Disciplina

 


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Disciplina

Letteralmente, ciò che ha attinenza alla condizione di discepolo, in senso sia intellettuale sia morale: designa pertanto la dottrina da imparare, è la regola da osservare, sotto il profilo d'un rapporto di subordinazione. In senso intellettuale, dicesi d. ogni materia d'insegnamento (es. discipline umanistiche, giuridiche, scientifiche ecc.): l'uso del termine accentua tuttavia l'aspetto formativo più di quello informativo dell'insegnamento, cioè la capacità di esercitare la mente, o ²ginnastica mentale". La d. scolastica è fondata interiormente su motivazioni  di ordine morale, propriamente educative, ed esteriormente su motivazioni di ordine legale, propriamente  amministrative e giurisdizionali.  La miglior d. scolastica scaturisce dall'ordinato lavoro,  che trova in se stesso le proprie garanzie: gli attentati  alla d. scolastica provengono sempre in più o meno  grande misura dal disinteresse e dal disamore al lavoro  scolastico. L'organizzazione di una efficace d. scolastica  è dunque piuttosto preventiva che repressiva e non si distingue dall'organizzazione complessiva di un lavoro scolastico capace d'interessare e impiegare tutti gli alunni; la scuola prepara tuttavia anche alla  d. nella vita extrascolastica, avviando all'autogoverno e  all'assunzione di libera responsabilità. 

C'e una dimensione 'semantica' di ciascuna disciplina, la descrizione, i cui elementi costitutivi sono i concetti (vedi); c'e una dimensione "sintattica", che si costituisce a partire dalla descrizione ovvero dai "concetti", cioè la spiegazione, gli elementi costitutivi della quale sono le "ipotesi". Le reti di concetti costituiscono e sono rappresentabili in mappe concettuali (vedi).

Il vantaggio di questo approccio 'linguistico' alle discipline sta principalmente nella possibilità di tenere uniti, per mezzo dei concetti e delle ipotesi, l'aspetto contenutistico di una disciplina, ovvero i modi attraverso i quali essa, 'nominando' l'esperienza la ordina, la classifica, in una parola, la costruisce in quanto "oggetto² della sua indagine. 


Una definizione molto usata di disciplina è quella data   dall'OCSE, secondo la quale una disciplina è un campo   di conoscenza avente concetti dati e termini propri. 

*Disciplina: non solo e non tanto un insieme di contenuti, ma, e soprattutto, un insieme di metodi di indagine, di tecniche di lavoro che si possono esercitare non solo per studiare un argomento piuttosto che un altro, ma, anche per apprendere cose nuove, applicando metodi e tecniche a contesti e contenuti diversi. Il ripensamento dei programmi delle diverse discipline e dell'insieme del curricolo  deve essere guidato dalla preoccupazione di "insegnare ad apprendere e a fare" piuttosto che da quella di trasmettere conoscenze o routines destinate ad invecchiare. La riflessione sul significato dei saperi disciplinari e la consapevolezza che un buon insegnamento utilizza le discipline come mezzi di formazione, piuttosto che farne il riferimento assoluto al quale tutto si sacrifica (compresi gli alunni), porta alla diffusione di pratiche didattiche capaci di superare la frammentazione, di integrare saperi, di definire ed affrontare la soluzione di problemi complessi, che richiedono la collaborazione di più discipline capaci di dialogare. Oggi la strada della sperimentazione didattica indica nel lavorare per progetti e per problemi, attraverso modalità cooperative, di team docenti e di gruppi di alunni, la prospettiva da assumere. 


Da "Raccomandazioni per l'attuazione delle Indicazioni Nazionali per i "Piani di Studio Personalizzati" nella scuola primaria. Bozza del 24 luglio 2002"

