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Sommario
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Premessa ·
Metodi ·
Recupero PremessaL’Unità Didattica (U.D.) che programmerò sarà “Il modello
relazionale” che fa parte del modulo “Le Basi Dati” da realizzare nel I°
quadrimestre di una V classe di un Istituto Commerciale. Il modulo è composta da tre Unità Didattiche: Ø Descrizione
dei Dati e architettura della base Dati Ø Il
modello relazionale. Ø Progettazione
di un Data Base relazionale utilizzando un DBMS ContenutiI contenuti previsti dall’U.D. “Il modello relazionale”
sono: ·
Descrizione del modello relazionale ·
Normalizzazione delle relazioni ·
Operazioni sulle tabelle relazionali ·
Passaggio da uno schema E-R ad uno schema relazionale Prerequisiti·
Sapere cosa è una base dati e un DBMS ·
Conoscere il modello Entità-Relazioni ·
Saper applicare il modello Entità-Relazioni per
rappresentare un insieme di dati ·
Conoscere i vari modelli di descrizione dei dati Obiettivi specifici·
Conoscere gli elementi del modello relazionale ·
Conoscere le tre forme normali di una relazione ·
Strutturare i dati in uno schema E-R ·
Applicare gli operatori dell’algebra relazionale per
poter ottenere le informazioni desiderate ·
Costruire uno schema relazionale a partire da uno
schema E-R Mezzi – Spazi - Tempi·
Libro di testo ·
Dispense riguardanti argomenti mancanti o poco
approfonditi ·
Aula ·
7 ore Metodi e tecniche di insegnamentoRiporto brevemente, a titolo esemplificativo, alcune delle
modalità e scansioni che utilizzerò nell’U.D. di cui si è scritto sopra. Dopo
aver ripreso il concetto di rappresentazione del mondo esterno attraverso il
modello E-R, inizierò a parlare del modello relazionale precisando subito che
questo modello, a differenza di quello E-R, è un modello logico, cioè tiene
conto sia dell’esigenza di modellare facilmente la realtà sia di disporre di
un’implementazione efficiente (rappresentano la modalità con cui i DBMS vedono
e gestiscono i dati). Il modello relazionale si basa sul concetto matematico di
relazione tra insiemi. Darò le definizioni di relazione, di campi e di record; a questo punto farò una
puntualizzazione sul termine relazione intesa come tabella e relazione intesa come
associazione tra entità. Quindi mostrerò un esempio di tabella relazionale. Successivamente darò le definizioni molto importanti di identificatore (o chiave candidata), di chiave primaria e di chiave straniera. Attraverso un
esempio farò vedere che in una tabella ci possono essere più di una chiave
candidata e farò osservare che in una tabella esiste almeno una chiave
candidata poiché al limite si può considerare come chiave l’insieme di tutti i
campi (non possono infatti esistere record uguali). Dopo aver dato la definizione di chiave primaria e chiave
straniera parlerò del concetto di relazione tra tabelle. Due valori sono
confrontabili solo se appartengono allo stesso dominio. Con un esempio farò vedere che
tramite l’uguaglianza tra chiave primaria di una tabella e chiave secondaria di
un’altra si realizza un’associazione. Se il numero di campi di una chiave straniera è elevato è
spesso conveniente introdurre un nuovo campo nella tabella di partenza (ad
esempio un codice) facendolo diventare la nuova chiave. Terminerò la lezione
sul primo contenuto dando le definizioni di grado
e di cardinalità di una tabella. Nella II lezione parlerò di un concetto importante: la
normalizzazione. La normalizzazione è quel procedimento che trasforma
successivamente le relazioni di partenza suddividendole in altre più piccole
aventi lo stesso contenuto di informazione. Sono stati definiti diversi gradi
di normalizzazione (5 secondo alcuni testi) anche se normalmente si ritiene
accettabile uno schema relazionale in cui tutte le relazioni sono in terza
forma normale. Attraverso un esempio esporrò le tre forme normali e i passaggi
