SEMINARIO REGIONALE DI AGGIORNAMENTO
"L'Infanzia e le sue scuole: impegno
per la qualità del servizio"
BRINDISI: 26 settembre 2001
Abbiamo detto in apertura che parleremo di scuola dell'Infanzia e delle problematiche
ad essa connesse dopo gli ultimi avvenimenti che si sono registrati nei primi
giorni del governo di centro-destra. Proveremo sinteticamente a identificare
tali avvenimenti nel contesto storico di questo importante segmento scolastico.
La legge istitutiva della scuola materna, n° 444 del 18/3/1968 ha presentato
un modello organizzativo poco articolato e poco funzionale e, da sempre, gli
operatori del settore hanno auspicato un diverso modello che fosse più
rispondente agli importanti compiti attribuiti alla scuola dell'infanzia.
Con l'approvazione dei nuovi Orientamenti del 1991 tali esigenze sono state
evidenziate sempre più con maggiore forza e le risposte ad esse sono
state sollecitate in tutte le sedi e con ogni strumento, in particolare, dalla
CGIL Scuola, convinta come era e com'è che il raggiungimento di quegli
obiettivi formativi di qualità può ottenersi solo costruendo un
qualificato ambiente educativo attorno ai bambini.
Ci siamo profondamente convinti, anche per queste ragioni, che la Riforma complessiva
del nostro sistema scolastico e formativo, verso un sistema nuovo e integrato,
fosse necessaria e, ormai, fosse divenuta non più rinviabile nello Stato
moderno quale il nostro Paese ha l'ambizione di definirsi.
Molto si è già fatto in questa direzione nella passata legislatura:
l'autonomia, il decentramento di compiti e funzioni dal centro alla periferia,
l'elevamento dell'obbligo scolastico, l'introduzione dell'obbligo formativo,
ecc., queste innovazioni sono, a quanto è dato di prevedere oggi, conquiste
acquisite, ma molto ancora restava da fare mancando il coronamento di questo
disegno nel quale parte importante era il riordino dei cicli scolastici.
La legge n° 30 del 10/2/2000 sembrava aver in qualche modo posto in secondo
piano i problemi della scuola dell'infanzia, soprattutto, con l'abbandono dell'idea
di estensione dell'obbligo scolastico a 5 anni. Così, però, non
è stato perché i provvedimenti che sono seguiti avrebbero dovuto
mettere in grado la nuova scuola dell'infanzia, senza cambiare gli Orientamenti
del '91, di svilupparsi in continuità con la scuola di base, di potenziare
gli sforzi per ricercare gli elementi indispensabili di tale continuità,
di creare le condizioni perché il processo potesse poi continuare anche
nel ciclo secondario.
I provvedimenti ai quali ci riferiamo sono:
· il Programma di progressiva attuazione del riordino dei cicli;
· le Risoluzioni di approvazione della Camera dei Deputati e del Senato
della Repubblica;
· il Decreto Interministeriale 7/5/2001, recante norme in materia di
curricoli di base, ai sensi dell'art. 8 del D.P.R. n° 275 dell' 8/3/1999;
· il D.M. n° 91 del 21/5/2001, concernente le iniziative di innovazione
degli ordinamenti della scuola dell'infanzia, adottato ai sensi dell'art.11
del succitato D.P.R. n° 275 e illustrato con lettera circolare del 21/5/2001.
Oggi, dobbiamo costatare che tutto ciò è rimesso in discussione
con il blocco del processo avviato, che ha l'effetto immediato di ricollocare
la scuola dell'infanzia, insieme a tutti gli altri segmenti scolastici, sull'orlo
del baratro della mancanza di certezze di prospettive.
Il Dipartimento per lo sviluppo dell'Istruzione su indicazione dell'Ufficio
Legislativo del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca
ha informato con lettera circolare del 5/7/2001 che è stato disposto
il ritiro di alcuni provvedimenti inviati in precedenza alla Corte dei Conti
per la registrazione.
Tra questi, oltre al Decreto sui curricoli della nuova scuola di base, anche
il D. M. n° 91, riguardante gli Ordinamenti della scuola dell'infanzia.
Analoga sorte sembra essere riservata al progetto di sperimentazione nazionale
A.L.I.C.E. la cui implementazione nella scuola dell'infanzia appare a tutt'oggi
avvolta dall'incertezza.
Decisioni molto gravi che cancellano le scelte del precedente governo; esse
hanno un acre sapore di non rispetto delle regole di convivenza civile all'interno
del nostro sistema democratico.
Non si può in una legislatura distruggere tutto ciò che faticosamente
si è costruito nella precedente.
Il D.M. n° 91 avrebbe consentito di avviare un programma triennale di sperimentazione
di nuovi ordinamenti nella scuola dell'infanzia in virtù del quale sarebbe
stato possibile introdurre sull'intero segmento innovazioni organizzative e
curricolari.
