CREATIVITÀ


Cookie per gli annunci di Google e norme sulla privacy

Cerca nel web, nel sito, nei siti amicicerca

Ricerca personalizzata

CREATIVITÀ

(Come strumento di insegnamento/apprendimento e le sue regole)

Il termine "creatività" suggerisce idee di libera espressività, di produzione nel bello, di assenza di vincoli rigidi o autorevoli saggezze. Bisogna tuttavia non cedere troppo a queste suggestioni, perché la creatività in didattica è secondo regole rigorose, e qui cercheremo di definirne alcune. Dobbiamo farlo perché, nell'ottica della didattica differenziata, la creatività è uno strumento, e tra i più efficaci, ma solo se ben usata, altrimenti può tramutarsi in un fattore negativo che produce effetti indesiderati, provoca guasti.

La creatività, infatti, mette in gioco aspetti profondi della personalità e si lega alle esperienze personali (non note al professore, è bene ricordare, e quasi mai "narrate" per intero dai giovani): materie quindi delicate, da trattare sempre con il dovuto rispetto. Se si ritiene di non avere la necessaria serenità, molto meglio non proporre agli studenti prove creative (anche perché danno spesso risultati diversi dalle prove tradizionali, dato che mettono in gioco abilità diverse e questo costringe a vedere in una luce nuova questo o quello studente).

Le regole sono indispensabili per fare in modo che la creatività dei giovani sia libera di svilupparsi fuggendo da due opposti pericoli:

a) l'effetto "foglio bianco": in assenza di regole e di confini, la creatività può bloccarsi con effetti davvero deprimenti. Immaginate di dover disegnare su un foglio di carta la vostra casa ideale e di non avere vincoli di alcun genere. Molti di noi non saprebbero da dove cominciare. Immaginate poi di acquistare una antica casa da ristrutturare, e dunque con moltissimi vincoli, ma anche mille suggestioni che sembrano essere già lì pronte per essere colte e diventare progetto. E' più facile. Le regole guidano la creatività e la stimolano (a meno che non siano regole soffocanti: e dunque le buone regole guidano e stimolano la creatività).

b) l'effetto "caos": in assenza di regole può accadere - anche con le migliori intenzioni - che il discorso spazi nel regno della fantasia, con effetti che possono essere poco significativi ai fini dell'apprendimento.

Naturalmente le regole devono essere sin dall'inizio concepite non come limiti alla creatività, ma come guide che, al pari delle mura della vecchia casa da ristrutturare, pongono vincoli ma stimolano a produrre strategie nuove. E di questo si deve tenere conto in fase di valutazione, momento nel quale non si deve "chiudere" con un giudizio, ma "rilanciare" con idee per un confronto.

Ma tutti i vincoli, anche se stimolanti, sono pur sempre vincoli. Fanno parte di un progetto che "io" ho per l'educazione di un "altro". Il filosofo Jean Jacques Rousseau (1712-1778), uno dei padri della pedagogia moderna, ha narrato il percorso educativo di un giovane nel romanzo-saggio dal titolo Emilio , descrivendo i processi propri di una educazione alla libertà. E nel suo modello tutto funziona. Ma che cosa accade se nella realtà viene il momento in cui Emilio si ribella al "mio" progetto e - magari con educazione e stile, perché ha imparato che così è più facile vincere le mie resistenze - ne propone uno suo? Elabora così egli stesso nuove regole. E poiché è una "persona" dovrò dialogare con lui discutendo le sue regole, visto che lui ha imparato a discutere le mie (e proprio perché sono stato io a insegnargli le regole della creatività, sono io ad avergli insegnato come si fa).

Questo pone ovviamente seri problemi nella valutazione delle prove creative, perché nel dialogo tra insegnante e studente il voto (valutazione che ha sempre una sia pur piccola componente "sommativa") è un giudizio dato con autorità, e dunque chiude - almeno provvisoriamente - il dialogo. E, due compiti dopo, posso accorgermi che lo studente stava seguendo una sua strada veramente efficace che io non avevo capito. Cosa ne farò del voto negativo che - adesso che ho capito - correggerei volentieri? Modificarlo è impossibile: il contenzioso con gli studenti non finirebbe mai.

La componente creativa a scuola serve in realtà ad altro: è strumento per far emergere gli stili cognitivi degli allievi e favorire le procedure di didattica differenziata, permettendo all'insegnante di avere utili strumenti di conoscenza e allo studente di mettere in valore capacità altrimenti "in sonno";favorire la motivazione allo studio e la partecipazione di tutti.

