VERSO LE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI – OSSERVAZIONI E PROPOSTE DELLA FLC CGIL SUI DOCUMENTI CHE INTRODUCONO AL PERCORSO
In premessa, qualche osservazione sul quadro d’insieme, a partire dalla condizione che si vive nelle scuole, caratterizzata da forte disorientamento e incertezza che diventa disincanto da parte dei docenti.
La situazione nelle scuole
Il disagio professionale degli insegnanti si alimenta di tante cose, ma principalmente della instabilità dovuta ad un quadro normativo indefinito che deriva dalla lunga transizione, ormai più che decennale, che origina dal processo di decentramento dello Stato, prosegue con l’avvio dell’autonomia scolastica e confluisce nella riforma del Titolo V.
Tutte fasi di un processo incompiuto, un lungo processo che ha subito una battuta d’arresto negli anni del governo di centro destra che ha favorito invece il ritorno ad un neo centralismo ministeriale.
Se a questo si aggiunge l’avvio di due riforme complessive del sistema scolastico, l’una azzerata con un colpo di spugna, l’altra fortemente contestata e osteggiata dalla scuola, si capisce quale grado di confusione regni nelle scuole che si traduce nei mille rivoli in cui si cimenta la pratica didattica.
Per questa ragione l’obiettivo di superare la provvisorietà attuale ci trova pienamente consenzienti,
purchè la fretta di introdurre cambiamenti non confermi lo stato di disagio invece che combatterlo.
Se è corretta la lettura delle indicazioni ministeriali che deriva dalle lettere di accompagnamento a questa iniziativa di consultazione, ci si propone di far seguire a questi due primi documenti, quello che contiene la cornice culturale e quello che riguarda il curricolo nella scuola dell’autonomia, un terzo documento che contiene gli obiettivi generali, gli obiettivi specifici e le discipline, in un tempo brevissimo, per consegnare il tutto alle scuole in tempo per testarli nella realtà scolastica del prossimo anno.
Il percorso
La tempistica è sbagliata, troppo affrettata, infatti, dal momento che questi documenti devono contenere aspetti di forte prescrittività.
Questo da una parte non consente ai docenti di interiorizzare come dovrebbero l’innovazione, cogliendone tutte le implicazioni ed apprestandosi, in piena consapevolezza, a realizzarle. Dall’altra c’è il rischio di produrre documenti di basso profilo che non coinvolgono profondamente l’interesse professionale dei docenti.
Noi riteniamo che la discontinuità con il passato, promessa e attesa nelle scuole, si realizzi comunque nel momento in cui si invitano le scuole ad interagire con le nuove Indicazioni offrendo un lungo tempo, un anno, per la riflessione, la metabolizzazione e il confronto con la nuova realtà senza l’ansia di applicare immediatamente ciò che non ha ancora una precisa identità né nella coscienza professionale dei docenti, né nelle azioni didattiche da mettere in atto.
Le scuole vogliono liberarsi delle vecchie Indicazioni Nazionali, ma non vogliono improvvisare.
Esse hanno bisogno di recuperare l’unitarietà dell’esperienza fatta che rimotivi il parlare di scuola, perchè oggi si vive una forte demotivazione; inoltre se l’iter di approvazione della norma precede la consultazione, il rischio di ragionare su un documento chiuso è quello di non incoraggiare il confronto.
I tempi distesi, ancora una volta, sono la carta vincente per un effettivo cambiamento che non sia solo di facciata e si coniugano comunque con la logica del processo.
In ogni caso il percorso procedurale che porta alla realizzazione e all’applicazione delle nuove Indicazioni deve essere definito con grande precisione e chiarezza, dando indicazioni alle scuole sul che fare in rapporto al quadro normativo esistente.
L’appello alle prerogative dell’autonomia scolastica è doveroso quando rispetta il diritto dei Collegi di fare scelte in campo didattico e organizzativo, ma non può essere la comoda scappatoia per non chiarire un quadro normativo confuso.
Deve essere chiarito il percorso normativo, cioè lo strumento legislativo che verrà utilizzato per portare in Parlamento le nuove Indicazioni.
