflitti, infatti, sono parte integrante di ogni relazione e come tali
non devono essere temuti. Generalmente, un conflitto si presenta in una
situazione nella quale i desideri, le intenzioni ed i bisogni di un individuo
sono incompatibili con quelli di un'altra persona. Di solito, un conflitto
può essere gestito in diversi modi a seconda dell'aggressività
espressa, dell'assertività o passività degli interlocutori
e della loro disponibilità alla cooperazione. Un conflitto prolungato
può distruggere una relazione e quindi una soluzione rapida e tempestiva
eviterà danni insanabili. La risoluzione di un conflitto è
una concertazione degli sforzi di tutte le persone coinvolte per risolvere
una disputa in modo costruttivo. Cinque passi nella risoluzione dei conflitti
sono i seguenti:
- Tutte
le parti in gioco devono essere d'accordo sulla necessità di
lavorare sul problema in modo attivo.
- Il
problema dover essere percepito simultaneamente da tutti.
- Ogni
persona dovrebbe descrivere e definire i propri sentimenti rispetto
allargomento.
- Ognuno
dovrebbe proporre una propria soluzione al problema.
- Una
volta raccolti tutti i suggerimenti sul tema deve essere fissata la
data di un secondo incontro per valutare i progressi fatti in direzione
della soluzione del problema.
Se
ci vogliamo rivolgere direttamente al contesto scolastico ed alle competenze
dell'insegnante si possono facilmente trovare alcune priorità nella
programmazione del proprio lavoro, tra cui:
- rinfrescare
le proprie competenze disciplinari;
- programmare
momenti e metodi per l'auto-osservazione;
- implementare
la propria comunicazione non verbale;
- potenziare
la propria credibilità agli occhi degli studenti;
Rinfrescare
le proprie competenze disciplinari.
I tempi così veloci della vita quotidiana obbligano molti insegnanti
a mettere in secondo piano lo studio della loro materia. Non ci sono conoscenze
indelebili e quindi solo lo studio rende facile muoversi tra gli argomenti
insegnati. Non si richiede un impegno insostenibile, ma dedicare almeno
un'ora al giorno alla propria materia oltre alle correzioni di compiti
e simili. L'essere preparati è il primo fattore importante per
un buon insegnante: è ovvio che non si può pretendere di
insegnare non sapendo. Lo studio rende anche più piacevole l'insegnamento
di una materia della quale ci si sente padroni.
Programmare
momenti e metodi per l'auto-osservazione
Nel corso di una lezione si possono osservare degli errori di metodo o
di approccio e, in mancanza di un collega che possa osservare e consigliarci,
l'auto-osservazione diventa uno strumento fondamentale di crescita personale.
Può quindi essere utile tenere un 'diario di bordo' delle attività
didattiche e delle dinamiche che si attivano in classe. Sarà importante
osservare ciò che funziona in classe e quali sono i comportamenti
che si ripetono.
Quando
si ha la sensazione che tutta la classe sia pienamente coinvolta in una
particolare attività didattica sarà utile descriverla nei
minimi particolari per poter individuare quali sono gli elementi che la
rendono efficace e poter quindi riproporli anche in altri momenti. La
stessa cosa la si può fare con i momenti di noia, individuando
quali siano le componenti da evitare. Le attività apparentemente
coinvolgenti ed efficaci potranno in seguito essere testate nei loro effetti
ahce valutando i risultati delle successive verifiche.
E'
importante anche notare quando è l'insegnante in prima persona
che si diverte e quando invece si sente tremendamente annoiato, anche
questo può contribuire alla progettazione di un lavoro più
piacevole. Anche il monitoraggio di comportamenti disturbanti da parte
degli alunni saranno molto utili alla progettazione di interventi strategici
volti a smorzare i toni ed a rendere possibile un tranquillo svolgimento
della lezione.
Implementare la propria comunicazione non-verbale
L'insegnante dovrebbe essere un esperto nell'esposizione orale e nella
spiegazione verbale di determinati concetti. Alcune tecniche come la chiarezza
dell'eloquio, la coerenza espositiva e la ripetizione dei concetti chiave
sono spesso spontaneamente applicate. Ma non è solo ciò
che si dice ad essere importante, ma anche il come lo si dice. I messaggi
non verbali sono una componente fondamentale della comunicazione nel processo
di insegnamento.
