La scuola del domanida Aprile On Line - 13 gennaio 2007 Da Caserta sono state ribadite le linee guida per il programma di governo dei prossimi anni, con una condivisione di fondo che dovrà poi misurarsi con le scelte concrete da fare. L'albero del programma disegnato in quella sede riproduce, anche per l'istruzione, i punti fermi del programma elettorale e di governo, ma rimangono, quei punti, enunciazioni di principio se non si individuano priorità e tempi, una sorta di master plan su cui avviare al più presto una verifica della maggioranza. Perché su troppe questioni in questi ultimi tempi è mancata chiarezza e condivisione. E faccio alcuni esempi. 1. Una cosa è dire che le scuole autonome, a cui sono stati devoluti i fondi dalla legge finanziaria, hanno bisogno di organi esecutivi che affianchino nella loro gestione i dirigenti scolastici, così come è senz'altro utile permettere a chi fa donazioni a soggetti pubblici come le scuole di godere di detrazioni fiscali. Altra cosa è pensare le scuole come fondazioni. Su questo, se qualcuno lo pensa, forse sarebbe necessario un bel ragionamento per capire dove, come e perché. 2. E' senz'altro condivisibile un'attenzione per l'area tecnico professionale nelle scuole superiori e interessante la proposta di Fioroni su l'istituzione di poli tecnico-professionali. Ma questa prospettiva- di rafforzamento dell'area tecnico professionale si parlava nel programma dell'Unione- come si collega all'elevamento dell'obbligo di istruzione previsto dalla finanziaria e alla riforma dell'intero settore degli studi secondari? Ne vogliamo parlare? 3. Nel programma di governo si parlava di eliminazione degli anticipi, di ripristino del tempo pieno e dell'orario per la scuola primaria e secondaria di primo grado (elementare e media per capirci). Nella circolare per le prossime iscrizioni emanata dal ministero della pubblica istruzione, che pure poteva intervenire a smontare alcune cose, tutto sembra restare com'è. Il tempo pieno con l'orario spezzatino della Moratti, la riduzione di orario, e, forzando persino quanto scritto in finanziaria, la possibilità di spendere l'obbligo nella formazione professionale. Certo, siamo una coalizione di governo larga e complessa. Con idee spesso profondamente diverse. Anche sul ruolo e finalità della scuola. Sulla sua natura 'pubblica'. Sui suoi operatori, sul loro reclutamento. Sul rapporto pubblico privato. Sulla sua cultura. Sulla sua autoreferenzialità. E sui tanti 'non detti' credo che vada aperta una discussione molto franca e concreta. Per non finire anche noi nel gorgo delle più improduttive divisioni. Radicali e riformisti. Liberalizzatori e statalisti. E per non finire in un altro gorgo ancora più pericoloso. Quello in cui ognuno si contenta di qualcosa, della serie a me va bene il primo paragrafo- è un esempio- della legge sul prolungamento dell'obbligo- a te il secondo. E ognuno porta a casa il bottino. Ma la scuola intanto che fa, come si regola su prolungamento dell'obbligo, o per fare altri esempi, sulle morattiane indicazioni nazionali o sugli strumenti di valutazione? Forse possiamo partire da un'idea semplice. Quella che ha permesso di stilare un programma comune. Che la scuola com'è oggi non aiuta il paese a crescere. E che alla scuola stessa vada restituita fiducia e credibilità. Intervenire su un corpo così complesso non è facile. E lo abbiamo visto. Si assumono, e ne diamo atto al Ministro Fioroni i precari (si badi bene gente con titoli ed esperienza, ) e si grida alla sanatoria. Addirittura si scopre ora, solo ora, che l'età media dei docenti è alta, troppo alta. Dimenticando che per i giovani nel nostro paese si è allungato a dismisura il tempo della formazione e allontanato nel tempo il momento dell'ingresso nel lavoro. Per questo come per altri settori. Beppe Fioroni si propone di ascoltare la scuola. Insieme, io vorrei proporre una riunione (o verifica, come volete) della maggioranza di governo in cui stabilire insieme un percorso del governo della scuola. Quel master plan di cui prima parlavo. Forse non raggiungeremo l'unanimità su tutto, ma potremo incominciare ad ascoltarci. Alba Sasso |
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