Per una buona riforma
è bene non dimenticare la storia della pedagogia


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Per una buona riforma
è bene non dimenticare la storia della pedagogia

(Il sapere pedagogico come anima di ogni riforma del sistema educativo)
di Girio Marabini

(prelevato da pavonerisorse.it)

Il presente scritto intende richiamare alla mente dei lettori di Pavonerisorse, gli sviluppi della pedagogia del Novecento e gli scenari che si offrono per il 2000.
E' uno dei risultati possibili derivanti dalla lettura della notevole opera divulgativa di Giorgio Chiosso "Novecento Pedagogico, Editrice LA SCUOLA, Brescia, 1997.
Il presente è solo un rapido excursus della pedagogia del Novecento, mi scuso con l'autore se il mio dire avrà in qualche modo banalizzato la gravità del suo lavoro. Molti, infatti, sono gli autori, numerose le correnti, e importanti gli apporti critici che pure potevano essere citati che , anzi dovevano essere citati, per le implicazioni che hanno per la scuola.
La scelta è caduta su alcuni aspetti che ritengo essenziali ai fini dell'unica idea che voglio sottolineare e che, i pochi lettori che avranno la pazienza di arrivare alla fine , troveranno enunciata.
L'occasione mi è propizia comunque per augurare a tutti un anno 2001 ricco di soddisfazioni non solo professionali.

Lo storico Eric j.Hobsbawn aveva definito il XX secolo come un secolo “breve” considerando che la vita degli uomini e le società stavano attraversando vorticose trasformazioni.
Tale definizione può essere considerata appropriata anche in generale per la pedagogia del novecento e in particolare per le vicende della nostro sistema educativo.

Le due grandi questioni di inizio secolo, analfabetismo e scolarizzazione delle masse, sono state risolte in tempi brevi. Nel frattempo è stata riconosciuta la specificità dell'età infantile attraverso una vera e propria rivoluzione del modo di pensare: non più l'insegnamento o meglio il maestro alla base della scuola, ma il bambino, con le sue caratteristiche e i suoi ritmi di apprendimento.

Il movimento per l'educazione nuova, delle cosiddette scuole attive, fu proprio centrato sul bambino.
La conseguenza logica è stata che la pedagogia ha assunto valore scientifico, liberandosi in qualche modo dalla dipendenza dalla filosofia.

E avendo assunto valore scientifico non ha potuto fare a meno di ricorrere alle altre scienze umane, in un rapporto interdisciplinare, quali l'antropologia, la psicologia, la sociologia...

Significativo è stato da questo punto di vista il motto che l'istituto per le scienze dell'educazione “Jean Jacques Rousseau di Ginevra si era dato “Discat a puero magister”. Era l'invito neanche troppo nascosto di passare dalla logica dell'insegnamento alla logica dell'apprendimento.

Concetti come individualizzazione dell'insegnamento, organizzazione flessibile del gruppo classe, metodo della ricerca, manualità ed operatività, da allora, sono ormai diventati patrimonio comune dei sistemi educativi.

Non a caso , inoltre, le “scuole nuove” propugnavano, sulle orme del Dewey, un nuovo sistema sociale , una società veramente democratica : all'interno delle stesse esperienze scolastiche erano messi in atto sistemi tali per cui gli alunni potevano sperimentare in modo critico ma creativo la democrazia.

Non sono mancati tuttavia movimenti d'indirizzo diverso che spesso si sono trovati in aperto contrasto con le tesi del Dewey , ne ricordiamo alcuni: la filosofia e la pedagogia dei valori in Germania, il neo-idealismo in Italia, l'antinaturalismo della pedagogia cattolica.

L'educazione nuova propugnava la concezione della libertà strettamente connessa all'idea dello sviluppo psicologico: l'azione educativa si deve pertanto limitare a prendere atto dei ritmi e dello svolgersi delle capacità degli alunni, sostenendole e promovendole. Libertà dunque uguale a sviluppo.

Per il cosiddetto personalismo pedagogico (Maritain) di ispirazione cattolica al contrario, si deve prendere atto che l'esperienza umana pur essendo condizionata dalle leggi dello sviluppo non si esaurisce in esse.

L'esperienza umana è invece ispirata a motivi d'ordine superiore quali quelli culturali, storici, filosofici o religiosi. Maritain osservava con una battuta in aperto contrasto con lo psicologismo imperante che alla fine attraverso gli studi psicologici noi potremo conoscere tutto del nostro alunno ma il nostro alunno finirà per non conoscere nulla della storia, delle scienze...

La libertà dell'uomo non scorre in modo naturale da una tappa di sviluppo all'altra ma è la conseguenza di un esercizio lento e faticoso teso alla conquista della propria identità personale e culturale integrata in un sistema di valori condivisi.

La pedagogia nel novecento entra poi in una crisi profonda ad opera dei cosiddetti “maestri del sospetto”: Freud,Marx, Nietzsche.

