Cooperative learning
(apprendimento cooperativo)
Vittorio Midoro, Istituto Tecnologie
Didattiche da T.D. N. 4 Autunno 1994
(mt cupaiolo)
Ogni atto della nostra esistenza è, consapevolmente
o inconsapevolmente, volontariamente o involontariamente, un momento di
apprendimento. Imparare è un
processo continuo, senza fine, che si svolge lungo tutta la vita. Ogni
apprendimento è un tentativo di adeguamento di un individuo a un ambiente
e nello stesso tempo di modifica di quell'ambiente. In ogni caso è il
risultato dell'interazione di un individuo con un ambiente fisico esterno,
con un contesto sociale o con se stesso.
Con una metafora geometrica, un po' schematica, ma utile
per capire, potremmo pensare di visualizzare lungo tre assi cartesiani
i tre ambiti principali interagendo con i quali l'individuo impara.
Figura1. Spazio dell'interazione
dell'individuo con i diversi ambiti di apprendimento
Ogni interazione, che ha come risultato un apprendimento,
è un punto dello uno spazio individuato da questi tre assi. A differenza
dello spazio geometrico, in cui tutti i punti sono ammissibili, nello
spazio dell'interazione è quasi impossibile avere interazioni che giacciano
sugli assi, e ciò perché le tre componenti (individuale, sociale e fisica)
sono, in diversa misura sempre presenti. Ad esempio è molto difficile
pensare a situazioni in cui l'interazione con l'ambiente esterno e il
contesto sociale non esercitino una forte influenza e tutta l'interazione
si limiti a quella con se stessi. Come è impensabile un'interazione con
un contesto sociale, prescindendo da un'interazione con se stessi.
Ciò detto, vediamo il significato di ciascuna componente,
corrispondente a un asse del nostro spazio metaforico.
Lungo l'asse "ambito individuale" troviamo
quegli apprendimenti in cui giocano un ruolo prevalente attività come
la riflessione, la fantasia, la creatività individuale, la meditazione,
e in cui è ridotta al minimo l'interazione con l'ambiente esterno e con
il contesto sociale. In realtà, qualsiasi apprendimento è il frutto di
un processo individuale, stimolato o catalizzato da stimoli esterni. Tuttavia
qui si vuole mettere in risalto il fatto che in taluni apprendimenti è
fondamentale l'interazione con il proprio io, come ad esempio nella riflessione
su una data teoria o un dato problema, nella meditazione, nella ricostruzione
fantastica di un ambiente storico.
Lungo l'asse "ambiente fisico esterno" abbiamo
quegli apprendimenti che risultano dall'interazione con il mondo esterno.
Giocano qui un'importanza fondamentale i nostri sensi e le percezioni
che attraverso essi acquisiamo. E' bene tener presente che ciò che i nostri
sensi percepiscono è influenzato da fattori individuali e sociali: ciò
che vediamo e ciò che sentiamo è il frutto della nostra storia individuale
e sociale. In modo schematico tuttavia possiamo pensare che lungo l'asse
"ambiente fisico esterno" siano disposte quelle interazioni
in cui l'apprendimento risulti in modo preponderante dall'interazione
con l'ambiente esterno, mediata dai nostri sensi e dalla nostra cultura.
Apprendimenti di questo tipo hanno luogo quando si interagisce con un
ambiente "naturale", o con un ambiente ricostruito in laboratorio,
o ancora, ad esempio, quando ci si esercita con uno strumento musicale
o quando si fanno i primi tentativi per imparare ad andare in bicicletta,
essendo lo strumento musicale e la bicicletta ambienti esterni con cui
interagisce chi apprende.
Lungo l'asse "contesto sociale" sono collocati
quegli apprendimenti risultanti in modo predominante dall'interazione
con altre persone: il singolo tutore, un compagno di scuola, un gruppo
di lavoro, una comunità di professionisti o una comunità scientifica.
Ad esempio un avvocato impara la professione solo esercitandola nel contesto
costituito dalle persone e dalle istituzioni che amministrano la giustizia.
I suoi studi universitari gli hanno consentito di cominciare a
lavorare in quell'ambito, ma non sono stati sufficienti per fornirgli
la professionalità che può maturare solo lavorando in quel contesto.