Ci
sono diverse ragioni per le quali un insegnante dovrebbe essere consapevole
di quali siano i messaggi non verbali che circolano all'interno della
classe. La prima riguarda il fatto che la consapevolezza rende l'insegnante
più attento ai messaggi che lo studente gli invia. La seconda è
legata al fatto che in questo modo l'insegnante riesce ad essere più
efficace nella comunicazione delle informazioni didattiche. Infine, questo
livello di comunicazione è in grado di implementare il grado di
vicinanza psicologica percepita tra studente ed insegnante. Le aree nelle
quali si può migliorare la propria comunicazione non verbale riguardano:
contatto oculare, espressioni facciali, gestualità, postura ed
orientamento del corpo, prossemica, atti paraliguistici, umorismo.
Partendo
dalla prima area, possiamo facilmente comprendere come il contatto
oculare sia un canale di comunicazione interpersonale molto importante
nella regolazione del flusso dei messaggi. Gli occhi possono essere usati
per segnalare interesse in ciò che gli studenti dicono o per coordinare
una discussione di gruppo senza dover intervenire verbalmente. Altro aspetto
importante è il fatto che il contatto oculare con l'audience può
accrescere la credibilità del parlante, aspetto non trascurabile,
come vedremo in seguito. Sintetizzando, l'insegnante che ha un pieno controllo
nella gestione dei contatti oculari faciliterà la comunicazione
e concentrerà su di sé l'attenzione e l'interesse degli
studenti.
Senza
scomodare Ekman e le sue teorie sulla decodifica imitativa (Ekman, 1995)
, è facile capire che l'espressione facciale comunica
lo stato d'animo dell'insegnante e lega all'argomento spiegato una specifica
emozione. Quindi, riuscire a rilassare i muscoli del viso magari sorridendo
di tanto in tanto avrà l'effetto di trasmettere una sensazione
di allegria, calore e vicinanza emotiva che rinforzeranno il processo
di apprendimento. In particolare il sorriso può risultare contagioso
e contribuire a creare un clima sereno nella classe. Sarà comunque
importante per l'insegnante rilevare quale espressione solitamente accompagna
il suo eloquio attraverso un automonitoraggio costante che consenta opportune
modifiche quando questo sia necessario.
La
mancanza di gestualità durante l'eloquio può
rendere l'insegnate rigido e noioso agli occhi dell'audience. Anche in
questo caso una particolare attenzione alle proprie abitudini gestuali
può rendere più facile un aggiustamento nell'utilizzo dei
movimenti. La gestualità rende il materiale didattico più
interessante e può coinvolgere meglio gli studenti nel processo
educativo. La gestualità è importante anche in fase di rinforzo
delle comunicazione degli studenti. Seguire con i ritmi giusti le esternazioni
dei ragazzi diffonde un clima di ascolto attento che facilita la comunicazione.
Ci
sono molti messaggi che inconsciamente si trasmettono attraverso la postura
e orientamento del corpo. In alcuni casi, camminare per la classe
permettere di raggiungere ogni studente e riattivare un'attenzione calante.
Anche alzasi in piedi all'improvviso in concomitanza dell'esposizione
di un concetto importante può rendere più efficace la propria
comunicazione. In generale, una posizione eretta ma non rigida e il busto
leggermente proteso in avanti comunica agli studenti che siete 'avvicinabili',
ricettivi ed amichevoli. Altro elemento importante è parlare agli
studenti faccia a faccia evitando di rivolgersi a loro con la schiena
voltata o guardando il pavimento. Questo rende lo studente maggiormente
partecipe della vostra comunicazione e contribuisce a farlo sentire un
vero interlocutore. Ovviamente, chi tende a parlare a se stesso non risulta
essere un buon comunicatore.
Ci
sono delle precise norme culturali che riguardano la prossemica
e cioè la distanza culturalmente più adeguata per ogni tipo
di interazione (Hall, 2001). Queste norme implicite valgono anche con
gli studenti e quindi una distanza interpersonale troppo ridotta può
creare fastidio agli studenti, come una distanza eccessivamente grande
può far sentire lo studente completamente escluso dalla vostra
comunicazione. Nello stesso modo in cui si possono riconoscere i segnali
di alienazione dalla lezione, è possibile anche individuare quelli
che sono i segnali di disagio causato da un'invasione dello spazio personale
dello studente. A questo proposito lo schiarirsi la voce, il movimento
nervoso delle gambe, il giocherellare con le dita e l'evitamento dello
sguardo possono fornire degli utili indizi a riguardo.
