I FATTORI CHE INFLUENZANO IL SUCCESSO SCOLASTICO |
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I FATTORI CHE INFLUENZANO IL SUCCESSO SCOLASTICO PATRIZIA VERMIGLI Molte ricerche in questi ultimi anni hanno cercato di individuare quali fattori influenzino maggiormente il successo scolastico andando ad indagare le dimensioni della personalità che sono alla base di quei comportamenti che favoriscono il processo di crescita e di formazione dello studente. In pratica ci si è chiesti: qual è il segreto del ragazzo di successo? Sono i "doni della natura" a determinare il successo scolastico o c'è qualcos'altro che permette, a quelle che potrebbero essere solo delle potenzialità, di diventare abilità reali? La risposta a questi quesiti non è semplice in quanto coinvolge sia l'individuo nella sua specificità e unicità sia il contesto in cui egli è cresciuto, si è sviluppato, si è formato. Gli stessi test per la misura del quoziente intellettivo, molto usati nel passato, sono stati oggetto di forti critiche per la difficoltà ad estrapolare delle abilità puramente cognitive da tutti quegli elementi che le possono condizionare. Quello che un individuo riesce ad apprendere è funzione non tanto del suo livello di quoziente intellettivo ma di un insieme di fattori che sono riconducibili piuttosto alla sua personalità o alla rete di relazioni affettive di cui fa parte. Per fare luce sui fattori che maggiormente potrebbero influenzare il successo scolastico abbiamo condotto una serie di studi che, partendo da caratteristiche individuali, quali quelle temperamentali, hanno coinvolto le relazioni familiari e quelle sociali per poi convergere in una dimensione più ampia qual è quella rappresentata dall'autostima. Fig. 1: caratteristiche temperamentali che influiscono sulle prove oggettive e quelle che influiscono sulle valutazioni degli insegnanti In un nostro primo studio abbiamo voluto verificare l'importanza delle caratteristiche temperamentali sul successo scolastico. Si tratta di dimensioni che già alla nascita vengono riconosciute come differenze individuali nell'espressione di alcune modalità comportamentali e che Alexander Thomas e Stella Chess , due pediatri statunitensi che per primi hanno studiato il temperamento in termini interazionisti, individuano in nove caratteristiche (fig. 1 ). Un'ampia letteratura internazionale ha dimostrato la stretta relazione tra alcune di queste dimensioni denominate di "orientamento verso il compito" ed il successo scolastico. Si tratta di caratteristiche quali la perseveranza, la distraibilità ed il livello di attività. Un alto livello di attività o la scarsa perseveranza a portare a termine un compito sono elementi che compromettono la capacità di prestare attenzione e di concentrarsi e, quindi, influenzano negativamente la prestazione ed il raggiungimento di un obiettivo. Anche le caratteristiche appartenenti ad uno schema temperamentale detto di "flessibilità sociale personale", come la qualità dell'umore, l'approccio/ evitamento verso situazioni nuove e l'adattabilità, sono risultate, anche se in misura inferiore, correlate con il successo scolastico. Queste ultime, più che correlare con le prestazioni effettive degli allievi, contribuiscono, infatti, alla formazione del giudizio degli insegnanti sulle capacità degli alunni e alle aspettative circa le loro prestazioni scolastiche, con il rischio di diventare profezie autoavverantisi . In una nostra ricerca condotta su 77 studenti è risultato che la caratteristica che predice i risultati ottenuti attraverso delle prove oggettive in lettura ed in matematica è la perseveranza. Quando invece vengono prese in considerazione le valutazioni fatte dagli insegnanti sul rendimento degli allievi a quelle stesse materie, entrano in gioco diverse caratteristiche oltre alla perseveranza, che riguardano la soglia sensorio-percettiva , l'adattabilità, il livello di attività, la capacità di approccio nelle situazioni nuove (fig. 1 ). Gli insegnanti, cioè, tendono a sopravvalutare o sottovalutare le capacità cognitive degli allievi a seconda che essi posseggano o meno quelle caratteristiche che rendono lo studente più attento e ricettivo rispetto agli stimoli offerti. Pertanto, anche le caratteristiche che più sembrerebbero legate soltanto all'individuo che le possiede, vanno inquadrate all'interno di un processo dialettico che coinvolge il bambino ma anche l'ambiente nel quale egli si trova in interazione. In un nostro studio successivo, rivolto ad un