Comunicare a scuola


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Comunicare a scuola

di Charlie John Fantechi

Negli ultimi anni, i temi della comunicazione sono diventati un argomento centrale in ogni discussione sulla didattica e sui processi educativi in generale. Oggi le competenze comunicative e relazionali dell'insegnante sono giudicate importanti almeno quanto quelle disciplinari. Per questo motivo è aumentata anche la richiesta di percorsi formativi sulla comunicazione che aiutino il docente a sviluppare uno stile personale più efficace.

Intanto, sarà utile definire meglio il concetto di comunicazione che non è così scontato come si potrebbe pensare. La comunicazione è un elemento fondamentale del lavoro dell'insegnante, indispensabile per promuovere il passaggio di conoscenze e competenze ma anche per creare un clima cooperativo che renda l'apprendimento più piacevole ed efficace.

La comunicazione è parte fondamentale del processo di socializzazione ed un fattore immancabile nella costruzione delle relazioni interpersonali.

Nella comunità scolastica, la comunicazione può essere definita come un processo di condivisione delle informazioni attraverso l'utilizzazione di un insieme di regole comunemente accettate. Queste regole possono variare a seconda delle circostanze: per esempio, il flusso di informazioni può essere interrotto da pressioni situazionali, le divergenze nelle prospettive di docenti diversi possono interferire con la natura dei significati condivisi e le regole stesse possono essere cambiate da risposte inappropriate.

L'instaurarsi di una buona comunicazione tra le diverse figure coinvolte nel contesto scolastico può:

  • accrescere la consapevolezza su problemi e soluzioni didattiche;
  • potenziare comportamenti supportivi individuali o di gruppo;
  • mettere in luce le abilità di ciascuno;
  • implementare la cooperazione;
  • rinforzare i comportamenti e gli atteggiamenti positivi.

Nel contesto scolastico la comunicazione non è solo un 'fare pratica insieme', ma soprattutto un'interazione creativa per il raggiungimento di un fine comune: la crescita dell'allievo e dell'insegnante.

La comunicazione umana si riferisce all'interazione tra persone che usano un linguaggio simbolico. Per esempio, può essere rappresentata dal rapporto tra produzione e valutazione tra insegnante e alunno, ma anche da tutta una serie di messaggi verbali e non verbali volti a stabilire un legame emotivo-relazionale che va oltre i semplici fini didattici.


I tipi di comunicazione
Come per la comunicazione in generale, nel contesto scolastico possiamo trovarne di diversi tipi come quella:

  • intrapersonale;
  • interpersonale;
  • dei piccoli gruppi;
  • delle organizzazioni;
  • pubblica;
  • di massa

La comunicazione intrapersonale si riferisce ai pensieri, i valori ed i sentimenti che popolano il mondo interiore del soggetto e che si mantengono attraverso un continuo dialogo interno che dirige i comportamenti dell'insegnante nel suo stile espositivo ma anche in quello relazionale.

La comunicazione interpersonale è quella che avviene direttamente tra due persone e nel contesto scolastico può riguardare confronti insegnante-insegnante, insegnante-alunno, insegnante-dirigenza, insegnante-genitore ed altre dinamiche di minore rilevanza.

La comunicazione nei piccoli gruppi avviene sia in classe che con i colleghi nelle diverse occasioni di riunione è può influenzare sensibilmente i comportamenti dell'insegnante riguardo gli atteggiamenti da tenere con le diverse figure in gioco.

La comunicazione delle organizzazioni avviene quando siano in gioco tutti gli appartenenti ad una scuola o ad un istituto comprensivo. Fanno parte di questo tipo di comunicazione anche messaggi scritti come circolari ed altro, che siano volti al mantenimento di una rete ampia ma attiva.

La comunicazione pubblica si riferisce a tutte le occasioni nelle quali un docente è chiamato a dover parlare in pubblico in un contesto allargato come convegni, conferenze, o altri eventi di questo genere.

Infine, la comunicazione di massa si attua nei libri di testo, nelle direttive ministeriali e in tutto ciò che possa essere considerato di pubblico dominio.

Ad ogni livello sopra riportato sono necessarie delle specifiche abilità comunicative che possono essere in gran parte apprese.


I fondamenti della comunicazione umana
Uno degli assunti fondamentali della comunicazione umana è che essa si presenta come un processo transazionale e multidimensionale. Intanto è utile sottolineare come la comunicazione sia un processo continuo, dinamico, ininterrotto e mai un qualcosa di statico e prevedibile. Questo significa che la comunicazione tra una persona A e una persona B è una continua interazione tra un grande numero di variabili, le quali cambiano continuamente durante l'evento comunicativo. In particolare durante il processo comunicativo lo stato fisico, sociale ed emotivo della persona A o della persona B può improvvisamente cambiare determinando conseguenti mutamenti nella loro interazione.

L'assunto che afferma che la comunicazione umana è un processo è molto importante perché ci costringe a riconoscerne la complessità e le molteplici relazioni che essa coinvolge. Nel contesto scolastico il suddetto processo dirige la nostra attenzione alle comunicazioni in corso tra docente-alunno o alunno-alunno piuttosto che su una serie di eventi comunicativi a senso unico. L'assunto del processo non solo modifica il nostro approccio alle problematiche dell'alunno, ma ci permette di analizzare anche gli altri soggetti coinvolti nella comunicazione come i docenti, i genitori, la direzione e ci spinge ad esaminare come lo scambio tra tutte queste persone può variare a seconda della natura della situazione.

L'assunto riguardante la natura transazionale della comunicazione si riferisce al fatto che entrambi i soggetti coinvolti in una comunicazione si influenzano reciprocamente. Per esempio, una persona A costruisce un messaggio per la persona B e nel farlo riceve delle informazioni di ritorno dalla persona B che influenzano il modo in cui A formula il messaggio. Il punto di vista transazionale ci costringe a vedere l'interazione simultanea tra mittente e ricevente del messaggio in un processo di feedback continuo ed ininterrotto.

L'aspetto multidimensionale della comunicazione umana è rilevabile a due livelli: a livello di contenuto ed a livello di relazione. Il livello di contenuto si riferisce a linguaggio, parole ed informazioni contenute in un messaggio. Il livello di relazione definisce quale sia la natura del rapporto tra le persone coinvolte nella comunicazione. Per esempio, consideriamo la seguente affermazione fatta da un insegnante agli alunni: ' Studiate da pagina 123 a pagina 148'. A livello di contenuto la frase esprime l'ordine di studiare le pagine di un libro comprese in un certo intervallo. A livello di relazione il messaggio ci parla della natura della relazione tra insegnante ed alunno: l'insegnante ha il potere di impartire ordini, l'alunno è chiamato ad eseguirli. Sia il livello di contenuto che quello di relazione influenzano lo sviluppo del significato all'interno dell'interazione umana.


