Dal 18 al 22 maggio 1996 si celebra a Montesilvano l'VIII Congresso della
CGIL Scuola e, nello stesso giorno di apertura, il nuovo Presidente del Consiglio
incaricato, Prodi, presenta la lista dei 20 ministri che formeranno il primo
governo della XIII legislatura, apertasi il 9 maggio, dopo le elezioni del 21
aprile. Le elezioni hanno fatto registrare un grande risultato politico, la
sconfitta della destra e la vittoria di uno schieramento ampio, l'Ulivo, nel
quale hanno confluito quasi tutti i partiti della sinistra e di centro con ispirazioni
diverse e con insediamenti diversi nel tessuto sociale del nostro Paese. Tale
vittoria risulta schiacciante al Senato, dove lo schieramento progressista raggiunge
la maggioranza assoluta, ma non lo è alla Camera, dove è necessario
l'appoggio di Rifondazione comunista; il risultato complessivo è, in
ogni caso, di grande rilievo.
L'analisi dei risultati elettorali costituiranno motivo di discussione ricorrente
anche nel dibattito avviato per la celebrazione del XIII Congresso della CGIL,
che vedrà la sua assise nazionale a Rimini con apertura il 2 luglio.
Le forze della sinistra e del centro moderato hanno confermato che è
possibile ottenere quanto è da sempre stato presente nel patrimonio genetico
della CGIL: culture, anche diverse, possono convergere unitariamente su opzioni
condivise e trovare una casa comune.
La CGIL ha rappresentato, da sempre, un fulgido esempio di ciò; infatti,
dalle sue origini ha rappresentato l'unico luogo comune dove le culture diverse
della sinistra hanno potuto convivere producendo in un secolo di storia risultati
tangibili sul piano del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei
lavoratori e sul piano del riconoscimento dei diritti di cittadinanza di tutti.
Se il tema centrale del XIII Congresso della CGIL è il valore e il ruolo
del lavoro e l'obiettivo della piena occupazione , altri ne animano il serrato
dibattito interno. Quello dell'autonomia, ad esempio, è affrontato in
termini nuovi, considerato il successo elettorale dell'Ulivo e del resto della
sinistra, in quanto è avvertita, chiaramente e ancora di più,
da tutti la necessità di mettere in campo capacità di iniziativa
e di proposta sempre più puntuali che riaffermino il ruolo importante
di soggetto politico del Sindacato. Il nostro grande leader storico, Luciano
Lama, che era stato l'artefice della grande svolta della CGIL nel Congresso
dell'EUR del 1978, in virtù della quale Essa approda ad una concezione
del suo nuovo ruolo di soggetto politico in grado di orientare e determinare
le scelte politiche, economiche e sociali del nostro Paese, si era intanto spento
proprio un mese prima, il 1 giugno, lo stesso giorno in cui Prodi aveva ottenuto
alla Camera la fiducia al suo governo, con l'appoggio di Rifondazione con 322
voti su 621 votanti.
L'altro tema, certamente non secondario a nessuno che anima il dibattito congressuale
e che diventa patrimonio comune di tutta la CGIL, è il tema della Formazione,
intesa come risorsa strategica per un pieno sviluppo del Paese.
Si parte da un'opzione di fondo: la Formazione è lo strumento per ridurre
le disuguaglianze e i fenomeni di esclusione sociale, tipici delle società
avanzate, e, quindi, rappresenta il terreno più propizio perché
Sviluppo e Uguaglianza procedano di pari passo.
Per questo il nostro VIII Congresso acquista un particolare valore per l'intera
Confederazione.
Nel documento politico, approvato dall'VIII Congresso, emergono chiaramente
gli obiettivi che la nostra Organizzazione intende raggiungere nel corso del
mandato congressuale: "contribuire alla definizione di un impegno confederale
per contrastare con la sua azione la prospettiva di una società a competizione
totale, che con il prevalere dei meccanismi di selezione delle leggi del mercato,
creerebbe inevitabilmente aree sempre più vaste di esclusione e di emarginazione,
accentuando i rischi di disgregazione del Paese e di perdita della stessa unità
nazionale.".
Per evitare tutto questo, ispirandosi alla solidarietà e alla giustizia,
è necessario che la CGIL punti ad affermare un'etica di coesione sociale,
puntando sulle istituzioni che operano per l'affermazione dei diritti fondamentali
di cittadinanza e che portano avanti politiche di accoglienza e di inclusione
sociale; ciò, si può ottenere solo spostando risorse verso i settori
deputati alla promozione delle risorse umane e verso quelli deputati ad elevare
la qualità del vivere e delle relazioni sociali.