campione di 201 soggetti (113 maschi e 88 femmine) di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, i fattori presi in considerazione sono stati l'autostima, il tipo di relazione vissuta dal ragazzo/a all'interno della famiglia con il padre e la madre e la motivazione allo studio. Le analisi dei dati hanno mostrato che il fattore che più degli altri può predire il rendimento scolastico è il livello di autostima che lo studente possiede rispetto alle sue abilità accademiche, livello che risulta influenzare fortemente i voti in tutte le materie. Anche l'autostima rispetto al proprio vissuto corporeo pregiudica, quando presenta valori molto bassi, il rendimento soprattutto nelle materie letterarie ed in quelle artistiche. Le relazioni familiari, più che avere un impatto diretto sulle prestazioni scolastiche, incidono sull'autostima dei ragazzi. In questa fascia di età, peraltro, è più la relazione con il padre che quella con la madre ad avere un effetto sull'autostima. È soprattutto l'incoraggiamento paterno verso l'autonomia e l'indipendenza che aiuta il figlio ad accrescere la propria autostima rispetto alle relazioni interpersonali, alla vita familiare e all'autostima totale. L' iperprotezione materna, invece, incide negativamente sulla sfera emotiva dei giovani e sui loro rapporti familiari. L'autostima ed il successo scolastico Appare subito evidente l'importanza dell'autostima rispetto al successo scolastico, d'altronde è anche ciò che emerge dai numerosi studi riportati dalla letteratura internazionale, soprattutto per l'influenza che essa esercita sullo stato emotivo generale dell'individuo, condizionandone il livello di motivazione e di interesse nelle varie attività. La persona con un'autostima prevalentemente positiva si presenta come persona ottimista, fiduciosa nelle proprie possibilità, si pone obiettivi ambiziosi ed affronta con serenità le esperienze negative. Al contrario le persone con bassa autostima tendono ad essere pessimiste e a cadere in depressione, le loro potenzialità vengono sottoutilizzate. Non soltanto. Numerose ricerche hanno provato che ognuno di noi possiede una tendenza innata all' autoaccrescimento . Ed è per mezzo di questo meccanismo che l'individuo tende ad ottenere dall'ambiente risposte positive rispetto al proprio sé e ad evitare quelle negative, a sovrastimare i propri successi e a dimenticare e svalutare gli insuccessi. Queste tendenze all' autoaccrescimento sembrano avere un forte valore adattivo in quanto aiutano l'individuo a vivere in modo più sereno e armonico. Paradossalmente la persona che si comporta in maniera più aderente alla realtà finisce per avere problemi di autostima che potrebbero sfociare in una forma di depressione, seppure non grave. Ci verrebbe da pensare che coloro che si autovalutano positivamente siano persone con doti particolari, in virtù delle quali riescono a realizzare effettivamente ciò che desiderano. Se così fosse sarebbe prerogativa di pochi, invece, per fortuna, non si tratta di persone superdotate, ma di persone che, pur avendo delle carenze, dei limiti, come tutti, non sono ipercritiche nei confronti di loro stessi, cercano piuttosto di migliorarsi e di valorizzare ciò che di positivo posseggono. Tutto ciò ci fa riflettere su quanta importanza possa rivestire una valutazione positiva di sé per un adolescente, per un individuo, cioè, già fragile per le difficoltà che questo particolare periodo di transizione comporta per la costruzione della sua identità. Importanza notevole assumono i punti di riferimento sui quali il ragazzo può far leva per attingere sicurezza e che possono essere rappresentati sia da fattori interni (sentirsi competente in una particolare attività o capacità interpersonale) o da fattori esterni (famiglia, insegnanti, compagni). Secondo Susan Harter (1983), infatti, sia il successo "strumentale" che l'approvazione sociale sono i capisaldi dei processi emozionali associati all'autostima. L'autovalutazione, risente fortemente del giudizio espresso dagli altri, tanto da essere denominata come "l'immagine di sé allo specchio": è, pertanto, fondamentale che il genitore o l'educatore riesca a trasmettere al ragazzo un'idea positiva delle sue capacità e dimostri una profonda fiducia nelle sue potenzialità. In una nostra recente ricerca, condotta su un campione di 1.491 ragazzi (701 femmine e 790 maschi) di età compresa tra gli 11 e i 19 anni di scuole medie inferiori e superiori situate al nord, al centro ed al sud d'Italia, abbiamo