Il contesto storico-letterario

La prima metà del secolo XX è sicuramente uno dei momenti più oscuri e drammatici della storia del mondo. Le gravi tensioni prodotte dalle tendenze imperialistiche delle varie potenze europee, tra la fine dell' Ottocento e i primi anni del Novecento, vennero aggravandosi nel corso di tutto il primo quindicennio del secolo, anche per effetto delle intense rivalità e dei vecchi rancori esistenti tra le singole nazioni e resero la situazione internazionale sempre più precaria. In tutti i paesi si determinò una decisa corsa al riarmo sostenuta e incoraggiata dai movimenti nazionalistici che chiedevano a gran voce una politica di potenza ed esaltavano apertamente la guerra.

Dal punto di vista culturale, l'età che va dall'inizio del secolo alla fine della Seconda guerra mondiale, è caratterizzata da correnti di pensiero e di tendenze speculative che sembrano riflettere le tensioni che agitano il panorama politico e sociale.

In linea con i contrasti e le tensioni che contraddistinguono la situazione politica e sociale, la letteratura del primo novecento è animata da un profondo senso di insoddisfazione e di ribellione nei confronti del vecchio mondo; ribellione che si esprime in una volontà di protesta più o meno rumorosa o, al contrario, al ripiegamento degli artisti su se stessi e a una vera e propria fuga nel privato.

Anche la letteratura italiana della prima parte del Novecento è caratterizzata da un senso di irrequietezza che, se da una parte esprime l'insoddisfazione verso i modi espressivi tradizionali, dall'altra è anche una chiara spia del disagio degli intellettuali di fronte a scelte sociali e politiche sempre meno gratificanti. Parallelamente agli intellettuali che esprimono la loro delusione storica riconoscendosi nei gruppi delle avanguardie, nei movimenti di scuola o nelle riviste, ci sono intellettuali che vivono quella stessa esperienza isolatamente, ai margini della grande cultura e in questo isolamento perseguono la loro ricerca ideologica ed espressiva. Uno di questi è Pirandello che godette di una larga fama internazionale superando come intellettuale e come artista l'ambito strettamente italiano e collocandosi in una dimensione europea. Egli rivolse il suo interesse all'uomo moderno e al suo difficile rapporto con la società industriale consapevole della crisi dei valori che erano stati propri della società borghese ottocentesca, a differenza dei grandi "decadenti" Pascoli e D'Annunzio i quali proponevano vie di fuga dalle angosce del loro tempo, Pirandello prende coscienza della crisi e affronta alle radici la condizione dell'uomo contemporaneo che vive in una prigione angosciosa ed in apparenze alienanti ma scopre dietro di essi l'angoscia esistenziale e la vanità del destino individuale.

 


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