Il sistema formativo del nostro Paese è il settore capace di indurre
queste trasformazioni; è, dunque, da lì che bisogna partire, senza
timore di affermare che esso presenta aspetti di una profonda crisi che appaiono
inquietanti. Di fronte alla crisi dei valori, al forte condizionamento sulla
scelta dei percorsi, sugli esiti scolastici e sulle stesse prospettive di vita
lavorativa che ha, e purtroppo ha ancora oggi, la condizione sociale di provenienza
e di fronte ai livelli di istruzione insoddisfacenti, l'VIII Congresso ravvede
la necessità di puntare ad elevare la qualità e l'efficacia del
sistema e prospetta gli interventi di riforma che seguono:
· una legge quadro di riordino complessivo del sistema scolastico e formativo;
· l'ammodernamento degli obiettivi formativi;
· un servizio nazionale di valutazione dei risultati;
· un sistema di valutazione finalizzato a sostenere e promuovere la professionalità
del personale;
· il decentramento delle decisioni gestionali;
· l'innalzamento dell'obbligo scolastico ed un obbligo formativo fino
a 18 anni.
L'VIII Congresso rileva anche il profondo malessere di gran parte dei lavoratori
della scuola, di fronte ai cambiamenti delle condizioni di lavoro e della domanda
formativa, di fronte all'incuria dell'Amministrazione nel trascurare risposte
concrete su tali temi e di fronte all'aumento dei carichi di lavoro ai quali
non hanno corrisposto adeguati interveti economici sul piano contrattuale (CCNL
siglato il 4 agosto 1995) e normativi sul piano dei decreti sugli organici.
La prima occasione per confrontarsi con il nuovo governo Prodi è la legge
finanziaria 1997. Tale confronto avviene sulla necessità, ampiamente
riconosciuta anche fuori dall'ambito confederale, di incrementare le risorse
destinate alla formazione in relazione al PIL.
Già l'assise nazionale del XIII Congresso della CGIL si era aperta con
un secco "no" al DPEF del governo, presentato da Prodi il 20 giugno,
che aveva previsto tagli per 11.000 miliardi e nuove entrate per 5.000 insieme
ad altre misure tra le quali quelle riguardanti la razionalizzazione di tutte
le spese pubbliche. Il 4 luglio, intervenendo al Congresso nella giornata di
chiusura, Prodi preannunzia la riapertura di spazi per possibili aggiustamenti
sulla manovra finanziaria.
Non fu un confronto semplice per il nuovo gruppo dirigente uscito dal Congresso
S.N.S. CGIL, ma certamente fu un esempio tangibile di come il Sindacato, mantenendo
la propria autonomia, possa ottenere risultati significativi, ad esempio sul
decentramento a livello provinciale delle scelte sugli organici provinciali
onnicomprensivi, sulla razionalizzazione della rete scolastica, ma anche sull'introduzione
dell'organico funzionale nei circoli didattici e sulle supplenze brevi. Sul
piano del reperimento delle risorse per la scuola, finalmente si esce dalla
logica dei tagli imposti dal Ministero del tesoro, che aveva caratterizzato
tutti gli interventi nei precedenti governi, per passare ad una logica di reperimento
di risorse fresche, previste dagli accordi tra governo e sindacati, finalizzate
al rilancio della istruzione e della formazione nel nostro Paese.
Nel frattempo la CGIL Scuola registra un risultato importante nelle elezioni
per il rinnovo del C.N.P.I. che si sono tenute il 10 novembre. Alle liste CGIL
: Valore scuola vanno circa un quarto dei consensi con un aumento percentuale
rispetto alle precedenti elezioni di circa il 6%.
Gli ultimi giorni del 1996 fanno registrare un significativo passo aventi di
due importanti provvedimenti: il primo è il disegno di legge "Bassanini"
sulla riforma delle autonomie, che tante ricadute avrà sul funzionamento
della P.A. e sulla scuola (esso taglia il traguardo della prima tappa al Senato)
e porterà, in special modo all'art. 21 della futura legge n° 59 del
15 marzo 1997, il segno inconfondibile della nostra elaborazione teorica; il
secondo è l'avvio da qualche settimana della discussione sullo Statuto
dei diritti degli studenti.
