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Superiori, ritorno al passato

Un primo dato : questa riforma "epocale" del duo Gelmini -Tremonti nasce senza memoria e senza progetto. Un restyling della scuola superiore così come è, anzi una sua semplificazione. C'è una pesante riduzione di ore, ma soprattutto di discipline. Perché le ore nella scuola non sono solo una ripartizione oraria, ma una organizzazione della didattica. In realtà si continua implacabilmente nella riduzione di insegnanti.
E di risorse, con le scuole allo stremo che addirittura si inventano il 'gratta e vinci' per sopravvivere. Bisognerà tagliare ancora, ammonisce Tremonti. Anche se i risparmi sono maggiori di quelli previsti. Insomma, come dicono a ragione gli studenti, la scuola sta diventando sempre più il bancomat del governo.
Senza memoria perché senza analisi dell'esistente, tranne le solite quattro chiacchiere sulla scuola europea, dove però studentesse e studenti stanno a scuola molto di più rispetto ai loro coetanei italiani. E dove sulla scuola si investe. E senza discussione, senza dibattito parlamentare, senza condivisione con chi quella riforma dovrebbe costruire e praticare, dagli insegnanti, ai dirigenti, agli enti locali, alle Regioni. E senza informazione per quanti il prossimo anno dovranno iscriversi per la prima volta alla secondaria superiore.  Insomma è stato disegnato un contenitore con un contenuto che ancora non c'è. E ragazze e ragazzi e le loro famiglie dovranno scegliere al buio.
E il contenitore disegna una scuola con percorsi assolutamente separati tra loro. A canne d'organo, come si diceva della riforma Gentile. Il canale dei licei per i più dotati, gli istituti tecnici per i quadri intermedi, gli istituti professionali, peraltro impoveriti, per mansioni esecutive. Scompare l'idea di un biennio unitario e orientativo che è il periodo della vita scolastica in cui ragazze ragazzi consolidano le loro conoscenze e scelgono consapevolmente i percorsi successivi. No qui si sceglie a 13 anni dopo  la scuola media. Anzi per alcuni - i meno volenterosi- dopo la terza media  al posto dell'obbligo di istruzione si apre anche il canale dell'apprendistato. Una non scuola e un non lavoro. E così si consegnano ragazze e ragazzi al loro retroterra culturale e sociale, in una spirale che riproduce e cristallizza diseguaglianze anche nell'accesso al sapere.
Certo c'è  stata grande enfasi nella presentazione, ma non sempre gli annunci corrispondono alla realtà. Più lingue straniere , si dice, ma la riduzione delle ore colpisce anche questo insegnamento e la seconda lingua straniera non è sempre garantita. E i Licei musicali, la grande novità, che dovrebbero partire il prossimo anno dovranno fare i conti non solo con la difficoltà di organizzare in tempi brevi questo percorso, ma anche con la difficoltà di raccordarsi sia con le medie annesse ai conservatori, sia con la riforma dei Conservatori ancora non pienamente attuata.
Ma quel che è più grave è davvero la mancanza di un progetto che guardi al futuro, che sappia fare i conti con la realtà, con i bisogni di sapere sempre più estesi che richiederebbe la "cosiddetta società della conoscenza".
Si riducono gli indirizzi, ma questo è un valore in sé?  Ed è un valore  l'idea di una scuola subalterna alle "richieste del mondo del lavoro" , come annunciato nella conferenza stampa di presentazione? Ma la realtà italiana di un sistema produttivo ancora troppo restio  all'investimento tecnologico, alla ricerca, all'innovazione di prodotto quali profili professionali chiederà alla scuola?

In piena crisi  economica e sociale , con una disoccupazione crescente che taglia il futuro delle giovani generazioni, sembra quasi che l'istruzione la conoscenza servano, soprattutto per i tanti che partono già fortemente svantaggiati, per imparare ad adeguarsi, a districarsi, e neppure a competere. Tanto la gara è truccata. E  percorsi di tipo addestrativo non faranno che aumentare questo svantaggio, in un contesto in cui le innovazioni tecnologiche portano a vorticosi  cambi dei profili delle professioni e delle abilità richieste.  Una scuola come un percorso di preparazione e adattamento ai modelli di subordinazione sociale, che si affermano nell'economia mondializzata. Il governo di centro destra insomma fa sue quelle ricette facili che per anni sono venute da un certo mondo imprenditoriale. Meno insegnanti, più managerialità, più competitività. Una scuola che in un futuro non poi tanto lontano misurerà la sua efficienza  nell'assumere (e poi forse licenziare) gli insegnanti. Il disegno di legge Aprea è in paziente attesa per completare l'opera.
Insomma una gerarchia di percorsi  e una gerarchia di saperi: quelli  immediatamente utili, e quelli che surspecializzano, ma solo alcuni, i vincenti. Insomma a decidere del futuro delle giovani generazioni sarà il caso o la fortuna. Dove si è nati, in quale famiglia si è nati. Non solo, questa scuola "minima", meno ore di italiano anche nei licei classici, sarà sempre più impari a combattere la desertificazione culturale della società attuale. Ma soprattutto qual è il ruolo che questa proposta assegna alla scuola? Quale il progetto di società ?
  Io credo che il nostro, nostro della sinistra intendo, ragionamento sulla scuola debba ripartire proprio da qui.
Dal fatto, sottovalutato anche quando abbiamo governato,  che il problema è culturale e politico prima ancora che legislativo. Che quando parliamo di scuola parliamo di cultura, di informazione, di cambiamenti nel modo di produrre e fruire di sapere e conoscenza. E che stiamo parlando di democrazia se  diciamo che l'accesso alla conoscenza non è consumo individuale, secondo l'ottica neoliberista, ma diritto da garantire a tutti e per tutto l'arco della vita. E che parliamo di diritti quando diciamo che  la scuola deve rappresentare una risorsa di crescita personale e umana, di autonomia, tanto più necessaria oggi, quanto più si centralizzano e diventano impersonali i poteri economici e si frammenta, perde di socialità, si precarizza il lavoro. E che quando parliamo di queste cose parliamo della vita concreta dei giovani, della loro crescita, della legittimità dei sogni e delle aspirazioni di ognuna e ognuno,  della  possibilità di futuro dei singoli e del Paese. E per tutti questi motivi il problema della scuola non può essere solo degli addetti ai lavori. Vogliamo provare tra le forze della sinistra a ricostruire una riflessione comune, un'analisi dello stato delle cose, a costruire una iniziativa politica con proposte radicali e significative per contrastare  una legge restauratrice che ha lo sguardo rivolto al passato? La scuola , gli insegnanti non possono più essere lasciati soli.

dal sito: http://www.sinistra-democratica.it/superiori-ritorno-al-passato

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