In una metodica siffatta si apre il problema della valutazione:

ecco

le ragioni che mi portano a non valutare secondo gli schemi ministeriali che costringono noi e  bambine/i nelle "categorie" di "non sufficiente", "sufficiente", "buono", "distinto" e "ottimo". Una didattica (come quella delle scuole elementari) rispettosa dei ritmi di maturazione, dei tempi dilatati, del parlato, della creatività (stimolata in campi che di solito, apparentemente, non lascerebbero spazio a una costruzione del pensiero autonoma) non può usare gli stessi strumenti sequenziali di una didattica più legata alle prestazioni momentanee (unità didattica, insegnamento-apprendimento, verifica, giudizio espresso con una parola o un punteggio).

Le/i nostre/i alunne/i sono costantemente "in dialogo" con noi e con le/i compagne/i a proposito dei "risultati conseguiti", perché sono stimolate/i a farlo dalla situazione didattica in cui le/li facciamo lavorare che prevede anche molti momenti di cooperazione nella fase dell’ apprendimento. Se vogliamo una didattica che tenti di porre rimedio ai soliti mali che vediamo imperversare: disturbi dell’attenzione, dell’ascolto, della conservazione delle informazioni, della concentrazione individuale, dello studio e della memorizzazione, della relazione,ecc…, non possiamo fare finta che le/i bambine/i siano quelle/i di un altro tipo di società. Allora non si possono giudicare i bambini dimenticando il perché sono in un certo modo. Un atteggiamento di fiducia unito a un ferrea pretesa di rispetto delle regole e dell’ impegno nella relazione è premessa indispensabile e preparatoria per qualsiasi apprendimento. Inoltre, se ci interessano più i percorsi mentali che conducono agli apprendimenti che non essi stessi, accetteremo più di buon grado gli errori, quindi non potremo apporre un "voto", punteggio o altro, perché sarà più importante che l’alunna/o abbia ricercato possibili soluzioni, abbia esplorato gli strumenti che le/ gli sono stati forniti, prima insieme con il gruppo e/o la coppia delle/dei pari, poi individualmente. Qui interessa che le/gli alunne/i conservino la disponibilità a imparare e questa non può essere giudicata con dei parametri standard. Chiediamoci come sarebbe possibile il giudizio sintetico in un percorso che prevede un apprendimento mediato dal rapporto con l’altra/o in situazioni in cui si"perde molto tempo".