L'educazione interculturale
nella scuola
Pronuncia del Cnpi del 15/4/1992: " L'educazione
interculturale nella scuola"
I processi migratori e la conseguente necessità di trovare nuove
forme di convivenza, destinati tra l'altro ad accrescersi perché
legati a profondi sommovimenti che attraversano, scompongono e ricompongono
popoli, culture e Stati, rivelano concretamente lo spessore dei problemi
attuali e le gravi ingiustizie di cui sono spesso espressione: essi sollecitano
intelligenza ed equilibrio per una loro risoluzione, coerente con la sempre
più diffusa dottrina dei diritti umani. A quest'ultima occorre
riferirsi, per elaborare una cultura dell'accoglienza che superi la logica
assistenzialistica. (...)
Sono i valori , in ultima analisi il valore universale
della persona, i fondamenti transculturali di quella comune cultura (in
parte già presente, in gran parte ancora da costruire) del rispetto,
del dialogo e dell'impegno, che rendono possibile pensare e vivere l'interculturalità
non come indifferenza, confusione, sopraffazione o cedimento, ma come
prospettiva educativa per tutti, giocata sui due indisgiungibili versanti
del rispetto e della promozione di ciascuno.
Il dialogo interculturale e la convivenza democratica
(Circolare Min. p.i. n. 73, 2 marzo 1994)
Riportiamo qui nei suoi punti essenziali il documento del Gruppo interdirezionale
di lavoro per l'educazione interculturale e l'integrazione degli alunni
stranieri del Ministero dell'istruzione pubblica, recepito nella Circolare
ministeriale n. 73 del 1994. La relazione introduttiva dell'allora ministro
Jervolino sottolinea che "l'educazione interculturale non si esaurisce
nei problemi posti dalla presenza di alunni stranieri a scuola, ma si
estende alla complessità del confronto tra culture, nella dimensione
europea e mondiale dell'insegnamento, e costituisce la risposta più
alta e globale al razzismo e all'antisemitismo".
Parte I. Il quadro di riferimento
1. L'educazione interculturale
L'educazione interculturale promuove il dialogo e la
convivenza costruttiva tra soggetti appartenenti a culture diverse. ().
Si conviene che "i valori che danno senso alla vita non sono tutti
nella nostra cultura, ma neppure tutti nelle culture degli altri: non
tutti nel passato, ma neppure tutti nel presente o nel futuro. Essi consentono
di valorizzare le diverse culture, ma insieme ne rivelano i limiti, e
cioè le relativizzano, rendendo in tal modo possibile e utile il
dialogo e la creazione della comune disponibilità a superare i
propri limiti e a dare i propri contributi in condizioni di relativa sicurezza"
(pronuncia Cnpi 1-3-92). Allo stesso tempo si rinviene nel valore universale
della persona il fondamento di una comune cultura e si riconosce nella
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (Onu, 1948) l'espressione
di valori di generale consenso. Ad un approccio relativista viene dunque
a corrispondere una visione universalista. Il riconoscimento delle differenze
si colloca in un quadro di ricerca delle somiglianze. L'educazione interculturale
si impernia, appunto, sui motivi dell'unità, della diversità
e della loro conciliazione dialettica e costruttiva nella società
multiculturale.
2. Educazione interculturale e società multiculturale
La società multiculturale
L'educazione interculturale nelle sue articolazioni
costituisce la risposta educativa alle esigenze delle società multiculturali.
() Le società multiculturali sono caratterizzate dalla presenza,
in un determinato contesto, di più culture. Nella ricerca sull'intercultura,
si richiama la consapevolezza della propria identità e delle proprie
radici come base essenziale per il confronto; d'altra parte si sottolinea,
di questa identità, la struttura composita, il carattere dinamico
e l'articolazione secondo livelli diversi di appartenenza: locale, regionale,
nazionale, europeo, mondiale.