E' necessario sottolineare, a questo proposito, che le prove creative implicano sempre - anche quando lo studente è abituato a farle - un certo margine di sperimentazione. Sono sempre prove "rischiose", quanto al giudizio che ne dà un altro. Se il professore desidera che lo studente faccia sperimentazione, è necessario diminuire il rischio. Altrimenti lo studente sarà sospinto a sperimentare meno.

Ovvia la conseguenza riguardo al problema del voto.

Le prove creative sono quindi utilizzate al meglio non come verifiche, ma come strumenti per imparare. Altre prove sono molto più adatte alle verifiche.

Non si sottovaluti la creatività dei giovani. E' altissima - e, spesso, fondata più su intuizioni che su riflessione -, ma si esprime in molti casi in forme che non sono immediatamente comprensibili. Nei casi migliori questo accade perché il pensiero è in formazione, nei casi peggiori (e sono veramente molti, come ben noto) perché le capacità espressive dei giovani possono essere assai limitate. Può quindi capitare che sia difficile giudicare i loro lavori, perché è difficile capirli. Del resto è un compito primario della scuola lavorare sugli strumenti espressivi (per questo, oltre che per il loro valore formativo, sono utili gli strumenti grafici, o la musica, o il teatro e simili: perché sono vie diverse di espressione che ci fanno capire cose che attraverso la parola dello studente, scritta o orale, sarebbe stato impossibile capire).

Una delle ragioni della efficacia didattica delle prove creative è che queste liberano energie e mettono in gioco abilità che con altre e più abituali prove scolastiche rimangono in ombra. La conseguenza ovvia è che la qualità di questo genere di lavori è diversa dalla qualità degli altri. Studenti brillanti fanno prove che non esaltano, studenti scadenti o molto scadenti trovano la via per esprimersi. Non accade sempre, ma accade.

Accade poi che in questo modo alcuni studenti con risultati scolastici non positivi trovino anche la strada per mettersi a studiare. Questo fa sì che le prove creative siano uno strumento in alcuni casi efficace per il recupero scolastico (sempre, naturalmente, che il professore possa valutarle in modo opportuno, e cioè possa mettere in luce il nuovo piuttosto che inchiodare lo studente al suo vecchio che non va).

Elenchiamo adesso alcuni princìpi e finalità sulla creatività, utili ai fini della programmazione.

- La creatività libera energie e mette in valore alcune capacità, ma può inibirne altre: la programmazione degli esercizi in corso d'anno ne deve tenere conto (fino ad assegnare esercizi individualizzati agli studenti).

- Il lavoro creativo permette la continua ripresa di parti del programma studiate in passato e sono quindi uno strumento efficace di ripasso - un ripasso, per così dire, chiesto agli studenti in modo "naturale", come ovvia esigenza.

- Questo tipo di lavoro di norma piace agli studenti, ma il gradimento può facilmente tramutarsi nel suo contrario. Si tratta di strumenti didattici da calibrare con attenzione.

- In ogni lavoro creativo c'è una componente "ludica", che va trattata con attenzione, perché è spesso legata alla sfida, al confronto: dà piacere, ma c'è chi vince e chi perde, e questo va controllato, in favore di una concezione meno conflittuale.

C'è qualcosa da osservare a proposito della difficoltà del lavoro creativo, ed è il fatto che appare assai più difficile agli insegnanti che non agli studenti. E' ironico, ma è così.

Naturalmente è possibile che lo studente si blocchi e non riesca affatto a svolgere quanto richiesto, ma il lavoro creativo viene normalmente ben accettato: lascia sempre sufficiente libertà allo studente perché questi non debba seguire la strada rigidamente indicata dal professore, ma possa in qualche modo adattare alla propria personalità ed alla propria preparazione il lavoro da svolgere.

Per questa ragione il lavoro creativo dà a volte poche informazioni su quel che sa lo studente, o meglio su quel che non sa, perché questi può evitare di fare vedere ciò che non sa. Dà però molte informazioni su cosa ha capito e permette che quel che sa sia valorizzato in massimo grado.

Su questo punto però le differenze individuali riguardo alla personalità sono così vistose che è impossibile enunciare regole generali. Gli studenti vanno osservati e compresi (obiettivo davvero alto) uno ad uno.

Torna alla C          Torna all'alfabeto

Come nascono le buone idee

 


Cookie per gli annunci di Google e norme sulla privacy