I modelli sulla comunicazione
I ricercatori hanno proposto vari modelli per spiegare meglio la struttura del processo comunicativo. Questi modelli ci possono aiutare a capire la struttura sottostante ad ogni processo di comunicazione e possono illustrare come questi aspetti siano interconnessi. Tra questi modelli ne possiamo ricordare quattro, che sono anche tra quelli maggiormente conosciuti:

  • lo Shannon-Weaver model;
  • l'SMCR model di Berlo;
  • lo Speech Communication Model di Miller;
  • il Leary model.

Lo Shannon-Weaver model è stato uno dei primi modelli sulla comunicazione. Si tratta di un modello lineare nel quale la comunicazione è rappresentata come un sistema nel quale una fonte seleziona un'informazione che viene trasformata in un messaggio. Questo messaggio viene trasmesso da un segnale attraverso un canale ad un ricevente. Il ricevente interpreta il messaggio e lo manda al suo destinatario. Il 'rumore' indica quei fattori che disturbano o che influenzano i messaggio mentre viene trasmesso (Shannon & Weaver, 1949). La forza di questo modello è la maniera univoca nella quale cerca di spiegare il percorso di una comunicazione dalla fonte al destinatario. Un limite di questo modello è proprio il fatto che non riesce a dimostrare la natura transazionale della relazione tra la fonte ed il ricevente. Un modello sulla comunicazione lineare, infatti, prevede che la comunicazione avvenga a senso unico e non contempla la presenza, invece incontestabile, di un processo di feedback continuo e di aggiustamento tra fonte e destinatario che chiaramente regola il flusso delle informazioni. L'uso di questo modello nel contesto scolastico potrebbe solo spiegare il percorso comunicativo dal docente all'alunno o dall'alunno al genitore tralasciando la componente interattiva che invece risulta essere un elemento centrale.

L'SMCR model (SOURCE, MESSAGE, CHANNEL, RECEIVER) di Berlo presenta la comunicazione come processo che avviene quando una fonte abbozza dei messaggi basati sulle proprie abilità comunicative, gli atteggiamenti, le conoscenze ed il sistema socioculturale di appartenenza. Questi messaggi vengono trasmessi lungo dei canali che possono includere vista, udito, tatto olfatto e gusto. Il ricevente interpreta i messaggi basandosi sulle sue abilità comunicative, gli atteggiamenti, le conoscenze ed il sistema socioculturale di appartenenza (Berlo, 1960). La forza di questo modello risiede nel modo in cui rappresenta la complessità della comunicazione trattandola come un processo. Le limitazioni invece sono rappresentate dal fatto che non vengano presi in considerazione i fenomeni legati al feedback ed all'autoregolazione ed anche dalla mancanza di una spiegazione della funzione di questo processo comunicativo. L'utilizzazione di questo modello nel contesto scolastico potrebbe aiutare gli insegnanti a riconoscere i numerosi fattori che influenzano la comunicazione. Anche qui però, i fenomeni di feedback ed autoregolazione non sono adeguatamente presi in considerazione. Questo modello spiega come l'esperienza e la formazione possano influenzare l'efficacia della comunicazione dei docenti, senza però rappresentare adeguatamente i processi di feedback delle comunicazioni in corso all'interno della scuola che contribuiscono al buono sviluppo del percorso educativo ed alla narrazione dell'ambiente scolastico.

Lo Speech Communication model di Miller presenta la comunicazione discorsiva ed include i fenomeni di feedback che invece non sono presi in considerazione nei modelli precedenti. Questo modello prende in considerazione tre elementi fondamentali: il parlante, il ricevente ed il feedback. Il parlante interpreta e codifica i messaggi in base ai propri atteggiamenti individuali; i messaggi vengono tradotti e decodificati da un ricevente sulla base dei propri atteggiamenti. A questo punto, il ricevente darà il suo feedback positivo o negativo al parlante che quindi sarà in grado di codificare e modificare i propri messaggi successivi (Miller, 1966). Questo modello descrive la tipica sequenza di eventi nella comunicazione discorsiva. Ad ogni modo, proprio per la sua semplicità questo modello non riesce a descrivere a pieno la complessità del processo comunicativo. Per esempio, nel contesto educativo la genericità di questo modello può impedire la piena comprensione dei singoli eventi comunicativi. Questo può accadere in particolar modo ove fattori come il contesto o il setting, che possono influenzare pesantemente il processo di comunicazione, non vengano tenuti in debita considerazione. Per contro, questo modello rende più facile la comprensione delle importanti componenti transazionali e di feedback che esistono nel processo comunicativo tra le figure in gioco.

Il modello di Leary è diverso da quelli precedentemente presentati. E' un modello transazionale e multidimensionale che pone l'accento sulle relazioni e gli aspetti interattivi della comunicazione interpersonale. Leary sottolinea che la comunicazione tra gli umani è un processo tra due persone nel quale i soggetti si influenzano reciprocamente. Il comportamento gioca un ruolo importante in questo modello. Le persone adattano il proprio ruolo in base a come vogliono essere percepiti dagli altri. Per esempio, se voglio essere sottomesso, porterò l'altro ad essere dominante con me; al contrario se voglio essere dominante cercherò di portare l'altra persona a sottomettersi. Secondo questo modello ogni comunicazione può essere posizionata lungo due dimensioni: dominanza-sottomissione, odio-amore. Entrambe queste dimensioni possono essere presenti in un'unica interazione. Quando gli individui interagiscono ogni messaggio può essere valutato lungo ciascuna delle due dimensioni (Leary, 1950). Le risposte ai messaggi si basano sul messaggio individualmente percepito. Leary sostiene che nella comunicazione umana ci sono due regole che governano la funzione di queste due dimensioni.

Prima regola: comportamenti dominanti o di sottomissione stimolano negli altri il comportamento opposto. Più esplicitamente, i soggetti che si comportano in modo dominante stimolano gli altri a mostrarsi sottomessi e viceversa.

Seconda regola: Comportamenti di odio o di amore solitamente stimolano lo stesso tipo di comportamento negli altri. Quindi, i soggetti che si comportano in modo gentile con gli altri, di solito stimolano negli altri lo stesso tipo di gentilezza e la stessa cosa succede con l'odio.