Gli
atti paraliguistici sono un aspetto della comunicazione
non-verbale che riguarda degli elementi vocali come: tono, ritmo, timbro,
volume, cadenza. Per rendere il proprio stile comunicativo massimamente
efficace dovrete imparare a variare questi sei elementi della vostra voce.
Una delle critiche più frequenti riportate dai ragazzi nei riguardi
dei propri insegnanti è proprio il fatto che l'eloquio del docente
è talmente monotono da farli morire di noia. E' molto probabile
che questi studenti possano percepire in modo sgradevole i suddetti docenti.
E'
difficile parlare di umorismo senza destare sospetto
o essere accusati di faciloneria. Lo studio viene da sempre associato
alla serietà ed al rigore, anche se le ricerche sulle emozioni
e gli studi sull'apprendimento dimostrano come un'emozione gradevole faciliti
la ritenzione ed il recupero delle informazioni. Per questo sarà
utile che esercitiate il vostro senso dell'umorismo, uno strumento potente
anche per smorzare eventuali tensioni che spesso si creano in classe.
Un umorismo ben dosato rendere il clima piacevole a facilita le relazioni
positive.
Da
tutto quello che abbiamo detto, è evidente che la conoscenza dell'argomento
che si insegna non è l'unico elemento da tenere in considerazione
e forse nemmeno il più importante al fine della trasmissione delle
competenze. E' certo che tutto ciò che riguarda il potenziamento
delle strategie di comunicazione non-verbale è più facilmente
attuabile quando si padroneggi bene la materia insegnata.
Potenziare la propria credibilità agli occhi degli studenti.
Sia ad un livello consapevole che a livello inconscio la percezione della
credibilità dell'insegnante ha un impatto massiccio sui comportamenti
dello studente e sull'efficacia dell'insegnante stesso come educatore
e buon comunicatore (Frymier & Thompson, 1992). L'erosione della credibilità
dell'insegnante può presto portare ad un clima di classe insostenibile
dove potranno emergere anche comportamenti violenti. Le variabili che
possono influenzare il grado di credibilità percepita dagli studenti
sono fondamentalmente quattro: la fiducia, la competenza, il dinamismo
e l'immediatezza (McCrosky & Young, 1981). Ci sono vari modi per potenziare
questi diversi aspetti rendendo il proprio stile più efficace.
La
fiducia riguarda proprio la capacità di affidarsi
all'altro. Naturalmente un atteggiamento di fiducia si costruisce su delle
esperienze di interazione onesta e positiva. Tra le tecniche che possiamo
usare in questo lavoro abbiamo:
- essere
onesti e sinceri nell'esposizione delle informazioni;
- evidenziare
la forza ma anche i punti deboli di ciò che si espone;
- dimostrare
fiducia negli studenti.
A
volte quando non si conosce la risposta ad una domanda rivolta da uno
studente sarà utile ammettere la propria lacuna in un modo propositivo
che stimoli una ricerca comune dell'informazione.
La
competenza, invece, riguarda in gran parte il momento
della preparazione della lezione. Tra le cose che si possono tenere a
mente abbiamo:
- cercare
di mostrarsi altamente organizzati nella presentazione;
- fornire
delle informazioni per quanto possibile chiare e prive di errori;
- programmare
le lezioni nei dettagli ed arricchire l'esposizione con il racconto
di esperienze personali che possano coinvolgere l'allievo.
Una
terza dimensione che va considerata è quella del dinamismo che
si esprime nella capacità non solo di controllare l'ambiente, ma
anche in quella di energizzarlo. Questo può essere fatto in diversi
modi:
- sviluppare
un buono stile espositivo ;
- variare
la posizione nello spazio e la gestualità;
- variare
le caratteristiche della voce;
- usare
supporti multimediali.
Infine,
abbiamo l'immediatezza che risulta dalla capacità di ridurre la
distanza fisica e psicologica tra studente ed insegnante. Tra i metodi
usati ce ne sono alcuni della dimensione precedente ed altri come:
- assumere
una posizione rilassata;
- mantenere
il contatto oculare con tutti i membri della classe;
- usare
il sorriso per disarmare e rilassare gli studenti;
- ridurre
la distanza fisica rimuovendo qualsiasi tipo di barriera tra insegnante
e studente;
- consentire
uno stile verbale confidenziale per rendere la comunicazione più
fluida ed efficace.