Il DPR 275/99 prevedeva un Regolamento da sottoporre a parere del CNPI, la lettera di convocazione del 5 aprile parla di un testo allegato alla legge 53/03, producendo un’alterazione di senso e una confusione fra la legge 53/03 e il decreto attuativo, il 59/04.
Inoltre la revisione delle Indicazioni, con il passaggio parlamentare, deve comportare anche la revisione del decreto legislativo 59/04 che fissa gli ordinamenti per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo dell’istruzione.
Noi riteniamo inevitabile questo passaggio. Infatti il decreto legislativo 59/04 contiene aspetti legati alla professionalità docente disapplicati con la sequenza contrattuale di luglio 2006, non è coerente con il documento sui curricoli per quello che riguarda la collegialità dei docenti né con gli aspetti che riguardano la valutazione; infine l’impianto organizzativo, fatto di orari e discipline andrebbe ripensato secondo una logica più coerente con la nuova impostazione che mira all’unitarietà del sapere superando la frammentazione degli interventi e le fughe individualistiche verso gli anticipi scolastici.
Non è chiaro e va invece chiarito se, al termine di quello che noi indichiamo debba essere un anno di riflessione, quello che si mette in atto è una sperimentazione didattica.
In tal caso essa va esplicitata e condotta nel rispetto delle condizioni previste per le sperimentazioni.
Inoltre devono essere indicate in modo più chiaro e puntuale le azioni di accompagnamento che si devono avvalere anche di fasi di informazione e formazione dei docenti e ne va precisata la durata
Infine, un richiamo forte alla trasparenza del percorso: vanno resi pubblici atti, intenzioni, commissioni con i loro componenti e il mandato che viene loro affidato. La democrazia di partecipazione non si realizza soltanto attraverso un ascolto a campione i cui esiti non sono mai stati resi pubblici o attraverso una consultazione su atti che hanno già concluso il proprio iter normativo.
Seppur tardivamente, e non se ne capisce la ragione, è stata resa nota la composizione e il mandato della commissione Ceruti che ha lavorato sulla cornice culturale.
Nulla si conosce invece degli autori del secondo documento, quello sui curricoli e dunque delle sue finalità, delle coerenze che deve o meno tenere con il primo documento, della relazione con il terzo documento che uscirà dal lavoro di commissioni ancora sconosciute.
Vogliamo conoscere composizione e mandato delle Commissioni che lavoreranno su obiettivi e discipline.
Inoltre la lettura completa e la valutazione dell’innovazione non può che derivare dal quadro completo dei documenti che oggi non c’è.
Oggi apprezziamo l’apertura del confronto, ma consideriamo questa occasione solo una realizzazione parziale di una vera democrazia partecipativa, che non può eludere altri passaggi che sono mancati in passato e che non devono più mancare per il futuro.
Il documento “Cultura, educazione, scuola”
Tale documento traccia un profilo della nuova realtà sociale che si connota per uno spessore culturale e civile di buon livello.
E’ condivisibile nell’analisi e offre prospettive educative coerenti.
Pur accettando che esso contenga aspetti che denotano forti appartenenze culturali che si cerca di fondere insieme e di armonizzare, non è però accettabile l’insistere così ideologizzato sul concetto di persona e di comunità.
La piena valorizzazione della persona umana diventa addirittura richiamo centrale degli obiettivi generali del processo formativo, nel secondo documento, quello sui curricoli.
Questo introduce una cultura parziale che taglia fuori completamente la ricchezza della Costituzione che rappresenta invece l’orizzonte di valori che ci accomuna e che dà senso alle nostre azioni e alle nostre istituzioni.
La Costituzione indica sempre, accanto al concetto di persona, il concetto di cittadino, i suoi diritti, i suoi doveri, la centralità del lavoro; l’esaltazione del solo concetto di persona non appartiene alla cultura costituzionale, e se oggi è comunemente assunto in molti contesti, tuttavia è limitativo di una sensibilità più generale dei cittadini.