Immigrati e minoranze nella società multiculturale
La riflessione sulla società multiculturale è
stata sollecitata dall'evidenza del fenomeno migratorio e dall'incremento
della presenza straniera nelle Scuole (...). Nella società italiana,
accanto alle c.d. "nuove minoranze" costituite dagli immigrati,
sono da considerare le categorie degli "emigrati di ritorno"
e le minoranze storiche di cittadini che la nostra Costituzione tutela
sotto la denominazione di "minoranze linguistiche". () E' da
sottolineare la diversa posizione giuridica delle minoranze di cittadini
italiani e delle minoranze straniere, anche per quanto riguarda le garanzie
costituzionali. I Ministri europei responsabili per le questioni di emigrazione
hanno sollecitato "un ampliamento di apertura nei confronti delle
culture e dei costumi introdotti dagli immigrati, a patto che siano compatibili
con le leggi nazionali" (Conferenza di Lussemburgo, 17-18 settembre
1991).
La prevenzione del razzismo
(...) Anche se la critica scientifica ha dimostrato
l'irrilevanza del concetto di razza, una persistente mentalità
razzista induce all'insofferenza nei confronti delle etnie e delle culture
diverse. Pertanto () l'educazione interculturale costituisce la risposta
più alta e globale a tale fenomeno (). In questo quadro, una specifica
riflessione individua nel pregiudizio e nello stereotipo un tratto ricorrente
dell'intolleranza.
La prevenzione dell'antisemitismo
La prevenzione dell'antisemitismo comporta una riflessione
sulle radici storiche e ideologiche del fenomeno e sull'enormità
del genocidio, nonché una migliore conoscenza dell'ebraismo e dell'apporto
dei cittadini italiani di religione e cultura ebraica al progresso civile
e scientifico della nostra società. (Per una prospettiva più
ampia, si veda il documento di intenti firmato il 10 febbraio 1993 dal
Ministro della Pubblica istruzione e dalla Presidente dell'Ucei (Unione
Comunità Ebraiche Italiane)) (...).
L'Europa e il mondo come società multiculturali
In una prospettiva allargata, si disegna come società
multiculturale l'Europa. Nell'ambito della Comunità europea, al
concetto di migrazione subentra quello di mobilità. L'educazione
assume così il compito di promuovere la disponibilità e
la capacità di lavorare con operatori di altri Paesi a tutti i
livelli e anche al di fuori del contesto nazionale. Le risoluzioni dei
Ministri dell'istruzione dei Paesi della Cee e del Consiglio d'Europa
riguardanti la dimensione europea dell'insegnamento (1988 e 1991, rispettivamente)
considerano come patrimonio comune europeo da salvaguardare i principi
dei diritti dell'uomo, della democrazia pluralista, della giustizia sociale,
della solidarietà e della preminenza del diritto. La reciproca
conoscenza, alimentata a tutti i livelli, consente di avvicinare le istituzioni,
le formule organizzative e i modi di vita, senza porsi come fine ultimo
l'uniformità. In questo quadro si è inserita la nuova fase
del processo di integrazione europea, la cui più significativa
espressione è il trattato di Maastricht che, nel sottolineare l'interesse
della Comunità ad un generale innalzamento della qualità
della istruzione, valorizza la dimensione europea dell'insegnamento, quale
elemento di arricchimento e di reciproca integrazione fra le culture.
Il mondo, infine, si viene a proporre come società multiculturale
globale, caratterizzata dall'intensità degli scambi a tutti i livelli
e dall'interdipendenza delle economie . La dimensione europea e la dimensione
mondiale si conciliano nell'impegno interculturale "in un'Europa
che conduca verso il mondo" (v. C.M. 15-7-1989, n. 246 relativa al
"Progetto giovani").
Dalle "educazioni" alla "educazione"
Nella dimensione mondiale, con riferimento al tema dei
diritti dell'uomo, si affermano i motivi della pace, della collaborazione
internazionale, del rapporto con i Paesi in via di sviluppo e dell'equilibrio
ecologico.
Ulteriori intrecci si riscontrano con l'educazione alla
legalità, come promozione di una cultura dei valori civili (v.
C.M. 25-10-1993, n. 302) e con l'educazione alla salute (v. citata C.M.
15-7-1989, n. 246). () (Su questi temi vedi anche C. M. 4-3-1992, n. 15324,
riguardante la Settimana 1992 per il dialogo interculturale).
3. L'educazione interculturale nell'ordinamento
I concetti sopra esposti trovano fondamento normativo
in numerosi documenti comunitari e internazionali nonché in testi
legislativi e sono sviluppati negli stessi programmi di insegnamento delle
Scuole di ogni ordine e grado.
