I PROFESSIONALI,
SCUOLE DI SERIE B?
C'è un aspetto per certi versi
inquietante, che caratterizza la cosiddetta riforma Moratti della scuola:
quello che riguarda gli Istituti professionali. Non riesco a capire esattamente
perché alla (colpevole!) disattenzione dei media si debba anche
accompagnare quella (tragica!) di molti docenti, dirigenti scolastici
ed alunni degli stessi istituti professionali. Almeno così a me
sembra, se non mi giungono echi di risoluzioni critiche, di appelli e
di iniziative, di mobilitazioni efficaci contro una vera e propria rivoluzione
che rischia di affossare un segmento scolastico che ha profondamente innovato
e rinnovato l'Istruzione secondaria. E che dovrebbe interessare tutti
in definitiva, se è vero che l'Istruzione professionale riguarda
il 25% della popolazione scolastica totale. Possibile che davvero non si sappia o non si voglia capire la vera posta in gioco è un'altra e che si realizza la riforma Moratti i Professionali ritorneranno ad essere scuole di "arti e mestieri", istituti utili a sfornare "solo" manodopera e tecnici, sicuramente meno qualificati, difficilmente più collocabili nel mondo del lavoro? E che il sapere ed i contenuti che si offriranno loro saranno sempre più legati a contingenze operative, professionali e tecniche, con buona pace per l'elevamento anche della loro cultura generale? E tutto ciò proprio in contrasto con la tanto decantata flessibilità del mercato del lavoro, che proprio sulla versatilità delle basi culturali di partenza fa affidamento! Usciranno meno cittadini e più consumatori e la cultura, la cittadinanza, la teoria e la conoscenza dei problemi e dei mondo diverranno solo sfondi evanescenti ed inutili. Catastrofismo? Non credo, si vada a vedere
l'ipotesi della riforma Moratti: passaggio degli Istituti professionali
alle Regioni e corpose parti dei percorsi formativi e di parti dei programmi
decisi dalle stesse Regioni. 1 professionali saranno poi assimilati alla
formazione professionale, entrando in un calderone formativo che, soprattutto
nella nostra Regione, è in profonda crisi economica e progettuale.
Ancora. Gli studenti dei professionali per iscriversi all'Università
dovranno sostenere un esame di ammissione e se lo vorranno potranno interrompere
i loro studi al 4° anno, chissà perché! A queste scuole
già da quest'anno sono stati drasticamente ridotti i finanziamenti,
soprattutto per le terze aree professionali, che sono una delle loro parti
più innovative e fondamentali. E' infatti attraverso queste attività
di stage formativi che gli alunni si avvicinano veramente e produttivamente
al mondo del lavoro, realizzando esperienze professionali durante gli
anni di studio. Se quest'anno è stato difficile per i professionali
organizzare le terze aree, l'anno prossimo sarà anche peggio. Mimmo Tardio "Quotidiano" lunedì 6 maggio 2002 |
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