Pertanto riteniamo che il documento “Cultura scuola persona”, per essere completo, dovrebbe contenere un capitolo forte e centrale sulla Costituzione, che dia senso al resto e dovrebbe assumere il titolo già contenuto nella comunicazione del 5 aprile 2007 “Cultura educazione scuola”.
Il documento “Il curricolo nella scuola dell’autonomia”
Questo documento presenta positivi elementi sostanziali di discontinuità con le politiche precedenti, discontinuità che si identificano nella restituzione alle scuole della dimensione didattica e metodologica, nella sua espressione di cooperazione e collegialità come progetto condiviso, espropriata dalle disposizioni morattiane, e nella nuova centralità che assume il curricolo di scuola dentro il quadro di norme nazionali prescrittive che garantiscono la tenuta nazionale del sistema e che riguardano gli assi culturali, le discipline che ad essi afferiscono, le competenze da sviluppare.
Occorre rivisitare il rapporto fra prescrittività e autonomia, dunque fra norme nazionali e curricolo come cuore didattico del POF che esprime la capacità progettuale della scuola.
Manca completamente qualunque riferimento all’innalzamento dell’obbligo di istruzione, a partire dalla definizione del quadro normativo di riferimento, in cui brilla per la sua assenza.
E’ molto negativo che il primo ciclo chiuda su se stesso una prospettiva di sviluppo che non può che estendersi almeno al biennio della scuola secondaria superiore.
Se infatti i programmi sono stati il documento costituente dei vari gradi di scuola, il documento sulle nuove Indicazioni dovrebbe essere costituente dei dieci anni di obbligo di istruzione.
Il curricolo poi andrebbe pensato in una logica di sviluppo verticale, dalla scuola dell’infanzia al biennio della scuola superiore, in una logica di continuità di apprendimento che non deve far sottovalutare le discontinuità delle fasi evolutive, il rispetto che si deve ad esse ponendo fine ad ogni precocismo e ad ogni forma di anticipo.
Tema aperto è quello del rapporto fra prescrittività e fasi di sviluppo. Se cioè la prescrittività si eserciti solo sugli obiettivi finali o anche su quelli intermedi che comunque devono avere un respiro pluriennale, sapendo che la continuità si esprime con le discontinuità che testimoniano il cambiamento e la crescita.
Manca altresì qualunque riferimento agli standard di qualità del sistema che contribuiscono a definire la sua cornice nazionale e quindi manca la definizione degli impegni che il ministero intende assumersi per garantire l’universalità dei diritti.
Troppo scarno l’accenno al sistema di valutazione.
Suggerimenti circa la struttura delle nuove Indicazioni
Tale documento deve connotarsi per una snellezza notevole rispetto alle attuali Indicazioni, infatti se non è difficile individuare gli obiettivi generali del processo formativo, che dovrebbero richiamarsi alla Costituzione, e comunque sono a questo scopo utilizzabili gli obiettivi generali derivanti dagli attuali programmi dei tre gradi di scuola. Gli obiettivi specifici di apprendimento non devono essere troppo dettagliati per non essere intrusivi nella progettazione didattica e configurarsi essi stessi come un curricolo di scuola già definito.
E’ necessario focalizzare chiaramente l’innesto fra competenze, discipline e obiettivi per consentire alle scuole di fare le scelte, anche disciplinari. E’necessario, al fine di dare sostanza al corretto discorso del superamento della frammentazione disciplinare e della riconduzione ad unità del sapere, creare quadri di connessione fra le discipline, fornire griglie, individuare spazi per la collegialità, indicare percorsi di continuità e sviluppo curriculare.
Le scuole devono avere strumenti che rispondano alle loro effettive esigenze.
Considerazioni circa le attuali Indicazioni, ma anche i precedenti indirizzi De Mauro
Le attuali Indicazioni non sono per niente recuperabili, perché inserite coerentemente in un altro contesto culturale e in un altro quadro normativo, sono quindi da eliminare.
E’ invece sempre valido e condivisibile il documento De Mauro, salvo per un aspetto del documento un po’ datato che riguarda un’idea un po’ immatura di autonomia scolastica ancora troppo legata alla programmazione e non alla progettazione del curricolo.
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