Qualità
e modernizzazione della scuola italiana
Com'è cambiata la scuola italiana
I
risultati della ricerca Uil Scuola
Un
ritratto della scuola italiana articolato attraverso
20 schede, con cifre, numeri, riferimenti e dati estremamente
aggiornati (tra questi il rapporto Ocse 2001 e i dati
Mpi 2000).
Un'analisi costruita attorno a tre grandi aree:
1.
Le proposte di modernizzazione
Internet e le tecnologie didattiche; l'insegnamento
delle lingue straniere; l'integrazione degli alunni
stranieri; il sostegno all’handicap; l’educazione degli
adulti;
2.
Gli indicatori del sistema scolastico italiano
Scuole statali e scuole private; spesa per l'istruzione;
personale precario; orario delle lezioni; titoli di
studio
3.
Le retribuzioni degli insegnanti in Italia e in Europa
Ecco
alcuni dati contenuti nella ricerca:
Un
computer ogni 50 studenti
Nei
prossimi due anni dovrebbe raggiungere la proporzione
di 1 a 15
Oggi il rapporto minimo computer/studenti è di 1 a 50.
In media, nelle scuole elementari, medie e nei licei
c’è un computer ogni 30 ragazzi. Le cose vanno un po’
meglio negli istituti tecnici e professionali dove c’è
un computer ogni 10 allievi. Ma questo ancora non basta.
Negli ultimi quattro anni sono stati spesi 740 miliardi
nel programma di sviluppo delle tecnologie didattiche:
la maggior parte per l'acquisto di attrezzature (683
miliardi). Una quota minore, circa 45 miliardi, è andata
all'aggiornamento dei docenti e una parte residuale
(12 miliardi) è stata spesa per attività di sostegno
e promozione.
Nei prossimi due anni tutte le scuole dovrebbero avere
un collegamento internet. Il rapporto computer/studenti
dovrebbe raggiungere la proporzione di 1 a 15 nelle
scuole del ciclo di base e di 1 a 10 nella secondaria.
Un
paese di piccoli poliglotti
Nel
1991 l'insegnamento delle lingue era praticamente assente
dalle scuole elementari italiane: a distanza di dieci
anni il 92% dei bambini di 3°, 4° e 5° elementare studia
una lingua straniera. I docenti utilizzati lo scorso
anno scolastico per l'insegnamento delle lingue comunitarie
sono stati 25 mila (erano 3 mila nel 1992).
Dieci anni nei quali sono stati formati 26 mila insegnanti
(su un totale di 254 mila) e ce ne vorrebbero per coprire
il 100% degli alunni altri 14 mila.
Impegnati nell'apprendimento delle lingue straniere
sono un milione e trecentomila alunni di 3°, 4° e 5°
elementare (l' 86% del totale) e circa trecentomila
ragazzi di 1° e 2° elementare (pari al 29% del totale).
A fare al parte del leone, fra le lingue comunitarie,
è l'inglese. Il francese giunge al secondo posto con
un forte distacco: è studiato dal 10% dei ragazzi delle
elementari.
In
cinque anni la presenza di alunni stranieri è raddoppiata
Sono
112 mila i ragazzi stranieri che, nel 2000, hanno frequentato
le scuole italiane (27 mila in più rispetto al 1999).
Sono i banchi delle elementari ad essere maggiormente
frequentati: il 60% di queste scuole registra una percentuale
di bambini stranieri che supera il 10%.
Le città nelle quali la presenza di studenti provenienti
dall'estero è più alta sono Milano (12 mila studenti),
Roma (9 mila) e Torino (4 mila). I livelli più elevati
di presenza, in relazione al numero di studenti italiani,
si registrano a Prato (5,54%), Reggio Emilia (5,11%)
e Vicenza (4,97).
Il
successo della scelta italiana dell'integrazione
Sono
133 mila i ragazzi portatori di handicap che frequentano
le scuole italiane. Di questi solo il 2% è inserito
in scuole speciali. A frequentare le classi delle scuole
elementari sono circa 54 mila ragazzi; 43 mila studiano
nelle scuole medie; 21 mila giungono all'esame di maturità.
Nello scorso anno scolastico, l'insegnamento di sostegno
a questi ragazzi è stato dato da 60 mila docenti: circa
37 mila docenti di ruolo (pari al 5,3% degli insegnanti
di ruolo) e poco più di 22 mila docenti non di ruolo
(pari al 28,7% dei docenti non di ruolo).
Educazione
degli adulti (EDA)
Il
57% degli italiani ha un titolo di studio inferiore
al diploma. Circa un terzo della popolazione tra i 25
e i 64 anni ha un titolo di scuola superiore. Il 13%
ha un titolo universitario. In dieci anni, comunque,
il nostro paese ha visibilmente aumentato sia il numero
di laureati sia quello dei diplomati (che sono raddoppiati).
Aumentano
i diplomati over 35 in Italia
Nel
1991, in Italia, solo il 12% della popolazione tra i
55 e i 64 anni aveva un diploma.