di normalizzazione. Consideriamo la seguente relazione: Una relazione è in prima forma normale se non ci sono campi
ripetitivi. Nel nostro esempio, l’insieme dei campi evidenziati in grigio, si
ripetono per ogni prodotto ordinato (nello stesso Ordine). Normalizzando in
prima forma normale avremo (i campi sottolineati sono le chiavi delle tabelle): Una relazione è in seconda forma normale se non ci sono campi
che non dipendono da tutta la chiave. Nel nostro caso sia il campo
“Nome_Prodotto” sia “Prezzo” della tabella DETTAGLIO ORDINE non dipendono dalla
chiave “N_Ordine+Cod_Prodotto”. Normalizzando in seconda forma avremo: Una relazione è in terza forma normale se non ci sono campi
che non dipendono da quelli non identificatori. Nel nostro caso i campi
“Nome_Cliente” e “Indirizzo_Cliente” della tabella ORDINE dipendono dal campo
(non identificatore) “Cod_Cliente”. Normalizzando in terza forma avremo: Nella II lezione parlerò delle operazioni che si possono fare con le tabelle del modello relazionale. Il risultato di ogni operazione è un insieme di record e quindi dal punto di vista logico una nuova tabella. Unione: può avvenire tra due tabelle compatibili (cioè
con lo stesso numero di campi, e questi devono avere lo stesso dominio). Il
risultato dell’unione è l’insieme di tutte le occorrenze delle due tabelle
esclusi i duplicati (fig. 1) Intersezione: può avvenire tra due tabelle
compatibili. Il risultato dell’intersezione è una tabella che contiene solo le
occorrenze che sono presenti in entrambe le tabelle (fig. 2) Differenza: può avvenire tra due tabelle compatibili.
Il risultato della differenza è una tabella che contiene le occorrenze che sono
presenti solo nella prima tabella ma non nella seconda. Prodotto cartesiano: per prodotto cartesiano si
intende l’insieme di ogni possibile combinazione di righe di due tabelle. In
genere è un insieme molto ampio, e generalmente non tutte le combinazioni hanno
significato. Selezione: la selezione si applica ad una tabella, e
dà come risultato l’insieme dei record che rispettano certe condizioni (fig. 3) Proiezione: applicata ad una singola tabella, il risultato è una tabella con lo stesso numero di occorrenze, ma con solo alcuni degli attributi. (fig. 4) Join: si effettua tra due tabelle che hanno un attributo in comune (cioè con lo stesso dominio). E’ un sottoinsieme del prodotto cartesiano a cui è stato applicato una clausola di selezione sull’uguaglianza degli attributi (fig. 5). Queste operazioni a seconda dei linguaggi e dei sistemi vengono tradotte in modo differente; oltre a queste operazioni in genere vengono fornite anche altre funzionalità come operazioni di somma, media e così via. Un linguaggio ormai definito come standard e supportato da tutti i principali DBMS relazionali in commercio è l’SQL (Structured Query Language). Nella IV lezione parlerò di come si passa da uno schema descritto con il modello Entità Relazione ad uno schema relazionale. Prima di iniziare gli dirò che quello che andremo a vedere rappresenta una fase della progettazione di un data base, argomento di cui ci occuperemo nella unità didattica successiva. Il primo passo da compiere è quello di definire le entità, gli attributi e le chiavi. Ogni entità dello schema E-R verrà convertito in una o più tabelle in base agli attributi. In particolare se non esistono ripetizioni verrà creata una sola tabella composta da tutti gli attributi dell’entità, e la cui chiave sarà la stessa dell’entità. Gli aggregati di attributi (gruppi) vengono convertiti in tanti campi quanti sono gli attributi componenti. Gli attributi ripetuti vengono trasformati in un entità separata; il legame con l’entità di origine si ha attraverso la chiave dell’entità di origine migrata nella nuova tabella (la chiave straniera CF_Padre dell’esempio). Un esempio di quanto detto è rappresentato nella seguente figura: Più complessa risulta essere