Intanto, quale effetto dell'accordo sul lavoro tra governo e sindacati del 24
settembre 1996, nel mese di gennaio 1997, il governo preannunzia l'intento di
proporre una riforma generale del sistema scolastico italiano, pressoché
stabile dai tempi della riforma Gentile del '23 e non più adeguato alle
esigenze di formazione delle nuove generazioni, nel momento in cui si delinea
all'orizzonte la scuola dell'autonomia. Tale intento si realizza il 3 giugno
del 1997 con la presentazione al Consiglio dei Ministri della legge quadro sulla
riforma dei cicli scolastici.
La CGIL Scuola approfondisce i temi della riforma riservando molta attenzione
al rapporto tra scuola e società e al nuovo ruolo che si va delineando
per la scuola che non solo sarà chiamata a svolgere compiti nuovi sul
versante della preparazione dei giovani per i percorsi successivi, per la formazione
superiore, per il lavoro, per l'Università, ma sarà chiamata anche
a cambiare fisionomia diventando il luogo aperto e dinamico dove l'apprendimento,
l'orientamento, la piena valorizzazione delle persone, le strutture, i contenuti,
la formazione di qualità dei lavoratori della scuola, diventano pratica
ed impegno quotidiano di chiunque ha relazioni con essi.
Intanto, il Comitato Direttivo della CGIL il 5 settembre affronta la discussione
su alcuni nodi importanti che riguardano la scuola: il nesso tra scuola e formazione,
il concetto di educazione permanente, la riforma della scuola, la parità
scolastica, ecc.
Il documento finale approvato dal Comitato Direttivo della CGIL, dal quale traspira
nettamente il contributo dato dal S.N.S. CGIL, si apre così:
"Scuola e formazione rappresentano una risorsa fondamentale per il Paese.
E ciò non solo in relazione allo sviluppo e all'economia ma soprattutto,
e in primo luogo, a quei presidi civili di pluralismo, pari opportunità,
valorizzazione delle diversità, necessari per contrastare le disuguaglianze,
la frammentazione, i rischi di rottura della solidarietà, le resistenze
alla costruzione di una società aperta multietnica e multiculturale".
E' evidente che ritorna in tutta la sua storica valenza il contenuto essenziale
del patto per il lavoro del settembre 1996 che ha segnato, senza ombra di dubbio,
una chiara discontinuità per le politiche formative del nostro Paese.
Le prime iniziative per l'applicazione della legge Treu sulla formazione continua
e sull'apprendistato, la presentazione in Parlamento del disegno di legge sul
riordino dei cicli scolastici e l'approvazione della legge n° 59 del marzo
sull'autonomia scolastica, nel quadro di una riforma più ampia della
P.A., rappresentano concreti esempi di impegno non solo delle forze politiche
che sostengono il governo, ma anche di parti sociali come la nostra Confederazione
che credono in quegli obiettivi di riforma.
La sperimentazione dell'autonomia scolastica parte con il D.M. n° 765 del
27 novembre1997 con una chiara posizione della CGIL Scuola che, già in
precedenza, aveva sottolineato la necessità di procedere in tempi brevi
all'emanazione dei Regolamenti anziché a "prove tecniche di autonomia"
che, benché abbiano recepito alcune nostre osservazioni, lasciano qualche
dubbio sul senso del provvedimento, soprattutto, in assenza di definizioni di
alcuni importanti aspetti che riguardano le condizioni di lavoro di chi lo deve
attuare e le condizioni strutturali e organizzative che ne devono favorire l'attuazione.
Due importanti avvenimenti chiudono il 1997: l'approvazione in via definitiva
della legge di riforma degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di
istruzione secondaria superiore, il 2 dicembre, promulgata il 10 dicembre con
il n° 425 e l'intesa dello stesso 10 dicembre a Palazzo Ghigi tra Governo
e Sindacati confederali, con la presenza al tavolo della trattativa della CGIL
Scuola in grande evidenza con il suo Segretario generale Enrico Panini, che
nel frattempo aveva assunto le redini dell'Organizzazione sostituendo il compagno
Emanuele Barbieri.
Al termine della lunga trattativa, l'intesa ribadisce senza mezzi termini la
"centralità dell'istruzione e della formazione", indica le
linee, gli obiettivi, le risorse per il sistema e quelle per la contrattazione
e affronta le questioni relative alle politiche del personale e del contratto.
La legge Finanziaria 1998, n° 449, viene approvata in via definitiva al
Senato il 23 dicembre e recepisce sulla scuola e sullo stato sociale molti dei
punti dell'intesa.