Nel caso più generale, un apprendimento è il risultato
dell'interazione contemporanea con un ambiente fisico, con un contesto
sociale e con l'ambito individuale. Ad esempio un musicista diventa tale
dopo aver interagito a lungo con lo strumento che suona (interazione con
un ambiente fisico esterno), sotto la guida di un maestro e nell'ambito
nella comunità dei musicisti (interazione con un contesto sociale) e,
soprattutto, riflettendo a fondo sulla musica, sulle idee e sui sentimenti
da cui la musica nasce (interazione con se stesso). Ciò si può esprimere
nella metafora geometrica introdotta dicendo che ogni apprendimento si
colloca nello spazio individuato da questi tre assi, dove le diverse componenti
esprimono l'influenza dei tre tipi di interazione.
Questo modo di schematizzare le cose si ferma agli aspetti
esteriori dell'apprendimento, senza indagarne i meccanismi profondi. Tuttavia
è utile per cominciare a definire a grandi linee i contorni dell'apprendimento
cooperativo. Innanzitutto questo è un apprendimento che riguarda la componente
"interazione con il contesto
sociale". Focalizziamo l'attenzione quindi su questa componente
all'interno delle quale si possono distinguere diversi casi:
imparare per mezzo di altri;
imparare dagli altri;
imparare con gli altri.
Il modo di formulare questi casi è ambiguo ed arbitrario.
E' necessario definirli per delimitarne i contorni.
imparare
per mezzo di altri
E' questo il caso in cui uno o piu individui si pongono
come obiettivo esplicito il far apprendere qualcosa a qualcuno. E' il
caso del padre che dà una spiegazione al proprio bambino accertandosi
che abbia capito. E' il caso di un ragazzo che aiuta un compagno a risolvere
un problema. In questo tipo di interazione il controllo del processo didattico
è nelle mani dell'agente didattico (il padre, il ragazzo, il tutore etc.)
ed esistono due flussi di informazione: uno che va dall'agente didattico
a chi apprende, l'altro che va da chi apprende all'agente didattico. Il
primo flusso è rivolto a indurre un apprendimento come risultato di un
atto comunicativo, l'altro è utilizzato dall'agente didattico per individuare
le modifiche indotte dalla comunicazione didattica. Caratteristico di
questa modalità di interazione è l'esistenza del feedback da parte di
chi apprende e il modellarsi della comunicazione didattica sulla base
del feedback. In questo caso si parla di sistemi didattici ad anello
chiuso e i processi risultanti sono processi "controllati".
imparare
dagli altri
In questo tipo di interazione manca il feedback esplicito
sull'apprendimento raggiunto che caratterizza invece il caso prima esaminato.
La comunicazione qui è monodirezionale e spesso non è intenzionalmente
rivolta a indurre un apprendimento: un allievo tennista che analizza i
movimenti di un campione, un programmatore di computer alle prime armi
che studia un programma fatto da un esperto, uno studente che osserva
la soluzione di un compagno. Tutti i tipi di comunicazione monodirezionale
come un programma televisivo, un documento scritto etc. sono esempi in
cui un individuo impara dagli altri. Questo tipo di processi didattici
viene denominato ad anello aperto. Particolare attenzione in questi
ultimi tempi è stata posta all'apprendimento che emerge dall'operare in
una comunità di pratica e che va sotto il nome di situated learning.
Questo è un caso tipico di apprendimento dagli altri. L'idea qui è che
la conoscenza sia inglobata in un certo contesto, come avviene ad esempio
in una bottega artigiana o in un laboratorio di fisica, e che l'apprendimento
individuale sia una specie di appropriazione furtiva di parte di
questa conoscenza. Per chiarire questo punto Brown e Duguid riportano
l'episodio narrato dal poeta indiano e premio Nobel, Tagore, riguardo
a come fu iniziato alla musica:
"Il maestro di musica si prefissò il compito di insegnarmi a suonare,
e conseguentemente nelle lezioni che mi fece nessun apprendimento ebbe
luogo". In seguito però, guardandolo e ascoltandolo mentre suonava
per altri, al di fuori della lezione di musica, per il suo piacere e per
quello degli altri solo allora "Afferrai da lui un certa quantità
di conoscenza rubata". Solo allora Tagore fu capace di comprendere
la pratica sociale della musica. Ovviamente poi, per diventare musicista,
dovette anche interagire a lungo anche con lo strumento musicale e con
se stesso, ma qui stiamo focalizzando l'attenzione sulla componente "interazione
sociale" dell'apprendimento.