somministrato un questionario autovalutativo composto da 48 items suddivisi in scale che prendono in esame tutti gli aspetti principali dell'autostima (la capacità di adattamento al contesto scolastico, che comprende il giudizio di valore che il ragazzo si è formato rispetto alle sue abilità scolastiche; la percezione rispetto alle proprie relazioni interpersonali con i coetanei, il valore ed il peso che l'adolescente dà alle proprie emozioni, l'accettazione o meno del proprio corpo ed, infine, come vive le proprie relazioni familiari). Il nostro scopo è stato quello di costruire uno strumento in grado di identificare le aree di maggiore disadattamento per renderci conto di quali fossero i fattori che più di altri incidevano sul profitto scolastico. Lo strumento è risultato essere altamente affidabile. Per quanto riguarda l'analisi dei fattori che risultano avere un peso sul profitto scolastico, è emerso, anche in questo caso, che l'autostima relativa all'adattamento del ragazzo al contesto scolastico è fortemente correlata ai risultati ottenuti nelle materie letterarie e scientifiche. Anche la sfera emotiva risulta in relazione con le suddette materie, mentre l'identità corporea è strettamente legata alle prestazioni in educazione fisica. L'autostima rispetto alle relazioni sociali non sembra avere un'influenza diretta con il rendimento scolastico mentre le relazioni familiari sono correlate con le sole materie letterarie. La scala totale, che fornisce una misura complessiva del livello di adattamento del ragazzo all'interno della classe, risulta correlata sia con le materie letterarie e scientifiche che con l'educazione fisica (Tab. 1). È interessante avere un quadro di come questo campione sia distribuito all'interno delle varie aree ( fig. 2 ). Come possiamo osservare, la maggioranza dei giovani si pone attorno ai valori medi, ma un dato che va preso in seria considerazione è che soltanto l'11% dei ragazzi del nostro campione è risultato possedere un'alta autostima rispetto alle proprie capacità scolastiche. Anche rispetto agli altri ambiti, emotività, identità corporea, adattamento sociale, relazioni familiari, l'alta autostima riguarda soltanto una piccola parte del campione con oscillazioni che vanno dal 10,4% al 12,9% dell'intero campione. Inoltre, almeno un 14% dei ragazzi esprime un forte disagio con punte che arrivano fino al 18,4% per quanto riguarda la propria identità corporea. Sono i giovani che tendono a valutare negativamente le proprie capacità scolastiche, che vivono in modo non adeguato la loro emotività, le relazioni sociali e familiari e che hanno un rapporto conflittuale con il proprio corpo. Fig. 2: distribuzione percentuale dell'autostima all'interno delle varie aree Vista l'alta correlazione tra autostima e rendimento scolastico, una percentuale considerevole di ragazzi che manifesta un proprio disagio in modo così diffuso, in quanto riguarda un po' tutte le aree prese in considerazione, ed una percentuale altrettanto bassa di giovani che all'opposto posseggono un'immagine di sé che tende all' autoaccrescimento , se da una parte può essere considerata "fisiologica", date le difficoltà che nell'adolescenza i giovani si trovano a dover affrontare e che spesso incidono sulla costruzione positiva della propria immagine, dall'altra, non può non coinvolgere e non porre degli interrogativi a coloro che hanno la responsabilità della formazione dei giovani studenti, indicando loro anche le aree di possibili interventi. Una maggiore conoscenza delle origini di un comportamento o delle aree più problematiche può aiutare genitori e insegnanti ad adottare strategie di tipo compensativo che mettano in risalto, per esempio, le caratteristiche positive piuttosto che ricorrere a metodi che tendano a reprimere il comportamento indesiderato o ad ignorarlo. Non si tratta di fare dell'alta autostima l'obiettivo da raggiungere tout court per ottenere il massimo dei risultati scolastici, sarebbe fuorviante specialmente se fosse un'alta autostima non basata su risultati reali ed esporrebbe i giovani al rischio di forti delusioni; tuttavia dobbiamo riconoscere l'importanza di autovalutarsi e di valutarsi positivamente sia per essere consapevoli delle proprie possibilità in modo da prevedere e aggiustare le aspettative su noi stessi, sia per porci dinanzi alle difficoltà in modo costruttivo e fiducioso. (dal sito: http://www.fi.cnr.it/r&f/n22/ist_cognizione1.htm)
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