*Disciplina di studio. Tutta un'altra atmosfera evoca, invece, rispetto alla materia, il termine disciplina di studio. Disciplina viene da discere, imparare. Da discere viene anche discepolo, colui che impara. L'apprendere è bello, e tutti gli uomini lo vogliono sperimentare. Eppure, sebbene l'amore per il sapere sia connaturato all'uomo e gli dia intima soddisfazione, l'imparare alcunché, esige sudore, impegno, fatica, esercizio. Questo significa che le conoscenze non nascono tutte intere nella mente già armate come Pallade nel cervello di Zeus, ma scaturiscono sempre da una continua negoziazione con l'esperienza e con gli altri che impone pazienza, disponibilità, relazione, affetti, carattere, costanza, responsabilità.
In ogni insegnare, quindi, non è in gioco soltanto ciò che si insegna, il "che cosa", ovvero il sapere; né soltanto il "come si fa"; conta altrettanto il "chi". Non si impara, infatti, se l'ordine logico di una serie di costrutti scientifici non coincide anche con quello psicologico ed etico personale di chi se ne appropria; né si impara qualcosa perché essa è, in astratto, scientificamente certa, ma solo se riusciamo, nel concreto, a rendere questo qualcosa di certo in una nostra verità esistenziale, in qualcosa di talmente significativo per noi da dare "sapore" alla nostra vita (il reciproco richiamo tra "sapore" e "sapere" è addirittura etimologico).
È del tutto comprensibile, perciò, che il termine disciplina di studio sia molto usato in campo scolastico e designi un doppio significato. Per un verso, si riferisca al modo psicologico e, più generalmente, esistenziale, con cui è necessario che ciascuno si appropri delle conoscenze e delle abilità afferenti ad una particolare scienza. Per l'altro, indichi il fatto che tali conoscenze ed abilità nascono dall'assunzione rigorosa della stessa logica della scienza.
Il termine disciplina di studio, dunque, rimanda ad un intreccio costante:
- tra dimensione esistenziale evolutiva del soggetto e logica intrinseca di sviluppo della scienza;
- tra "soggetto" che, pensando gli "oggetti" scientifici che gli vengono proposti se ne appropria (obiettivi formativi), e controllo che tale pensiero soggettivo, l'unico che conta sul piano educativo, non alteri la natura e l'identità epistemica degli "oggetti" scientifici in questione (obiettivi specifici di apprendimento);
- tra processi personali della conoscenza e prodotti sociali del pensiero.
Come e a quali condizioni le due prospettive si possono integrare e non restare estranee? È possibile, e come, nella scuola, tanto più con soggetti in età evolutiva, non trattare la ricerca scientifica (scienza) alla stregua di contenuti materiali (materia), ma utilizzarla, senza tradirla nella sua complessità, come occasione per promuovere processi vitali di apprendimento e di pensiero (disciplina di studio)? Come favorire l'apprendimento personale senza banalizzare, con distorsioni e semplificazioni, la natura degli "oggetti di studio" identificati dalle scienze e richiamati negli obiettivi specifici di apprendimento? Non si fatica ad immaginare quanto il cuore della professionalità docente e della qualità della scuola riposi sulla competenza di rispondere a questi interrogativi.

 



*Disciplinare

Disciplinare è un aggettivo che deriva da disciplina. Questa parola, uguale in latino, significava insegnamento, educazione, derivando dal verbo discere, e cioè imparare. In italiano, la parola ha progressivamente acquisito due principali significati, il primo nell'ambito dell'apprendimento, l'altro in quello morale. Se da un punto di vista morale la disciplina è costituita da un insieme di norme di comportamento, se riferita all'apprendimento disciplina designa una materia di studio.

E' opportuno richiamare l'etimologia della parola, perché la recente fortuna degli approcci epistemologici nel dibattito sui problemi della scuola potrebbe indurre a complicate ed eccessive teorizzazioni. Invece, disciplina è un concetto molto empirico: e ciò che per ragioni in parte funzionali, in parte storiche si è stati abituati a considerare un insieme di conoscenze unite da una relazione di contiguità e il cui insegnamento nella scuola e generalmente affidato, per un determinato gruppo di allievi, ad un solo docente. Il che comporta che, trattandosi di una costruzione empirica, i confini di una disciplina potrebbero esser definiti in modo diverso da come lo sono per consuetudine, se lo richiedessero ragioni di funzionalità in un contesto in qualcosa diverso da quello consueto. In breve, una disciplina non è una categoria dello spirito, alla quale si debba guardare come a un riferimento necessario; è invece un territorio dagli incerti confini che per comodità si indica con un nome, quello appunto di una materia di insegnamento. Su tali incerti confini infuriano continue battaglie, con rapidi e continui rovesciamenti di fronte, e non potrebbe esser altrimenti, per il fatto che le conoscenze si intersecano fra loro assai più di quanto non lo siano per tradizione gli insegnamenti scolastici.  

Discipline e attività integrative: sono le discipline e le attività che integrano obbligatoriamente il curricolo: Esse sono scelte autonomamente dalle istituzioni scolastiche nel rispetto del monte ore stabilito nazionalmente. Nell'ambito di tali discipline e attività le istituzioni scolastiche possono proporre una pluralità di offerte con possibilità di opzione da parte delle famiglie e degli studenti (disciplne aggiuntive ex art. 21 L. 59/97).

 

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