Queste risposte sono immediate ed involontarie nelle situazioni di contatto interpersonale. Questo modello può facilmente essere applicato al contesto scolastico stimolando delle interessanti riflessioni sui giochi di potere presenti.La forza di questo modello è il modo transazionale nel quale sono descritti i temi del potere e dell'affiliazione nell'interazione umana. Se si vuole capire a fondo la natura della comunicazione con gli altri, le qualità che ciascuno dei partecipanti portano nell'interazione dovrà essere chiaramente riconosciuta. Due aspetti deboli di questo modello possono essere ritrovati nel fatto che esso non è adatto a rilevare le microdinamiche in corso in una conversazione e che probabilmente non si dà la giusta importanza ai fattori ambientali e contestuali nell'analisi del processo comunicativo.


La comunicazione tra i generi
Può essere interessante rilevare come i ricercatori abbiano scoperto che esistono delle differenze tra uomini e donne nella comunicazione sia dal punto di vista conversazionale che a livello di interazione professionale. Dalle recenti ricerche in materia si apprende che esistono notevoli differenze tra i sessi nella comunicazione verbale e non verbale ( Ivy & Backlund, 1994). Gli uomini sembrano produrre un maggior numero di unità linguistiche, parlano più velocemente, si interrompono più di frequente (anche se le donne sembrano essere più propense ad interrompere gli altri con delle domande), tendono ad avere minori difficoltà a rompere il silenzio, fanno un maggior numero di errori di pronuncia e tendono a riempire le pause con dei suoni prolungati come 'eee' o 'aaa'.

Alcuni hanno interpretato queste differenze di genere come un riflesso della tendenza maschile di dominare le conversazioni. Altri sostengono che gli uomini siano linguisticamente meno portati e che quindi molti di questi comportamenti siano compensatori (Poynton, 1989). Da alcune osservazioni risulta che anche nel contesto educativo le bambine e le ragazze tendano a fornire maggiori informazioni su loro stesse rispetto ai maschi. La stessa cosa sembra accadere anche per i docenti. Le femmine sembrano ricevere anche più tempo ed attenzione da parte dei docenti, maggiori spiegazioni e meno risposte puramente descrittive rispetto ai maschi. Questo potrebbe anche essere solo la diretta conseguenza del fatto che le femmine richiedono maggiori informazioni rispetto ai maschi. Parlando della comunicazione non-verbale, le femmine sembrano avere maggiori capacità nel decodificare i segnali non-verbali, nel valutarne l'accuratezza, nel riconoscimento dei volti e nell'esprimere le emozioni attraverso il linguaggio del corpo. Le femmine sorridono e guardano più dei maschi e tendono ad usare il sorriso come meccanismo per gestire le tensioni sociali.

Le femmine sono generalmente più portate a stimolare comportamenti informativi negli altri. A causa della loro maggiore abilità nell'interpretazione dei segnali non-verbali, la loro maggiore espressività facciale e i modelli di eloquio che tendono a favorire la posizione del parlante, le femmine potranno ottenere maggiori informazioni dall'insegnate sia interpretando più accuratamente i messaggi non-verbali, che rinforzando l'eloquio dell'insegnante attraverso messaggi corporei di feedback e sintonizzando inconsapevolmente il proprio respiro con quello del parlante. In riferimento alla comunicazione tra i sessi, si possono notare delle differenze anche tra le conversazioni tra appartenenti allo stesso genere e appartenenti a generi diversi. Nelle conversazioni con membri dello stesso genere, sia maschi che femmine tendono entrambi a mettere in atto modelli di interruzione del discorso in modo eguale, mentre nelle conversazioni tra generi diversi è il maschio che tende ad interrompere maggiormente la femmina. Il sorriso è più frequente nelle interazioni fra appartenenti allo stesso sesso rispetto a quelle tra soggetti di sesso opposto, anche se nelle coppie adulte di sesso opposto le donne sorridono più degli uomini. Rispetto al contatto oculare, troviamo una maggiore tendenza a guardarsi negli occhi tra soggetti dello stesso sesso rispetto a quelli di sesso opposto, anche se in questo caso conta molto di più il livello di confidenza dei parlanti rispetto alle differenze di genere.

Infine, le comunicazioni tra soggetti di sesso opposto sono state valutate come più rumorose e sgradevoli rispetto a quelle tra soggetti dello stesso sesso. Nel rapporto maschio-maschio, il volume, la dominanza, la sgradevolezza, l'inespressività e l'ansia sono state giudicate maggiori rispetto alle comunicazioni femmina-femmina o tra soggetti di sesso opposto.

Le differenze nel comportamento non-verbale tra i due generi sono più evidenti quando il soggetto è in presenza di persone dello stesso sesso. Con i membri del sesso opposto, infatti, i soggetti cercano di controllare il proprio comportamento avvicinandosi alle norme comunicative dell'altro sesso. Per esempio, gli uomini fissano più a lungo le donne rispetto a quanto fanno con gli altri uomini, mentre le donne fissano meno gli uomini rispetto alle altre donne. Quindi, soggetti dello stesso sesso tendono più facilmente a deviare dalle norme del proprio genere quando entrano in contatto con soggetti del sesso opposto; i soggetti si comportano in modo più stereotipato quando comunicano con i soggetti dello stesso genere.

La conoscenze di queste tendenze comportamentali può aiutare l'insegnante a raggiungere una maggiore consapevolezza rispetto a certe dinamiche che spontaneamente si creano in classe in base ad una semplice distinzione tra i sessi.


I triangoli comunicativi
L'istituzione dei 'curricoli' verticali' richiede agli insegnanti nuove e più efficienti abilità comunicative. L'insegnante vive ed opera nella comunicazione e parte del suo lavoro è proprio quello di essere il centro di ogni azione comunicativa. Nello svolgimento del proprio ruolo l'insegnante si costituisce contemporaneamente come vertice di almeno tre triangoli comunicativi e relazionali che possono risultare difficili da gestire.

Infatti, la domanda che più frequentemente mi viene posta riguarda una specifica formazione volta al potenziamento delle capacità comunicative a diversi livelli: con gli alunni, i colleghi, i genitori. Negli ultimi anni, i rapporti tra queste figure sono cambiati di pari passo con i cambiamenti sociali a cui abbiamo assistito. Usando le parole degli insegnanti, sia alunni che genitori sono divenuti molto più 'impegnativi' ma anche in grado, per certi aspetti, di dare maggiori soddisfazioni, mettendo alla prova le capacità relazionali dell'insegnante e quindi la sua intelligenza interpersonale (Gardner, 1991).Infatti, oltre alle differenze tra i livelli di competenza disciplinare degli insegnanti, si crea una visibile distinzione tra chi è in grado di ben destreggiarsi nel 'pantano' delle richieste del contesto scolastico e chi invece, purtroppo, nel tentativo di uscire dai tranelli comunicativi che incontra, ad ogni movimento tende a sprofondare sempre più in un caos ingestibile.