Documenti internazionali
La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (Onu
1948), con l'enunciazione di valori di generale consenso, costituisce
un riferimento essenziale per l'educazione interculturale. () Sono da
sottolineare le significative consonanze tra la Dichiarazione del 1948
e la nostra Costituzione, entrata in vigore nello stesso anno e alimentata
dalle medesime radici storiche e culturali. Sono state successivamente
introdotte nel nostro ordinamento, per effetto di leggi di ratifica, la
Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 (Legge 4-8-1955, n.
848), la Convenzione internazionale contro il razzismo e per l'eliminazione
di ogni forma di discriminazione razziale del 1966 (Legge 13-10-1975,
n. 654) e la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo del
1989 (Legge 27-5-1991, n.176). La Scuola è chiamata, allo stesso
tempo, a far conoscere i principi contenuti nei testi richiamati e ad
assumerli come motivi fondanti della propria attività educativa.
La normativa comunitaria
Nell'anno 1988 i Ministri dell'istruzione dei Paesi
della Cee hanno emanato una risoluzione sulla dimensione europea nell'insegnamento.
In questa dimensione l'educazione interculturale si propone in un ambito
delimitato, in una prospettiva ravvicinata e in relazione a un processo
avanzato di integrazione economica ed anche politica. Il trattato di Maastricht
ha fornito ulteriore sostegno normativo agli interventi comunitari nel
settore dell'educazione. Un recente "Libro verde sulla dimensione
europea dell'istruzione", presentato dalla Commissione delle Comunità
europee (settembre 1993) () illustra gli obiettivi, i soggetti, le strategie
e gli strumenti di questa dimensione.
Normativa per gli alunni stranieri
Per quanto riguarda l'inserimento scolastico degli alunni
stranieri, il testo essenziale di riferimento è costituito dalla
Direttiva Cee del 25 luglio 1977, n.77/486, riguardante i figli dei lavoratori
comunitari. Il modello adottato comporta l'insegnamento della lingua dello
Stato ospitante, adattato alle specifiche esigenze dell'alunno straniero;
la promozione dell'insegnamento della lingua o cultura d'origine; il coordinamento
dell'insegnamento della lingua e cultura d'origine con l'insegnamento
normale.
Questi principi sono stati affermati in un primo tempo
per i soli appartenenti ai Paesi della Comunità (d.P.R. 10-9-1982,
n.722) e successivamente estesi, con il pieno riconoscimento del diritto
allo studio, agli alunni extracomunitari (Legge l0-12-1986, n. 943, artt.
1 e 9). Alla luce del principio della "valorizzazione della diversità",
il modello di "integrazione" si svolge in quello di "interazione",
che implica il coinvolgimento degli alunni italiani e stranieri in progetti
interculturali comuni.
Tutela delle minoranze linguistiche
Per quanto riguarda la tutela delle minoranze linguistiche
di cui all'art. 6 della Costituzione, valgono le disposizioni contenute
negli statuti delle Regioni a regime speciale e negli statuti e nelle
leggi di alcune Regioni a statuto ordinario. ().
L'educazione interculturale nei programmi scolastici
Già i programmi per la Scuola media dell'anno
1979 affermano: "Ponendo gli alunni a contatto con i problemi e le
culture di società diverse da quella italiana, la Scuola media
favorirà anche la formazione del cittadino dell'Europa e del mondo
()". I programmi per la Scuola elementare dell'anno 1985 rilevano
che "La scuola deve operare... perché il fanciullo abbia basilare
consapevolezza delle varie forme di diversità o di emarginazione
allo scopo di prevenire e contrastare la formazione di stereotipi e pregiudizi
nei confronti di persone e culture". Questi principi trovano convalida
nella legge di riforma dell'ordinamento della Scuola elementare (L. 5-6-1990,
n.148) (). Gli orientamenti didattici per la Scuola materna (1991) ()
contengono la seguente affermazione: "Un risalto del tutto particolare
spetta all'educazione alla multiculturalità, che esige la maggior
attenzione possibile per la conoscenza, il riconoscimento e la valorizzazione
delle diversità, che si possono riscontrare nella Scuola stessa
e nella vita sociale in senso ampio". I recenti programmi sperimentali
per la Scuola secondaria superiore (1992) () contengono significativi
spunti di carattere interculturale nella trattazione delle varie discipline.
