INTERVENTO AL CONVEGNO DI “APRILE PER LA SINISTRA”

“IL LIBRO BIANCO SULLA SCUOLA” 25 NOVEMBRE 2002

 

Mario Carolla

Buonasera a tutti!

Un saluto particolare e il vivo ringraziamento dell’Associazione “Aprile per la sinistra”, che ha organizzato quest’assise, vanno agli ospiti presenti qui stasera:

  • all’on. Alba Sasso, impegnata nella VII Commissione permanente Cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati,
  • ai Presidenti delle Associazioni Professionali della scuola, CIDI, PROTEO Fare Sapere, ANDIS,
  • ai rappresentanti del corpo vivo della scuola brindisina che abbiamo voluto qui con noi.

         La mia riflessione parte dalla ragion d’essere di quest’Associazione culturale-politica, “Aprile per la sinistra”; tale ragion d’essere è racchiusa interamente nella sua denominazione, poiché è in aprile che rifiorisce, insieme alla bella stagione, anche la vita. Consentitemi di ripetere qui, ancora una volta, la visione che io ho del ruolo di quest’Associazione, giacché continuano a giungerci segnali che ci indicano che ancora questo ruolo non è chiaro ad alcuni:

l’Associazione “Aprile” non è un’Associazione “contro”, non è un’Associazione “in contrapposizione a qualcuno”, non è un’Associazione “luogo di discussione politica tout court ”, sorta perché nei luoghi a questo deputati, le sedi dei partiti, non si discute quasi più di politica, non è, soprattutto, un’Associazione espressione di una corrente politica interna ad un partito, ma è un’Associazione che ha il progetto ambizioso di far rifiorire la sinistra. Essa è, infatti, aperta a tutti coloro che credono nella necessità del dialogo, del confronto e dell’elaborazione di nuove idee in tutta la sinistra, nel centro-sinistra, nel sindacato e nel mondo dei giovani e della cultura; Essa è aperta a tutti coloro che credono giusto non disperdere un’identità fondata sulla giustizia sociale, sulla tolleranza, sulla solidarietà, sul rispetto delle persone, sull’eguaglianza; Essa è un’Associazione che vuole aprirsi a tutti senza distinzione di tessere di partito e, tanto meno, di schieramenti politici all’interno dei D.S.

         La linfa vitale dell’Associazione è costituita dall’insieme delle iniziative che ha già messo in campo e di quelle che avrà la forza di mettere in campo sui temi importanti che animano oggi il dibattito politico (sulla pace, sulla giustizia, sull’informazione, sull’ambiente, sulla scuola).

Stasera tocca alla Scuola!

         Nell’introdurre l’argomento che sarà discusso, riguardante il “Libro bianco sulla scuola”, che è una pubblicazione di vari interventi prodotti da profondi studiosi del fenomeno, come Alba Sasso, qui presente, Maria Chiara Acciarini impegnata nella VII Commissione permanente Istruzione pubblica, beni culturali del Senato della Repubblica, Fabrizio Da Crema della segreteria nazionale del SNS CGIL, Nicola Tranfaglia professore dell’Università di Torino e Alessandro Genovesi, mi preme ricordare quanto nella presentazione di quest’opuscolo ha scritto Sergio Cofferati: “…ogni pubblicazione come questa, che con dati e cifre dimostra tutti i limiti, le contraddizioni, le intenzioni “distruttive” del governo e del ministro Moratti sono un prezioso aiuto per la riflessione e per la mobilitazione, un contributo ad un’idea di futuro diverso da quello che la destra e la parte più conservativa di Confindustria vogliono edificare nel nostro Paese”.

Non spetta a me entrare stasera nei dettagli del contenuto del “Libro bianco sulla scuola”, ma desidero ripercorrere, brevemente, le più importanti e sconcertanti tappe che il governo ha seguito per dirigersi verso il deludente approdo rappresentato dalla riforma Moratti e che fa dire, ad Alba Sasso e a tutti noi che concordiamo, che ci troviamo di fronte ad “una scuola “meno””. Mi preme aggiungere che, qualora quest’idea di scuola non dovesse essere sufficientemente contrastata dal Paese reale, sicuramente produrrà il gravissimo effetto di riportarlo indietro di molti anni, allontanandolo, ancora di più, dall’Europa dei popoli della quale il nostro Paese vuole, decisamente, essere un degno protagonista.

Desidero, perciò, partire dalla sgradevole sensazione che ho provato e, certamente, abbiamo provato insieme nel momento della sconfitta elettorale del centro sinistra e della vittoria del centro destra determinatesi il 13 maggio 2001.