Nello stesso giorno un importante accordo tra delegazione di parte pubblica
e Sindacati confederali sulla definizione dei comparti contrattuali e sulle
libertà sindacali spiana la strada ai rinnovi contrattuali. Il 22 aprile
1998 a Fiuggi i Comitati Direttivi di CGIL, CISL e UIL Scuola varano il testo
definitivo della piattaforma contrattuale 1998/2001, dopo un'ampia consultazione
degli iscritti e dei lavoratori della scuola avvenuta in circa 4.000 assemblee
aperte sui posti di lavoro e l'esame dei numerosi documenti pervenute dai vari
livelli delle strutture sindacali. Il giorno successivo la piattaforma contrattuale
viene inviata all'ARAN per l'avvio della trattativa che richiederà numerosi
solleciti da parte delle segreterie nazionali, il primo dei quali viene fatto
il 5 maggio con il quale si preannunziano iniziative di mobilitazione e di lotta
qualora la trattativa non si fosse avviata entro il 20 maggio. Il primo incontro
con l'ARAN avviene il 28 maggio, ma si è ancora in attesa dell'atto di
indirizzo del governo.
L'8 luglio il Presidente del Consiglio dei Ministri, per il tramite del Ministro
per la Funzione Pubblica, d'intesa con il Ministro del Tesoro, del Bilancio
e della Programmazione Economica e con il Ministro della Pubblica Istruzione,
nell'esercizio delle competenze inerenti alla contrattazione collettiva dei
dipendenti delle amministrazioni e delle aziende autonome dello Stato di cui
all'art.46 del d.lgs. n.29 del 1993 e successive modifiche e integrazioni, emana
tale atto di indirizzo all'ARAN per le trattative dirette al rinnovo del CCNL
per il comparto Scuola relativo al quadriennio 1998-2001 e al biennio economico
1998-1999.
L'atto di indirizzo per il rinnovo del contratto scuola sembra rappresentare
una base utile per uno sbocco positivo e di qualità della trattativa.
L' individuazione dell'orizzonte dei processi di riforma come il luogo nel quale
collocare la valorizzazione del personale sembra essere condivisibile. Occorre,
pertanto che la trattativa si avvii subito per consentire, con l'avvio dell'anno
scolastico, a tutti i lavoratori della scuola di valutarne gli esiti. Contemporaneamente,
si rende necessario consolidare, con la Finanziaria 1999, le prime risorse utili
per il sostegno dei processi contrattuali, così come delineato dal DPEF
e dall'accordo del 10 dicembre 1997. Non viene condivisa dalla CGIL Scuola la
parte relativa alla mancata previsione di aumenti effettivamente connessi al
valore dell'inflazione programmata per il biennio 1998/1999. Il tavolo di trattativa
dovrà, pertanto, trovare le soluzioni in grado di rispettare l'accordo
del 23 luglio.
Intanto, Il Consiglio dei Ministri il 12 giugno aveva emanato definitivamente
il regolamento sul "Dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche
statali e organici funzionali di istituto". Le modificazioni introdotte,
dopo il parere espresso dalle Commissioni Parlamentari, erano state precedute
da un'ampia fase di concertazione.
I primi mesi della ripresa autunnale vedono la CGIL Scuola impegnata su vari
fronti: quello del precariato (la legge relativa al ddl n° 4754 va approvata
in via definitiva in tempi rapidi), quello della indizione di nuove procedure
concorsuali ordinarie e riservate, essendo le precedenti graduatorie in larga
parte esaurite con la conseguente necessità di coprire oltre 30 mila
posti vacanti concentrati soprattutto nella secondaria e sul sostegno ai portatori
di handicap; quello di portare a termine il percorso di trasformazione del sistema
formativo del nostro Paese, superando le incertezze, correggendo le contraddizioni
e individuando le risorse necessarie per la piena attuazione delle politiche
formative definite, dal patto per il lavoro del settembre 1996, compresi la
piena attuazione del processo di autonomia scolastica, la riforma del Ministero
e degli organi collegiali, il riordino dei cicli e la definizione dei saperi
essenziali, l'innalzamento dell'obbligo formativo a 18 anni; quello di sollecitare
l'impegno del governo a realizzare un provvedimento sulla parità scolastica
che definisca, a tutela dei diritti formativi degli alunni, i requisiti qualitativi
che devono caratterizzare l'offerta formativa delle istituzioni scolastiche
non statali, tenendo nettamente distinte tali questioni da quelle del finanziamento
delle scuole private.