Proprio ciò che tutto il mondo che ruota intorno a questa scuola ha perseguito
da anni.
Tale sperimentazione non si sarebbe rivolta solo alle scuole statali, ma anche
alle scuole non statali che hanno ottenuto la parità ai sensi della legge
n° 62 del 10/3/2000, e avrebbe fatto compiere al sistema quei passi indispensabili
verso l'uniformità di funzionamento organizzativo delle scuole dell'infanzia
che, insieme, avrebbero traguardato standard di qualità pubblici; ciò
costituisce, infatti, la vera ragione dell'idea di creare un sistema integrato
di scuole pubbliche e private.
Oltre alla creazione di un Osservatori nazionale e di Osservatori regionali
per lo sviluppo qualitativo delle scuole dell'infanzia, il Decreto individuava
gli strumenti per perseguire il miglioramento qualitativo di questo ordine di
scuola, affrontando alcuni fondamentali aspetti dell'ordinamento, senza migliorare
i quali è ben arduo puntare a qualsivoglia miglioramento qualitativo.
Essi sono: il calendario scolastico, gli orari di funzionamento, la riduzione
del numero di bambini per sezione, gli organici del personale, i curricula,
la distribuzione delle attività tra quota nazionale e quota locale, la
continuità educativa, la formazione in servizio, l'organizzazione del
lavoro didattico e progettuale dei docenti, gli spazi e gli arredi, le aree
esterne e le attrezzature, i servizi per la cura alla persona.
Le relazioni che seguiranno affronteranno certamente nello specifico questi
aspetti dell'elaborazione degli standard di qualità.
Ciò che, però, vogliamo sottolineare anche in questa sede, come
già abbiamo fatto in occasione del Convegno tenuto a Brindisi il 5 aprile
scorso sulla "Professionalità docente nella nuova scuola di base",
quando la venefica aria di "controriforma", che oggi respiriamo a
pieni polmoni, aveva soltanto le caratteristiche di un possibile brutto incubo,
è la necessità di un impegno a tutto campo di tutti coloro che
non vogliono distruggere la scuola pubblica, ma vogliono affermarne ancora una
volta il ruolo ed elevarla in qualità.
Dicevamo: "è indispensabile che la parte della società più
aperta a discorsi di civiltà e, in particolare, il nostro Sindacato nel
suo complesso (qui aggiungiamo insieme agli altri Sindacati e al mondo dell'associazionismo
professionale più avveduti) ingaggino due grandi battaglie su altrettanti
fronti sociali: uno è quello politico e l'altro è quello culturale."
Necessitano, cioè, oltre alle azioni concrete di contrasto delle nuove
idee di retroguardia emergenti, momenti di riflessione profonda sui temi dell'istruzione.
Essi devono moltiplicarsi, come quello di stasera, per parlare con le persone
che vivono fuori e dentro la scuola.
Appare fondamentale coinvolgere le forze politiche e sindacali, ma l'attenzione
va rivolta, in special modo, a coloro che sono destinati ad essere i veri protagonisti
del futuro della scuola dell'infanzia: ai docenti, con la loro cultura e la
loro professionalità; ingredienti questi che appaiono quanto mai preziosi
per innalzare il livello culturale dell'intero Paese, impegnati, come sono da
sempre, a migliorare l'offerta formativa dell'intero percorso 3-18 anni attraverso
una rinnovata affermazione della centralità della scuola dell'infanzia
nel nostro sistema scolastico.
Per noi della CGIL SCUOLA la continuità dell'azione educativa, alla quale
non intendiamo rinunciare, rappresenta una vera e propria scelta strategica.
La scuola dell'infanzia è fortemente interessata a questa opzione di
fondo.
Se questo è il senso delle cose che vogliamo, né in questo né
in altri momenti potrà avere vita facile il fronte politico e sindacale
che ha affilato le armi contro la scuola pubblica, seminando sconcerto e disorientamento,
non solo tra gli addetti ai lavori, nello specifico i docenti della scuola dell'infanzia,
ma anche nell'opinione pubblica, che non riesce a comprendere queste assurde
virate.
Noi, però, preferiamo fare chiarezza e contribuire culturalmente al sostegno
della scuola pubblica e alla costruzione e alla valorizzazione di una nuova
professionalità docente, di elevato valore e ad un tempo distinta nella
sua specificità; professionalità questa che, non solo è
fondamentale per spianare la strada a qualsiasi discorso di qualità,
ma che può anche in questo settore della scuola pubblica favorire quella
considerazione sociale del sistema pubblico d'istruzione che oggi stenta ancora
ad affermarsi in molti strati della società.
MARIO CAROLLA
Segretario provinciale della CGIL Scuola Brindisi