Nel 1999 questa percentuale è quasi raddoppiata, arrivando
al 21%.
Tra i giovani (24-34 anni) l'aumento è stato del 12%
(si è passati cioè dal 43% del 1999 al 55% del 1999).
Nella fascia tra i 35 e i 44 anni si è avuto un incremento
molto significativo (+ 16%) pari al 50% delle persone
di questa età.
I dati del 1999 mostrano un altro dato incoraggiante:
ha raggiunto il diploma il 37% degli adulti di età compresa
tra 45 e 54 anni ( +17% rispetto al 1991)
Si
torna ad investire nel sistema istruzione ma si spende
meno di dieci anni fa
L’Italia
spende poco per l’istruzione: circa il 5% del prodotto
interno lordo.
Nel confronto con gli altri Paesi europei si colloca
a metà classifica. Il trend degli ultimi anni mostra
una lieve ripresa degli investimenti che restano comunque
al di sotto dei livelli di dieci anni fa con uno scarto
percentuale di circa un punto del Pil.
Il
93% degli studenti italiani frequenta scuole statali
Nel
ciclo primario il 92% degli alunni frequenta scuole
pubbliche, percentuale che aumenta al 96% nelle scuole
medie. Nel ciclo secondario ben il 90% dei ragazzi studia
in scuole statali. L'analisi dei diversi livelli di
formazione mostra una incidenza delle scuole private
solo nelle scuole materne: 58% statali, 42% private.
Di queste scuole il 42% è gestito da enti religiosi.
Le
scuole in Italia
Sono
10.750 le istituzioni scolastiche statali italiane:
circa duemila in meno rispetto al 1997. L’andamento
storico delle scuole mostra, infatti, una flessione
costante nel tempo, maggiormente evidente negli ultimi
due anni.
Stabile
la spesa media annuale per studente
L’analisi
dei dati mostra un incremento della spesa media annua
per studente a lire correnti (dai 7 milioni e mezzo
del ’96 agli attuali 8 milioni e 300 mila lire) che
non si traduce però in un uguale aumento in lire costanti.
I livelli di spesa per studente, infatti, se calcolati
in base al valore monetario reale, sono pressoché invariati
da quattro anni (con una flessione nel 2000 rispetto
all’anno precedente).
Più
ore di insegnamento per le scuole italiane
L’Italia
è al secondo posto (prima fra tutti è l’Austria) tra
i paesi europei, per la durata dell’orario annuale dell’insegnamento.
Gli studenti italiani di 12-14 anni seguono un orario
medio di 1.105 ore, un 16% in più rispetto alla media
dei loro colleghi europei (il 38% in più rispetto agli
svedesi, ultimi per numero di ore; il 22% rispetto ai
ragazzi francesi; il 21% nei confronti dei tedeschi)
Gli
stipendi italiani e gli standard europei
E'
in crescita il livello delle retribuzioni dei docenti
italiani dal 1996 al 1999.
Gli aumenti restano, tuttavia, al di sotto della media
europea e soprattutto dei livelli di crescita dei Paesi
Ocse. Il divario appare tanto più evidente se rapportato
all’anzianità di servizio. Dall’inizio della carriera
all’età massima pensionabile lo scarto tra le retribuzioni
italiane e quelle europee raddoppia.
L’indice delle retribuzioni in termini reali mostra,
a partire dal 1995, una tendenza costante all’aumento
degli stipendi degli insegnanti ma, se si considera
in relazione alla capacità di acquisto - resta comunque
fermo ai livelli del 1993 anno preso a parametro (valore
100) per effettuare il confronto.
L’esame delle retribuzioni lorde - in rapporto la prodotto
interno lordo e al livello dei prezzi - mostra un andamento
costante della capacità di acquisto degli insegnanti.
Centomila
precari in più in quattro anni: 50 mila docenti e 50
mila Ata
Sono
184 mila i precari della scuola, centomila più del 1998.
Il numero dei docenti precari è raddoppiato negli ultimi
quattro anni passando dai 66 mila dell'anno scolastico
97/98 ai 117 mila di quest'anno. Il personale ATA precario
è aumentato di quattro volte passando da 16 mila a 66
mila.
Il
diploma resta un traguardo difficile da raggiungere
Tutti
promossi alle elementari. Buoni i risultati delle medie.
Scende il livello alle superiori: bocciato il 14% degli
studenti, ammesso con debito formativo il 42%.
Organi
collegiali: una partecipazione in discesa
Una
partecipazione che si affievolisce negli anni: le elezioni
degli organi collegiali sono un appuntamento da non
perdere solo per il 35% dei genitori dei ragazzi che
frequentano le scuole elementari. Percentuale che scende
al 29 % nelle scuole medie e tocca il 12% nelle scuole
superiori.
I ragazzi rispondono nell' 85% dei casi ma dieci anni
fa la partecipazione toccava quasi l' 89%.