Poesia ed educazione


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L'espressione poetica può essere utilizzata a qualsiasi età, anche con bambini molto piccoli, ancor prima che sappiano scrivere, sotto forma di giochi di parole. Crescendo, l'uso dell'espressione poetica può diventare un modo abituale che insegni al bambino ad accedere al suo spazio interiore, per conoscersi, conoscere gli altri e farsi conoscere, facilitando la costruzione di un concetto di sé positivo.

All'adulto il gioco dei suoni può sembrare fine a se stesso, tuttavia è proprio attraverso simili “ginnastiche linguistiche” che si sviluppa nel bambino il gusto per la parola. Le poesie-gioco dovrebbero zampillare nelle orecchie dei bambini in ogni momento della giornata, anche improvvisate a partire da parole comuni, svincolate da ogni preoccupazione di significato, proprio come se ogni parola fosse un bocciolo capace di far nascere altri suoni, altre parole intorno a sé ( Carminati , 2002). Scrive Rita Valentino Merletti:

Cosa ha a che fare la poesia con le ninne nanne, le tiritere, le conte, le filastrocche e i tanti materiali in rima offerti ai bambini? Molto o poco, a seconda dei punti di vista: sarebbe limitativo però individuare come unico punto di contatto la presenza della rima. C'è molto di più. Poesia e rime per bambini sono accomunate anche dalla volontà di una comunicazione totale, dall'urgenza, dalla vitalità e dall'immediatezza con cui si realizza l'atto comunicativo”.

Sì, la poesia è il più mobile, veloce, maneggevole, efficace e concentrato dei generi letterari ( Enzenberger e Berardinelli , 2006).

L'aprirsi alla poesia, dall'età dell'infanzia alla terza età , implica:

  • un affinamento del modo di sentire interiormente e predispone a una costante ricerca della bellezza, della bontà, della verità;
  • contribuisce a formare quella capacità di stupirsi, di riconoscere il nuovo anche di fronte a realtà consuete, di attribuire un significato alle cose, a qualsiasi cosa, di scoprire ovunque la vita, in tutte le sue innumerevoli manifestazioni;
  • abitua al rispetto della parola come espressione di autentico pensiero e non solo segno grafico che magari nasconde un vuoto interiore;
  • favorisce l'abitudine al silenzio come momento di riflessione. Nella creazione poetica il silenzio si pone come momento indispensabile, condizione interiore che permette alle immagini, alle sensazioni, alle intuizioni più profonde di fluire liberamente fino a condensarsi in parole, ma potrebbe diventare un modo particolare di vivere il rapporto con sé e con gli altri, un luogo dove riparare, quando si vuole e quando si può sfuggire all'aggressione costante dei messaggi che ci bombardano continuamente, dove raccogliersi per mettere ordine alla molteplicità eterogenea dei pensieri e delle emozioni.

Lo sviluppo della dimensione fantastico-creativa dovrebbe avvenire nell'ambito della formazione linguistico-letteraria , in particolare della Scuola Superiore. È per tale motivo che l'educazione al gusto poetico acquista importanza fondamentale; infatti gli studiosi di psicologia evolutiva e gli psicolinguisti hanno accertato che durante l'adolescenza lo sviluppo emotivo e cognitivo della personalità è determinato dal possesso del linguaggio, strumento deputato a incanalare il materiale sentimentale della vita interiore degli adolescenti, i quali di fronte alle difficoltà della crescita sviluppano in modo anomalo la dimensione fantastico-creativa . Successivamente , durante il triennio della Scuola Superiore, il consolidamento delle strutture logiche conferisce all'approccio alla poesia una dimensione più critica e più problematica ( Ladolfi ).

Mario Luzi , alla domanda se la poesia si può insegnare a scuola ha risposto:

Si deve insegnare, la scuola non deve abdicare a questo suo compito. Non credo che si possa insegnare a diventare poeti, come vorrebbero fare le cosiddette scuole di scrittura. Bisogna fargliela conoscere, proporgliela, fargliela leggere ai giovani la poesia… deve essere presentata in maniera accattivante, in maniera simpatica, direi.

E alla domanda se una delle cause della disaffezione rispetto alla poesia contemporanea fosse stata la sua oscurità, quale caratteristica prettamente novecentesca, ha risposto che in parte è vero, ma ha concluso dicendo:

I n termini generali, il mondo della poesia tende a diventare una demiurgia autonoma, che però, quando è vera poesia, legge molto bene la realtà, cioè poesia, per così dire, a tutto regime. E la legge meglio della storia, della sociologia e di altre apparenti dottrine e pseudoscienze con pretese di interpretazione totalizzante. Ed ecco i commenti e le proposte di chi lavora come poeta e come educatore.