Si apriva, infatti, davanti a chi, come me, aveva sempre creduto nel Sistema Pubblico d’Istruzione e di Formazione, così come delineato nella Costituzione Repubblicana, uno scenario molto buio e, al contempo, si assisteva al calare di una fitta nebbia innanzi agli occhi che non lasciava più intravedere gli orizzonti del futuro di questo Paese.

         I primi atti della vincente maggioranza, infatti, sono stati molto eloquenti. Un comunicato dell’ANSA del 24 maggio (solo 11 giorni dopo le elezioni) riporta l’avvertimento di Rocco Bottiglione al Ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro, ancora in carica, di non compiere atti che mandino avanti la riforma dei cicli.   Il Dipartimento per lo sviluppo dell’Istruzione, su indicazione dell’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, informa con lettera circolare del 5/7/2001 che è stato disposto il ritiro di alcuni provvedimenti inviati in precedenza alla Corte dei Conti per la registrazione. Tali provvedimenti riguardano:

·  i curricoli della scuola di base, il Decreto Interministeriale 7/5/2001, recante norme in materia di curricoli di base, ai sensi dell’art. 8 del D.P.R. n° 275 dell’ 8/3/1999, il Regolamento sull’autonomia emanato ai sensi dell’art. 21 della legge n° 59/1997;

· il D.M. n° 91 del 21/5/2001, concernente le iniziative di innovazione degli ordinamenti della scuola dell’infanzia, adottato ai sensi dell’art.11 del succitato D.P.R. n° 275 e illustrato con lettera circolare del 21/5/2001;

· i titoli universitari e i curricoli richiesti per il reclutamento degli insegnanti della scuola di base;

· le norme di modifica al Decreto n° 234 del 26 luglio 2000, Regolamento attuativo dell’art.8 del D.P.R. n° 275 succitato, riguardanti lo snellimento dei curricoli dell’autonomia nella scuola secondaria.

La constatazione che il nuovo governo ha la volontà di bloccare il processo riformatore del nostro Sistema d’Istruzione e di Formazione, avviato nella XIII Legislatura, ma in continuità con le conquiste degli ultimi decenni di storia del nostro Paese, ha l’effetto immediato di ricollocare l’insieme di tutti i segmenti scolastici, compresa la scuola dell’infanzia, sull’orlo del baratro della mancanza di certezza di prospettive.

Decisioni molto gravi che hanno un acre sapore di non rispetto delle regole di convivenza civile all’interno del nostro sistema democratico. E’, per noi della scuola, il biglietto da visita di questa maggioranza, che intende fare terra bruciata del tempo trascorso tra Gentile e Moratti, come emerge dalle stesse dichiarazioni di esponenti della maggioranza.

Non si può in un baleno distruggere gran parte di ciò che, lentamente e con infinite difficoltà e dispendio di risorse, si è costruito in decenni nel campo dell’istruzione e della formazione sempre con il pieno coinvolgimento e il consenso del Parlamento della Repubblica.

La cronaca recente, snodatasi da quegli avvenimenti, conferma e rende ancora più chiari i motivi di forte preoccupazione, ma direi d’allarme, che l’azione del nuovo corso suscita. Voglio ricordarne i passaggi più importanti che, in una visione d’insieme, producono, oggi a iter quasi concluso, anche un’altra sensazione negativa, forse ancora più inquietante di quella a cui ho accennato sopra: la mancanza d’idee chiare, da parte del Governo e di chi lo sostiene, su ciò che si vuol fare del nostro Sistema d’Istruzione e di Formazione e la manifestata e conclamata volontà di smantellarlo, come Sistema Pubblico che garantisce l’eguaglianza sostanziale dei cittadini, affidando consistenti fette di Esso al Sistema Privato e alle Regioni.

I PASSAGGI:

·  La costituzione della Commissione Bertagna nello stesso luglio 2001, dopo il blocco delle riforme avviate in attuazione della legge n° 30 del 10/2/2000, la legge sul riordino dei cicli, conferma che il Ministro comincia a pensare ad altro e, in primo luogo, comincia a pensare come attentare ad una legge dello Stato, appunto la legge n° 30;

·  gli Stati Generali dell’Istruzione, convocati a Foligno per il 19 e 20 dicembre, il cui titolo rappresentava già di per sé un programma, “Punto e a capo. Una scuola per crescere”, in realtà si sono rivelati un’autentica farsa messa in scena per offrire agli invitati il risultato dei lavori della Commissione Bertagna nella speranza d’ottenere una qualche validazione del nuovo progetto di riforma, ma che, invece, si concludono tra aspre polemiche e diffusi dissensi, così accentuati da indurre gli organizzatori a non dare la parola a tutte le Consulte degli studenti presenti, anzi ad espellere dall’aula i dissenzienti;