Tornando alle figure in gioco ed ai loro cambiamenti troviamo nelle descrizioni fatte dall'insegnante degli spunti interessanti su ogni categoria.

 

BRAINSTORMING

ALUNNI
GENITORI
COLLEGHI

superficiali
viziati
maleducati

supponenti
suscettibili
disinteressati
chiusi
rigidi
competenti

I tre aggettivi più frequenti nella descrizione dei membri di una categoria emersi da un brainstorming con gli insegnanti.


L'alunno. I tre aggettivi più frequentemente usati dagli insegnanti per definire gli alunni sono: superficiali, viziati, maleducati. L'alunno è agli occhi degli insegnanti un ragazzo tendenzialmente svogliato, disinteressato e demotivato in grado in alcuni casi di impedire lo svolgimento della lezione. Troviamo spesso ragazzi che usano la contrapposizione con l'insegnante per autodefinirsi e per darsi dei confini visibili. A seconda delle età, ci sono diverse strategie adottate da questi alunni per rendere complicato lo svolgersi della lezione.

I genitori. In genere, da un 'brainstorming' con gli insegnanti i tre aggettivi che ricorrono più frequentemente nella descrizione dei genitori degli alunni sono: supponenti, suscettibili, disinteressati. I tempi in cui l'insegnante incuteva timore nelle famiglie degli alunni, o almeno aveva il loro rispetto, sono molto lontani. I genitori si sentono spesso allo stesso livello dell'insegnante e, soprattutto se appartenenti ad una classe socioeconomica elevata, non riconoscono l'importanza del suo ruolo. Conseguenza diretta di questo atteggiamento è che i genitori non sono molto propensi ad accettare consigli sui comportamenti da tenere con i propri figli. Le cose non vanno allo stesso modo in tutti gli ordini di scuola. Il fenomeno interessante è proprio questa diversità di atteggiamento dei genitori a seconda dell'ordine di scuola e quindi dell'età del figlio.

Le insegnanti di scuola materna, infatti, descrivono i genitori dei propri alunni come generalmente sensibili e coinvolti nelle attività scolastiche dei figli. Anche gli insegnanti di scuola media parlano di genitori tendenzialmente rispettosi, anche se spesso poco presenti. Le dinamiche più intense si ritrovano nella scuola elementare dove i genitori diventano man mano meno coinvolti nel percorso formativo dei figli e possono vivere l'insegnante come un intruso. Quali possono essere di questa diversità di comportamento da parte delle stesse persone prese in periodi diversi della loro vita familiare? Andando oltre i singoli casi problematici, i fattori comuni che si possono rilevare sono sufficienti a dare una prima spiegazione del fenomeno. La prima infanzia rappresenta un periodo nel quale il bambino è al centro delle dinamiche familiari e delle attenzioni di tutta la famiglia. I familiari si organizzano intorno al bambino e programmano le attività della giornata in funzione della sua presenza. Per questo non stupisce il fatto che la famiglia, e in particolare la madre, sia molto disponibile al dialogo con l'insegnante di scuola materna che ha quindi l'opportunità di farsi conoscere e creare un rapporto di reciproca fiducia.

Non deve però essere sottovalutato il carattere soprattutto ludico dell'ambiente in cui opera questo tipo di insegnante. Un ambiente nel quale non vengono richieste al bambino specifiche competenze se non quelle utili alla socializzazione, e dove, quindi, il bambino non viene giudicato per le sue prestazioni. Con l'ingresso del bambino nella scuola elementare il discorso cambia. Sebbene questo passaggio avvenga in modo abbastanza graduale, abbiamo l'introduzione di un elemento nuovo e per certi versi sconvolgente: la valutazione. Ciò crea un clima di blanda competizione che nelle ultime classi può invece diventare molto accesa. Dal canto loro le famiglie, per la prima volta, dovranno accettare un giudizio esterno sul proprio figlio, cosa semplice quando questo sia positivo, meno piacevole quando ci siano delle difficoltà. Alcune famiglie, infatti attribuiscono alla valutazione fornita dagli insegnanti un valore che va ben oltre l'ambito scolastico. E' come se il 'votaccio' mettesse in discussione anche il loro ruolo di buoni genitori e a questo le famiglie possono reagire in modo diverso: a volte schierandosi a fianco degli insegnanti per il recupero del figlio, altre opponendosi ai giudizi e contrastando qualsiasi tentativo di ingerenza nelle questioni familiari da parte degli insegnanti.

Quando i ragazzi entrano nella scuola media la situazione cambia ancora: sparisce l'aspetto ludico, e la valutazione diventa l'aspetto principale del contesto classe. In questo ordine di scuola si inizia anche ad escludere il corpo dal processo di apprendimento abbandonando le attività motorie spesso considerate, ingiustamente, solo un momento di svago per i ragazzi.

A questo punto della sua evoluzione, il ragazzo sta iniziando a decentrarsi dal contesto familiare: inizia ad avere i propri segreti ed a crearsi uno spazio privato nel quale iniziare a strutturare i confini della propria personalità futura. Compito dei genitori sarà dunque quello di farsi misuratamente da parte e proprio l'insegnante può costituire una delle figure di supporto per il genitore nel processo di accettazione del decentramento del figlio.

In questo periodo, molti genitori avvertono il crescere delle zone d'ombra nei comportamenti dei figli e chiedono informazioni agli insegnanti per esercitare un tipo di controllo attento ma meno diretto. Nasce quindi un rapporto di complicità tra genitori ed insegnanti che beneficiano di un maggiore rispetto anche per il non trascurabile fatto di essere chiamati 'professori' e non più'maestri'.

Con l'ingresso nella scuola media superiore il ragazzo, ormai adolescente, ha sempre maggiore libertà e risulta sempre più decentrato dal contesto familiare che costituisce adesso solo uno dei gruppi di appartenenza, anche se riveste ancora una notevole importanza. In questa fase, ancora di più, i genitori cercano conforto negli insegnanti per capire se la realtà che il figlio propone in famiglia rispecchi la realtà dai fatti. In questo ordine di scuola, molti genitori acconsentono alle richieste del figlio di non occuparsi della sua vita scolastica lasciandogli piena libertà di gestione.

I colleghi. La necessità di una programmazione comune tra insegnanti di ordini di scuola diversi, che prende forma nell'istituzione dei curricoli verticali, ha come risultato immediato quello di mettere in contatto insegnanti che in precedenza si sarebbero incontrati solo casualmente o in un contesto eccessivamente formalizzato. Questo fornisce ampie possibilità di socializzazione e condivisione delle esperienze. Ogni insegnante può così capire il percorso completo dell'allievo in un ottica più coerente e continua. Paradossalmente però, proprio le maggiori possibilità di comunicazione mostrano agli insegnanti quanto sia difficile comunicare in modo efficace.