la traduzione delle associazioni in cui si effettueranno scelte diverse in base al tipo di associazione e al previsto uso che se ne potrà fare. In particolare si potranno risolvere facendo migrare la chiave dei una delle due entità nell’altra (creando così una chiave straniera), o creando una tabella ausiliaria composta dalle chiavi delle due entità e dagli eventuali attributi. L’associazioni M:N si risolvono creando una tabella ausiliaria in cui vengono inserite le chiavi delle due entità con gli eventuali attributi dell’associazione. Le associazioni 1:N si risolvono facendo migrare la chiave della entità con caratteristica ‘1’ nell’altra relazione. Nell’esempio, poiché una persona può possedere più auto, ma un’auto può essere posseduta da una sola persona, si farà migrare la chiave di PERSONA nella relazione AUTO. Questa diventerà chiave straniera permettendo così il collegamento logico. Le associazioni 1:1 si risolvono facendo migrare la chiave di una delle due entità nell’altra, in base alle modalità con cui si pensa verranno utilizzate. Se ad esempio vi sono le entità MARITO e MOGLIE, la scelta potrà essere di far migrare il codice fiscale della MOGLIE nella relazione MARITO se le richieste di informazioni sulla moglie sono subordinate a quelle sul marito (cioè prima accedo alla tabella MARITO e poi alla tabella MOGLIE, partendo dal suo codice fiscale presente nella tabella MARITO). Verifica e ValutazioneLa fase di valutazione dell’apprendimento è strettamente
legata alle fasi di verifica. La valutazione sarà di due tipi: formativa e
sommativa. La valutazione formativa avrà lo scopo di osservare,
rilevare, verificare le attività degli allievi per porgere gli aiuti ed i
sostegni necessari al conseguimento degli obiettivi o per variare gli
interventi, così da renderli commisurati alla possibilità dei singoli. Utilizzerò
uno strumento di osservazione del processo di apprendimento dei singoli alunni
attraverso una tabella basata sulla griglia
di valutazione decisa nel consiglio di classe, dove nelle colonne verranno
indicati gli obiettivi dell’U.D. e nelle righe il cognome e nome degli alunni. Riporto
un esempio della griglia di osservazione per la seguente U.D.
L’efficacia dell’intervento didattico, quindi, sarà costantemente
monitorata attraverso domande frequenti, esercizi svolti alla lavagna e in
gruppo, controllo quotidiano dei compiti svolti a casa, test strutturati
e interrogazioni. Nel caso gli obiettivi specifici, in
particolare quelli operativi, non risultassero adeguatamente raggiunti da un
numero elevato di alunni elaborerò opportune attività di recupero.
Queste saranno realizzate principalmente mediante lavori di gruppo allo scopo
di raggiungere una maggiore efficacia operativa e una più profonda comprensione
dei problemi. Formerò dei gruppi eterogenei in quanto la finalità del lavoro di
gruppo, nel caso dell’attività di recupero, è l’apprendimento attraverso il
confronto con gli altri. La valutazione sommativa avverrà al termine della
Unità Didattica; questa sarà utile per dare un giudizio complessivo che
terrà conto dell’iter formativo e della maturazione realmente acquisita da
ogni singolo alunno, sia in riferimento alle competenze disciplinari acquisite
che alle capacità di analisi e di elaborazione conquistate. Gli strumenti per
la verifica sommativa saranno: Ø Interrogazione; Ø Verifica scritta di tipo tradizionale. In accordo con quanto deciso nel consiglio di classe, ho deciso
di attenermi di massima per la verifica sommativa ad una suddivisione della
classe in cinque fasce o livelli di conoscenze ed abilità: una fascia di Ottimo
che comprende i voti nove/otto; una di Discreto per il voto sette; una
di Sufficiente per il voto sei; una di Insufficiente per il
cinque; una di Gravemente Insufficiente che comprende i voti
quattro/tre. Prova strutturata
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