Ad esempio i programmi di lingua straniera per il biennio propongono la
finalità della "formazione umana, sociale e culturale mediante
il contatto con altre realtà, in un'educazione interculturale che
porti a ridefinire i propri atteggiamenti nei confronti del diverso da
sé". ()
Parte II. La "progettualità": strategie
e risorse
4. Il clima relazionale e l'attivazione del dialogo
L'impegno interculturale si alimenta nella scuola in
un clima relazionale di apertura e dialogo che coinvolge tutta la comunità
educativa. La competente attenzione degli insegnanti e la loro testimonianza
personale sono determinanti per attivare l'interazione positiva. La disponibilità
professionale dell'insegnante si avvale anche del contributo degli studi
sulle dinamiche relazionali e delle relative tecniche, attraverso le quali
l'intenzionalità progettuale diviene attività didattica.
5. Discipline e intercultura
Alcuni approfondimenti hanno posto in evidenza gli apporti
che ciascuna disciplina può offrire a un progetto interculturale,
traendo spunto dalle indicazioni dei programmi scolastici e avvalendosi
di una loro lettura "verticale". Si è così rilevato
che l'insegnamento della storia deve riconoscere gli apporti e i valori
autonomi delle diverse culture e liberarsi da rigide impostazioni a carattere
etnocentrico o eurocentrico, per un'analisi obiettiva dei momenti di incontro
e di scontro tra popoli e civiltà. Allo stesso tempo la storia
può aprirsi alle problematiche della pacifica convivenza tra i
popoli e affrontare il tema del razzismo e il tema delle migrazioni, come
vicenda storica ricorrente. L'insegnamento dell'italiano consente una
considerazione interculturale delle vicende della lingua (), un approccio
() alle altre culture, europee ed extraeuropee, e una riflessione sui
loro rapporti. Anche la lettura degli autori italiani può offrire
contributi all'approfondimento di queste tematiche. Del pari l'educazione
artistica e l'educazione musicale consentono un approccio alle altre culture
e ai loro rapporti. L'apprendimento delle lingue straniere, oltre ad offrire
strumenti di comunicazione ed a promuovere la disponibilità ad
altri apprendimenti linguistici, avvicina a un diverso modo di organizzare
il pensiero e alla cultura che in ciascuna lingua si esprime. La geografia
presenta una forte valenza interculturale per la progressiva apertura
dal vicino al lontano e, quindi, dalla realtà locale a quella nazionale,
dal contesto europeo a quello mondiale. Essa può cogliere le implicanze
degli interventi dell'uomo sull'ambiente e avvalersi di una cartografia
aggiornata. Le discipline scientifico-matematiche forniscono un contributo
fondante all'educazione interculturale, in quanto promuovono la capacità
di ragionamento coerente e argomentato, l'apprezzamento del confronto
di idee, l'atteggiamento critico. Il riferimento al contributo di studiosi
di varie nazioni al progresso scientifico può dimostrare il debito
di ogni Paese nei confronti degli apporti esterni. Nella Scuola secondaria
superiore, le scienze biologiche possono sottoporre ad analisi il concetto
di razza e smentire i pregiudizi correnti. Le ore di insegnamento espressamente
dedicate all'educazione civica possono consentire l'illustrazione dei
principi della Costituzione, in armonia con la Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo e la presentazione delle istituzioni comunitarie
e internazionali.
6. Attività interdisciplinari
() Anche in questo ambito si possono seguire i fili
conduttori dei diritti dell'uomo, della pace, della collaborazione internazionale,
del rapporto con i Paesi in via di sviluppo, dell'equilibrio ecologico,
già indicati a proposito della dimensione mondiale nell'insegnamento
(). Anche l'analisi del pregiudizio nei fondamenti psicologici e nei presupposti
storici di determinate manifestazioni può essere utilmente svolta
in un contesto interdisciplinare.
7. Attività integrative
La comprensione delle altre culture e dei problemi della
società multiculturale è agevolata da una serie di interventi
che possono essere svolti ad integrazione delle attività curricolari,
in orario scolastico o extrascolastico ed anche con il contributo di Enti
e Istituzioni varie. () La ricordata valenza interculturale del "Progetto
giovani" e del "Progetto ragazzi 2000" consente un raccordo
di iniziative e di risorse.
