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Contributi, approfondimenti, strumenti per la formazione delle funzioni obiettivo/strumentali e dei docenti |
Quanto le iniziative di e-learning possono modificare il modo di apprendere degli insegnanti e quindi i loro modelli didattici? Alessandro Rabbone E apparso subito evidente a chi ha partecipato allultima edizione di TED, la mostra - convegno di Genova sulle tecnologie didattiche. Le proposte di e-learning, e/o FOL (Formazione On Line) rivolte agli insegnanti si stanno moltiplicando. Rispetto alledizione di TED dellanno passato, le proposte, sia da parte dei privati editori specializzati, agenzie di formazione) sia da parte delle istituzioni, sono almeno raddoppiate, come numero e come peso. Ad esempio, lultima e più importante iniziativa dellINDIRE (ex BDP) riguarda addirittura 60.000 docenti neo immessi in ruolo. Non solo. Per la prima volta, nellambito di una grande iniziativa nazionale di formazione rivolta a docenti, la quota di attività da svolgere online supera, in termini di ore previste, la quota da svolgere in presenza. Per di più questultima diventa in certo qual modo funzionale alla prima, cioè concepita ed organizzata per far meglio funzionare lattività dei corsisti in rete. Credo allora sia importante avviare qualche prima riflessione sul ruolo che la formazione on line può svolgere a favore della crescita culturale e del pensiero innovativo nellambito del mondo della scuola. Sono evidenti a tutti i vantaggi strumentali che la formazione attraverso Internet porta con sé: maggiore e più veloce diffusione di idee ed esperienze di qualità su tutto il territorio nazionale (e internazionale), disponibilità illimitata nel tempo di contenuti, sempre aggiornati ed aggiornabili, disponibilità per un numero anche elevato di destinatari, possibilità da parte dei discenti di organizzare i propri percorsi di apprendimento in modo estremamente personalizzato ed adatto ai propri ritmi di vita Ma non sono tali vantaggi strumentali, pur considerevoli, a costituire il vero valore aggiunto della formazione on line. Il nocciolo della questione sta infatti nel considerare quanto e come le concrete iniziative di formazione, e le relative scelte tecnologiche adottate, permettano e favoriscano una reale interazione tra corsisti, tra corsisti e materiali, tra corsisti ed eventuali tutor e/o autori dei materiali. In altre parole occorre domandarsi se ad esempio un insieme di unità didattiche costituite da testi, suoni, immagini ecc., aggiornati ed aggiornabili, per il solo fatto di essere pubblicato sul web possa essere definito "corso online". Sappiamo bene come anche nel mondo della scuola esista una pericolosa tendenza a intendere Internet come un dispensatore di conoscenza, una mega - enciclopedia da cui scaricare (oppure stampare) informazioni, idee, conoscenze, ecc. In tale ottica, e nel caso dei corsi on line, Internet non diventerebbe nullaltro che un dispensatore di dispense (mi si scusi il bisticcio, che poi tanto bisticcio non è). Se si prescinde insomma dai vantaggi strumentali, che consentono un indubbio risparmio di tempo e di denaro sia agli organizzatori sia ai corsisti, mi domando allora quale sia la differenza tra un corso in rete ed un tradizionale corso a distanza (modello Radio Elettra, tanto per intenderci, con dispense di carta e correzione di esercitazioni). E più che evidente che la differenza qualitativa consiste nella possibilità da parte dei corsisti nonsolo di interagire in tempo reale con materiali, colleghi e tutor, ma di arricchire con il proprio contributo individuale la forma e la natura dei materiali stessi, partecipando così ad un processo sociale di costruzione (o ri-costruzione) della conoscenza. Dato che si tratta del mondo della scuola, tale aspetto non è affatto secondario; soprattutto se si considera il fatto che in fase di formazione linsegnante assimila non solo contenuti specifici, disciplinari o meno, ma anche modelli comunicativi e didattici che inevitabilmente tenderà poi a riportare in aula con i propri studenti. Al di là allora della specificità dei contenuti, credo di poter affermare che diverse tecnologie software (le cosiddette piattaforme), impiegate da chi organizza formazione via Internet, possano in buona misura influire sulle modalità di comunicazione proprie del processo di apprendimento. Vi saranno allora piattaforme la cui architettura potrà favorire ed incentivare modalità di comunicazione rigide, per esempio prevedendo, come unico momento interattivo, solamente lesecuzione di esercizi a risposte chiuse, oppure altre, più flessibili, che permetteranno ad esempio l"aggancio" di contributi esterni, visibili a tutti i corsisti, ai materiali originari. Va da sé che nel valutare laderenza di piattaforme per la formazione (o meglio, degli ambienti per la formazione) a modelli didattici costruttivisti occorrerà prendere in considerazione, oltre larchitettura, cioè il livello delle intenzioni, anche leffettivo funzionamento. La velocità del browsing e lintegrazione di strumenti comunicativi (chat, forum, sistema di messaggistica) saranno ad esempio elementi essenziali nel favorire o meno la partecipazione attiva del corsista all'interno dell'ambiente. Anche la semplicità dellinterfaccia, lusabilità, laccessibilità per utenti di sistemi operativi diversi o per utenti disabili giocheranno un ruolo essenziale nel determinare il successo formativo di uniniziativa... Limpressione è che si sia appena agli inizi di un nuovo modo di fare formazione per gli insegnanti e che questo, tra laltro, preluda anche ad un nuovo modo di fare scuola. Occorre da parte di tutti, ma soprattutto da parte dei diretti interessati che sono anche gli esperti dei processi cognitivi relativi allapprendimento, una seria riflessione in merito, in modo che non siano ancora, per lennesima volta, il mercato e gli standard commerciali a determinare le linee di sviluppo delle tecnologie che hanno a che fare con leducazione. Alessandro
Rabbone |
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