Un patto per la scuola, l'università, la ricerca
1.
In tutti i Paesi del mondo scuola, università, ricerca fondamentale
e applicata sono e sono sentiti come fattori decisivi: (a) per mantenere
e accrescere la coesione sociale e le pari opportunità tra cittadine
e cittadini; (b) per collegare la comunità nazionale alle sue
tradizioni e, insieme, aprirle le vie del futuro e della convivenza
con culture e tradizioni diverse nella prospettiva della 'glocalizzazione',
della integrazione delle realtà locali e globali; (c) per consentire
a tutte e tutti effettive libertà di scelta, crescita personale
e piena mobilità nella vita produttiva e sociale; (d) per liberare
le energie intellettuali necessarie a possedere e sviluppare le forme
antiche e nuove del sapere critico, sia umanistico sia scientifico,
concorrendo al loro accrescimento internazionale e mondiale. La salvaguardia
dell'eredità del passato, la vita economica, sociale e culturale
del presente, gli sviluppi del futuro dipendono da tali fattori. Ne
dipende la sostanza delle vita democratica di un Paese, definita in
Italia dall'articolo 3, comma 2, della Costituzione della Repubblica:
È compito della Repubblica - e dunque del suo apparato di scuole,
università ed enti di ricerca - rimuovere gli ostacoli… che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione…all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
2. Limitare o coartare l'insegnamento nelle scuole e nelle università
e la ricerca significa attentare alla coesione sociale, all'identità
più profonda di un Paese, alle sue possibilità di sviluppo,
alla stessa sua vita civile e democratica. È dunque ben comprensibile
che i Paesi più diversi, da quelli a maggior reddito e benessere,
come gli Usa o il Giappone, Hong-Kong o il Canada, a quelli anche con
basso reddito, come il Lesotho o la Tunisia, investano quote consistenti
del loro prodotto interno lordo in istruzione, scuole, università,
ricerca. È comprensibile che essi impegnino energie politiche
e intellettuali in progetti di rinnovamento e potenziamento dell'istruzione
e della ricerca. E in molti Paesi, a cominciare dagli Usa, è
comprensibile che tali progetti siano elaborati e realizzati coinvolgendo
ogni parte politica, come progetti che toccano nel profondo l'intera
vita nazionale.
3. In Italia, il cinquantennio repubblicano ha conosciuto un lungo periodo
di espansione, pur faticosa, pur talora mal sostenuta: la ricerca fondamentale
ha fatto sacrifici per mantenere il passo con gli sviluppi mondiali
del sapere scientifico e tecnologico, riuscendo tuttavia a conseguire
non pochi successi, specie dove si è pienamente aperta alla collaborazione
e competizione internazionale; l'università si è espansa
in quantità, articolazioni e sedi, pur con minori risorse a confronto
con la realtà internazionale ed europea; la scuola è riuscita
a portare al diploma superiore il 75% delle leve giovani e ha saputo
raggiungere, come mostrano le indagini anche più recenti, ottimi
risultati nella scuola elementare e punte di eccellenza mondiale nella
scuola dell'infanzia, che alla fine dello scorso decennio era in via
di generalizzarsi a tutta la popolazione infantile. L'autonomia delle
università e l'autonomia delle scuole, sancite nella seconda
parte degli anni novanta, erano un primo significativo riconoscimento
del lavoro e delle potenzialità di scuole e università.
Il cammino avviatosi andava continuato e perfezionato. Questo cammino
oggi è interrotto.
4. Insospettisce la chiusura - la chiamano "blindatura" -
con cui l'attuale governo e l'attuale maggioranza, pur venata da dubbi
e rattenuti dissensi al suo interno, hanno messo mano a leggi che minacciano
o negano l'autonomia degli enti di ricerca e delle scuole, che ne ridisegnano
architetture e contenuti senza alcun confronto nel Parlamento e nel
Paese. Allarmano ripetute dichiarazioni offensive per il mondo della
ricerca e per il mondo della scuola, non sollecitati a dare un loro
contributo. Le leggi e i decreti sono elaborati in segreto, tra annunci
e smentite, e varati poi all'improvviso a colpi di maggioranza; un comportamento
che, per la verità, non sempre l'opposizione è riuscita
a contrastare adeguatamente con tutte le sue forze parlamentari. I timori
di attentati alla vita stessa delle scuole e della cultura intellettuale
si confermano quando le finanziarie di questo governo prevedono drastici
e progressivi tagli alle spese per istruzione, università e ricerca:
emblematiche, al proposito, le negative conseguenze che ciò comporta
relativamente all'inserimento di allievi in situazione di handicap,
un'opzione educativa che vedeva l'Italia all'avanguardia. Se possibile,
i timori si accrescono quando propositi e atti amministrativi convergono
verso il frenare e, anzi, il cercare di soffocare quello slancio verso
livelli più alti di cultura per tutte e per tutti che pure il
Paese ha conosciuto e conosce e di cui il Paese ha bisogno anche in
vista del confronto internazionale e di quella stessa competitività
cara all'ideologia della destra. Vi sono dunque ragioni per credere
che l'attuale governo stia cercando di colpire, colpendo scuole, università
e ricerca, lo stesso sviluppo civile e democratico del nostro Paese.