Tutto
questo può migliorare l'efficacia dell'insegnante nella comunicazione
pedagogica. Come si può notare, in questo campo non ci sono scorciatoie
ma solo dei suggerimenti che prevedono un percorso di aggiornamento e
progettazione continua e permanente.
L'insegnante efficace
Da una ricerca condotta in negli Stati Uniti nel 1998 dal 'National Research
Center on English Learning Achievement' emerge che esistono nove caratteristiche
fondamentali, personali e contestuali, condivise dagli insegnanti reputati
efficaci. Tra queste abbiamo:
- Capacità
di motivare gli studenti ad un elevato impegno e competenza accademica:
la maggior parte degli studenti erano impegnati in attività accademiche
anche quando l'insegnante lasciava l'aula.
- Eccellente
capacità di gestione dell'aula: gli insegnanti delle classi più
efficienti erano capaci di gestire bene il comportamento e l'apprendimento
degli studenti.
- Capacità
di promuovere un ambiente positivo, rinforzante e cooperativo: queste
aule erano luoghi positivi dove i rari problemi disciplinari venivano
gestiti in modo costruttivo.
- Gli
studenti ricevevano un sacco di rinforzi positivi per i loro risultati,
privatamente e pubblicamente. Gli studenti erano incoraggiati alla cooperazione.
- Insegnamento
delle abilità nel contesto didattico contingente: le abilità
di comprensione, vocabolario, pronuncia e scrittura venivano insegnate
contestualmente ai compiti di lettura e scrittura assegnati in classe.
- Enfasi
sulla letteratura: gli studenti avevano a disposizione tutta una libreria
di testi consultabili e l'insegnate era solito leggere molti brani tratti
da questi testi.
- Molto
esercizio di lettura e scrittura: l'insegnante dedicava almeno 45 minuti
al giorno all'esercizio sul linguaggio, fornendo dei lunghi ed ininterrotti
periodi per la lettura e la scrittura. Sia l'insegnante che gli studenti
leggevano quotidianamente a voce alta da soli, o in pubblico e ognuno
scriveva quotidianamente su un giornale creato dalla classe.
- L'aumento
delle richieste era proporzionato alla crescita delle competenze degli
studenti: gli insegnanti fissavano delle aspettative alte ma realistiche
per ogni studente e incoraggiavano in modo consistente il confronto
con nuovi compiti impegnativi ma non impossibili;
- Incoraggiamento
dell'autoregolazione: l'insegnate promuoveva l'autoregolazione incoraggiando
gli studenti nella scelta di competenze o strategie personali appropriate
quando confrontati con un compito, evitando di fornire scorciatoia per
la risoluzione del problema.
- Collegamenti
tra i curricoli: gli insegnati facevano degli specifici collegamenti
attraverso i curricoli fornendo agli studenti l'opportunità di
utilizzare le competenze apprese che apprendevano in compiti e materie
diverse. Ad esempio, gli esercizi di lettura e scrittura erano integrati
con lo studio di altre materie.
Conclusioni
La comunicazione è un tema complesso che ci ha portato a valutare
diversi aspetti del ruolo dell'insegnante. Come abbiamo visto, essa è
influenzata solo in parte dalle intenzioni dei soggetti in gioco e più
spesso dipende dalle dinamiche contestuali che sono solo parzialmente
prevedibili e controllabili. Tutto ciò contribuisce a ridimensionare
il mito del 'grande comunicatore', figura ideale e per questo irraggiungibile.
Di conseguenza, non esistono manuali per rendersi più comunicativi,
o meglio esistono ma sono poco credibili. In questo senso, solo un percorso
formativo esperenziale che prenda in considerazione gli stili personali
e le peculiari caratteristiche di ognuno e potenzi quelle doti naturali
che già esistono in ogni individuo può risultare efficace
nell'implementazione delle proprie capacità comunicative.
Bibliografia
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Frymier, A. B., & Thompson, C. A. (1992). Perceived teacher affinity-seeking
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McCrosky, J., & Young, T. (1981). Ethos and credibility: The construct
and its measurements after two decades. Central States Speech Journal,
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Fonte:
http://www.vertici.com
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