Mass media, spettacoli teatrali e cinematografici
L'utilizzo dei mass media per progetti interculturali
presuppone un'educazione alla corretta fruizione di tali mezzi che viene
sollecitata dai documenti programmatici per la Scuola. Un'attenzione critica
e selettiva consente di avvalersi in chiave interculturale dei programmi
radio-televisivi ordinari. Una speciale considerazione meritano le rubriche
mirate ad approfondimenti culturali e i programmi destinati alle Scuole.
()
Viaggi e scambi
Le scuole possono poi promuovere l'avvicinamento alle
altre culture con viaggi di studio (C. M. n. 291 del 14-10-92), scambi
di insegnanti (C. M. n. 33 del 9-2-93) e di alunni (C. M. n. 272 dell'11-
9-91), gemellaggi, corrispondenza interscolastica. ().
Risorse del territorio
() E' da raccomandare l'impiego consapevole delle risorse
culturali del territorio, in collaborazione con gli Enti locali e altre
Istituzioni. La presenza di comunità di immigrati, anche se non
rappresentate nella Scuola, consente di attivare dibattiti con loro membri
()
9. Alunni stranieri a scuola
La qualità del progetto
In presenza di alunni stranieri si pone in primo luogo
il tema dell' "accoglienza". La Scuola deve tener presenti le
condizioni di disagio generale delle famiglie e, in particolare, i problemi
conseguenti allo sradicamento dell'alunno dall'ambiente originario. Il
rapporto con le famiglie e con le comunità consente la conoscenza
delle diverse situazioni, con riferimento agli orientamenti e ai modi
di vita del Paese di provenienza () alle condizioni socio-economiche e
alle particolarità di ciascun caso (). (Sul collegamento tra scuola,
Enti locali e Comunità di immigrati per l'organizzazione di corsi
di lingua e cultura v. C.M. 26-7-1990, n.205, par. V).
La normativa come risorsa
() Per la Scuola materna, al centro dell'intervento
educativo potrà essere posta soprattutto "la comunicazione"
che costituisce l'ambito nel quale si realizza l'occasione primaria della
relazione con gli altri. () Per la Scuola elementare l'organizzazione
modulare comporta un uso mirato e flessibile delle risorse e consente
di ottimizzare gli interventi, adeguandoli alle specifiche esigenze degli
alunni, configurando una Scuola meglio capace di recepire la diversità.
In particolare, le disposizioni previste dall'art. 9 della Legge di riforma
permettono un efficace utilizzo della contemporaneità (Su questi
temi vedi anche l. 4-8-1977 n. 517 art. 2). Per la Scuola media valgono
le indicazioni sulla individualizzazione degli itinerari di apprendimento
presenti nella parte II della "Premessa generale" dei programmi
di insegnamento e sulla possibilità di prevedere, nell'ambito della
programmazione educativa e didattica, attività di integrazione.
Si richiama, in particolare, il paragrafo 4 della parte III della medesima
"Premessa", che impegna il collegio dei docenti ad assumere
anche i "problemi proposti da particolari situazioni di emarginazione
culturale e sociale", promuovendo interventi capaci di rimuoverli,
() Sulla necessità di tali interventi compensativi e di potenziamento
insiste anche il Documento illustrativo della nuova scheda di valutazione,
trasmesso con C.M. n.167 del 27-5-1993 (). Maggiori opportunità
offre, a tale riguardo, per sua natura, il modello di scuola a tempo prolungato.
Nella Scuola secondaria superiore, dove la presenza straniera è
più limitata e meno problematica, assumono maggiore rilevanza il
motivo del confronto culturale a distanza e il tema della prevenzione
e del contrasto del razzismo e dell'antisemitismo (v. C.M.11 -3-1993,
n. 71 relativa al piano nazionale di aggiornamento e C.M. 25-1-1994, n.