5. Noi non ci stiamo. Non accettiamo che giorno dopo giorno, decreto
dopo decreto, calunnia o stupidaggine dopo calunnia e stupidaggine,
le scuole, le università e la ricerca siano risospinte indietro,
più indietro delle stesse leggi e condizioni del periodo fascista
e di Giovanni Gentile. E come insegnanti, ricercatrici e ricercatori
ci sentiamo impegnati a lavorare insieme per sensibilizzare il Paese
tutto e le forze politiche perché avvertano nella loro drammaticità
i pericoli che, attraverso l'aggressione a scuole, università
e ricerca, corre la vita civile e democratica dell'Italia. Noi non ci
stiamo.
6. Per non restare un volgo disperso, maestre e maestri, docenti delle
scuole e delle università, ricercatrici e ricercatori, intendiamo
con questo documento sottoscrivere un patto: un patto tra scuola, università
e ricerca che sia un patto per scuola, università e ricerca in
quanto fattori decisivi della vita democratica e civile, intellettuale
e produttiva del Paese. Intorno ad esso intendiamo ricercare, nelle
scuole e nelle università, il massimo di consensi e di impegni,
al fine di dar vita a strumenti unitari di elaborazione e di iniziativa
per le forze dell'Ulivo e, se altri volesse ascoltarci, non solo per
esse.
7. Il nostro patto si stringe intorno all'affermazione di alcuni obiettivi
e principi per noi irrinunziabili, che enumeriamo qui di seguito.
I Quanto ai giovani, l'azione educativa deve coinvolgerne "non
uno di meno", se possibile "uno o una di più".
L'Italia non è in condizione di rinunziare ad alcuna delle capacità
di cui sono portatori bambini e bambine, ragazzi e ragazze: tutti e
tutte, svantaggiati e no, nativi e no, vanno portati a sviluppare al
massimo le loro potenzialità e comunque a soddisfare almeno l'obbligo
dell'istruzione.
II Quanto ai non più giovani, per la formazione lungo tutto l'arco
della vita devono esservi strumenti e non mere espressioni retoriche.
Le singole scuole, le università, le imprese e le organizzazioni
sindacali del territorio devono essere chiamate a sviluppare i Centri
territoriali per l'educazione degli adulti, pianificando la progressiva
eliminazione delle imponenti sacche di mancata scolarità e di
bassa alfabetizzazione funzionale degli adulti e dotando infine anche
l'Italia, come gli altri Paesi dell'UE, di un efficiente sistema di
educazione permanente.
III Una riorganizzazione della spesa pubblica, che individui come precisa
priorità l'adeguamento dell'investimento pubblico in scuole,
università e ricerca anzitutto e almeno alle medie degli stanziamenti
dell'UE, non rappresenta una richiesta settoriale, ma una condizione
per lo sviluppo del Paese in termini di capacità di innovazione
e di equità sociale; va altresì incentivato il contributo
di privati e fondazioni all'investimento in scuola, università,
ricerche e centri di lettura.
IV L'autonomia
scolastica, universitaria, degli enti di ricerca va difesa dall'invadenza
della politica sia centrale sia regionale o locale; lo sviluppo di un
sistema nazionale di valutazione indipendente dall'amministrazione deve
garantire contestualmente l'autonomia didattica e culturale delle scuole
e la trasparenza dei risultati conseguiti nel percorso scolastico e
al suo termine, come da richieste dell'Unione Europea. La creazione
nelle singole scuole di condizioni per la realizzazione di una ricerca
didattica autonoma, complemento necessario dell'insegnamento, rappresenta
altresì il terreno sul quale vanno sostenuti gli interventi di
innovazione didattica.
8. Per ciò
che concerne gli specifici interventi ai vari livelli formativi e nelle
diverse istituzioni scientifiche occorre infine:
V (a) Generalizzare
la scuola dell'infanzia, raccordandone istituzionalmente l'attività,
come già avviene spesso, alle attività educative degli
asili e al successivo ciclo di base; (b) raggiungere il cento per cento
dei licenziati al termine della scuola di base obbligatoria rigorosamente
unitaria; (c) potenziare gli interventi individualizzati, i centri di
lettura e attività socioculturali integrate con la scuola, essenziali
al successo scolastico di alunne e alunni; (d) sviluppare un sistema
adeguato di borse di studio che premino l'impegno scolastico di discenti
e famiglie fin dalla scuola di base.
VI Tornare a
elevare l'istruzione obbligatoria al biennio post-media inferiore, con
funzione di orientamento nelle scelte successive.
VII Raccordare
l'attività formativa del triennio mediosuperiore, da potenziare,
all'attività del sistema regionale di formazione e apprendistato
garantendo il diritto all'istruzione e formazione fino ai 18 anni per
tutte e tutti.
VIII Portare
a compimento la riforma universitaria, con adeguata assegnazione di
risorse, anche in appoggio al diritto allo studio, garantendo autonomia,
responsabilità, efficaci raccordi con il territorio e confrontabilità
nazionale e internazionale di risultati delle università e sviluppando
altresì sistematicamente i rapporti di partnership dell'università
con l'intero sistema scolastico.
IX Riorganizzare
gli enti di ricerca, garantendone l'autonomia, responsabilizzandone
la gestione e ampliando, al loro interno, il numero di ricercatori giovani
e le loro possibilità di qualificato lavoro scientifico.
21 maggio 2003
(Cinquecento
maestre e maestri, docenti delle scuole
e delle università, ricercatrici e ricercatori)
Per aderire
- sito web:
www.nonunodimeno.it,
cliccare su Libro delle firme (al centro della home page) specificando
che si aderisce al Patto per la scuola…; indicare qualifica, sede di
appartenenza (università, scuola ecc.) e, possibilmente, indirizzo
e-mail;
- fax: 06 5894077;
- posta: "Insegnare", piazza Sonnino, 13 - 00153 Roma.