L'attuale necessità di creare dei percorsi a spirale coerenti e ben articolati sull'amplificazione di competenze trasversali e trasferibili richiede un più attento monitoraggio delle attività svolte in classe. Metaforicamente, si richiede agli insegnanti di aprire la porta della propria aula ai colleghi mostrando agli altri come si lavora. Ci si deve mettere in discussione e questo a molti non piace, anche se è indispensabile per un miglioramento personale da un punto di vista didattico e relazionale.

In generale i colleghi sono vissuti come chiusi, rigidi anche se spesso molto competenti nella loro disciplina. L'insegnante ha un buon rapporto solo con alcuni di loro tendendo a formare un gruppetto di 'eletti' con i quali condividere le proprie esperienze.

Non mancano forme di snobismo tra colleghi di ordini di scuola diversi, come se gli ordini fossero delle categorie di un campionato di calcio. E' fin troppo scontato dire che ad ogni età gli alunni hanno bisogno di docenti con competenze diverse che non sono più o meno complesse ma solo più o meno appropriate.

Nelle interazioni con ciascuna di queste figure, il potenziamento delle abilità comunicative può semplificare notevolmente il lavoro dell'insegnante.


Tecniche comunicative di base
La comprensione degli elementi basilari della comunicazione ci può aiutare a sviluppare uno stile comunicativo più efficace e produttivo. Ci sono sette elementi chiave che contribuiscono al successo o al fallimento della comunicazione individuale. Questi elementi sono rappresentati da medium, messaggio, parlante, ascoltatore, feedback, interferenza e contesto.

Il medium è associato con il mezzo che 'trasporta' il messaggio che può essere trasmesso, per esempio, attraverso un'interazione faccia a faccia, al telefono o via lettera.
Il messaggio nella comunicazione interpersonale può essere influenzato dalla cultura e dall'immediatezza. Di solito la comunicazione per essere efficace deve essere diretta.
Il parlante deve essere chiaro, efficace, e culturalmente sensibile ai bisogni individuali. Un vocabolario adeguato ed una modalità espressiva chiara sono indispensabili al successo.

L'ascoltatore deve prestare una piena attenzione al parlante. E' necessario dare un feedback al parlante per rinforzarlo nella sua esposizione e partecipare con domande di chiarificazione degli argomenti.
L'interferenza può avere luogo quando un l'ascoltatore non riesca a cogliere il messaggio a causa di un rumore esterno o di un disturbo interiore come un pensiero o un'idea intrusiva.
Il contesto è legato al tempo, il luogo e la situazione nella quale la conversazione avviene. L'efficacia della comunicazione è in gran parte legata alla capacità recettiva e alla mancanza di interferenze. Tra le tecniche che possono essere usate per rendere la propria comunicazione più efficace abbiamo:

  • eloquio efficace;
  • ascolto efficace;
  • feedback;
  • attenzione ai segnali non-verbali;
  • impatto emotivo;
  • assertività;
  • gestione dei conflitti.

Per avere un eloquio efficace è indispensabile che il parlante abbia qualcosa da offrire alla conversazione. Chi parla dovrebbe conoscere un certo numero di argomenti e essere attento agli interessi dell'ascoltatore. Se conoscete molto bene la vostra materia ma non sapete molto di altri argomenti ci saranno poche persone che vi troveranno interessanti. Se vi succede spesso di essere fraintesi, implementate la precisione della vostra comunicazione ampliando il vostro vocabolario. Per essere sicuri della chiarezza della vostra esposizione, formulate i vostri pensieri prima di parlare e siate consapevoli del feedback verbale e non-verbale che i vostri ascoltatori vi inviano.

Un ascoltatore efficace è attivamente coinvolto nella conversazione almeno quanto il parlante, ma il suo ruolo richiede un maggiore sforzo ed una maggiore concentrazione rispetto a quello di chi parla. Dato che la comunicazione non-verbale del parlante rivela più di quanto non facciano le parole, l'ascoltatore dovrà essere attento alla postura, alla gestualità, all'espressione facciale, al movimento degli occhi, al tono ed all'inflessione della voce del parlante. Se l'ascoltatore fraintende ciò che è stato detto, una segnalazione immediata al parlante può evitare il prolungarsi del fraintendimento.

Non si può parlare di feedback senza prendere in considerazione il processo attraverso il quale una risposta prende forma. Ogni comunicazione che giunge all'individuo stimola una reazione inizialmente interna che si crea in base alle emozioni, la conoscenza e le passate esperienze del soggetto. Alcuni stili di risposta comuni sono il ritiro, il giudizio, l'interpretazione, la domanda, la rassicurazione e la parafrasi. Il ritiro può manifestarsi quando l'argomento della discussione crea delle sensazioni sgradevoli e viene solitamente interpretato come una mancanza di riguardo o addirittura come una dimostrazione di insensibilità. Un giudizio troppo affrettato invece può annullare la possibilità di comunicare apertamente. Risposte giudicanti possono danneggiare le relazioni, specialmente quando qualcuno viene giudicato negativamente. La persona giudicata, infatti, dovrà inevitabilmente difendere la propria opinione, credenza o comportamento, mettendosi in una posizione di rifiuto o di resistenza nei confronti della persona giudicante. L'interpretazione prematura di un argomento può avere lo stesso effetto di un giudizio troppo affrettato. L'interpretazione spiega alla persona il perché del suo comportamento il che può portare la persona stessa a mettersi sulla difensiva non comunicando più i propri pensieri ed i propri sentimenti.

Il fare domande alla persona può avere sia l'effetto di promuovere come quello di inibire la comunicazione. Le domande efficaci sono quelle che spingono l'interlocutore ad un'introspezione e ad una presa di coscienza di aspetti che non aveva considerato. La rassicurazione comunica accettazione e quando viene fornita in modo appropriato include suggerimenti su come vedere positivamente situazioni difficili, stando attenti però a non esprimere un giudizio. Infine, nella parafrasi l'ascoltatore ripropone ciò che gli viene raccontato in altri termini consentendo all'interlocutore di riflettere su alcuni punti oscuri. Questo stile comunicativo rende manifesta l'attenzione dell'ascoltatore al racconto del parlante.