In particolare Freud aveva sconvolto l'idea del bambino ingenuo , del bambino naturalmente buono segnato da uno sviluppo trasparente per cui al buon educatore era sufficiente individuare e assecondare i suoi bisogni e i suoi interessi . Lo sviluppo del bambino, secondo Freud, era invece poco lineare , risultava complesso e contraddittorio ed era posto al centro di vere tensioni e crisi e segnato da rimozioni e inibizioni.

La stessa opera educatrice dunque e anche la pedagogia era segnata da ambiguità e ambivalenza.

Si poneva la necessità di una “pedagogia buona” che sapesse sostituire al principio della morale il principio della verità, costituita dalla crescita personale e articolata in rapporto alle situazioni.

Da questa originale posizione il movimento psicoanalitico si divise tra i sostenitori della necessità della pedagogia seppure modificata negli scopi, con particolare attenzione alla preparazione degli insegnanti e con il richiamo alla determinanate importanza dell'affettività e della corporeità (Anna Freud), e i sostenitori di posizioni anti-pedagogiche che denunciavano la vocazione autoritaria della pedagogia (che risultava essere normativa e direttiva).

Nietzsche, nella sua solitaria opera, aveva cercato nel leggere il rapporto uomo-mondo di disvelare e capovolgere il rapporto tra persona e verità indicando nuovi valori morali.

Marx , pur non occupandosi intenzionalmente di pedagogia, aveva contribuito con la sua opera a svelare le forze materiali e i pregiudizi etici e religiosi che agiscono sull'uomo e che lo condizionano (G. Chiosso).

Le teorie di Freud e di Marx si amalgamarono ad opera della cosiddetta Scuola di Francoforte , (in particolare Erich Fromm) : il proposito era quello di indagare le ragioni e i dinamismi della coscienza non come motore consapevole e razionale del comportamento umano , ma come riflesso di forze nascoste.

Ci siamo trovati allora di fronte , a seguito dello sviluppo delle tesi di questi “maestri del sospetto”, all'utopia di un uomo e di una società rinnovati, liberati da qualsiasi autorità e organizzazione, da qualunque condizionamento.

Ci siamo trovati di fronte ad una vera e propria condanna a morte della pedagogia che era vista come uno strumento di potere e di condizionamento.

Lo scenario che si apre, compiuto il novecento, dovrà rispondere allora alla seguente domanda: a quali condizioni si potrà parlare di pedagogia dopo l'accusa sulla natura autoritaria della pedagogia?

Innanzitutto non potremo più pensare alla pedagogia come scienza autonoma ma dovremo considerare la sua autonomia nell'ambito delle scienze pedagogiche: non è suo il compito esclusivo,oggi, di occuparsi dei processi educativi.

Suo comunque è il ruolo di sintesi , di sperimentazione interdisciplinare e di controllo metodologico.

Inoltre si apre per la pedagogia da una parte lo scenario degli aspetti quantitativamente definibili: le procedure di apprendimento, l'organizzazione scolastica, le tecnologie didattiche, la produttività del sistema formativo; dall'altra lo scenario qualitativo : è ancora possibile e a quali condizioni “dire la persona” e di conseguenza “educare la persona” ?

In questi ultimi anni numerose sono state le proposte che potrebbero sostenerci in tale percorso: le pedagogie della parola, le pedagogie del dialogo.

Un esempio tra tutte , la pedagogia del dialogo di Buber : solo nel rapporto Io-Tu , che non può comunque prescindere dall'idea del noi, si può realizzare la totalità della persona e “l’educatore può rendere veramente presente all’allievo la sua stessa totalità e aiutarlo a svilupparla”.

La relazione duale ma anche comunitaria non rappresenta tuttavia un semplice atteggiamento psicologico . La relazione è un vero e proprio “evento” che sfugge alle logiche dell'individualismo ma anche a quelle delle collettivismo ; essa unisce pensiero e vita.

Occorre cioè prendere la parola e l'azione a criterio dell'intero comportamento appellandosi alla volontà e al cuore, all'integrità dell'uomo.
Tutto questo non potrà avvenire senza uno studio convinto e consapevole.

(...Ed ecco l'idea...) Lo scenario che si apre tuttabvia non potrà appartenere solo al mondo scentifico; sarà determinante l'apporto e il contributo della scuola militante , di quanti intenzionalmente si occupano di educazione.

Da qui l'invito, rivolto anzitutto a me stesso, ad approfondire la storia della pedagogia ma anche a conoscere gli sviluppi della Pedagogia, per dare un contributo determinante ai processi di riforma in atto
Nessuna riforma, infatti, potrà mai avere successo se non riusciremo a trovare per essa un'anima : senza l'anima del sapere pedagogcio l'educazione si riduce immancabilmente a mero tecnicismo disciplinare, a scrivere porgrammi e programmi , montagne di carte che restano tali e che nessuno forse mai leggerà.

Girio Marabini

 

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