2. UN TAGLIO DOPO L’ALTRO… E’ la finanziaria 2002 che dà il primo scossone al mondo della scuola. L’art. 22 della legge finanziaria è reso attuativo con la C.M. n. 16/02 che fissa gli organici del personale docente per l’anno scolastico in corso. Per la prima volta le dotazioni organiche vengono assegnate a livello regionale. La circolare citata sopprime le cattedre formate sugli spezzoni di orario per costituire posti di insegnamento a 18 ore, accorpa classi intermedie e finali, limita il numero di docenti distaccati su progetto, l’insegnamento dell’inglese nella scuola elementare è riservato solo al secondo ciclo compatibilmente con le disponibilità di organico, bloccato l’organico funzionale che ha dato gambe all’attività progettuale delle scuole. Tab. 1: Alunni, classi, posti (dati MIUR)
(*) Rapporto alunni/classe Un aumento di 19.102 alunni porta alla soppressione di 180 classi e di 8.725 cattedre! Con questo primo “taglio” di posti si passa dal rapporto docente/alunni di 10,09 dell’anno scolastico 2001/02 a 10,23 dell’anno in corso. La più pesantemente toccata dagli interventi sugli organici dello scorso anno è la scuola superiore (v. tab. 2) che, a fronte di un aumento di 40.655 alunni, (prevalentemente dovuti all’obbligo scolastico) pari all’1,66% e un aumento di 1.258 classi pari all’1,13% ha avuto una diminuzione di 3.345 cattedre pari all’1,40%. Ancora più eclatante è il confronto con i dati riferiti all’anno scolastico 2000/2001. Nonostante un aumento di 53.346 alunni rispetto all’anno scolastico 2000/01 e di 2.706 classi si è avuta una riduzione di 83 posti E’ questo l’effetto del comma introdotto nella finanziaria 2002 che ha elevato, nella scuola superiore, l’orario di insegnamento alle 18 ore settimanali, potendo arrivare, su scelta del docente, fino a 24 ore. Tab. 2: Scuola secondaria superiore (dati MIUR)
Nella scuola media, per risparmiare, si interviene sul tempo prolungato (v. tab. 3). Qui i tagli di organici (578 classi e 2.441 docenti) sono quasi interamente dovuti alla soppressione di classi a tempo prolungato (565 su 578 classi in meno rispetto all’anno precedente). Tab. 3: Scuola media (dati MIUR)
Il tempo prolungato implica un aumento di organico quindi si taglia. E così sparisce il 2,30% delle classi a tempo prolungato. E’ stato proprio il tempo prolungato la più significativa e innovativa esperienza didattica introdotta dal 1962, anno di entrata in vigore delle scuola media unica: tempi di insegnamento-apprendimento più distesi, stimolo all’innovazione didattica, compresenze che permettono flessibilità nella gestione della classe… “Il numero dei docenti aumenta in modo rilevante nella scuola media che funziona col tempo prolungato… certamente lo svolgimento di attività didattiche anche in orario pomeridiano comporta automaticamente l’aumento del personale docente e non docente nei rispettivi organici così come anche la sperimentazione del bilinguismo… con il conseguente aggravio finanziario per le casse dello Stato. In conclusione, le situazioni descritte prima abbassano il rapporto alunni/docente rispetto a quello standard (9,5) ma sono assolutamente conformi alla normativa e rispondono alle intenzioni, definite in precedenti interventi sia legislativi che ministeriali, di valorizzare sempre più il ruolo e la funzione della scuola cercando di offrire agli alunni opportunità formative sempre più varie e ricche, soprattutto in ambiti territoriali di grave disagio socio-economico-culturale”. Questo il parere di un Dirigente Scolastico, condiviso da moltissimi altri, incluso nell’elenco delle “2003 scuole sottodimensionate” (v. più avanti). Neppure l’area dell’handicap viene risparmiata (v. tabb. 4 e 5). Tab. 4: Alunni portatori di handicap, docenti di sostegno (dati MIUR)
(*) A/D: rapporto alunni/docente Tab. 5: Dati riassuntivi
