L'Agenda di Caserta del Ministro Fioroni

Tra i 10 punti dell'Agenda di Caserta approntata nel vertice di governo nei giorni 11 e 12 gennaio scorsi, il primo riguarda “Ricerca e Istruzione”, sviluppato poi in una delle 56 pagine dell'Albero del programma. In esso vengono ribadite le linee guida del programma elettorale che dovrebbero tradursi in azioni di governo per i prossimi anni. Tre le direttrici:

sviluppare l'autonomia: definizione degli obiettivi formativi e prestazionali validi per tutto il territorio nazionale, definizione degli organici funzionali e delle risorse finanziarie necessarie, definizione dei nuovi organi collegiali, istituzione del Servizio Nazionale di Valutazione indipendente…
il diritto di imparare per tutta la vita: attuare la formazione permanente degli adulti con il rilancio dei Centri Territoriali Permanenti per l'educazione degli adulti, portare tutti i ragazzi al conseguimento di un titolo di studio superiore innalzando l'obbligo di istruzione fino a 16 anni…
lavorare con i protagonisti della scuola: valorizzare il ruolo del personale scolastico, copertura dei posti vacanti con l'immissione in ruolo di chi già lavora nella scuola…
Ma a “bucare” i mass media non è stato tutto questo ma quanto dichiarato dal Ministro Fioroni nel comunicato stampa conclusivo: “Avendo previsto con la legge di bilancio l'autonomia finanziaria delle scuole, alle quali sono destinati circa tre miliardi di euro, c'è la necessità di applicare alle istituzioni scolastiche lo stesso regime delle Fondazioni dal punto di vista fiscale e delle donazioni, per consentire le stesse agevolazioni di incentivi delle Fondazioni e per destinare nuove risorse all'innovazione didattica e al miglioramento del patrimonio edilizio. Il Consiglio di istituto avrà la facoltà di nominare al proprio interno un comitato esecutivo che affiancherà il dirigente scolastico nella gestione dei fondi, con la possibilità di prevedere da parte della scuola la presenza di rappresentanti delle autonomie locali, del mondo dell'impresa e del terzo settore”.

Uno dei primi effetti, qualora l'idea diventasse operativa attraverso uno strumento legislativo, sarà la possibilità di ricevere donazioni da parte di soggetti privati che entrerebbero anche negli organismi decisionali.

Le domande aperte sono molte. Può essere un modo strisciante per introdurre una privatizzazione nella scuola pubblica? In base a cosa un privato sceglie di dare fondi a questa o quella scuola? Cosa può “chiedere in cambio”? Intervenire nelle scelte educative, didattiche, del personale? E le scuole che non dovessero ricevere donazioni (non tutti i territori sono ugualmente “ricchi”)? Come potrebbero fare innovazione didattica e “competere” con chi invece ne ha la possibilità? Ci potrebbe essere in tal caso un intervento compensativo dello Stato?

Per ora ci sembra che possa rafforzare il localismo, portare ad un aumento delle disuguaglianze, un'idea per cercare di dare risposta alla cronica mancanza di soldi nelle scuole, frutto di tagli indiscriminati.

legambiente news

 

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