POST-MODERNO


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POST-MODERNO



(di A.Oliverio e A.Oliverio)



Il termine "post-moderno" divenne d'uso comune dopo che fu pubblicato La condition postmoderne (1979) di Jea-Francois Lyotard e a questa corrente di pensiero appartengono i nomi di Jean Baudrillard, Jacques Deridda, Michel Foucault e, in Italia, di Gianni Vattimo. Lyotard identifica il postmoderno con quella che egli definisce "l'incredulità verso la metanarrativa": con il decadere dei grandi sistemi interpretativi, scienza, politica, ecc.; non esisterebbero più delle grandi verità, ma solo eterogenee concezioni settoriali, spesso utili da un punto di vista essenzialmente pragmatico. Il postmoderno è dunque un modo di guardare alla realtà che si apre alle differenze, a tutto ciò che non è più riconducibile ad un unico elemento legittimante. La scienza, nota Lyotard, perde la sua supposta unità nel momento in cui la si assume come unica fonte di conoscenza legittima. D'altronde la stessa scienza genera al suo interno discipline e sub-discipline cosicchè è un obiettivo sempre più difficile quello di mantenerle tutte nell'ambito di una visione unitaria e coerente. Gli scienziati possono avanzare solo delle opinioni, non affermazioni definitive in grado di rispecchiare l'unica verità, il che è in contrasto con le tradizionali concezioni della conoscenza.

Queste posizioni sono simili in gran parte degli autori e dei teorici del postmoderno: tuttavia, nell'ambito di questa corrente, si levano anche delle voci più radicali e settoriali come quella di Jean Baudrillard che si riferisce soprattutto al ruolo dei media nella vita contemporanea. In una società che è dominata da una realtà "elettronica", da tecnologie della comunicazione sempre più pervasive ed ambigue, la nostra situazione, sostiene Baudrillard, può essere paragonata ad una "iperealtà". Ciò è dovuto alla totale mancanza di distinzione tra gli oggetti e le loro rappresentazioni, come avviene appunto nel mondo dei media: i segni perdono contatto con il significato delle cose, cosicchè la fine del ventesimo secolo è caratterizzata dal suo essere testimone di una distruzione dei significati senza precedenti. Per Baudrillard i nuovi media elettronici presagiscono un mondo di puri simulacri, di modelli, di codici e digitalità, di immagini artificiali che sono diventate il "vero", in tal modo assottigliando ed erodendo ogni distinzione tra il mondo "reale" e quello dell'immagine mediata. Così Baudrillard ha paradossalmente affermato che la Guerra del Golfo non si è mai verificata nella realtà: la non realtà televisiva, spesso falsificata, avrebbe dominato sulla guerra, sulla sconfitta e sui negoziati tra l'Occidente e l'Iraq. I "fatti", sostiene il filosofo francese, sono stati vicariati dalla simulazione dei computer e dei mass media. E' ancora sul ruolo dei media che interviene Gianni Vattimo, in antitesi con Theodor Adorno che sostenne l'omogeneizzazione della società attraverso i mass media. Vattimo sostiene invece che la radio, la televisione, i giornali sono divenuti i principali artefici della diffusione di visioni del mondo pluraliste, una concezione in netto contrasto con il tema del Grande Fratello Orwelliano.



(Estratto da: Albertina Oliverio-Alberto Oliverio, Riflessi della scienza. Cultura umanistica e scientifica a confronto, Casa Editrice Valore Scuola, Roma, 1996).

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