imparare
con gli altri
Qui è bene distinguere due casi:
il caso in cui è importante l'apprendimento collettivo
del gruppo, come avviene in una squadra di calcio o di basket che impara
uno schema o in un'orchestra che impara ad eseguire un brano. Qui il
compito di ciascuno è differente e molta parte delle abilità richieste
per la sua esecuzione vengono apprese individualmente. Durante la performance,
ognuno esegue il proprio compito, ma deve sincronizzarsi strettamente
con gli altri. La sincronizzazione è il maggior fuoco dell'apprendimento.
Il caso in cui un gruppo è impegnato nella realizzazione
di un compito, come ad esempio nella realizzazione di un prodotto o
di un servizio, o nell'impostazione e soluzione di un problema. Qui
l'apprendimento individuale è il risultato dell'attività svolta dal
singolo all'interno del gruppo. Riguardo a questa attività va notato
che la struttura del compito determina l'organizzazione del lavoro.
In generale, un compito può essere scomposto in una serie di sottocompiti,
a ciascuno dei quali può essere assegnato un gruppo di lavoro. Qui un
individuo agisce all'interno di due contesti: quello del gruppo di lavoro
responsabile del sottocompito e quello del gruppo di lavoro responsabile
dell'esecuzione dell'intero compito. Nei casi più semplici un sottocompito
è assegnato a un individuo. In questo caso la sua interazione si riduce
a quella con gli altri individui responsabili degli altri sottocompiti.
Nel caso di una soluzione cooperativa di un problema è immaginabile
anche uno scenario in cui diversi gruppi formulino soluzioni (stesso
compito) e poi le confrontino, apprendendo dalla discussione e dal confronto.
una definizione
*
Kaye scrive:
Collaborare (co-labore) vuol
dire lavorare insieme, il che implica una condivisione di compiti, e una
esplicita intenzione di "aggiungere valore" - per creare qualcosa
di nuovo o differente attraverso un processo collaborativo deliberato
e strutturato, in contrasto con un semplice scambio di informazioni o
esecuzione di istruzioni. Un'ampia definizione di apprendimento collaborativo
potrebbe essere l'acquisizione da parte degli individui di conoscenze,
abilità o atteggiamenti che sono il risultato di un'interazione di gruppo,
o, detto più chiaramente, un apprendimento individuale come risultato
di un processo di gruppo (Kaye, 1992). Una collaborazione di successo
prevede un qualche accordo su obiettivi e valori comuni, il mettere insieme
competenze individuali a vantaggio del gruppo come un tutt'uno, l'autonomia
di chi apprende nello scegliere con chi lavorare e la flessibilità nell'organizzazione
di gruppo.
Perché ci sia un'efficace collaborazione
o cooperazione, ci deve essere una reale interdipendenza tra i membri
di un gruppo nella realizzazione di un compito, un impegno nel mutuo aiuto,
un senso di responsabilità per il gruppo e i suoi obiettivi e deve essere
posta attenzione alle abilità sociali e interpersonali nello sviluppo
dei processi di gruppo.
Alla luce del modello prima introdotto c'è una convergenza
tra ciò che Kaye chiama "apprendimento collaborativo" e la modalità
"imparare con gli altri" dell'interazione con l'ambiente sociale.
La mia proposta è di chiamare "apprendimento
cooperativo" sia gli apprendimenti individuali derivanti dall'attività
di un gruppo impegnato nella realizzazione di un compito comune, sia l'apprendimento
complessivo del gruppo di lavoro.
Il compito comune in generale riguarda la realizzazione
di un prodotto o di un servizio, in casi particolari può consistere nella
"comprensione" di un concetto, nella soluzione di un problema
o nella esecuzione di un processo.
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