La linea di tendenza che emerge è quella di innalzare il rapporto numero di alunni/docente. E così, ad un incremento nei tre anni considerati di 5.216 alunni (5,13%) corrisponde una diminuzione di 1.042 docenti (- 2,42%). Troppi gli alunni riconosciuti portatori di handicap, troppi gli insegnanti di sostegno. Ecco allora che nella bozza di finanziaria presentata in ottobre si ipotizza di innalzare da 1/138 a 1/145 il rapporto per la determinazione degli organici provinciali degli insegnanti di sostegno (in questo modo sarebbero sparite circa 3.000 cattedre). Si aggira l’ostacolo delle polemiche introducendo il comma 7 dell’art. 35 della finanziaria 2003 che vuole rivedere i criteri per la certificazione dell’alunno portatore di handicap. “All’individuazione dell’alunno come soggetto portatore di handicap provvedono le Aziende Unità Sanitarie Locali sulla base di accertamenti collegiali, con modalità e criteri definiti con un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri… da emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge”. E l’attivazione dei posti di sostegno in deroga per alunni particolarmente gravi sarà concessa solo dal Direttore Scolastico regionale. Come dire, punto e a capo anche per l’handicap! Fin qui gli interventi che valgono per tutto il sistema. Durante l’estate 2002 tutte le istituzioni scolastiche sono passate al vaglio e così vengono individuate 2003 scuole sottodimensionate che sono indicate dalla Ministra Moratti come obiettivo della sua campagna per “l’equità e il rigore”, come luoghi dove c’è “bisogno di razionalizzare l’organico”. Questo perché sono riconosciute al di sotto della soglia di efficienza fissata nel rapporto di 1 docente ogni 9,5 alunni. La ridefinizione dei criteri di dimensionamento delle istituzioni scolastiche è stato messo al punto uno tra le strategie che il Dicastero dell’Istruzione ha individuato per contenere le spese. Il declassamento a plesso o succursale di questi istituti elimina i Dirigenti Scolastici e i Direttori Amministrativi (e i loro stipendi). La forte campagna di stampa che accompagna la “pubblicazione” dell’elenco delle “2000 scuole improduttive” e il dibattito che ne segue, porta il MIUR a emanare la nota prot. N. Uff.V/32444 del 30 ottobre 2002 “Operazioni sulle istituzioni scolastiche statali”. In essa si ribadisce l’opportunità di non procedere nell’immediato ad “attività incidenti sulle operazioni di dimensionamento già effettuate”. In poche parole viene sospeso l’accorpamento degli istituti, a meno che non ci sia la richiesta formulata d’intesa tra l’Ente Locale (Comune e Provincia) e le istituzioni scolastiche coinvolte. Il pericolo per ora sembra accantonato, almeno per un numero così consistente di scuole. Come Legambiente, alla pubblicazione dell’elenco delle 2003 scuole sottodimensionate, abbiamo fatto un’indagine territoriale scoprendo che più di un terzo sono scuole collocate in piccoli comuni (al di sotto cioè di 5.000 abitanti). Abbiamo inviato una lettera ai Dirigenti Scolastici di quelle scuole, allarmati dalla possibile iniziativa del Ministero, convinti come siamo che i piccoli comuni rappresentino una grande ricchezza e le scuole in essi collocate costituiscano un presidio culturale insostituibile. La loro chiusura o la chiusura di piccoli plessi in zone montane o in zone di pianura non densamente popolate porterà a far riassorbire gli alunni in istituti più grandi. Conseguenza sarà l’aumento di mobilità degli alunni da comune a comune. Facile vedere, per chi lo voglia, gli effetti sul piano territoriale e sociale. Un servizio essenziale come la scuola sparirà, il tessuto di vita degli alunni si modificherà con spostamenti, inserimenti in nuovi contesti, ma anche aumenterà la tendenza ad inurbarsi per evitare il pendolarismo ai ragazzi, con il conseguente spopolamento di tanti piccoli comuni. Centinaia i Dirigenti Scolastici che ci hanno risposto. “Si vuole risparmiare sulla scuola vista come la causa dei tanti mali che affliggono le casse dello Stato. Eppure le giovani generazioni si formano tra i banchi di queste bistrattate scuole e sono loro a dover reggere in tempi prossimi la concorrenza con la globalizzazione sempre più imperante”. “Già dall’inizio del corrente anno scolastico (n.d.r. 2002/03) sono sorte problematiche connesse alla formazione delle classi prime di scuola media ed a livello di C.S.A. provinciale è stata ripetutamente “caldeggiata” la via del trasferimento degli alunni da… a… L’Amministrazione Comunale si è fermamente opposta in primo luogo per difficoltà tecnico-finanziarie, secondariamente perché tale operazione porterebbe alla soppressione della scuola media