In questi mesi la trattativa per il rinnovo contrattuale entra in una fase decisiva,
ciò richiede alla CGIL Scuola un impegno determinato. Il C.D.N. valuta
positivamente i primi risultati sul versante delle risorse per la contrattazione
integrativa, ma è necessario acquisire il 3,3% nel biennio come obiettivo
irrinunciabile per il rinnovo del CCNL.
Il 9 ottobre si dimette il governo Prodi e, dopo frenetiche consultazioni il
23 e il 27, rispettivamente alla Camera e al Senato, ottiene la fiducia il governo
presieduto da Massimo D'Alema.
Il CDN della CGIL Scuola, tenutosi a Roma il 19 e 20 novembre, dà mandato
alla segreteria per un'accelerazione della trattativa, precisando che sui punti
salienti e qualificanti della piattaforma contrattuale, come la carriera professionale,
le funzioni di progetto, la mobilità professionale e la formazione in
servizio, il riconoscimento dei carichi di lavoro differenziati inerenti l'attuazione
dell'autonomia scolastica, si sviluppino ulteriori approfondimenti.
Il 22 dicembre un altro importante patto sociale tra governo e parti sociali,
il "Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione", riserva uno spazio
assai significativo, in continuità con i precedenti accordi, all'istruzione,
alla formazione e alla ricerca.
Si arriva così, finalmente, all'intesa del 12 gennaio 1999, tra M.P.I.
e CGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA UNAMS, che rappresenta certamente un accordo
politico decisivo per favorire la conclusione delle trattative contrattuali
in corso all'Aran che si erano avviate il 28 maggio.
L'impegno della CGIL Scuola continua incessante nei primi mesi del 1999 sostenuta
da una Confederazione molto attenta ai temi della centralità del sistema
pubblico d'istruzione, della riforma del sistema di istruzione e formazione,
della necessità di pervenire ad una legge nazionale sul rapporto pubblico-privato
e sul diritto allo studio coerente con il dettato costituzionale.
Viene approvata dal Parlamento la legge n° 9 del 20 gennaio, recante disposizioni
urgenti per l'elevamento dell'obbligo d'istruzione, che apre le porte ad una
visione dell'istruzione più europea, ma senz'altro più civile,
e fa da battistrada all'altra legge n° 133, che sarà approvata in
via definitiva il 13 maggio, come collegato ordinamentale alla Finanziaria 1999
sul welfare e lavoro dove, all'art. 68 e 69, vengono introdotti rispettivamente
l'obbligo formativo a 18 anni e, per ampliare e riqualificare l'offerta formativa
destinata ai giovani e agli adulti, l'istituzione su base regionale dei corsi
di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS).
Si perviene così, il 3 marzo, alla sigla dell'ipotesi di accorso per
il rinnovo del CCNL e il CDN, riunitosi il 26 e 27 Aprile 1999 esamina gli esiti
della consultazione della categoria e delle votazioni sull'ipotesi, che si sono
svolte in. 4960 assemblee convocate unitariamente in tutto il territorio nazionale,
con piccoli raggruppamenti di scuole, in maniera capillare e in modo tale da
consentire a tutti la più ampia partecipazione. La partecipazione della
categoria alle assemblee, rispetto alle precedenti esperienze contrattuali,
è stata significativa ed ha dato un esito inequivocabile per la chiusura
del contratto con la firma finale e per avviare la contrattazione integrativa
secondo l'ipotesi di piattaforma, che il Direttivo Nazionale approva, già
presentata e illustrata alla categoria.
Il 28 aprile 1999 si riuniscono unitariamente i DN confederali della scuola,
a conclusione della consultazione e della votazione della categoria sull'ipotesi
di contratto scuola e sulle proposte di piattaforma per il contratto integrativo
e danno mandato alle segreterie nazionali di sottoscrivere il CCNL con l'Aran
e di aprire immediatamente la contrattazione integrativa con il Ministero della
Pubblica Istruzione, affinché questa possa chiudersi entro la fine del
mese di maggio, in modo che la categoria abbia certezza sulla tempestiva erogazione
dei miglioramenti salariali e sulla piena applicazione degli istituti normativi.
Il CCNL 1998/2001 viene sottoscritto in via definitiva il 26 maggio da CGIL,
CISL, UIL Scuola e SNALS e, dopo il pre-accordo siglato il 29 luglio, anche
il CCNI viene sottoscritto dagli stessi sindacati il 31 agosto, proprio per
consentire che i nuovi istituti contrattuali e i benefici economici siano immediatamente
fruibili dai lavoratori della scuola alla ripresa autunnale.
