SCIENZA
Se l'esperienza, da sola, è sempre
particolarità, molteplicità, indeterminatezza, imprevedibilità,
indecifrabilità, anche disordine, scienza è, invece, scoprire
nell'esperienza "ragione e misura", "numero e calcolo",
"proporzione".
Gli elementi per definire una scienza,
in questa prospettiva, restano, quindi, tre.
Anzitutto, la specificità.
Scienza è guardare la realtà, e "vederla", da
un punto di vista determinato. Non è mai cogliere la realtà,
l'esperienza tutta insieme, come e in quanto totalità, magari
confusa. La scienza nasce proprio quando si prescinde dalla complessa
totalità di qualsiasi cosa reale, la si semplifica e si seleziona
un aspetto per "vederla" meglio. La regola vale per gli oggetti
della fisica o della chimica, ma non meno per quelli della linguistica,
della storia, dell'arte ecc.
Il secondo elemento che definisce la
scienza è senza dubbio il metodo di indagine e gli strumenti
che, in tale metodo, si usano. Non è una caratteristica diversa
dalla precedente, ma ne è, per così dire, uno sviluppo.
Avere un determinato punto di vista da cui osservare la realtà,
significa anche mettere a punto le modalità logiche ed operative
con cui tale punto di vista si può costituire.
L'ultimo elemento che inerisce alla scienza
è il linguaggio. Studiare la realtà da un punto
di vista parziale, con un metodo e con strumenti ogni volta adeguati
a tale punto di vista, significa trasformare le "cose" empiriche
in "oggetti scientifici". L'attrito, la moda, la mediana,
la gravità, l'atomo, l'accelerazione ecc., ma anche tutti i concetti
adoperati dalle cosiddette scienze umane, da sviluppo a rito, da classe
a potere, perciò, non esistono in sé. Non si trovano cose
reali che si danno a noi, nell'esperienza, come attrito, moda ecc. o
classe e potere ecc. Sono, invece, nostri costrutti mentali (modelli)
esplicativi di determinate caratteristiche empiriche della realtà.
Si può dire che siano il nome che diamo a quella serie di relazioni
del reale che il punto di osservazione da cui ci poniamo, nonché
il metodo e gli strumenti che usiamo per costituirlo, consente a noi,
e a chiunque faccia come noi, di cogliere (intersoggettività
della scienza). Ebbene, scienza è nominare (nel senso etimologico
di 'dare il nome') correttamente questi costrutti mentali, non confonderli
tra loro, evidenziare le relazioni logiche inclusive o esclusive che
possono instaurare, depurarli delle parti equivoche, evitarne gli usi
incrociati. Per questo si dice, spesso, che le scienze sono, tutto sommato,
lingue ben fatte: ciascuna con un proprio lessico (una semantica) e
una propria sintassi.
Ogni scienza, perciò, grazie alla
selezione del proprio punto di vista, al metodo, agli strumenti e al
tipo di linguaggio che ne consegue, scopre ed elabora, nella realtà,
"oggetti", relazioni tra "oggetti", teorie unitarie
sugli "oggetti" individuati. Per uno scienziato, non esiste
conoscenza che non sia il prodotto di questa inesauribile attività
di ricerca giocata sui tre elementi prima ricordati. Il nesso processo-prodotto,
pensiero-pensato, contenuto-metodo è, per lui, sempre presente
e fondamentale.
*Da "Raccomandazioni per l'attuazione
delle Indicazioni Nazionali per i "Piani di Studio Personalizzati"
nella scuola primaria. Bozza del 24 luglio
2002"