CERVELLO: DIMOSTRATI GLI INGANNI DELLA MEMORIA


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CERVELLO: DIMOSTRATI GLI INGANNI DELLA MEMORIA

ROMA - Che i ricordi possono riaffiorare alla mente in modo confuso e perfino ingannare lo si sospettava da molto tempo, ma soltanto adesso gli scienziati sono riusciti a dimostrare per la prima volta in laboratorio quanto la memoria sia fragile. I nuovi dati sono stati presentati a Roma dal neurofisiologo Piergiorgio Strata, dell'università di Torino, nel convegno sulle neuroscienze organizzato dall'Accademia dei Lincei in occasione dei 100 anni del Nobel a Camillo Golgi.

Si tratta ancora di dati preliminari e riguardano comportamenti e fenomeni osservati nei topi, ha detto Strata, ma sono i primi dati a descrivere i meccanismi che entrano in gioco nella memoria e nella ricostruzione dei ricordi. Conoscere questi meccanismi è particolarmente importante perché apre la strada alla possibilità di intervenire in essi per modificarli, ad esempio per attutire l'impatto di ricordi traumatici.

L'ipotesi che la memoria fosse fragile e capace di ingannare era emersa già nel 1968, ha osservato Strata, ma solo da pochissimi anni molti gruppi di ricerca nel mondo stanno concentrando l'attenzione su questo particolare aspetto.

Quello che finora la ricerca condotta da Strata ha verificato é che "quando il topo ripensa a ciò che ha imparato, le tracce del ricordo diventano labili e possono quindi essere modificate". Il modo in cui vengono immagazzinati i ricordi, rileva lo studioso, fa pensare a un mosaico che viene scomposto organizzando le sue tessere a seconda delle loro caratteristiche, come il colore o la forma.

"E' come se ogni gruppo di tessere venisse organizzato in tante scatole, vale a dire che la memoria è dislocata in diverse aree del cervello", ha aggiunto. I principali magazzini della memoria si trovano nell'amigdala, nell'ippocampo, in una zona della corteccia prefrontale e nel cervelletto. Proprio il cervelletto, secondo la ricerca pubblicata da Strata due anni fa, è un sito specializzato nel quale si consolidano i ricordi più spiacevoli. Quando si ricostruisce un ricordo, ha proseguito Strata, si vanno a ripescare le diverse tessere del mosaico finché non si ottiene l'immagine.

"Ma ogni manipolazione può essere fonte di errori", ha osservato. In altre parole si verificherebbe una sorte di logorio della memoria per usura: è come se ogni volta che le tessere del mosaico vengono riassemblate si perdesse qualcosa o avvenissero degli errori. E' un meccanismo fragile e che, inoltre, non tiene affatto in considerazione qualsiasi nuovo elemento.

A testimoniare ulteriormente la fragilità di questo meccanismo ci sono anche i tempi rapidi: se consolidare un ricordo può richiedere giorni, riassemblarlo è una questione di ore, una o due al massimo. E' proprio su questo meccanismo che i ricercatori sono convinti che sia possibile intervenire per attutire ricordi spiacevoli nati da paure ed esperienze traumatiche.

"Grazie a questa fragilità - ha osservato il neurofisiologo - diventa possibile influenzare la memoria". Lo stanno dimostrando i primissimi risultati ottenuti in topi nei quali è stato modificato il ricordo negativo che associava un particolare suono ad un evento spiacevole, come una scossa.

© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati

24/05/2006 18:42

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