GLOBALIZZAZIONE E SVILUPPO SOSTENIBILE


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GLOBALIZZAZIONE E SVILUPPO SOSTENIBILE

Paola Capozzi


Per cominciare un discorso sulla globalizzazione e sullo sviluppo sostenibile è necessario, prima di tutto, capire cosa si intende per "globalizzazione" e per "sviluppo sostenibile".

Succede spesso che le parole nascano prima delle definizioni, direttamente dall’esigenza di descrivere fenomeni dei quali siamo, nello stesso tempo, attori e testimoni più o meno consapevoli. Quindi, più che guardare ad una definizione di "globalizzazione", converrebbe far riferimento ai grandi cambiamenti, politici, sociali ed economici che hanno influenzato profondamente la realtà attuale e la storia del dopoguerra soffermandoci, in particolare, sugli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi venti anni. D’altra parte non può essere questa la sede di un tale approfondimento. Mi limiterò, pertanto, ad una serie di considerazioni generali (quindi, necessariamente riduttive), considerazioni che dovrebbero trovare una sponda nel programma di storia moderna e contemporanea del quinto anno ma che spesso, purtroppo, non arrivano nemmeno ad essere sfiorate.

In primo luogo è essenziale sottolineare che, fino ad oggi, il processo di globalizzazione si è concretizzato principalmente nell’ambito dell’economia; la globalizzazione economica ha l’obiettivo prioritario di promuovere la libera circolazione di merci e di denaro ma non implica necessariamente una globalizzazione politica.

Il processo di "globalizzazione" è in realtà molto conflittuale. Lo stesso termine può assumere significati diversi: globalizzazione ad indicare lo sviluppo delle grandi corporation e del loro operare senza confini, al di là di qualsiasi sovranità nazionale; globalizzazione ad indicare un processo di integrazione sociale e culturale, sostenuto dalle comunicazioni di massa e da internet; globalizzazione ad indicare una crescente permeabilità dei confini nazionali all’inquinamento, alle epidemie, agli spostamenti di popolazione, etc.

Lo stesso termine "globalizzazione" è fonte potenziale di malintesa valutazione di un fenomeno che si colloca, storicamente e spazialmente, nel mondo ricco ed industrializzato per poi coinvolgere anche, attraverso le sue oligarchie sopranazionali, i paesi in via di sviluppo e quelli del terzo mondo.

Per comprendere la globalizzazione dobbiamo prima di tutto "pensare globalmente". E’ necessario, cioè, uscire da un’ottica "occidentocentrica" e assumere il mondo, il "globo", come uno spazio naturale ed umano profondamente diversificato e poliedrico del quale la nostra società occupa una nicchia che ha pari dignità di tutte le altre.

La novità della globalizzazione non è solamente nell’estensione di un unico sistema economico all’intero globo (mondializzazione del mercato); la globalizzazione è anche una rivoluzione nell’ambito della produzione di beni che tende a delocarizzare geograficamente le sue singole fasi e a prediligere le aree che offrono le migliori condizioni ai fini della riduzione dei costi; in un’ottica, quindi, di ottimizzazione e massimizzazione del profitto.