L'attenzione ai messaggi non-verbali è un elemento fondamentale per una comunicazione efficace. I messaggi non verbali potranno essere ricavati da molti elementi: la postura, la gestualità, l'espressione facciale, il tono e l'inflessione delle parole pronunciate, l'abbigliamento e il modo di occupare lo spazio. Ognuno di questi elementi riflette la personalità dell'interlocutore e la sua estrazione socioculturale, oltre che rivelare degli stati emotivi transitori e contingenti. Segnali facili da rilevare sono mediati dai movimenti del corpo. Di importanza centrale sono le incongruenze: per esempio, qualcuno che vi dica di essere completamente d'accordo con voi incrociando le braccia ed arretrando non trasmette un messaggio coerente. Altro elemento interessante sono le espressioni del volto: chi mantiene troppo la stessa espressione probabilmente non trasmette un'informazione attendibile. D'altra parte, anche la direzione dello sguardo è importante per poter dare credibilità ad un messaggio verbale: come ogni madre sa, un bambino che dice di essere innocente abbassando lo sguardo ammette la sua colpa.

L'impatto emotivo che il parlante suscita è un elemento essenziale in una comunicazione che voglia essere efficace. Le emozioni includono i sentimenti, i cambiamenti fisiologici e i modelli espressivi aperti. Anche le persone che hanno una difficoltà di espressione verbale delle loro emozioni possono esprimerle attraverso le espressioni facciali ed il linguaggio del corpo. Per qualcuno la condivisione delle emozioni è la parte più difficile di una comunicazione. Prima di poter esprimere le proprie emozioni è indispensabile comprendere i propri sentimenti. Altra cosa importante è riuscire a parlare in prima persona, ciò stabilisce un buon contatto emotivo con l'altro e incoraggia la comunicazione approfondendola.

L'uso dell'assertività si esprime in una comunicazione onesta e diretta che difende la posizione del parlante senza ricorrere alla critica. Le persone assertive esprimono il loro punto di vista rispettando i diritti dell'altro. A livello verbale un soggetto assertivo parla il modo chiaro, calmo e diretto. A livello non verbale la persona assertiva mantiene un contatto oculare diretto ed una postura eretta che indica autocontrollo e confidenza. La capacità di gestire i conflitti è una dote importante nel promuovere una buona comunicazione. I conflitti, infatti, sono parte integrante di ogni relazione e come tali non devono essere temuti. Generalmente, un conflitto si presenta in una situazione nella quale i desideri, le intenzioni ed i bisogni di un individuo sono incompatibili con quelli di un'altra persona. Di solito, un conflitto può essere gestito in diversi modi a seconda dell'aggressività espressa, dell'assertività o passività degli interlocutori e della loro disponibilità alla cooperazione. Un conflitto prolungato può distruggere una relazione e quindi una soluzione rapida e tempestiva eviterà danni insanabili. La risoluzione di un conflitto è una concertazione degli sforzi di tutte le persone coinvolte per risolvere una disputa in modo costruttivo. Cinque passi nella risoluzione dei conflitti sono i seguenti:

  1. Tutte le parti in gioco devono essere d'accordo sulla necessità di lavorare sul problema in modo attivo.
  2. Il problema dover essere percepito simultaneamente da tutti.
  3. Ogni persona dovrebbe descrivere e definire i propri sentimenti rispetto allargomento.
  4. Ognuno dovrebbe proporre una propria soluzione al problema.
  5. Una volta raccolti tutti i suggerimenti sul tema deve essere fissata la data di un secondo incontro per valutare i progressi fatti in direzione della soluzione del problema.

Se ci vogliamo rivolgere direttamente al contesto scolastico ed alle competenze dell'insegnante si possono facilmente trovare alcune priorità nella programmazione del proprio lavoro, tra cui:

  • rinfrescare le proprie competenze disciplinari;
  • programmare momenti e metodi per l'auto-osservazione;
  • implementare la propria comunicazione non verbale;
  • potenziare la propria credibilità agli occhi degli studenti;

Rinfrescare le proprie competenze disciplinari.
I tempi così veloci della vita quotidiana obbligano molti insegnanti a mettere in secondo piano lo studio della loro materia. Non ci sono conoscenze indelebili e quindi solo lo studio rende facile muoversi tra gli argomenti insegnati. Non si richiede un impegno insostenibile, ma dedicare almeno un'ora al giorno alla propria materia oltre alle correzioni di compiti e simili. L'essere preparati è il primo fattore importante per un buon insegnante: è ovvio che non si può pretendere di insegnare non sapendo. Lo studio rende anche più piacevole l'insegnamento di una materia della quale ci si sente padroni.

Programmare momenti e metodi per l'auto-osservazione
Nel corso di una lezione si possono osservare degli errori di metodo o di approccio e, in mancanza di un collega che possa osservare e consigliarci, l'auto-osservazione diventa uno strumento fondamentale di crescita personale. Può quindi essere utile tenere un 'diario di bordo' delle attività didattiche e delle dinamiche che si attivano in classe. Sarà importante osservare ciò che funziona in classe e quali sono i comportamenti che si ripetono.

Quando si ha la sensazione che tutta la classe sia pienamente coinvolta in una particolare attività didattica sarà utile descriverla nei minimi particolari per poter individuare quali sono gli elementi che la rendono efficace e poter quindi riproporli anche in altri momenti. La stessa cosa la si può fare con i momenti di noia, individuando quali siano le componenti da evitare. Le attività apparentemente coinvolgenti ed efficaci potranno in seguito essere testate nei loro effetti ahce valutando i risultati delle successive verifiche.

E' importante anche notare quando è l'insegnante in prima persona che si diverte e quando invece si sente tremendamente annoiato, anche questo può contribuire alla progettazione di un lavoro più piacevole. Anche il monitoraggio di comportamenti disturbanti da parte degli alunni saranno molto utili alla progettazione di interventi strategici volti a smorzare i toni ed a rendere possibile un tranquillo svolgimento della lezione.


Implementare la propria comunicazione non-verbale
L'insegnante dovrebbe essere un esperto nell'esposizione orale e nella spiegazione verbale di determinati concetti. Alcune tecniche come la chiarezza dell'eloquio, la coerenza espositiva e la ripetizione dei concetti chiave sono spesso spontaneamente applicate. Ma non è solo ciò che si dice ad essere importante, ma anche il come lo si dice. I messaggi non verbali sono una componente fondamentale della comunicazione nel processo di insegnamento.

Ci sono diverse ragioni per le quali un insegnante dovrebbe essere consapevole di quali siano i messaggi non verbali che circolano all'interno della classe. La prima riguarda il fatto che la consapevolezza rende l'insegnante più attento ai messaggi che lo studente gli invia. La seconda è legata al fatto che in questo modo l'insegnante riesce ad essere più efficace nella comunicazione delle informazioni didattiche. Infine, questo livello di comunicazione è in grado di implementare il grado di vicinanza psicologica percepita tra studente ed insegnante. Le aree nelle quali si può migliorare la propria comunicazione non verbale riguardano: contatto oculare, espressioni facciali, gestualità, postura ed orientamento del corpo, prossemica, atti paraliguistici, umorismo.

