Dell’eguaglianza
e della libertà
(ovvero come, con astuti colpi di bisturi, si manomette la Costituzione)
Nelle Indicazioni nazionali per la scuola primaria leggiamo testualmente
(i corsivi sono nostri), dal quarto capoverso del primo paragrafo:
“(La scuola primaria) assicura obbligatoriamente a tutti i fanciulli
le condizioni culturali, relazionali, didattiche e organizzative idonee
a <<rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale>>
che, limitando di fatto la libertà e la giustizia dei cittadini,
<<impediscono il pieno sviluppo della persona umana>> indipendentemente
dal sesso, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni
politiche e dalle condizioni personali e sociali (art. 3 della Costituzione)”.
Nelle Indicazioni nazionali per la scuola secondaria di primo grado leggiamo
testualmente, dal terzo capoverso del paragrafo “Scuola della prevenzione
dei disagi e del recupero degli svantaggi”:
“(La scuola secondaria di primo grado) mira a <<rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale>> che, limitando di fatto
la libertà, <<impediscono il pieno sviluppo della persona
umana>> indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla lingua,
dalla religione, dalle opinioni politiche e dalle condizioni personali
e sociali (art. 3 della Costituzione)”.
L’articolo 3 della Costituzione recita: “E’ compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale
che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese”.
In ambedue le versioni delle Indicazioni la parola eguaglianza, con un’abile
operazione di taglia e cuci è stata cassata dalla citazione della
Costituzione. Per la scuola primaria è stata sostituita con il
termine giustizia che, per come è collocato, non ha alcun significato
plausibile: certi ostacoli non limitano la giustizia dei cittadini, semmai
rendono difficile l’esercizio della giustizia per i cittadini! Per
la scuola secondaria di primo grado l’eguaglianza non è stata
sostituita affatto! Forse l’estensore del testo si è accorto
della goffaggine di una simile sostituzione! E’ il trionfo della
libertà! Ma…
…a nostro avviso, la cancellazione dell’eguaglianza non è
stata affatto casuale, è invece conforme con la vocazione politica
degli uomini dell’attuale maggioranza e con la loro visione della
società, del servizio pubblico, dell’istruzione. Il loro
pensiero sembra essere questo: l’eguaglianza è una “cosa”di
sinistra! Era funzionale ad una società di reietti che si battevano
per il pane, ma non ad una società avanzata in cui le conquiste
essenziali sono ormai consolidate – almeno da parte di chi è
stato capace di conseguirle, diremmo noi – per cui il discorso sarebbe
un altro: oggi occorre dare a ciascuno ciò che ciascuno chiede
e vuole! L’eguaglianza tout court non ha senso! Semmai, occorre
parlare di eguaglianza delle opportunità, di parità, di
sussidiarietà, di differenziazione, di adeguatezza!
A ben vedere, sono tutti principi che ritroviamo nel nuovo Titolo V, ma
si tratta di principi che non possono essere letti a senso unico, in quanto
vi si leggono anche quelli della “coesione e della solidarietà
sociale per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire
l’effettivo esercizio dei diritti della persona” (nuovo articolo
119). E non solo! Infatti, la Repubblica deve anche adoperarsi perché
siano garantiti a tutti i livelli essenziali delle prestazioni concernenti
i diritti civili e sociali! Ciò significa che non siamo il paese
di bengodi! E che non ci possiamo permettere di dare a ciascuno quello
che chiede ma che dobbiamo dare a ciascuno quello di cui ha effettivo
bisogno! Non possiamo confondere i diritti di tutti con i capricci di
pochi!
Ma è su questa voluta confusione che trae fondamento il principio
della personalizzazione che, per quanto riguarda l’istruzione, nelle
Indicazioni sembra essere un principio chiave. Le famiglie e i loro figli
sceglieranno orari e percorsi di studio, metteranno mano anche al portfolio,
sottraendo così alla scuola, in nome di un male inteso diritto
personale, il dovere sociale di effettuare quelle scelte alle quali –
per quanto è di sua competenza – non può e non deve
sottrarsi!
A nostro avviso, questa teoria della personalizzazione costituisce una
deriva pericolosa! Altra cosa, ovviamente, è parlare di personalizzazione
laddove un giovane, od un adulto, che vanti certe competenze, eserciti
il suo personale diritto di scelta per la sua formazione ulteriore! Ma
si tratta di un discorso assolutamente diverso!
In questa disamina ci viene in soccorso un interessante colloquio, Egalité,
dove è finita la parola che affascinò la sinistra? (la Repubblica
del 7 gennaio 2004) che Roberto Festa ha avuto con Ronald Dworkin, uno
dei protagonisti del rinnovamento della filosofia analitica del diritto.
Dworkin afferma: “Sia in politica sia nel mondo delle idee c’è
un generale abbandono dell’idea di uguaglianza. Non è più
nei programmi dei partiti per cui è stata importante. I democratici
americani e i laburisti inglesi non ne parlano quasi più. E anche
i filosofi della politica che si considerano liberal hanno rinunciato
all’uguaglianza e abbracciano una nuova idea: l’efficienza.
Non c’è più la volontà, anche a sinistra, di
battersi per un’equa distribuzione delle risorse. Si preferisce
insistere sulla necessità di combattere le forme più terribili
di povertà, le distorsioni più evidenti, in modo che nessuno
debba vivere nel bisogno totale. Ma l’idea di eguaglianza è
svanita”.
Ed aggiunge che “uguaglianza non significa avere tutti le stesse
cose. L’uguaglianza è l’uguale interesse che un governo
deve provare per ogni cittadino da cui pretende il rispetto delle leggi.
Nessun governo è legittimo se non mostra uguale preoccupazione
per la sorte di ognuno dei suoi cittadini… ed il requisito dell’uguaglianza
impone al governo di porre una serie di costrizioni alla distribuzione
della ricchezza nazionale”. E alla domanda di Festa: “Ma in
questo modo non si crea un’opposizione tra uguaglianza e libertà?”
Dworkin risponde di no: “vengono riconosciuti due principi: primo,
che è importante che ogni individuo persegua il proprio successo;
secondo, che ogni individuo ha una speciale responsabilità per
il successo della propria vita”.
E’ in una politica che sia in grado di perseguire per tutti i cittadini
eguaglianza e libertà che si misura un governo, oggi, in una società
avanzata, un governo che, se non è di sinistra, sia almeno illuminato!
Ma il nostro governo la scelta per l’istruzione l’ha fatta!
Libertà sì! Eguaglianza no! E’ scritto nelle Indicazioni.
Roma,
7 gennaio 2004
Maurizio
Tiriticco
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