Sarà
una scuola per ricchi
La Moratti
ha un modello troppo elitario. Sbaglia sulla maturità. Sulle
medie ha idee pericolose... Ecco perché non regge il Letizia-pensiero
colloquio con Giancarlo Lombardi
di Enrico Pedemonte
Nella vita è stato presidente della
cattolica Agesci (cioè dei boy scout), responsabile scuola
della Confindustria, imprenditore. Ed è un lombardo doc.
In teoria uno con questi titoli dovrebbe abbracciare con entusiasmo
le idee del ministro Letizia Moratti, che per la scuola vede un
futuro da azienda privata. E invece lingegner Giancarlo Lombardi
(che fu ministro della Pubblica Istruzione nel governo Dini, nel
1995), critica duramente i progetti del governo. Ecco lintervista.
Il ministro Moratti vuole puntare
sulla parità tra scuola pubblica e privata e si dice favorevole
al buono scuola. Lei è daccordo?
«Sta emergendo la visione ideologica
del ministro Moratti, che sopravvaluta il privato. Ormai anche la
Chiesa ha abbandonato questa strada. Ma la Moratti dice: le famiglie
hanno il diritto di mandare i figli dove vogliono. Sbagliato! Ci
sarebbero conseguenze inaccettabili: sorgerebbero scuole musulmane
per musulmani, ebraiche per ebrei, pannelliane per i figli di Pannella.
Impossibile».
Alcuni laici sono daccordo
con il ministro.
«Giorgio La Malfa? Ai tempi
di Berlinguer era il più grande nemico della scuola privata,
fino alla virulenza anticlericale. Oggi si trova nella condizione
penosa - almeno per chi si definisce illuminista - di dire che per
lui va benissimo, purché si facciano anche scuole private
laiche. È ridicolo, se si va a vedere quello che diceva solo
qualche mese fa».
Resta aperto il nodo delle private.
«Il problema non è luguaglianza,
ma lequiparazione, cioè il fatto che scuole pubbliche
e private debbano rispondere alle stesse regole e quindi, per esempio,
scegliere gli insegnanti nello stesso modo. Nelle scuole non statali
oggi esistono scuole di eccellenza, soprattutto materne ed elementari.
Mentre tra le superiori abbiamo moltissimi diplomifici, soprattutto
al Sud. Ci devono dire se il buono scuola lo darebbero anche a queste
scuole».
Credo che la risposta sia: sarà
il mercato a risolvere questo problema.
«Ma non è vero! Sono
i genitori a scegliere tra scuole eccellenti e scuole scadenti.
E i genitori spesso non hanno né le informazioni né
gli strumenti culturali per valutare».
Come se ne esce?
«Quando ero ministro ho sostenuto
lo strumento delle convenzioni: tra scuole private e Comuni, Province,
Regioni. È lEmilia Romagna la regione che fa più
convenzioni con le scuole elementari cattoliche».
A proposito di valutazione, il
ministero ha fatto dimettere Benedetto Vertecchi, presidente del
Cede e capo del nascente sistema di valutazione delle scuole.
«Vertecchi è uno dei
massimi pedagogisti europei. Come si fa a chiedere le dimissioni
a uno come lui per sostituirlo con un ingegnere, Giacomo Elias,
che ha dato prova di sé nelle aziende? Questo mette in luce
un atteggiamento di tipo industrialista-aziendale che nella scuola
è dannoso. Troppa importanza allefficienza, mentre
a contare sono qualità degli insegnanti e programmi».
Proprio lei, che fa limprenditore?
«Mi spiego. Va benissimo una
maggiore efficienza se questo migliora la gestione burocratica e
serve a far partire le scuole con tutti gli insegnanti a metà
settembre. Ma non va bene se lefficienza ha a che fare con
il processo educativo. Qui troppa efficienza aumenta la selezione.
E a cadere sono i più deboli, cioè quelli che dobbiamo
aiutare di più. Ma il governo sembra voler fare di peggio,
partendo dal blocco della riforma dei cicli».
Un blocco su cui lei si è
dichiarato daccordo.
«Sì, se non altro perché
unattuazione così accelerata avrebbe comportato problemi.
Ma ora sta venendo al pettine una questione molto delicata: quella
del rapporto tra formazione di base e formazione professionale.
Oggi al ministero si parla apertamente - lo dice Valentina Aprea
- di rifare il doppio canale media-avviamento professionale
a partire dalle fine delle elementari. È una follia. Lo dico
anche da imprenditore. Non si può abbassare troppo il livello
culturale di base».
Seguendo i suoi ragionamenti,
sembra che la Moratti punti a creare una scuola dei ricchi.
«Non credo che questo sia nella
sua volontà. La conosco: è una donna articolata, sensibile,
intelligente. Ma con queste premesse il rischio di costruire la
scuola per i ricchi cè, ed è serio. Se si schematizza
una realtà così complessa con giudizi tranchant si
dicono stupidaggini».
La Moratti vuole salvare
il liceo classico...
«È una banalità
su cui sono tutti daccordo. Il problema è che al classico
accede unélite benestante. Il problema è come
si fa una riforma delle superiori alzando il livello complessivo
e facendo crescere il numero dei diplomati».
Ha annunciato anche una nuova
maturità.
«Già Berlinguer disse
che la maturità era tornata seria con la sua riforma. Non
era così: i promossi sono aumentati. Adesso arriva la Moratti
e dice che per maggiore serietà ci saranno tutti professori
interni meno uno. È evidente che così diventerà
una formalità. Ma perché non hanno il coraggio di
abolire lesame di maturità? Almeno sarebbe una scelta
rispettabile. Invece si continuano a dire sciocchezze».
06.09.2001
http://www.espressonline.kataweb.it/ESW_articolo/0,2393,23775,00.html
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