Partendo dalla prima area, possiamo facilmente comprendere come il contatto oculare sia un canale di comunicazione interpersonale molto importante nella regolazione del flusso dei messaggi. Gli occhi possono essere usati per segnalare interesse in ciò che gli studenti dicono o per coordinare una discussione di gruppo senza dover intervenire verbalmente. Altro aspetto importante è il fatto che il contatto oculare con l'audience può accrescere la credibilità del parlante, aspetto non trascurabile, come vedremo in seguito. Sintetizzando, l'insegnante che ha un pieno controllo nella gestione dei contatti oculari faciliterà la comunicazione e concentrerà su di sé l'attenzione e l'interesse degli studenti.

Senza scomodare Ekman e le sue teorie sulla decodifica imitativa (Ekman, 1995) , è facile capire che l'espressione facciale comunica lo stato d'animo dell'insegnante e lega all'argomento spiegato una specifica emozione. Quindi, riuscire a rilassare i muscoli del viso magari sorridendo di tanto in tanto avrà l'effetto di trasmettere una sensazione di allegria, calore e vicinanza emotiva che rinforzeranno il processo di apprendimento. In particolare il sorriso può risultare contagioso e contribuire a creare un clima sereno nella classe. Sarà comunque importante per l'insegnante rilevare quale espressione solitamente accompagna il suo eloquio attraverso un automonitoraggio costante che consenta opportune modifiche quando questo sia necessario.

La mancanza di gestualità durante l'eloquio può rendere l'insegnate rigido e noioso agli occhi dell'audience. Anche in questo caso una particolare attenzione alle proprie abitudini gestuali può rendere più facile un aggiustamento nell'utilizzo dei movimenti. La gestualità rende il materiale didattico più interessante e può coinvolgere meglio gli studenti nel processo educativo. La gestualità è importante anche in fase di rinforzo delle comunicazione degli studenti. Seguire con i ritmi giusti le esternazioni dei ragazzi diffonde un clima di ascolto attento che facilita la comunicazione.

Ci sono molti messaggi che inconsciamente si trasmettono attraverso la postura e orientamento del corpo. In alcuni casi, camminare per la classe permettere di raggiungere ogni studente e riattivare un'attenzione calante. Anche alzasi in piedi all'improvviso in concomitanza dell'esposizione di un concetto importante può rendere più efficace la propria comunicazione. In generale, una posizione eretta ma non rigida e il busto leggermente proteso in avanti comunica agli studenti che siete 'avvicinabili', ricettivi ed amichevoli. Altro elemento importante è parlare agli studenti faccia a faccia evitando di rivolgersi a loro con la schiena voltata o guardando il pavimento. Questo rende lo studente maggiormente partecipe della vostra comunicazione e contribuisce a farlo sentire un vero interlocutore. Ovviamente, chi tende a parlare a se stesso non risulta essere un buon comunicatore.

Ci sono delle precise norme culturali che riguardano la prossemica e cioè la distanza culturalmente più adeguata per ogni tipo di interazione (Hall, 2001). Queste norme implicite valgono anche con gli studenti e quindi una distanza interpersonale troppo ridotta può creare fastidio agli studenti, come una distanza eccessivamente grande può far sentire lo studente completamente escluso dalla vostra comunicazione. Nello stesso modo in cui si possono riconoscere i segnali di alienazione dalla lezione, è possibile anche individuare quelli che sono i segnali di disagio causato da un'invasione dello spazio personale dello studente. A questo proposito lo schiarirsi la voce, il movimento nervoso delle gambe, il giocherellare con le dita e l'evitamento dello sguardo possono fornire degli utili indizi a riguardo.

Gli atti paraliguistici sono un aspetto della comunicazione non-verbale che riguarda degli elementi vocali come: tono, ritmo, timbro, volume, cadenza. Per rendere il proprio stile comunicativo massimamente efficace dovrete imparare a variare questi sei elementi della vostra voce. Una delle critiche più frequenti riportate dai ragazzi nei riguardi dei propri insegnanti è proprio il fatto che l'eloquio del docente è talmente monotono da farli morire di noia. E' molto probabile che questi studenti possano percepire in modo sgradevole i suddetti docenti.

E' difficile parlare di umorismo senza destare sospetto o essere accusati di faciloneria. Lo studio viene da sempre associato alla serietà ed al rigore, anche se le ricerche sulle emozioni e gli studi sull'apprendimento dimostrano come un'emozione gradevole faciliti la ritenzione ed il recupero delle informazioni. Per questo sarà utile che esercitiate il vostro senso dell'umorismo, uno strumento potente anche per smorzare eventuali tensioni che spesso si creano in classe. Un umorismo ben dosato rendere il clima piacevole a facilita le relazioni positive.

Da tutto quello che abbiamo detto, è evidente che la conoscenza dell'argomento che si insegna non è l'unico elemento da tenere in considerazione e forse nemmeno il più importante al fine della trasmissione delle competenze. E' certo che tutto ciò che riguarda il potenziamento delle strategie di comunicazione non-verbale è più facilmente attuabile quando si padroneggi bene la materia insegnata.


Potenziare la propria credibilità agli occhi degli studenti.
Sia ad un livello consapevole che a livello inconscio la percezione della credibilità dell'insegnante ha un impatto massiccio sui comportamenti dello studente e sull'efficacia dell'insegnante stesso come educatore e buon comunicatore (Frymier & Thompson, 1992). L'erosione della credibilità dell'insegnante può presto portare ad un clima di classe insostenibile dove potranno emergere anche comportamenti violenti. Le variabili che possono influenzare il grado di credibilità percepita dagli studenti sono fondamentalmente quattro: la fiducia, la competenza, il dinamismo e l'immediatezza (McCrosky & Young, 1981). Ci sono vari modi per potenziare questi diversi aspetti rendendo il proprio stile più efficace.

La fiducia riguarda proprio la capacità di affidarsi all'altro. Naturalmente un atteggiamento di fiducia si costruisce su delle esperienze di interazione onesta e positiva. Tra le tecniche che possiamo usare in questo lavoro abbiamo:

  • essere onesti e sinceri nell'esposizione delle informazioni;
  • evidenziare la forza ma anche i punti deboli di ciò che si espone;
  • dimostrare fiducia negli studenti.

A volte quando non si conosce la risposta ad una domanda rivolta da uno studente sarà utile ammettere la propria lacuna in un modo propositivo che stimoli una ricerca comune dell'informazione.