Questo rinnovo contrattuale è avvenuto in un quadro di riferimento molto
complesso, caratterizzato da un insieme di riforme in itinere o che troveranno
la loro sistemazione solo successivamente e dalla necessità di ricercare
le forme contrattuali economiche e normative per valorizzare in quel contesto
e in prospettiva le varie professionalità presenti nella scuola.
Intanto, l'8 marzo 1999 aveva visto la luce il DPR n° 275 cioè il
Regolamento recante le norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche
di cui all'art. 21 della legge n° 59 più volte richiamata sopra,
ma ancora si attendeva la emanazione del D.M. n° 234, poi avvenuta il 26
giugno 2000, Regolamento recante norme in materia di curricoli nell'autonomia
delle istituzioni scolastiche, che avrebbe completato il quadro dei Regolamenti
attuativi dell'autonomia scolastica.
Il 4 agosto viene emanata la C.M. n° 194 sulla sperimentazione dell'autonomia
per l'anno scolastico 1999/2000 recante con sé le norme riguardanti il
finanziamento per la realizzazione del programma nazionale di sperimentazione
dei piani dell'offerta formativa, di cui al D.M. n. 179 del 19 luglio 1999,
e per le relative iniziative di formazione e aggiornamento, in applicazione
della Legge n. 440 del 1997, che rappresenta il secondo e ultimo decreto di
sperimentazione dell'autonomia prima della entrata in vigore del Regolamento
previsto dalla legge n° 59.
Un altro importante risultato si raggiunge al temine di un lungo iter parlamentare,
durato più di due anni, ed è costituito dall'approvazione della
legge n° 124 del 3 maggio, la cosiddetta legge sul precariato, fortemente
voluta dalla CGIL Scuola e che apre nuove prospettive di lavoro per decine di
migliaia di precari, insieme alle aspettative create anche dai concorsi ordinari
in procinto di essere banditi dopo lungi anni di assenza dello Stato sul versante
del reclutamento dei giovani laureati.
La legge n° 124 apre le porte ad un altro importante provvedimento che è
il decreto n° 184 del 23 luglio riguardante il passaggio dagli EE.LL. allo
Stato di circa 80.000 lavoratori docenti e non docenti.
Qualche giorno prima, il 1° luglio, Cofferati aveva bocciato il DPEF del
governo D'Alema e quest'ultimo aveva ribadito seccamente che non avrebbe fatto
alcuna marcia indietro. Sottolineo questo episodio per osservare come la CGIL
abbia sempre posseduto un bene inestimabile, che ha sempre difeso con caparbietà
e successo: l'autonomia. Sono perciò fuori luogo, infondati ed ingiusti
gli attacchi che le vengono mossi oggi da più parti, anche dallo stesso
mondo sindacale confederale, che essa, cioè, adatta le sue strategie
rivendicative all'orientamento politico di riferimento della controparte governativa.
La presenza politica della CGIL Scuola non viene meno neppure nella fase d'avvio
del nuovo anno scolastico. La denuncia dello scandalo dei corsi di specializzazione
sull'handicap appaltati dalle Università ad Enti privati, che trasformano
in un florido businnes il bisogno di lavoro dei giovani con costi per loro che
si aggirano intorno ai 10 milioni di lire ci vede unici protagonisti.
Sul piano della elaborazione politica, culturale e professionale numerose sono
le occasioni di Convegni organizzati dalla CGIL Scuola in tutto l'arco intercongressuale,
ma sono di questi ultimi mesi del 1999 due convegni di grande rilievo che interessano
gli operatori della Formazione Professionale: "Scuola, formazione professionale
e lavoro: quale integrazione fra i diversi soggetti" e "Le nuove frontiere
della formazione professionale". Questi lavoratori con un contratto scaduto
da oltre due anni, sono in attesa di risposte concrete sul piano anche del riordino
del sistema della FP che sarebbe dovuto avvenire attraverso il regolamento attuativo
dell'art. 17 della legge Treu bloccato dalla Corte dei Conti.
Il 18 dicembre viene definitivamente approvata la Finanziaria 2000 con le modifiche
che la CGIL aveva sollecitato.
Segue la crisi di governo, che si risolve rapidamente con la nascita il 21 dicembre
del 2° governo D'Alema, che ottiene il 22 e i 23 la fiducia rispettivamente
al Senato e alla Camera.