e, gradualmente agli altri ordini di scuola, per cui il Comune, privo dei servizi di base, perderebbe molti nuclei familiari già soggetti al pendolarismo per esigenze di lavoro e quindi tenderebbe a scomparire nel giro di pochi anni. E’ facile immaginare che questi comuni vedano nella scuola un’importante Istituzione da non sopprimere”. “Lo stato di scoraggiamento derivante dalla precarietà del proprio lavoro e dalla constatazione che un nuovo durissimo colpo sta per essere inferto alla scuola pubblica, senza che essa ne sia preventivamente informata, certamente non favoriscono i lavori che il personale scolastico si accinge ad affrontare… Ma questo poco importa… se le tradizioni culturali e la memoria storica di duemila scuole svaniranno nel nulla. Purché i conti tornino, come se milioni di soggetti in formazione fossero dei semplici numeri”. Intanto, nel precedente anno scolastico, sono state chiuse 40 Dirigenze Scolastiche (v. tab. 6) e i “punti di erogazione del servizio”, come li chiama il MIUR, sono stati in parte riaggregati, in parte soppressi (75 plessi di scuola elementare e 8 sezioni staccate di scuola media - v. tab. 8). Nella scuola dell’obbligo, che perde 11 dirigenze, la riaggregazione delle scuole ha portato ad un incremento degli istituti comprensivi, l’altra vera novità del panorama scolastico degli ultimi anni. “Si propone di sviluppare l’esperienza degli istituti comprensivi che, comportando una maggiore corrispondenza tra territori comunali e sedi di dirigenza scolastica, facilita il rapporto istituzionale tra scuola ed ente locale e permette un migliore impiego delle risorse umane e finanziarie e della logistica scolastica”. Questo è quanto consigliato da una Direzione Scolastica Regionale in una direttiva agli Enti Locali e alle scuole all’inizio dell’anno scolastico in previsione del nuovo dimensionamento. Un’indicazione condivisibile che presenta soprattutto motivazioni pedagogiche e didattiche di continuità educativa tra gli ordini di scuola. Una scelta che però è difficilmente spiegabile se si considera che la proposta di riforma Moratti tende a tenere nettamente separate le due tappe dell’istruzione primaria. Tab. 6: Istituzioni scolastiche (dati MIUR)
Tab. 7: Punti di erogazione del servizio (dati MIUR)
E’ altamente probabile che le condizioni “strutturali” che hanno portato alla soppressione dei plessi e delle sezioni staccate sono dovute alla presenza di pochi alunni, in pluriclassi, sicuramente una collocazione geografica in piccoli comuni. Ma le scuole in questi comuni non possono essere considerate solo rami secchi da tagliare, piuttosto sono un fattore di coesione culturale e sociale. Il ruolo della scuola all’interno delle piccole comunità è insostituibile: agenzia culturale, centro di aggregazione, soggetto promotore e organizzatore di iniziative culturali e ricreative... L’azione di risparmio intanto va avanti con nuove manovre per altre chiusure. Il D.M. 130 del 12. 12. 02 fissa la dotazione organica dei Dirigenti Scolastici per l’anno scolastico 2003-04 in 10.720 (unità a cui aggiungere 47 istituti educativi calcolati a parte). Se ne vanno così altre 70 dirigenze! C’è un altro tassello che va a completare lo scenario sin qui delineato. E’ il decreto legge n. 212 del 25 settembre 2002 “Misure urgenti per la scuola, l’Università, la ricerca scientifica…”. “I docenti in situazione di soprannumerarietà, appartenenti a classi di concorso che presentino esubero di personale rispetto ai ruoli provinciali, sono tenuti a partecipare ai corsi di riconversione professionale… In caso di perdurante situazione di soprannumerarietà dovuta alla mancata partecipazione ai corsi di riconversione ovvero di partecipazione, con esito negativo, ai corsi medesimi ovvero di mancata accettazione dell’insegnamento per il quale si è realizzata la riconversione… si applica l’art. 33 del Decreto Legislativo 165 del 2001”. Tale articolo prevede il passaggio del personale in esubero ad altra amministrazione nella stessa provincia o in ambito nazionale. Per chi non accettasse una simile collocazione scatta “un’indennità pari all’80% dello stipendio per la durata di 24 mesi”. Cassa integrazione e licenziamento anche per i docenti, mentre aumentano gli alunni. |