·  l’approvazione della legge n° 448 del 28/12/2001, la Legge Finanziaria 2002, con i pesanti tagli alla scuola sul versante degli organici, su quello delle assunzioni e su quello delle risorse da rendere disponibili per il rinnovo contrattuale del personale del comparto evidenzia una concezione inaccettabile del governo su questo personale che è considerato un costo da ridurre e non una risorsa da valorizzare; a ciò si aggiungono, da un lato, la evidente contraddizione tra l’assenza di forti investimenti nel settore e gli obiettivi di riforma dichiarati e, dall’altro, i palesi intendimenti di voler distrarre parte delle risorse utilizzabili dal sistema pubblico d’istruzione verso quello privato;

·   l’approvazione il 14 marzo 2002, da parte del Consiglio dei Ministri, del Disegno di legge delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia d’istruzione e formazione professionale giunge dopo aver ottenuto dallo stesso Consiglio dei Ministri una prima bocciatura; questo Disegno di legge finisce col peggiorare ulteriormente i contenuti della proposta Bertagna con l’anticipo delle iscrizioni alla scuola dell’infanzia e alla scuola elementare e con una più accentuata discontinuità tra elmentare e media;

· l’esame di tale Disegno di legge, con il n° 1306, ha inizio il 9 aprile nella VII Commissione del Senato; nelle intenzioni del Ministro l’iter per la sua approvazione sarebbe dovuto essere breve, a tal punto, da consentire la partenza della riforma già con l’anno scolastico 2002/2003, ma così non è stato perché la discussione in Commissione si è dovuta protrarre fino ad ottobre per l’ammirevole e forte contrasto dei senatori del centro-sinistra;

· essendo rinviata la partenza della riforma spunta, fuori tempo massimo, l’idea della sperimentazione; il D.M. n° 100 del 18/9/2002 lancia la sperimentazione ad anno scolastico iniziato nelle prime classi della scuola dell’infanzia e della scuola elementare; possono iscriversi i bambini che compiono rispettivamente 3 anni e 6 anni alla data del 28/2/2003, cioè i bambini che hanno 2 anni e 6 mesi (4 mesi nel Disegno di legge) e 5 anni e 6 mesi (4 mesi nel D.L.); la C.M. n° 119 del 31/10/2002 individua anche le risorse necessarie, sottraendole al finanziamento delle scelte sulla ricerca, sperimentazione e sviluppo delle scuole autonome e svuotando praticamente il c. 1226 delle spese del Bilancio del MIUR; si comprime l’autonomia scolastica, che nel frattempo è stata costituzionalizzata per effetto della riforma del titolo V della Costituzione, e si da’, invece, libero sfogo alla volontà dirigistica del Ministro;

· i protocolli d’intesa, sempre in settembre, tra MIUR-Regioni-Province autonome sulla sperimentazione di nuovi modelli nel sistema d’istruzione e di formazione; avviano anche la sperimentazione dell’assolvimento dell’obbligo non più solo nelle scuole secondarie, ma anche nella formazione professionale;

·  in ottobre l’emanazione per l’ARAN dell’atto d’indirizzo per il rinnovo del CCNL del personale del comparto scuola 2002-2005, che non fa che riportare quali risorse disponibili quelle già previste per la Finanziaria 2002 e quelli previsti dall’accordo governo-sindacati del 4 e 6 febbraio 2002 facendo riferimento per la valorizzazione della professionalità ad eventuali ed ipotetici risparmi che dovranno derivare dai tagli operati dalla Finanziaria 2003;

·  il 2 ottobre l’approvazione, da parte della VII Commissione del Senato, del Disegno di legge n° 1306, che, come ho ricordato, nonostante l’opposizione di molti senatori, resta una idea di riforma inaccettabile sul piano culturale e sul piano del rispetto dei diritti delle persone;

· il 13 novembre, con qualche lieve modifica rispetto al testo licenziato dalla VII Commissione, c’è l’approvazione, da parte dell’Assemblea del Senato dello stesso Disegno di legge. Restano ancora tutte da contrastare le scelte che mortificano la scuola pubblica comprimendo i diritti dei cittadini, non consentendo ad essa di assolvere al dettato costituzionale di rimuovere gli ostacoli per garantire pari condizioni per tutti, al di là di quelle sociali, favorendo, invece, la divisione per censo, l’esclusione e il condizionamento della vita dei ragazzi che la frequentano, obbligandoli ad una scelta precoce. Vanno in questa direzione i punti nevralgici presenti nel Disegno di legge, stigmatizzati con grande evidenza nell’opuscolo in discussione stasera:

  • l’anticipo della scuola dell’infanzia e della scuola elementare rispettivamente a 2 anni e 4 mesi e a 5 anni e 4 mesi;
  • la riproposta discontinuità tra scuola elementare e scuola media e tra questa e la scuola secondaria di secondo grado, principale causa della dispersione scolastica;
  • il sistema duale introdotto per quest’ultima, licei da una parte di durata quinquennale e istruzione e formazione professionale dall’altra di durata quadriennale con un corso annuale che consente di sostenere l’esame di Stato;
  • la canalizzazione precoce che ne consegue per i ragazzi di appena 13 anni e 4 mesi;
  • l’abbassamento dell’obbligo scolastico da 9 a 8 anni;

Infine,

  • l’imminente approvazione della Legge Finanziaria 2003, che riproporrà i tagli sulla scuola , sull’Università e sulla ricerca e introdurrà un’aberrante idea nuova in campo contrattuale, cioè quella di finanziare gli scarsi miglioramenti economici previsti per il personale attraverso i licenziamenti (per la scuola vedi i licenziamenti previsti per il personale ATA e docente collocato fuori ruolo).

Voglio qui, inoltre, ricordare le due pubblicazioni, la prima del maggio scorso, l’opuscolo per famiglie e studenti, “Una scuola per crescere”, e la seconda del giugno, l’altro opuscolo, “Ragioni e sfide del cambiamento”, rivolto, questa volta, ai docenti che, nelle intenzioni del Ministro, avrebbero dovuto far conoscere il disegno di riforma al mondo della scuola.

         Significativi anche questi ultimi due eventi che mi danno lo spunto per esprimere anche le mie considerazioni sull’intera questione, consapevole di averne tralasciati altri, non perché meno importanti, come quello della modifica alle norme per la composizione delle commissioni esaminatrici dell’esame di Stato.

         Non ho alcuna difficoltà ad affermare che i due librucoli succitati, peraltro pervenuti a campione nelle scuola italiane, rappresentano:

1.     la verità di una sola parte,

2.     non fanno comprendere appieno la portata e il senso della riforma che si vuole introdurre e, soprattutto,

3.     non danno una risposta accettabile né adeguata all’esigenza di far discutere le persone coinvolte nel processo di riforma, cioè tutti i cittadini italiani, sui passi salienti della stessa e su ciò che si nasconde dietro le scelte operate.

Voglio rilevare che il ministro Moratti per giustificare di non aver dato corso, per lungo tempo, ai provvedimenti attuativi di una legge dello Stato, la n° 30/2000 richiamata sopra, anzi di aver bloccato quelli che già erano stati emanati dal suo predecessore, ha in più occasioni dichiarato che il suo comportamento al riguardo era stato determinato anche dal fatto che quella riforma non era stata sufficientemente discussa e condivisa dalla società italiana.

         La montagna ha dunque partorito un topolino, è proprio il caso di affermare, dal momento che non solo la società italiana conosce poco la portata della riforma Moratti, perché non ha avuto modo di discuterla in profondità, ma addirittura con il sistema della legge delega, ormai in via d’approvazione definitiva alla Camera, è nota la posizione della maggioranza di evitare l’approvazione di qualsiasi emendamento alla Camera per accelerare l’approvazione definitiva della legge delega, si è di fatto sottratto al dibattito, anche parlamentare, una materia così decisiva per le sorti del Paese. Infatti, una volta approvata in via definitiva, tutti gli importanti provvedimenti attuativi saranno varati dal governo, in perfetta solitudine, sentite solo le Commissioni parlamentari. Mi verrebbe così di esprimere ad Alba Sasso, ma non lo faccio perché conosco l’impegno e la determinazione di cui è capace, l’augurio di “buon ascolto!”, suffragato, naturalmente, dal massimo della comprensione che potete immaginare.

Nel portare a termine quest’intervento, desidero che non appaia un’inutile ripetizione la sottolineatura che la riforma della scuola non riguarda solo una categoria di persone o di lavoratori di settore o d’utenza, ma che invece riguarda tutti i cittadini perché tutti i cittadini hanno interesse nella società della conoscenza a che la scuola funzioni nel migliore dei modi possibile nell’interesse delle nuove generazioni.

Non tener conto di questo significa, come ha detto Rita Levi Montalcini a proposito della scarsità delle risorse messe a disposizione dalla Finanziaria per la ricerca, che “si rinuncia al futuro e allo sviluppo del Paese”.

Con il sistema d’istruzione e di formazione che ci propone la Moratti si rinuncia proprio al futuro e allo sviluppo del nostro Paese.

Per questo è necessario continuare a lottare!

Grazie.