Il 2000 si apre con la vicenda del "concorsone" che vede la CGIL Scuola
impegnata a spiegare le ragioni che avevano ispirato l'art. 29, ma anche a criticare
aspramente le modalità individuata dal Ministro per lo svolgimento del
concorso.
Il problema della valorizzazione della professionalità, dopo l'azzeramento
della procedura venuta a febbraio, anche in seguito allo sciopero proclamato
da alcune sigle sindacali, GILDA e COBAS in prima fila, al quale aderiscono
anche molti nostri iscritti, ha animato il dibattito che è seguito sull'argomento
nei mesi successivi e lo anima tuttora.
Il problema è che, se si sono trovati gli strumenti contrattuali per
incentivare l'impegno aggiuntivo dei docenti, anche questi vanno comunque affinati
e migliorati, nulla si è ancora fatto per premiare l'impegno a curare
e migliorare le prestazioni professionali degli stessi.
Grande eco ha la notizia che il 10 febbraio viene pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale la legge n° 30 sul riordino dei cicli scolastici. Il nostro Paese,
dopo 77 anni, riforma il proprio sistema d'istruzione avviando a completamento
il processo riformatore che si era aperto con l'autonomia scolastica e con altri
provvedimenti come l'elevamento dell'obbligo scolastico, l'istituzione dell'obbligo
formativo (il 23 febbraio viene approvato il Regolamento applicativo della legge
che lo aveva istituito anche per i giovani stranieri residenti sul nostro territorio),
la formazione tecnica superiore che costituiscono già una realtà.
Il ruolo dei lavoratori della scuola appare sempre più centrale anche
per la definizione di tutti gli aspetti applicativi della legge.
Il CDN alla conclusione dei lavori del 3 e 4 aprile, partendo dal nuovo quadro
determinatasi nella scuola con l'approvazione del complesso delle riforme da
noi sollecitate, di fronte al malessere che comunque nella categoria persiste
perché ad essa non sono state ancora date risposte adeguate sul piano
normativo ed economico, nonostante le promesse, lancia una vertenza scuola che
si sostanzia di alcuni obiettivi fondamentali: per gli investimenti, per l'attuazione
qualificata delle riforme e per la gestione qualificata del personale.
Tale vertenza sarà la guida per l'intera azione sindacale della CGIL
Scuola per la parte restante dell'anno ispirando: lo sciopero del personale
ATA del 2 maggio, effettuato insieme a CISL, UIL Scuola e SNALS; il primo incontro
con il neo ministro Tullio De Mauro del 26 e 27 maggio dopo che con la caduta
del secondo governo D'Alema il 3 maggio Giuliano Amato si è insediato
al Governo del Paese ottenendo la fiducia al Senato, tutta la trattativa per
la messa a punto del DPEF, fino agli scioperi generali, proclamati insieme a
CISL, UIL Scuola e SNALS, effettuati il 9 ottobre, con la grande manifestazione
a Roma di 100.000 lavoratori della scuola, e il 7 dicembre.
La CGIL Scuola si impegna nella consultazione referendaria del 21 maggio mobilitando
i lavoratori della scuola contro il tentativo ultraliberista dei radicali di
rivedere l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, ma nello stesso tempo non molla
l'azione sul governo denunciando la mancata emanazione dell'atto d'indirizzo
all'ARAN per il rinnovo del biennio contrattuale 2000/2001 e per la definizione
della vertenza ATA, che vede al primo posto la questione della definizione del
passaggio dei tanti lavoratori dagli EE.LL. allo Stato.
Tale vertenza sembra chiudersi positivamente il 20 luglio quando viene sottoscritto
l'accordo tra OO.SS. e ARAN per l'applicazione del contratto scuola a questo
personale, dopo quasi un anno di trattative.
Il 2000 si chiude con i significativi risultati ottenuti con gli scioperi generali
di ottobre e dicembre che concludevano la vertenza scuola avviata in aprile:
risorse aggiuntive nella Finanziaria 2001 per il biennio economico 2000/2001
e impegno nella stessa Finanziaria, attraverso un piano pluriennale di investimenti,
di reperire a partire dalla Finanziaria successiva le risorse per rispondere
concretamente alle richieste di tutto il personale della scuola.
La CGIL Scuola si sofferma a valutare l'esito straordinario delle elezioni delle
RSU di scuola, fortemente volute dall'intera Organizzazione, che vede un grande
risultato: la conquista del primo posto tra le OO.SS. della scuola, che ci riconosce
un ruolo determinante per la qualificazione e la difesa della scuola pubblica
in un momento in cui gli attacchi del Polo, attraverso le sortite sul buono
scuola e la proscrizione dei libri i testo, si erano intensificate oltre misura.