Eppure i classici vanno letti, perché rappresentano le radici; il consiglio di Sanguineti , come professore, poeta, critico e studioso di letteratura, è che quando si deve affrontare un testo che a noi italiani può sembrare scontato, come la Divina Commedia, bisogna che, in un contesto di scuola media superiore, ognuno cominci a leggere la parte che vuole. “L'importante è che piaccia e che si trasmetta la passione e l'emozione che si sente. Poi si inquadrerà nei gironi, nelle cantiche e tutto il resto. Non presentiamo la poesia – lo dico, perché è significativa della lettura – come un elemento di studio, ma come un elemento emozionale”.

Anche a Donatella Bisutti è stato chiesto se si può insegnare la poesia. E soprattutto: se la poesia non si insegna, se le tecniche non sono sufficienti a farla nascere, c'è qualcosa che si può fare per trasmettere agli altri, non solo l'amore per la poesia, ma la possibilità di risvegliare dentro di sé la creatività del linguaggio?

Questo non può passare attraverso l'informazione, e nemmeno l'imposizione. Quello che mi piace fare è domandarmi, non trovare mai una risposta finale, esplorare. Sapere che non esiste la risposta mi tranquillizza: così posso cercare in pace, senza ansia, senza affanno. Tanto c'è tempo, per arrivare. Anzi: non c'è da arrivare da nessuna parte . C'è solo un percorso. Esplorare da sola, certo , ma anche condividendo l'esperienza con altri. Questo permette di interagire. Insegnando sono ogni volta la prima a scoprire qualcosa di nuovo, a imparare; anche l'insegnamento è un fatto speculare: come la specularità poeta/lettore, esiste anche quella insegnate-allievo… ma soprattutto perché testimoniano appunto prima di tutto questa specularità fra lettura e scrittura.

Il poeta Carlo Molinaro scrive che il ritmo della parola è il ritmo dell'emozione. Poesia è comunicare per consonanza. Allora anche per leggere poesia occorre avere assorbito corde che consuonino alle parole e alle emozioni. In questo senso non è vero che proprio tutti capiscano la poesia, anche se è vero forse che, quanto più la poesia è grande, tanto più riesce a scendere nelle corde più profonde, quelle che non mancano quasi in nessun essere umano capace di pensiero e d'emozione. Dunque l'idea romantica che la grande poesia la capisce anche il bifolco semianalfabeta è un po' eccessiva, ma parimenti diffiderei da quelle poesie per capire le quali è necessario leggere un trattato che le accompagna e le spiega. Una volta assorbita la capacità di consuonare, la poesia deve avere davvero un effetto immediato, perché l'immediatezza è una sua specificità (immediatezza nel senso di non passare per la mediazione di una narrazione razionale, di premesse e sviluppi, di intrecci di storie da interpretare con la mente). È ovvio che quando dico che la poesia non deve richiedere troppe spiegazioni non parlo delle spiegazioni storiche. Sappiamo bene che non si capisce granché della Commedia di Dante senza un buon commento. Ma un conto è studiare storicamente per collocarci nella posizione e nella cronologia di una poesia del passato (o del presente, ma di un'altra cultura), e un altro conto è dover leggere il commento per emozionarci, per essere presi. Ci sono versi di poesia lirica greca che ci coinvolgono anche se nessuno ci spiega il contesto in cui sono nati, e questo avviene soprattutto se i riferimenti sono ad esperienze che i secoli non hanno cambiato poi tanto. Quando un Greco del V secolo a.C. parla di vino o di sesso, lo capiamo immediatamente; quando parla di società e politica, facciamo più fatica, perché non viviamo nella pólis greca amministrata da tutti i cittadini che si ritrovano in piazza: la nostra comunicazione politica è diversa.

Fare poesia a scuola significa attivare l'immaginazione… fornendo al ragazzo la possibilità di cogliere connessioni tra esperienze e categorie del sapere diverse… Immaginare vuol dire creare immagini e riarrangiarle costantemente per formare connessioni e composizioni che saranno tanto più ricche e articolate quanto più la capacità immaginativa sarà stata alimentata con un cibo genuino, ricco di suggestione e di fascino (Valentino Merletti, 1996).

Racconta Pier Paolo Pasolini (1970) nell'introduzione Al lettore nuovo :

È stata mia madre che mi ha mostrato come la poesia possa essere materialmente scritta, e non solo letta a scuola. Misteriosamente, un bel giorno, mia madre infatti mi presentò un sonetto, composto da lei, in cui esprimeva il suo amore per me. Qualche giorno dopo scrissi i miei primi versi.

(Tratto dal libro "Cogli l'attimo" Ed. La Meridiana Capitolo "Poesia ed educazione" )

 
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