La competenza, invece, riguarda in gran parte il momento della preparazione della lezione. Tra le cose che si possono tenere a mente abbiamo:

  • cercare di mostrarsi altamente organizzati nella presentazione;
  • fornire delle informazioni per quanto possibile chiare e prive di errori;
  • programmare le lezioni nei dettagli ed arricchire l'esposizione con il racconto di esperienze personali che possano coinvolgere l'allievo.

Una terza dimensione che va considerata è quella del dinamismo che si esprime nella capacità non solo di controllare l'ambiente, ma anche in quella di energizzarlo. Questo può essere fatto in diversi modi:

  • sviluppare un buono stile espositivo ;
  • variare la posizione nello spazio e la gestualità;
  • variare le caratteristiche della voce;
  • usare supporti multimediali.

Infine, abbiamo l'immediatezza che risulta dalla capacità di ridurre la distanza fisica e psicologica tra studente ed insegnante. Tra i metodi usati ce ne sono alcuni della dimensione precedente ed altri come:

  • assumere una posizione rilassata;
  • mantenere il contatto oculare con tutti i membri della classe;
  • usare il sorriso per disarmare e rilassare gli studenti;
  • ridurre la distanza fisica rimuovendo qualsiasi tipo di barriera tra insegnante e studente;
  • consentire uno stile verbale confidenziale per rendere la comunicazione più fluida ed efficace.

Tutto questo può migliorare l'efficacia dell'insegnante nella comunicazione pedagogica. Come si può notare, in questo campo non ci sono scorciatoie ma solo dei suggerimenti che prevedono un percorso di aggiornamento e progettazione continua e permanente.


L'insegnante efficace
Da una ricerca condotta in negli Stati Uniti nel 1998 dal 'National Research Center on English Learning Achievement' emerge che esistono nove caratteristiche fondamentali, personali e contestuali, condivise dagli insegnanti reputati efficaci. Tra queste abbiamo:

  1. Capacità di motivare gli studenti ad un elevato impegno e competenza accademica: la maggior parte degli studenti erano impegnati in attività accademiche anche quando l'insegnante lasciava l'aula.
  2. Eccellente capacità di gestione dell'aula: gli insegnanti delle classi più efficienti erano capaci di gestire bene il comportamento e l'apprendimento degli studenti.
  3. Capacità di promuovere un ambiente positivo, rinforzante e cooperativo: queste aule erano luoghi positivi dove i rari problemi disciplinari venivano gestiti in modo costruttivo.
  4. Gli studenti ricevevano un sacco di rinforzi positivi per i loro risultati, privatamente e pubblicamente. Gli studenti erano incoraggiati alla cooperazione.
  5. Insegnamento delle abilità nel contesto didattico contingente: le abilità di comprensione, vocabolario, pronuncia e scrittura venivano insegnate contestualmente ai compiti di lettura e scrittura assegnati in classe.
  6. Enfasi sulla letteratura: gli studenti avevano a disposizione tutta una libreria di testi consultabili e l'insegnate era solito leggere molti brani tratti da questi testi.
  7. Molto esercizio di lettura e scrittura: l'insegnante dedicava almeno 45 minuti al giorno all'esercizio sul linguaggio, fornendo dei lunghi ed ininterrotti periodi per la lettura e la scrittura. Sia l'insegnante che gli studenti leggevano quotidianamente a voce alta da soli, o in pubblico e ognuno scriveva quotidianamente su un giornale creato dalla classe.
  8. L'aumento delle richieste era proporzionato alla crescita delle competenze degli studenti: gli insegnanti fissavano delle aspettative alte ma realistiche per ogni studente e incoraggiavano in modo consistente il confronto con nuovi compiti impegnativi ma non impossibili;
  9. Incoraggiamento dell'autoregolazione: l'insegnate promuoveva l'autoregolazione incoraggiando gli studenti nella scelta di competenze o strategie personali appropriate quando confrontati con un compito, evitando di fornire scorciatoia per la risoluzione del problema.
  10. Collegamenti tra i curricoli: gli insegnati facevano degli specifici collegamenti attraverso i curricoli fornendo agli studenti l'opportunità di utilizzare le competenze apprese che apprendevano in compiti e materie diverse. Ad esempio, gli esercizi di lettura e scrittura erano integrati con lo studio di altre materie.

Conclusioni
La comunicazione è un tema complesso che ci ha portato a valutare diversi aspetti del ruolo dell'insegnante. Come abbiamo visto, essa è influenzata solo in parte dalle intenzioni dei soggetti in gioco e più spesso dipende dalle dinamiche contestuali che sono solo parzialmente prevedibili e controllabili. Tutto ciò contribuisce a ridimensionare il mito del 'grande comunicatore', figura ideale e per questo irraggiungibile. Di conseguenza, non esistono manuali per rendersi più comunicativi, o meglio esistono ma sono poco credibili. In questo senso, solo un percorso formativo esperenziale che prenda in considerazione gli stili personali e le peculiari caratteristiche di ognuno e potenzi quelle doti naturali che già esistono in ogni individuo può risultare efficace nell'implementazione delle proprie capacità comunicative.


Bibliografia

Berlo, D. The Process of Communication New York: Holt, Rinehart and Winston Inc., 1960.
Ekman, P., 995) I volti della menzogna. Gli indizi dell'inganno nei rapporti interpersonali; Giunti (Gruppo Editoriale)
Gardner, H., Formae mentis. Saggio sulla pluralità della intelligenza; Feltrinelli, 1991.
Hasking, W.A., & Staudacher, J.M. (1987). Successful public speaking: A practical guide. Glenviw, IL: Scott, Foresmann and Co.
Hall, E.T., (2001) La dimensione nascosta; Bompiani
Ivy, D.K., & Backlund, P. (1994). Exploring genderspeak. New York: McGraw-Hill Companies, Inc.
Leary, T., The Social Dimensions of Personality (Ph.D. thesis, University of California, 1950)
Miller, G. R. Speech communication: A behavioral approach. Indianapolis, IN: Bobbs-Merrill., 1966.
Pointon, C. 1989), Language and gender: Making the Difference, Oxford: Oxford University press.
Shannon C.E., Weaver W. , The Mathematical Theory of Communication. University of Illinois Press, Urbana, 1949.
Frymier, A. B., & Thompson, C. A. (1992). Perceived teacher affinity-seeking in relation to perceive teacher credibility. Communication Education, 41, 388-399.
McCrosky, J., & Young, T. (1981). Ethos and credibility: The construct and its measurements after two decades. Central States Speech Journal, 32, 24-34.


Fonte: http://www.vertici.com


 
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