Il 2001 è l'anno della preparazione di questo Congresso e quindi del
rinnovo dell'intero gruppo dirigente della CGIL e della CGIL Scuola, ma l'impegno
della nostra Organizzazione non perde di tono.
Il 5 febbraio viene proclamato lo sciopero nazionale di 4 ore (in Puglia ed
in altre regioni è dell'intera giornata) dei lavoratori della F.P., ancora
alla ricerca di un rinnovo contrattuale atteso da anni; sono in gioco per essi,
oltre al rinnovo contrattuale, anche gli stessi loro diritti e la qualificazione
del sistema nazionale della F.P.
Il contratto della scuola relativo al biennio economica 2000/2001 va invece
in dirittura d'arrivo il 15 febbraio con la sigla all'accordo alla quale seguirà
la consultazione della categoria e la firma definitiva il 15 marzo.
Con un incremento retributivo medio mensile articolato su tre fasce di anzianità
che oscilla dalle 250 alle circa 300.000 lire lorde, questo contratto rappresenta,
almeno nelle intenzioni, un passo deciso ''verso l'adeguamento alle medie europee''
(parole di De Mauro e Bassanini).
Il 28 febbraio il M.P.I. annuncia l'avvenuta trasmissione del regolamento per
i nuovi curricoli della scuola di base al CNPI.. e la CGIL Scuola tiene il 25
aprile a Roma un Convegno dal tema "Cambia la scuola" sull'attuazione
della riforma nella scuola dell'infanzia e nella scuola di base.
Ma la sconfitta elettorale del centro sinistra e la vittoria del centro destra
del 13 maggio aprono uno scenario buio per il sistema pubblico di istruzione
e di formazione per tutti coloro, come noi, che in esso hanno sempre creduto
e per il futuro dell'intero Paese.
I primi atti, infatti, sono eloquenti. Un comunicato dell'ANSA del 24 maggio
riporta l'avvertimento di Rocco Bottiglione al Ministro della Pubblica Istruzione
Tullio De Mauro, ancora in carica, di non compiere atti che mandino avanti la
riforma dei cicli. Il 5 luglio, con il nuovo ministro dell'istruzione Letizia
Moratti, il Dipartimento per lo sviluppo dell'istruzione comunica il ritiro
dei provvedimenti già avviati per la registrazione alla Corte dei Conti,
riguardante i curricoli della scuola di base, l'innovazione nella scuola dell'infanzia,
i titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento degli insegnanti
della scuola di base e le norme di modifica al Decreto n° 234 del 26 luglio
2000 riguardanti lo snellimento dei curricoli dell'autonomia nella scuola secondaria.
La controriforma si è avviata e la storia recente di questi ultimi mesi
con i decreti di avvio dell'anno scolastico, il caos nelle misure indicate per
il reclutamento del personale docente e non con contratto a tempo indeterminato
e determinato, i tagli agli organici del personale ATA e le misure inserite
nella Legge Finanziaria del 2002 lo confermano drammaticamente.
L'azione di questi giorni del nostro Sindacato, sostenuto da tutta la CGIL è
altrettanto dura e puntuale e trova, per il momento il suo sbocco nello sciopero
del 12 novembre scorso.
Il bilancio di questi anni che ci hanno separato dal XIII Congresso, che ho
voluto ricordare con dovizia di particolari, abusando della vostra pazienza,
è indubbiamente positivo e meritava di essere così puntigliosamente
ripercorso.
Tale valutazione positiva discende dalla semplice comparazione tra l'idea di
scuola che il S.N.S. CGIL aveva definito con l'VIII Congresso, proponendo gli
obiettivi di riforma del sistema scolastico e formativo, elencati a pagina 6
che non vi ripeto, e i risultati ottenuti sul piano delle innovazioni e delle
riforme che oggi sono rimessi in discussione.
Certamente, sul versante della tutela dei diritti dei lavoratori della scuola
e sul versante del pieno riconoscimento del loro status molto si è anche
fatto, vedi la costituzione delle RSU e i contratti chiusi, ma molto resta ancora
da fare. Per questo occorre rispondere con energia alle difficoltà che
i tempi che ci sono davanti prospettano con il nuovo gruppo dirigente che uscirà
da questo Congresso.