20 relativa all'adozione dei libri di testo). Per i vari livelli scolastici,
ove le situazioni degli organici lo consenta, possono essere presentati
ai Provveditori agli Studi particolari progetti educativi rientranti nell'ambito
dell'art. 14, 6° comma della legge n.270/1982. () Per l'istruzione
degli adulti sono da richiamare la C.M. n.312 del 21-10-
1991, riguardante i corsi di alfabetizzazione e la C.M.
n.176 del 28-
6-1990, riguardante i corsi sperimentali di Scuola media
per lavoratori. () Ulteriori possibilità sono offerte dai corsi
serali di qualifica negli Istituti professionali (vedi anche C. M. 25-7-1990,
n.7809 Direzione Generale Istruzione Professionale). Per tutti i livelli
scolastici è possibile il ricorso alle sperimentazioni di cui agli
articoli 2 e 3 del d.P.R. 419/74: con riferimento all'articolo 3, solo
in presenza di significative modifiche strutturali. (Per ulteriori indicazioni,
si rinvia alle circolari n.301/89 e n.205/90, nonché, per gli zingari
e i nomadi, alla circolare 16-7-1986, n.207. Si richiamano anche la circolare
del Ministero della Sanità del 23-3-1993, n.8, relativa alle vaccinazioni,
la circolare del 7-3-1992, n.67, relativa alla soppressione della ratifica
ministeriale per l'iscrizione alle Scuole secondarie degli alunni provenienti
dall'estero, la circolare del Ministero dell'Interno 20-7-1993, n.32 relativa
ai "minori stranieri privi di permesso di soggiorno in stato di abbandono
in Italia" e la recente circolare del 12-1-1994, n.5, che ha precisato
che i minori con presenza irregolare debbono essere iscritti alla Scuola
con riserva).
9. Formazione del personale
() Il Consiglio nazionale della pubblica istruzione
così disegna, in prospettiva, la figura dell'insegnante con riferimento
al nuovo sistema di formazione universitaria degli insegnanti (legge 19-11-
1990, n.34, artt. 3 e 4): "Si tratta di assicurare...
sia le necessarie conoscenze culturali di tipo filosofico, storico-sociale,
antropologico, linguistico e pedagogico, anche in prospettiva comparativa,
sia le competenze metodologiche che riguardano la gestione della classe,
la conciliazione degli obiettivi cognitivi e affettivi con quelli comportamentali,
l'animazione dei gruppi, l'individualizzazione dell'insegnamento, la didattica
disciplinare e interdisciplinare per problemi, per obiettivi e per concetti,
sia infine le competenze istituzionali che consentono di interagire produttivamente
con i colleghi, con le famiglie e con le istituzioni pubbliche e private,
anche di altre nazioni" (pronuncia 23-4-1992). (Per la Scuola secondaria
superiore vedi anche C.M.11 -3-1993, n.71).
10. Libri di testo, biblioteche e mediateche
La C.M. 25-1-1994, n.20, relativa all'adozione dei libri
di testo per il prossimo anno scolastico, ha richiamato l'attenzione sulla
"educazione alla legalità e al rispetto della diversità,
per richiamare gli alunni a cogliere il senso dei valori posti a base
del vivere civile e l'importanza di una solidale convivenza nei confronti
di chi appartiene ad altre culture". Alcuni enti locali hanno promosso
la costituzione di "biblioteche multiculturali" che possono
rappresentare un riferimento utile ().
11. Verso una cultura di rete
La complessità dei fenomeni che
caratterizza la società multiculturale e le responsabilità
educative che ne derivano esigono l'impegno progettuale e intenzionale
dell'Amministrazione e delle Istituzioni scolastiche. La progettualità
si realizza attraverso elaborazioni diversificate per livello, competenze
e ruoli nella prospettiva di una "cultura di rete" in grado
di corrispondere ad esigenze di organicità e di razionale ed efficace
impegno delle risorse. E' necessario che tutte le risorse di cui può
usufruire l'attività educativo-didattica, nel suo svolgersi ordinario,
vengano prese in considerazione per promuovere e realizzare gli specifici
progetti di istituto e territorio. In tale ottica gli apporti che ciascun
soggetto individuale o collegiale può offrire sono fondamentali.
Lo sviluppo dell'autonomia scolastica, secondo il disegno dell'art. 4
della legge 24-12-1993, n.537 potrà offrire alle Scuole ulteriori
margini di iniziativa e di flessibilità per l'elaborazione e l'attuazione
di progetti a carattere interculturale ().
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